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Autore: yuffy01    27/07/2014    7 recensioni
[Accenni RioxVector / 1 784 parole per word (poi boh) / non c'è troppo senso / ambientata dopo la fine della serie]
Sette posti. C’erano sette sedie, sette bicchieri, sette tovaglioli, sette paia di posate.
Neanche fosse la casa dei sette nani.
“Dai, su. Vedrai che la giornata passerà veloce” la rincuorò Shark, sospirando. Più che tirar su di morale lei, però, sembrava volesse auto-infondersi coraggio per affrontare il collasso mentale che sarebbe susseguito a quel pomeriggio da incubo.

Questa è la mia prima ff... spero vivamente vi piaccia, ci vediamo dentro!
Genere: Comico, Demenziale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bekuta/Vector, Durbe/Dorube, Misael/Mizaeru, Rio, Ryoga/Shark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Ribolliva ancora di rabbia.

 

Sebbene fosse passata almeno una settimana da quando il suo odioso fratello le aveva dato la “splendida” notizia, non riusciva ancora a capacitarsene.

E, probabilmente, non lo avrebbe mai fatto.

Reginald sapeva che sarebbe dovuto passare un po’ di tempo prima che la ragazza riuscisse a metabolizzare ciò che le aveva detto, così l’aveva avvertita sette giorni prima.

A scapito suo, dei suoi timpani e della sanità mentale di sua sorella.

Appena aveva ricevuto la lieta nuova, Rio si era messa a urlare come se avesse visto un gatto, rompendo qualsiasi cosa somigliante a un cristallo in almeno venti chilometri di distanza.

Non che i gatti facessero paura ma Rio era strana e quello Reginald lo sapeva fin troppo bene.

Così, quello che doveva essere un pranzo sereno di un Natale anch’esso tranquillo, diventò tutt’altro che sereno e tranquillo.

Erano lì, ad apparecchiare quel grande tavolo in quella stanza addobbata a dovere.

Sette posti. C’erano sette sedie, sette bicchieri, sette tovaglioli, sette paia di posate.

Neanche fosse la casa dei sette nani.

“Dai, su. Vedrai che la giornata passerà veloce” la rincuorò Shark, sospirando. Più che tirar su di morale lei, però, sembrava volesse auto-infondersi coraggio per affrontare il collasso mentale che sarebbe susseguito a quel pomeriggio da incubo.

Rio cercò di trattenersi dal dare uno schiaffo al ragazzo con i capelli della forma di una piovra.

“Se tu non avessi detto ad Arito che questo Natale eravamo a casa da soli, forse ora non dovremmo accogliere un pugile rincretinito, un samurai procione, un dragon tamer con un piccione al posto dei capelli e Satana fatto uomo in casa nostra!” sbottò, al limite della sopportazione. In circostanze normali non avrebbe mai offeso i suoi amici, ma quel giorno era così arrabbiata che poteva essere scambiata per una pentola a pressione che stava per scoppiare.

“Ti sei dimenticata di Durbe” azzardò il viola, mentre la sorella era pronta a lanciargli un coltello. Reginald fu fortunato che, in quell’esatto momento, qualcuno suonò il campanello.

“Sono arrivati, vai ad aprire” le disse, con il suo solito tono scocciato.

Rio strinse i denti, cercando di non prenderlo a brutte parole.

D’altronde, era Natale.

Si avviò verso l’ingresso, e aprì la porta, prendendo un bel respiro e rilassando i muscoli, ancora tirati per il quasi Reginald-cidio che stava commettendo poco prima.

“Ciao ragazzi!” li salutò, con un sorriso un po’ tirato in volto. “Entrate pure”

“Buon Natale, Rio!” disse Arito entrando in quella casa, seguito da Gilag.

Forse avevano scambiato quel pranzo come una festa in maschera. Ciò era molto probabile.

Arito aveva in testa un cappello da elfo e indossava una calzamaglia verde. Insomma, l’elfo recluso che Babbo Natale aveva cacciato dal polo nord vista la sua inquietudine.

Gilag, invece, indossava una giacca di Babbo Natale e una barba che partiva dal mento e andava fino alla pancia. La controfigura del vecchio Santa nel film “I tre Babbi Natale”. Diciamo che somigliava più a un Babbo che a un Natale.

“Gli altri?” chiese la ragazza, appena la porta dietro di loro si fu chiusa. Arito si strinse nelle spalle, mentre Gilag si avviava verso la sala da pranzo.

“Mizael e Durbe dovrebbero arrivare tra poco. Vector non so…” le rispose, seguendo il suo amico.

Rio sospirò, sedendosi sulla poltrona vicina all’uscio. Sentì suo fratello che gridava qualcosa. Sospirò nuovamente. Di sicuro era Gilag che aveva cercato di rubare qualcosa dagli antipasti che avevano messo sulla tavola.

“Solo qualche oretta, Rio. Non è nulla” continuava a ripetersi.

Non le dava per niente fastidio la presenza di Arito, Gilag, Mizael o Durbe (che, a sua detta, era l’unico normale in quel gruppo), quanto quella dell’ultimo ex imperatore bariano. Sapeva che ci sarebbero stati non pochi contrasti, e non ci teneva a doversi rifugiare sotto a un tavolo a causa della lotta tra l’ex bariano biondo e pel di carota.

Sentì un’altra volta suonare il campanello. Si alzò a malavoglia, avviandosi verso la porta.

“Ehi, Buon Natale!” disse, aprendola.

“Ciao Rio, anche a te” le rispose cortese Durbe mentre, insieme a Mizael (che non si era nemmeno degnato di salutare), raggiungevano tutti gli altri. Almeno loro non sembravano appena usciti da un film natalizio per bambini. In effetti, solo pensare che Mizael indossasse una calzamaglia…

“Non toccare gli antipasti!” sentì tuonare nuovamente dalla sala da pranzo Rio. Povero Reginald.

Aspetta, aveva appena pensato “povero Reginald”?

Che facesse in fretta a passare, quel Natale. La rendeva troppo buona.

“Ehi, bellezza”

Rio si voltò di scatto. Riconosceva quella voce; solo una persona poteva farla arrabbiare con solo due parole e colui che aveva quel grande potere era…

“Vector” sibilò l’azzurra, a denti stretti. “Non si usa suonare il campanello?” chiese, stizzita.

Appoggiato al cornicione della porta c’era un ragazzo, vestito da capo a piedi di pelle nera, con un sorriso malizioso in volto.

“Bah, non si usa più. Tuo fratello è un tipo all’antica” le rispose Vector. “Tutto bene? Ti vedo dimagrita, Merag”

Rio cercò di contare fino a dieci, come le avevano insegnato da bambina. Aveva davvero l’abilità di farle saltare i nervi, e lo dimostrava ogni qual volta s’incontravano.

“Ti ho già ripetuto milioni di volte: mettiti in testa che-“

“Devo chiamarti Rio” finì lui, annoiato. “Se, se. Ora dimmi, dov’è la cara ragazza bionda?” chiese l’arancio, alludendo a Mizael.

“Cerca di non litigare almeno oggi, per favore” lo pregò Rio, sconsolata. Vector fece per pensarci, assumendo una posizione da pensatore.

“Mh… ed io che ci ricaverei?”

“Non ti spacco quella faccia da schiaffi che ti ritrovi” gli rispose la ragazza, stringendo un pugno innanzi a sé.

“Ehi, non metterti a fare la violenta, io-“

“Rio! Dove diavolo sei?” la chiamò Reginald, esasperato. Evidentemente aveva bisogno di aiuto per tener fermi Arito e Gilag per non farli avvicinare al cibo.

“Arrivo, arrivo!” gli gridò lei, avviandosi verso la sala da pranzo e facendo strada a Vector. Appena entrò, notò che Durbe e Mizael erano seduti ai loro posti a conversare amichevolmente, mentre Gilag ed Arito rimiravano i contorni con la bava che minacciava di uscire dalle loro bocche aperte.

“Io vicino a Miza-chan!” esclamò Vector, appena mise piede nella stanza.

“No” disse con tono secco Reginald. “Tu ti siedi lì” ordinò, puntando un dito verso il posto più lontano da quello in cui era seduto il biondo. Il problema? Era il posto di fianco a Rio.

“Che cosa?” esclamarono i due, contemporaneamente. L’occhio sinistro di Rio scattava in modo abbastanza paranormale, mentre Vector, rassegnato al non potersi sedere di fianco al caro “Miza-chan”, si accomodava al posto designato dall’ex-capo bariano.

“Vuoi che io stia vicino a questo… a questo…” non riusciva neppure a trovare un aggettivo per descriverlo.

“Bellissimo e fantastico ragazzo che ami? Eddai, non farti pregare” le rispose Vector, sorridendole. Rio fece per impugnare un coltello, ma fu subito fermata da un pronto intervento di suo fratello, che le sussurrò nell’orecchio: “Niente spargimenti di sangue nella MIA cucina.”

Alla fine anche Rio si rassegnò: si sedette vicino al ragazzo dai capelli arancio, cercando di spostarsi il più possibile verso destra, dove sedeva Arito.

“Ehm, Rio, potresti spostarti un po’?” le chiese il moro, che era schiacciato dalla sedia della ragazza.

“Sì, scusa Arito…”

“Bene, possiamo iniziare a mangiare” disse Shark, con tono piatto.

“Pancia mia, fatti capanna!” esclamarono Arito e Gilag, iniziando a mangiare a una velocità impressionante.

Rio sospirò nuovamente. Sarebbe stato un pomeriggio molto lungo.

Contro le sue aspettative, riuscirono ad arrivare al secondo piatto senza assistere a nessuna lite.

Il problema, come già detto, arrivò quando furono serviti i secondi.

“Però, siete bravi a cucinare” disse Arito, che dopo due minuti scarsi aveva già finito la sua porzione.

“Grazie” rispose Rio, sbalordita dai tempi in cui il ragazzo riusciva a mangiare un pollo.

“Ehi, Miza-chan, non credi che questo pollo sia davvero buono?” disse Vector, addentando un pezzo di carne del povero animale. Il biondo alzò gli occhi carichi di rabbia, facendo saettare il suo sguardo dal suo piatto al ragazzo che aveva appena parlato.

“Non mi chiamare così” disse, stringendo la presa sul coltello.

“Ah, scusami molto. Ma dimmi, cosa provi a mangiare animali della tua stessa specie?” chiese, poggiando le posate e tenendosi la testa con la mano del braccio che aveva appena posato sul tavolo.

“Mi stai dando del pollo?” sibilò Mizael, a denti stretti. Attorno a lui si poteva notare la sua ira che prendeva forma, da quanto aveva toccato alti livelli.

“Oh, no” sussurrò tra sé e sé Rio, che aveva già capito cosa stava per succedere.

“No, aspetta, è vero, Miza-chan: tu non puoi essere un pollo, se sei una femmina. Sei una gallina!”

Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Mizael si alzò, con fisse in mente intenzioni non troppo nobili.

“Ti farò diventare un tacchino ripieno, stanne certo!”

 

Alla fine della giornata, la cucina era conciata meglio di quanto Rio si aspettasse. Non c’era cibo per terra né sulle pareti, solo sedie spaccate a metà e vasi di fiori e ghirlande rotte a mille pezzi per terra.

Insomma, il cibo si era salvato nella pancia di Arito e Gilag, che avevano spazzolato tutto prima che la furia di Mizael si abbattesse sulla vittima non troppo povera rispondente al nome di Vector.

In quel momento tutti se ne stavano tornando alle proprie case.

“Buon Natale ancora, ciao a tutti!” salutarono Arito e Gilag, uscendo.

“Ahi ahi ahi, Miza-chan, anche essendo una donna, mena duro!” disse Vector, massaggiandosi la testa sulla quale l’ex domatore di draghi aveva spaccato un paio di sedie.

“Ti avevo detto di non stuzzicarlo, comunque” gli disse Rio, mentre il ragazzo apriva la porta, facendo per andarsene.

“Non l’ho stuzzicata” rispose Vector. “Ho solo espresso la mia opinione al riguardo”

“Sai la mia opinione? La prossima volta io t-“

Vector l’aveva zittita, poggiando le sue labbra su quelle inermi di Rio, che era rimasta con gli occhi spalancati e il cuore che batteva a mille. Un calore strano la pervadeva, mentre un’altrettanto strana sensazione le annebbiava la mente.

Che fosse…?

Appena lui si allontanò, lei fece per ribattere.

“Vischio, tesoro. Au revoir” disse, andandosene via. Rio, con ancora le guance che le andavano a fuoco, alzò un po’ la testa, rendendosi conto che il ragazzo aveva ragione. Quella piccola piantina era lì, appesa al cornicione dalla porta, che ornava l’ingresso con la scritta “Merry Christmas”.

“Rio, che ci fai lì sulla porta?” le chiese suo fratello, facendola voltare.

“L’anno prossimo andiamo in Canada per Natale. E niente vischio!” sbottò la ragazza, ritirandosi in stanza sua.

Reginald rimase fermo immobile per qualche istante, con un sopracciglio alzato e un’espressione corrucciata in viso. Sospirò nuovamente.

“E ora andiamo a pulire la cucina”

 

 

 

 

Angolino autrice

 

Ehi, gente! Sono nuova di questo fandom e di tutto efp, insomma, finalmente mi sono decisa ad iscrivermi.

Volevo scrivere la mia prima storia sulla GorgonicShipping, la Merag/RioxVector, che è in assoluto la mia pairing preferita. Lo so, è estate ed io parlo di Natale XD sono tutta strana…

Reginald: peggio di Rio

Grazie mille Regi, il tuo supporto non poteva mancare -.-’’’

Ok, ora me ne vado spero che questa mia prima ff vi sia piaciuta… lasciate qualche recensione, anche negativa se vi va!

Ciao! =)

Yuffy01

   
 
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