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Autore: Oducchan    27/07/2014    3 recensioni
-Smettila di fare quella faccia.
Choutarou deglutisce, ingoiando una boccata di saliva amara come fiele.

I terzi anni della Hyotei si stanno diplomando. Chi resta indietro ha un po' l'amaro in bocca e il cuore pesante
[Ootori/Shishido, Silver Pair]
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Chotaro Ootori
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Nick autore: Oducchan_OfTheLowerCourt 
Titolo: Quicksilver

Fandom: Prince of tennis
Personaggi: Ootori Choutarou, Shishio Ryo (Oshitari Yuushi, Atobe Keigo, Kabaji Munehiro, Hiyoshi Wakashi, Mukahi Gakuto, più genitori vari)
Pairing: Silver pair (Ootori/Shishido)
Genere: introspettivo, melanconico, sentimentale, romantico, fluff? a little
Avvisi: what if (post NPoT -ho provato a fare qualche illusione ma non mi è venuta qundi facciamo finta che il campo U17 non abbia lasciato strascichi; cerimonia di diploma dei terzi anni; Atobe torna in Inghilterra per il liceo [trascinandosi dietro Kabaji, of course]) 
Rating: verde
Note:
Gesù che parto!
Va bene, non amo nemmeno così tanto questo pairing da spendere tre giorni appresso a una fic (cosa dico, sonon adorabili, agagahhuuu *versi incomprensibili*), spero di averli resi anche solo vagamente IC >.<

L'organizzazione della Hyoutei Gakuen in Kindergarten, Middle e High School è stata probabilmente manipolata (da Another Story si capisce che la sezione delle medie e delle elementari sono relativamente vicine; io ho optato per spostare il liceo da un'altra parte -troppa gente nello stesso posto mi sembrava strano. A dirla tutta non so nemmeno se la Hyotei copra l'organizzazione scolastica fino all'università come la Seishun o la Raikkai Dai, ma pazienza, insomma, perdonatemi >.<)
Also, non è chiarissimo, ma siccome Atobe dice che sono la scuola più vicina alla Rikkai, sono dell'opinione di ritenerla collocata al di fuori della metropoli di Tokyo, da qualche parte nella prefettura.
(Konomi, santa miseria, invece di pensare ai pirati e ai buchi neri dovresti darci questo tipo di informazioni! è_é)
 
 
QuickSilver
 

-Smettila di fare quella faccia.
Choutarou deglutisce, ingoiando una boccata di saliva amara come fiele. Stringe forte le labbra fino a che non son bianche e sottili, così sottili che la sua bocca non è che una linea nera appena individuabile nel suo bel viso, e inspira profondamente. Inspira talmente tanta aria che inizia a fargli male la fronte e il naso, ma la caccia giù tutta, sperando che quell’ossigeno pulito gli allenti il nodo che s’è creato in fondo alla gola. Non vuole piangere. Non piangerà.
È che da domani sarà tutto diverso, e non è come quando erano piccoli, quando ancora non si conoscevano, che bastava uscire dal dipartimento delle elementari, attraversare il vialone e infilarsi tra i campi da tennis per incrociare i ragazzi delle medie. Non sarà più così semplice, imbucarsi a guardare gli allenamenti di Shishido-san, Oshitari-san, Atobe-sama e dei ragazzi che presto saranno liceali. La sede della Hyoutei Gakuen che ospita le classi del liceo è in un’altra città, e presto i novelli diplomati faranno le valigie per trasferirsi in un altro campus.
Non sarà più la stessa cosa.
E Ootori non pensava sarebbe stato difficile, lasciarli andare. Non pensava sarebbe stato difficile, restare, lui e Hiyoshi, a tentare di ricostruire una squadra degna del nome della Hyotei e in grado di metter pepe sulla coda della formazione della Seigaku e della Rikkai Dai. Non ci aveva pensato, almeno finché non li aveva visti sfilare uno alla volta davanti al preside per ricevere il loro diploma; finché non aveva ascoltato il discorso sconclusionato e autocelebrativo di Atobe, quel suo addio infilato tra le parole che non ha saputo mantenere il sapore di un amaro arrivederci; finché non ha visto lo sguardo di Shishido, più scontroso del solito senza il suo cappellino, gli occhi scuri seri e assottigliati e pensierosi mentre evitava di guardare i suoi genitori, raggianti di gioia per il primo traguardo del figlio. Finché non si è accorto che da domani, il posto al suo fianco sul campo sarà vuoto, e non ha nessuna voglia di lasciarlo riempire da qualcuno.
Trattenere le lacrime è stato complicato, da quel momento in poi.
Ryo non sembra soddisfatto dal suo sforzo. Sbuffa, scambia uno sguardo con Gakuto –che ridacchia, divertito, e tira una gomitata a Yuushi. Lui, per fortuna, capisce, sospira, e annuisce-, e lo afferra malamente per un gomito per trascinarlo in un angolino più appartato del campus, lontano dai genitori schiamazzanti e dalle iperboliche esternazioni di Atobe. Per un secondo è grato delle sue manie di protagonismo: è facile passare inosservati, quando c’è una primadonna di tal genere a reclamare l’attenzione di tutti.
-Non fare lo sciocco, Choutarou. Non sta morendo nessuno. Ecco, toh, tieni- e Shishido gli caccia in mano un fazzoletto, un po’ stropicciato ma pulito. A Ootori scappa un singhiozzo, che prova subito a soffocare nella stoffa.
-G-Gomen, Shishido-san- prova a giustificarsi, la voce che trema e s’inceppa e incespica maldestra –è solo c-che... s-senza di voi...-
-Stupido- e gli arriva uno schiaffetto sul capo (non troppo forte, perché non hanno più dodici anni e Choutarou supera Ryo di una buona spanna, ora) –Anch’io sono triste, cosa credi? Ma si tratta solo di un anno. E poi saremo di nuovo tutti assieme e potremo di nuovo giocare in coppia. E magari anche quell’idiota megalomane di Atobe sarà tornato dall’Europa e allora vedrai come faremo mangiare la nostra polvere a quei mostri della Rikkai. Tse- prosegue, avvicinandosi di un passo e appoggiandosi al muro alle loro spalle –Se non torna, vado personalmente in Inghilterra a picchiarlo-
Choutarou tira su col naso, asciugandosi le lacrime che gli scivolano tra le ciglia, e si concede di immaginarselo, Shishido-san impegnato a rincorrere Atobe per dei campi da tennis color prugna, sbraitando insulti a iosa e tallonato stretto da un Kabaji appena appena indispettito. Sarebbe una bella visione, e prima che se ne accorga gli crepita una risata in gola.
Shishido si volta a guardarlo, e la sua espressione si rasserena un pochino. Si porta una mano tra i capelli, arruffando il duro lavoro di pettinatura eseguito da sua madre, e si gratta una guancia con un velo di imbarazzo a imporporargli le gote. Ootori si soffia il naso e lo fissa, un po’ incuriosito da quell’atteggiamento insolito, e quando incrocia il suo sguardo Shishido sobbalza. Ma non lo distoglie.
Resta a guardarlo dritto negli occhi con la solita decisione con cui gli propone un allenamento un po’ più pesante o un po’ più difficile, e lo stomaco di Choutarou fa una buffissima capriola che gli fa venire le vertigini. L’altro si stacca dal muro, facendosi ancora più vicino; abbassa la mano, ma poi la rialza, stavolta per accarezzare la sua, di guancia. Ha le dita un pochino ruvide, e il contatto gli fa girare la testa.
-Shishido-san?- mormora, confuso, ma Ryo non batte nemmeno le palpebre. Continua a guardarlo con un’intensità in grado di spezzare le montagne e sbriciolare l’acciaio, e forse lo fa davvero, perché pian piano il chiasso in lontananza si attutisce fino a diventire un ronzio soffuso e il resto del mondo sfoca e regredisce e si allontana, lasciando solo ed esclusivamente Shishido.
-Ootori- risponde, serio, serissimo –Vorrei provare una... una cosa. Se... se non vuoi o ti fa schifo, fermami, hai capito?-
Choutarou annuisce, di riflesso. Figurati se lo farebbe: in questo momento, vuole qualunque cosa Shishido sia disposto a dargli.
No, non è vero, non è solo adesso. È sempre, sempre stato così.
-Voglio baciarti- lo informa Shishido, e adesso ha entrambe le mani sul suo viso, i palmi accoccolati nell’ovale del suo volto e i pollici che carezzano piano le sporgenze dei suoi zigomi, e di nuovo Ootori sente lo stomaco ribaltarsi sottosopra, un calore sconosciuto che si irradia in mezzo alla pancia –Voglio baciarti davvero tanto- e la sua voce è talmente bassa e morbida che più che una dichiarazione d’intenti sembra un’informazione rivolta a sé stesso, e Ootori annuisce di nuovo, in silenzio, che ha paura che se aprisse bocca proprio ora Shishido tornerebbe in sé e scapperebbe via e lo lascerebbe lì con questo desiderio assurdo di sapere com’è la sua bocca, di cosa sappia, se sia morbida o se sia ruvida come le sue dita. Muove il capo quel poco che gli riesce e poi lo piega, sperando che il ridurre le distanze sia un incentivo a continuare.
E Shishido abbassa un poco le palpebre, calandole languide sulle iridi castane, e Choutarou sente il cuore battergli impazzito, così forte che quando la bocca di Ryo si posa sulla sua, sul momento resta rigido e sbigottito, completamente imbambolato. Shishido lo bacia e le sue dita bruciano sulle guance e Ootori sente il sangue rimbombargli nelle orecchie e nei polsi e anche se non capisce bene cosa stia succedendo e cosa accada, quanto duri, come avvenga, per un istante si perde nello sfarfallio del suo stomaco e nello stordimento della novità.
Quando Shishido fa un brusco passo indietro, le labbra lucide di saliva che nel volto rosso di imbarazzo spiccano subito, e abbassa contrito lo sguardo, Ootori è quasi sicuro di star galleggiando a qualche chilometro da terra.
-Ti...ti è... piaciuto?-
E anche se la voce di Ryo suona più rigida e metallica del solito, anche se riesce a capirlo subito che è spaventato e teme la sua reazione come la preda aspetta il morso letale del leone, anche se Choutarou sente i loro nomi venir gridati, in lontananza (e non sa se è Wakashi che li sta cercando o se è Atobe che esige la loro presenza al suo trionfo finale), anche se il modo in cui lo sguardo di Shishido gli saetta addosso gli fa venire più di un brivido, l’ondata irrazionale e asfissiante di gioia che gli monta gorgogliando su dal petto è troppo intensa per nasconderla.
-Vorrei farlo per il resto della mia vita, Shishido-san- gongola, il sorriso che si fa strada sul viso ancora lucido delle poche lacrime versate.
E non è la dichiarazione d’amore più bella della storia, va bene, ma per un anno può farsela bastare; e il modo in cui Ryo ringhia un insulto e poi si getta di nuovo sulle punte per prenderlo per la cravatta e tirarlo giù per poterlo baciare una seconda volta, beh, quello sì che è la dichiarazione d’amore migliore di tutte.
   
 
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