Serie TV > Glee
Ricorda la storia  |      
Autore: saramermaid    27/07/2014    2 recensioni
"«Sebastian» Lo chiamò con tono di voce basso per evitare di procuragli ancora più fastidio di quanto già ne sentisse a causa dell’alcool.
«Mmh» Mormorò in risposta l’altro non dando cenni di averlo anche lontanamente sentito. Era come se fosse presente soltanto fisicamente e non si fosse ancora accorto di essere tornato alla Dalton. [...]
Doveva stare decisamente più attento o qualcuno avrebbe potuto sospettare che in lui ci fosse qualcosa che non andasse. Qualcuno in generale, tanto per dirne una. Oppure Nick Duval, ad esempio, che seduto accanto a lui nel banco lo scrutava con circospezione. [...]"
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sebastian Smythe, Thad Harwood, Warblers/Usignoli | Coppie: Sebastian/Thad
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Drunk, Lost, Confused









Il continuo rumore proveniente dalla porta chiusa della stanza lo fece svegliare di soprassalto, costringendolo a mettersi seduto sul materasso. I suoi sensi erano ancora intorpiditi a causa del sonno perduto e non riusciva a comprendere a pieno cosa diavolo potesse provocare quel suono fastidioso. Gli ci volle tutta la buona volontà del mondo per districarsi dal lenzuolo attorcigliato alle caviglie ed accendere l’abatjour posta sul comodino. Thad strizzò gli occhi per abituarsi al repentino cambio di luce e, una volta che fu certo di non ferirsi le pupille, spostò quelle pozze marroni sulla sveglia digitale.

Il display segnava mezzanotte passata e lui si stava chiedendo dove accidenti fosse finito il suo compagno di stanza, visto che il letto accanto al suo era completamente vuoto ed in ordine. Si accorse poi di aver dormito soltanto tre ore scarse ed in un attimo di lucidità si ricordò del motivo per il quale si era destato. Il rumore della maniglia che ruotava a vuoto continuava senza sosta e finalmente realizzò che tutto quel baccano proveniva proprio dal corridoio esterno. A piedi nudi percorse con passo felpato quella poca distanza che lo separava dalla porta in legno laccata di bianco e fece scattare la chiave nella serratura.

Si era aspettato di tutto, persino un ladro maldestro ed imbecille se si considerava il fatto che cercasse di farla franca in una scuola privata altamente sorvegliata, ma mai avrebbe pensato di poter assistere alla scena di un Sebastian Smythe completamente stravolto e sostanzialmente ubriaco fradicio. Il volto abbastanza pallido, gli occhi vacui e le labbra screpolate denotavano chiaramente l’elevato stato di semi incoscienza e quei capelli castani ora esageratamente disordinati ne erano la conferma. Prontamente Thad lo aiutò a varcare la soglia mantenendo la porta aperta con la schiena e cercando di non svegliare l’intero dormitorio, sebbene ormai Sebastian avesse fatto un discreto casino.

A fatica, visto il suo paio di centimetri in meno in altezza, trascinò l’altro al centro della stanza sorreggendolo per la vita a causa dell’equilibrio precario che rischiava di farli cadere entrambi sul pavimento. Soltanto quando riuscì a farlo sedere sul letto poté tirare un sospiro di sollievo premurandosi di richiudere la porta dopo aver gettato un’occhiata veloce al corridoio deserto. Sebastian, frattanto, si era preso il capo tra le mani ed aveva posato i gomiti lungo le ginocchia cercando probabilmente di farsi passare le fitte alla testa. Thad gli si avvicinò con cautela pronto ad intervenire qualora subentrasse anche la nausea.

«Sebastian» Lo chiamò con tono di voce basso per evitare di procuragli ancora più fastidio di quanto già ne sentisse a causa dell’alcool.

«Mmh» Mormorò in risposta l’altro non dando cenni di averlo anche lontanamente sentito. Era come se fosse presente soltanto fisicamente e non si fosse ancora accorto di essere tornato alla Dalton.

Thad lo scrutò con apprensione crescente non sapendo come comportarsi, accomodandosi comunque accanto a Sebastian sul bordo del letto ed arrischiandosi a passargli una mano tra quella chioma castana. Le sue dita corsero all’attaccatura della nuca sistemando qua e là le ciocche spettinate e percependo il respiro dell’altro rallentare a causa di quelle carezze vagamente accennate. Da quella distanza pressoché minima Thad poteva chiaramente percepire il tanfo dell’alcool, presente sui vestiti, colpirgli le narici facendogli storcere il naso. Sebastian aveva decisamente bisogno di una doccia ma lui era certo che non sarebbe riuscito nemmeno lontanamente a raggiungere il box ed aprire le manopole dell’acqua senza cadere.

Si morse quindi il labbro inferiore alternando lo sguardo tra il bagno e il letto, indeciso se fosse saggio lasciare l’altro da solo per potergli portare un asciugamano umido da passargli sulla faccia. Alla fine decise che pochi minuti non facevano la differenza e che in qualche modo avrebbe dovuto aiutarlo. Quando l’acqua del lavandino bagnò sufficientemente la spugna bianca, Thad ritornò da Sebastian prendendo a tamponargli con delicatezza la fronte, gli zigomi, il naso e la mascella notando con sollievo che l’altro sembrava star riacquistando una parvenza di lucidità.

«Harwood» Biascicò Smythe con voce insolitamente rauca spostando le iridi verdi sulla sagoma alla sua destra.

«Si sono io Sebastian», rispose prevedendo la sua evidente confusione, «mi vuoi dire che accidenti ti è successo?» Aggiunse non potendo impedire alla sua voce di far trapelare la preoccupazione.

Le spalle di Sebastian si irrigidirono leggermente a quella domanda salvo poi tornare a distendersi quando Thad riprese a prendersi cura di lui. Si concesse tutto il tempo necessario per riordinare le idee, sbrogliando tassello dopo tassello quella matassa informe di pensieri che non faceva che provocargli fitte lungo le tempie. Ricordava di essere andato allo Scandals come al solito e di essersi subito buttato sulla pista da ballo in cerca della preda per quella sera, poi tra una canzone e l’altra aveva iniziato a bere come una spugna incollato al corpo di qualcun altro di cui non ricordava assolutamente i tratti. L’unica cosa che rimembrava erano due occhi castani costantemente impressi nel suo cervello; gli stessi occhi castani che ora lo guardavano attendendo una risposta.

Merda! Mi sono ubriacato per dimenticare Harwood ed i suoi fottuti occhi teneri! Pensò salvo poi rendersi conto di due note stonate in quel quadro singolare. La prima era certamente quella di aver utilizzato l’aggettivo tenero – assolutamente bandito dal suo normale vocabolario – per descrivere il suo compagno di stanza; la seconda, sicuramente di maggior peso, era la consapevolezza di provare una sorta di cotta nei confronti di quell’ispanico irritante e fin troppo ligio alle regole. Scacciò quelle riflessioni convincendosi che la sua fosse soltanto attrazione e nient’altro, probabilmente accentuata dal fatto che sapeva di non poter avere Harwood per una sola notte. Non senza aver preso il pacchetto completo composto da gesti romantici, parole nauseanti ed una relazione esclusiva senza altre distrazioni.

«Ho solo esagerato un po’. Niente che ti riguardi e di cui tu debba preoccuparti, Harwood.» Rispose con una leggera punta di acidità nella voce erigendo automaticamente il solito muro.

«Bene vorrà dire che la prossima volta eviterò di preoccuparmi per niente e ti lascerò crepare di mal di testa.» Sbottò Thad ferito, a causa di quelle parole e dell’atteggiamento tagliente, alzandosi e mettendosi sotto le coperte dopo aver dato le spalle a Sebastian.

Complimenti Smythe. Sei davvero un coglione. Gli inviò come risposta la sua mente mentre, irritato per via di quelle sensazioni, sbatteva la porta del bagno alle sue spalle.







Scarabocchiò un altro fulmine* nell’angolo in alto del foglio bianco, riempiendo man mano lo spazio libero attorno agli appunti che aveva smesso di prendere da circa una buona mezz’ora. Nonostante avesse ingerito ben due aspirine, il cerchio attorno alla testa continuava a stringersi leggermente rendendogli difficile concentrarsi a pieno su quella lezione. La sua mente era persa a rimuginare su ciò che era accaduto e sulla reazione eccessivamente esagerata che aveva avuto nei confronti di Harwood la sera prima. Si stava decisamente rammollendo se perdeva il suo prezioso tempo a sentirsi in colpa per l’atteggiamento che mostrava praticamente ogni giorno.

Non gli era mai importato del modo in cui si presentava al mondo esterno né gli era mai nemmeno lontanamente pesato il giudizio che la gente aveva nei suoi confronti. Era sempre stato fiero di essere abbastanza forte, caparbio, narcisista ed incredibilmente irritante perché erano queste caratteristiche che lo distinguevano dalla massa, portandolo a brillare in mezzo a tutti gli altri. Pertanto non si spiegava per quale assurda ragione avesse iniziato a dubitare di se stesso, a smussare leggermente i lati spigolosi della sua personalità e a diventare più riflessivo. Per Thad Harwood, fu la pratica risposta a tutti quei quesiti.

La punta della penna premette con fin troppa forza a causa di quel pensiero, perforando leggermente il foglio e facendone fuoriuscire leggermente l’inchiostro nero. Sebastian imprecò sottovoce per non farsi sentire dal professor Dumont, insegnante di francese, mentre recuperava un fazzoletto dalla borsa a tracolla per pulire il mezzo disastro che aveva combinato sul quaderno. Doveva stare decisamente più attento o qualcuno avrebbe potuto sospettare che in lui ci fosse qualcosa che non andasse. Qualcuno in generale, tanto per dirne una. Oppure Nick Duval, ad esempio, che seduto accanto a lui nel banco lo scrutava con circospezione.

Fanculo! Pensò gettando malamente sotto il banco il fazzoletto macchiato e girando la pagina, ormai del tutto consapevole che quel pomeriggio avrebbe dovuto fare il lavoro extra nel ricopiare gli appunti su un foglio pulito. Per i restanti venti minuti si costrinse a puntare lo sguardo sulla lavagna piena di simboli ed accenti, nonostante lui non avesse affatto bisogno di imparare quella lingua che gli apparteneva dalla nascita, e quando udì il suono della campanella raccolse velocemente le sue cose sparendo oltre l’uscio della porta senza degnare nessuno di un’occhiata.

Si rifugiò automaticamente sulle gradinate del campo di baseball, il suo posto preferito, godendo finalmente della quiete che permeava l’ambiente circostante. La brezza del vento sul viso lo aiutava a riacquistare una parvenza di controllo sulla mente e sui propri gesti che, da un paio di giorni a quella parte, sembravano godere di volontà propria. Più volte aveva rischiato di fare delle enormi figure colossali, soprattutto durante le prove di canto e ballo con i Warblers dove la presenza di Thad era costantemente presente e gli perforava la schiena visto che nella coreografia gli toccava stargli una fila più avanti.

Scosse energicamente la testa scacciando per l’ennesima volta il flusso di pensieri che inevitabilmente lo conducevano in una sola direzione e si affrettò ad aprire il libro di letteratura francese iniziando a scorrere le righe nere. Fu solo quando raggiunse metà pagina che percepì un rumore di passi, segno che qualcuno si stava avvicinando alle tribune. Non ci badò molto, continuando invece a concentrarsi sulle opere di Charles Baudelaire e sulla sua biografia, finché un paio di scarpe da ginnastica bianche non entrarono nel suo campo visivo.

C’era solo una persona che indossava quel tipo di scarpe nonostante sapesse che fosse una scelta idiota, viste le ampie zone di erba e terra che circondavano l’accademia: Thad Harwood. Sebastian si morse le labbra con forza, del tutto intenzionato a non prestargli attenzione e convinto che il destino lo stesse bellamente prendendo per i fondelli. Imperterrito continuò quindi a studiare sperando così di troncare qualsiasi tipo di contatto e conversazione con l’altro. Le sue speranze però vennero inevitabilmente infrante quando Thad prese posto accanto a lui iniziando a torturarsi le mani con impazienza.

«Dio, Harwood mi stai facendo saltare i nervi. Ti decidi a parlare oppure preferisci continuare a fare scena muta?» Sbuffò dopo quell’ennesimo tergiversare sentendo lo stomaco attorcigliarsi per il nervoso e per il fatto di averlo troppo vicino.

«Nick mi ha detto che oggi a lezione eri alquanto strano e-»

«E quindi tu e Duval avete pensato bene di ficcare il naso.» Rispose interrompendolo di colpo.

«A dire il vero volevo soltanto sapere se ti sentissi bene dopo, bhè, ieri sera.» Ammise Thad con sincerità non potendo evitare di continuare a preoccuparsi per lui nonostante Sebastian avesse eretto un visibile muro tra loro.

Sebastian sbuffò visibilmente esasperato dal fatto che sparlassero di lui per ogni singolo gesto che compiva o parola che usciva dalle sue labbra. Voleva soltanto essere lasciato in pace e possibilmente restare lontano da Harwood il più a lungo possibile limitando gli incontri solo se strettamente necessario. Tuttavia il battito del suo cuore accelerò leggermente di fronte alla consapevolezza che a Thad, in fondo, importava qualcosa di lui. Merda! Mi sono incantato a guardarlo come quel deficiente di Sterling fa col suo maritino impiccione. Realizzò cercando di riportare le iridi verdi lungo il perimetro del campo di fronte a lui.

«Sto bene, grazie.» Borbottò in un mormorio indistinto che però l’altro percepì ugualmente.

Le labbra di Thad si incurvarono in un lieve sorriso e Sebastian si chiese che cosa l’avesse reso all’improvviso così contento. Gli ci vollero pochi secondi prima che un lampo di comprensione lo colpisse rendendosi conto di avergli appena risposto in modo gentile per di più ringraziandolo. Sebastian Smythe che ringraziava; la fine del mondo era davvero giunta senza che nessuno ne avesse avuto sentore. Come se si fosse scottato balzò in piedi chiudendo il libro senza nemmeno aver cura di riporlo nella tracolla e scavalcò velocemente il sedile della tribuna con la paura di essersi esposto fin troppo.

«Dove stai andando?» Gli chiese Thad aggrottando la fronte a causa di quel repentino sbalzo d’umore.

«Devo finire di studiare queste cazzo di pagine e, a quanto pare, l’unico luogo silenzioso in questa scuola è la biblioteca.» Rispose con voce di nuovo dura allontanandosi subito da quel luogo che, sebbene fosse il suo favorito, quel giorno contribuiva a minare la sua pazienza e le sue certezze.







«The sun goes down the stars come out and all that counts is here and now. My universe will never be the same I'm glad you came-» Ripeteva quel ritornello da circa un’ora e puntualmente c’era sempre qualcuno che sbagliava qualche nota o non riusciva a coordinare i passi della coreografia.

All’ennesimo errore si passò l’asciugamano attorno alla fronte imperlata di sudore e lungo il viso stanco per via di quelle prove che sembravano non aver fine. Era chiuso in aula canto con gli altri Warblers dal primo pomeriggio e, nonostante il sole stesse quasi tramontando, ancora la maggior parte di loro non aveva imparato quello stupido balletto sostanzialmente facile. Sebastian stava facendo scorta di tutta la buona volontà che era riuscito ad accumulare, evitando di dar aria alla bocca per sottolineare quanto fossero impediti e quanto poco tempo gli restasse prima delle regionali.

«Nixon se non impari come si fa un maledetto movimento di bacino dubito che tu riesca a fare l’intera coreografia.» Sbottò per sedare gli animi riscaldati all’interno del gruppo e perché sostanzialmente, in quanto leader, spettava a lui guidarli.

«Sebastian ce la stiamo mettendo tutt-»

«Non ho chiesto il tuo parere Sterling», lo interruppe con un vago gesto della mano, «tuttavia dato che, a malincuore, sono costretto a riconoscerti una discreta bravura nella danza ti affido il compito di aiutare Nixon e chiunque non sappia ancora i passi a menadito. Sono stato chiaro?»

In meno di cinque minuti tornò la calma e, finalmente, dopo mille sacrifici riuscirono a portare a termine l’esibizione in modo pulito senza sbavature. Sebastian ghignò compiaciuto, certo che con quel brano avessero un discreto margine di possibilità per la vittoria battendo le New Directions. Frattanto, con la coda dell’occhio, notò Harwood confabulare con Sterling e Duval mentre di tanto in tanto gli lanciavano qualche occhiata tentando di non farsi scoprire.

Normalmente il suo ego sarebbe cresciuto in maniera spropositata di fronte a quelle continue attenzioni, ma da quando aveva preso coscienza di avere un ossessione – sarebbe stato troppo per lui utilizzare il termine cotta – per Thad Harwood si sentiva costantemente monitorato e sotto pressione. Dando volutamente le spalle ai soggetti in questione, cominciò ad infilare tutte le sue cose nel borsone che si era portato dietro direttamente dagli allenamenti di lacrosse, svoltisi dopo pranzo, intenzionato a tornare di corsa in camera per fare una doccia e mettersi a dormire.

«Sebastian puoi fermarti per altri dieci minuti? Dobbiamo firmare il permesso ufficiale per la gara e la scaletta delle esibizioni.»

Cazzo! Fu il suo unico pensiero mentre si voltava in direzione di Thad notando con sgomento che fossero rimasti da soli e che gli altri avessero già abbandonato la stanza da un pezzo. Si era completamente dimenticato delle incombenze burocratiche da firmare, troppo preso dal suo totale impegno di energie nell’evitare situazioni imbarazzanti proprio come quella in cui si trovava invischiato adesso. Annuendo si poggiò di schiena al tavolo del Consiglio acconsentendo tacitamente a quella richiesta. Thad gli passò il plico di fogli disposti in una cartellina celeste e nel farlo le loro dita si sfiorarono appena provocando un sussulto ad entrambi. Sebastian fu tentato di inarcare la schiena a causa dei brividi che gli avevano colpito la colonna vertebrale, ma restando fermamente composto abbassò lo sguardo sulla carta.

«Mi sembra che sia tutto in ordine, posso apporre la mia firma anche adesso.» Constatò con voce strascicata prendendo poi una penna e voltandosi per segnare nome e cognome in una ordinata ed elegante grafia.

«Sebastian c’è un’altra cosa di cui vorrei parlarti..» Iniziò a dire Thad lasciando i documenti del tutto dimenticati sul tavolo di legno e bloccandogli qualsiasi possibile via di fuga.

«Sto aspettando, Harwood. Vedi di spicciarti perché ho bisogno di lavarmi.» Disse osservando l’altro prendersi il labbro inferiore tra i denti a causa, probabilmente, dell’agitazione. Gli sarebbe bastato sporsi per azzerare la distanza ma si costrinse a stringere i pugni restando fermo al suo posto.

«Ecco non sono sicuro di riuscire a dirtelo a parole… quindi credo che te lo dimostrerò direttamente.» Gli rispose Thad con un sussurro stringendo la presa sulla sua maglietta e sollevandosi leggermente sulle punte per baciarlo.

Sebastian rimase del tutto paralizzato non riuscendo a collegare in ordine cronologico di causa ed effetto gli eventi appena accaduti e fu quando sentì Thad in procinto di allontanarsi che agì rispondendo al bacio. Automaticamente le sue mani si avvolsero attorno a quei fianchi sospingendo il moro più vicino a sé e prendendo a mordergli le labbra carnose per permettere alle loro lingue di intrecciarsi. Si baciarono per un tempo indefinito e Sebastian avrebbe volentieri steso l’altro su quel tavolo alle sue spalle se non fossero stati costretti a staccarsi per prender fiato. Si scrutarono con attenzione, le labbra gonfie ed i corpi ancora stretti l’uno all’altro.

«Niente male come dimostrazione, Harwood.» Si lasciò sfuggire con un leggero affanno passandosi la lingua sulle labbra per catturare il sapore di quelle di Thad.

«Sebastian so che non sei tipo da relazione seria e che – » Iniziò a commentare agitato il moro salvo poi essere messo a tacere dalle labbra di Sebastian ancora una volta sulle sue in un bacio quasi a stampo.

«Harwood se mi interessassi soltanto per il sesso avrei già provveduto tempo fa a toglierti i vestiti di dosso.» Precisò sperando che l’altro leggesse tra le righe di quella frase e comprendesse da solo il senso nascosto. Lui si era già esposto fin troppo ammettendo apertamente i suoi sentimenti.

«Oh» Mormorò dopo alcuni secondi Thad mentre man mano che capiva gli occhi gli si illuminavano e le labbra si distendevano in un sorriso.

«Eh già», aggiunse il castano passandosi distrattamente una mano nel ciuffo per sistemarlo, «andiamo piattola ho detto che necessitavo di una doccia e quale modo migliore se non quello di farla con te.» Mormorò infine con voce sensuale prendendo un Thad rosso pomodoro per mano e conducendolo dolcemente verso i dormitori.







Il suo sguardo vagava da circa una decina di minuti lungo l’orizzonte tinto dai colori del tramonto. Se ne stava seduto sul prato con la schiena poggiata lungo la corteccia dell’albero alle sue spalle e le caviglie incrociate l’una sopra l’altra. Per quel venerdì aveva terminato le lezioni da seguire già da prima di pranzo visto che il docente di storia si era improvvisamente beccato un raffreddore da fieno e qualche linea di febbre. Sebastian aveva gustato con una certa fretta il pranzo a causa dell’impazienza di potersi finalmente godere un pomeriggio di completo riposo e quindi eccolo lì.

Non si era mai soffermato così a lungo a scrutare e memorizzare ogni singolo dettaglio del parco, altamente curato, che circondava l’accademia. E di fronte allo spettacolo mozzafiato del sole che ormai stava calando, dovette ammettere che quel luogo avrebbe potuto diventare il suo secondo posto preferito. L’odore delle foglie e l’innaturale calma che l’ambiente emanava attraverso il soffiare del vento rendevano il tutto molto simile ai paesaggi delle cartoline per i turisti. Le regionali erano alle porte e lo stare a contatto con la natura era un ottimo diversivo per impedire al suo corpo di assimilare eccessive quantità di nervoso misto ad eccitazione.

«Ciao bel ragazzo» Mormorò una voce alla sua sinistra facendogli automaticamente sollevare gli angoli delle labbra sottili in un mezzo sorriso.

«Ciao bel culo», rispose a tono puntando le iridi verdi sulla figura di Thad in piedi accanto a lui, «non dovresti essere a lezione?» Aggiunse constatando che l’altro avrebbe dovuto essere già in aula per seguire le ultime due ore di fisica.

Thad gli si sedette vicino imitando la sua stessa posizione e fregandosene del fatto che avrebbe potuto macchiare i pantaloni grigio chiaro della divisa scolastica. Le loro spalle si sfioravano così come metà dei loro corpi. Sebastian lo vide assumere un leggero ghigno molto simile a quello che utilizzava spesso lui e non poté impedirsi di scuotere la testa sentendosi in qualche modo compiaciuto del fatto che Thad imparasse a far proprie le sue espressioni. Quella era la palese dimostrazione che l’altro fosse in grado di leggerlo e comprenderlo senza che lui aprisse bocca.

«In effetti dovrei ma ho volontariamente deciso di saltare le ultime ore per passare un po’ di tempo col mio ragazzo.» Ammise Thad ammiccando leggermente nella sua direzione con fare ovvio e privo di equivoci.

«Ti sto portando sulla cattiva strada, Harwood.» Constatò Sebastian con tono di voce scherzoso, ridacchiando ed indossando la sua solita espressione impertinente.

«Ed io a quanto pare ti ho trasformato in un ragazzo serio.» Rispose Thad, stando al gioco, osservandolo con evidente divertimento.

«Touché»

I loro occhi si incontrarono ancora una volta incastrandosi in un perfetto gioco di colori opposti e di equilibrio. Si scrutarono a lungo comunicando sensazioni, emozioni e sentimenti ad ogni battito di ciglia e fu del tutto naturale per Thad posare il capo sulla spalla di Sebastian mentre per quest’ultimo di conseguenza fu del tutto normale passare un braccio attorno alla vita dell’altro. Il loro rapporto era fatto di alti e bassi, litigate e riappacificazioni, battute ironiche e baci infuocati, ma era proprio questo a renderlo unico. E del resto ci stavano ancora lavorando per renderlo pressoché perfetto, soprattutto Sebastian che stava sperimentando qualcosa di nuovo mai sentito per nessun’altro.

«Seb, lo sai che ti amo vero?» Bisbigliò ad un certo punto Thad sollevando la testa per osservare i tratti perfetti dell’altro.

«Mi amerei anche io se fossi in te, piattola. Del resto sono affascinante, bello, intelligente, dannatamente sexy e- Ouch! Smettila di colpirmi.» Mormorò massaggiandosi il fianco dove aveva ricevuto una leggera gomitata. «E ti amo anche io, Thad.» Aggiunse poi in modo del tutto sincero e serio chinandosi per baciare le labbra del suo ragazzo incurvate in un sorriso pieno di felicità.












A/N

Dopo aver visto un selfie di Grant con i capelli disordinati mentre girava una ripresa insieme ai Warblers impersonando Sebastian, mi sono detta che non potevo far finta di niente. Da ciò è nata quindi l’ispirazione per costruire questa OS - di ben 4000 parole - prettamente Thadastian a cui ho aggiunto altri scenari e particolari. Se riesco a ritrovare l’immagine in questione ve la posto tramite link perché davvero è un qualcosa che non potete assolutamente perdervi. Come sempre se ci sono dubbi, domande, considerazioni, richieste, scleri assurdi da propormi o semplicemente volete farmi sapere cosa ne pensate della storia lasciatemi una breve recensione e sarò felicissima di rispondere ad ognuno di voi. Colgo l’occasione per ringraziare ogni singola persona che legge le mie storie pur non commentandole ed anche coloro che invece lo fanno. Non avete idea di quanto questo mi stimoli come autrice. Non aggiungo altro e vi lascio alla lettura!

*Fulmine: Piccolo riferimento al simbolo del supereroe Flash ed al fatto che Grant impersoni quest’ultimo nella serie televisiva che andrà in onda il 7 ottobre 2014.

*Foto del famoso selfie: http://www.pinterest.com/pin/359725088958798140/

xoxo

Sara
  
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: saramermaid