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Autore: ChihiroUchiha    28/07/2014    0 recensioni
In un immaginario 3500 d.C. le risorse di cui dispone il pianeta terra sono esaurite e così il genere umano è costretto a cercarle nello spazio. Saranno i piloti della CS (Cooperazione Spaziale) a svolgere questo compito, e fra di loro ci sarà anche la giovanissima Kate, figlia della presidentessa dell'associazione. Allegra e spensierata, non e' proprio come l'avrebbe voluta sua madre. O forse si?
Genere: Angst, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti! Questa e' la prima storia che sono riuscita a completare e ho deciso di pubblicare quindi spero non sia troppo brutta. E' nata da un sogno che ho fatto una notte e mi e' sembrato talmente realistico che mi dispiaceva rischiare di dimenticarlo, cosi' l'ho scritto. Non dico altro e passo alla storia!

 

PILOTA KATE

 

PROLOGO

3500 d.C.-Giardini Comunali

“Ehi Kate!” una voce squillante svegliò la ragazza addormentata ai piedi dell'albero.

Lei si girò dall'altra parte, mugugnando.

“Eddai mamma, lasciami dormire ancora un po'. Le faccio dopo le simulazioni di volo”

“Guarda che io non sono tua mamma” disse seccata la biondina che stava cercando di svegliarla “Ma sono sicura che lei non sarà molto contenta se arrivi in ritardo alla cerimonia di inaugurazione”

Kate si tirò su di scatto e guardò la sua coetanea.

“Sue? Che ore sono” chiese allarmata.

“Le tre del pomeriggio! E se non ti sbrighi ti butteranno fuori dalla Cooperazione Spaziale dopo neanche un giorno che ne fai parte!” la sgridò.

“Aaaaaah” iniziò a correre l'altra “Grazie Sue! Dopo ti faccio sapere come è andata!”

La bionda guardò l'amica allontanarsi.

“Ancora mi chiedo come abbia fatto a superare tutti quegli esami per entrare nella CS. Sono difficilissimi e lei è una tale imbranata... Certo, è figlia della grande Ada Berry.”

***

Ormai erano passati tantissimi anni dall'ultima volta che la terra aveva prodotto risorse da sè. Per non estinguersi per sempre l'umanità aveva dovuto ingegnarsi e aveva dato vita alla Cooperazione Spaziale, un'associazione di piloti preparatissimi che con le ultime tecnologie andavano in missione nello spazio per recuperare qualunque cosa potesse risultare utile al genere umano. Nel giro di decenni si erano fatti molti progressi, la terra era stata ricoperta da una grande bolla che riteneva l'ossigeno ed erano state create piante artificiali efficientissime. Per star dietro al progresso e continuare a fornire al pianeta le risorse di cui esso aveva bisogno, la presidentessa della CS Ada Berry, la più grande astronauta che la terra avesse mai avuto, aveva deciso di reclutare personale a partire dai sedici anni ma con il superamento di difficilissimi test d'ingresso. Tra di essi ovviamente c'era sua figlia Kate, che era stata sottoposta a duri allenamenti sin da piccola. La ragazza nonostante ciò era cresciuta in modo piuttosto spensierato e indisciplinato, appena lei si distraeva Kate scappava di casa e usava ogni buona occasione per andare a giocare con gli altri bambini.

Ada aveva creduto fino all'ultimo che la figlia non avrebbe mai superato i test, ed era stata davvero sorpresa quando la ragazza aveva ottenuto i massimi voti in tutte le prove.

Non era stata per niente sorpresa invece di vederla entrare per ultima nella sala il giorno della presentazione dei nuovi candidati e del loro smistamento nelle squadre. Sospirando iniziò il suo discorso.

“Benvenuti giovani reclute e bentrovati a tutti gli altri. Oggi siamo qui per dare il benvenuto ai nuovi arrivati e smistarli nelle squadre presso le quali faranno il loro tirocinio. Passiamo subito alla lista dei nomi e all'assegnazione delle squadre. Squadra A, con il capitano Mark Stein, il vicecapitano Elsa Dugan, il tenente Lia Tai e il tecnico di bordo e pilota Mec Rei andranno Alex Pitt e Mina Tiron. Squadra B, con il capitano Ada Berry, il vicecapitano Kim Mellison, il tenente Jessica First e il tecnico di bordo e pilota Jason Stuart andranno Fay Relicant e Kate Berry. Squadra C...”

Kate si alzò rassegnata dal suo posto, seguendo la ragazzina silenziosa che avevano scelto insieme a lei. La ragazza aveva sperato fino all'ultimo di liberarsi del controllo opprimente della madre, ma logicamente lei era il presidente e le squadre le aveva scelte personalmente. Non avrebbe mai rinunciato a tenere sotto controllo la figlia. Per di più la compagna di squadra dagli occhi di ghiaccio che le era capitata non sembrava molto socievole. Fortunatamente sapeva che le colleghe della madre, per quando terribilmente invadenti ed spesso inopportune, erano simpatiche.

Kate entrò nei camerini e si mise la tuta elastica da astronauta. Era molto aderente e questo la metteva un po' a disagio. Lo fu ancora di più però quando vide come stava addosso a Kim, Jessica e Fay.

“Accidenti” pensò, “qui hanno tutte almeno una terza! Persino il pilota che è un maschio ha più tette di me...”

Jason, un uomo di colore sulla trentina, vedendola così depressa, le si avvicinò.

“Tu devi essere Kate, la figlia di Ada vero? Piacere, io sono Stuart. Sono sicuro che lavoreremo bene insieme”

“Piacere” gli strinse la mano Kate “Spero di non combinare troppi pasticci. Sono sicura che mia madre mi abbia scelta per tenermi sotto controllo”

“Io non credo sai” le sorrise lui “Sei quella che ha fatto il punteggio più alto tra le reclute di quest'anno. Hai del potenziale, per questo ti ha scelta”

Kate, conoscendo la praticità della madre, finì per credere alle parole dell'uomo. Forse dopotutto non era proprio un disastro.

“Vuoi venire a vedere i comandi mentre aspettiamo che arrivi tua madre per il primo lancio?” le propose Stuart.

“Volentieri” sorrise Kate, poi si girò verso Fay “Ehm, ciao. Tu sei Fay vero? Io sono Kate, piacere! Vuoi venire anche tu?”

“No grazie, preferisco aspettare qui” disse inespressiva.

Kate preferì non insistere, salutò le due colleghe della madre (che ebbero spazio per qualche commentino sul fatto che dovesse mangiare di più e mettere su qualche forma) e poi corse a vedere quello che voleva mostrarle Stuart.

Quando arrivò la madre fu il turno delle presentazioni ufficiali:

“Io sono Ada Berry, il capitano. Coordino le operazioni e mi occupo della diplomazia. Lui è Stuart, è il pilota e tecnico di bordo. Ci porta sul luogo dei recuperi e controlla astronave e navette da infiltrazione. La donna con i capelli biondi è Kim, vicecapitano. Pilota la navetta da infiltrazione e procede ai recuperi. La rossa invece è Jessica, tenente. Lei è un supporto, segue Kim fino all'ingresso dei siti e l'aiuta dall'esterno ad eliminare i possibili ostacoli. Se è tutto chiaro ora passiamo ai vostri compiti” disse Ada.

“Sissignora” risposero in coro Kim e Fay.

“Nel prossimo anno svolgeremo una serie di missioni alle quali parteciperete anche voi e tramite esse decideremo chi di voi due sarà pilota e chi supporto. Ora passiamo alla pratica. Preparatevi per il vostro primo viaggio nello spazio. Non distraetevi perchè questa non è più una simulazione”

 

CAPITOLO UNO

Era passato almeno un anno dalla prima volta che Kate era entrata a far parte della squadra B. Tutto era filato quasi liscio come l'olio. Kate era molto portata per pilotare le navette da infiltrazione e quindi era stata scelta come pilota, mentre Fay come supporto. La ragazza aveva fatto notevoli progressi ed era considerata tra le più brave della CS. E' come sua madre, molti dicevano. Ma per Kate purtroppo non era tutto rose e fiori. Se alla Cooperazione Spaziale conseguiva un successo dopo l'altro non si poteva dire lo stesso della sua vita sociale. Se all'inizio i suoi compagni di classe, tutti civili, le avevano dedicato tantissime attenzioni, ben presto si erano stancati della novità e si erano disinteressati completamente. Anche Sue, la sua migliore amica, si era allontanata. Kate passava tutto il suo tempo libero alla CS e non ne aveva per Sue che quindi aveva iniziato a frequentare altre ragazze, parlando con l'amica ben poco anche durante le ore di scuola. Dato che Fay frequentava la sua stessa scuola in un'altra sezione aveva sperato di passare con lei la pausa pranzo ma quella si era rifiutata preferendo stare in classe sua da sola. Così Kate, rimasta sola, aveva iniziato a rifugiarsi sul salice sotto il quale era solita dormire. Era lì che che aveva conosciuto Karl. Un biondissimo ragazzo tedesco piuttosto avvenente. Era diventato un grande amico di Kate e le teneva compagnia durante ogni pausa pranzo. Andavano molto d'accordo perchè avevano tantissimi interessi in comune e ad entrambi piaceva molto scherzare.

“Hai visto la faccia della signorina Biritz quando si è seduta sulle puntine da disegno che le abbiamo messo sulla sedia?” rise Kate, seduta ai piedi del salice.

“Certo, è stata impagabile!” fece Karl, mangiando un panino al prosciutto.

“Quanto sei lento a mangiare” disse Kate salendo sull'albero.

“Sei tu che sei veloce, sicura di non essere un'aliena?” le chiese.

“Se fossi un'aliena non sarei così bella” si vantò Kate dondolandosi a testa in giù da un ramo.

“A me sembri piu uno scimmione” la prese in giro Karl.

Kate gli tirò in testa una pigna.

“E questa da dove l'hai presa?! I salici non fanno le pigne!” chiese il ragazzo massaggiandosi la testa.

Il loro discorso, se così si può chiamare, venne interrotto da Kim Mellison.

“Eccoti dov'eri Kate, tesoro” richiamò la sua attenzione la donna.

“Ciao Kim” la salutò la ragazza scendendo dall'albero “C'è qualche problema?”

“Nessuno. Volevo solo avvisarti che questo pomeriggio tu e Fay dovete venire subito all'astronave senza passare prima dalla sala d'allenamento” disse cordiale, poi sorrise seducente a Karl “E tu chi sei, caro?”

“Sono Karl, un'amico di Kate” sorrise incantato dalla bellezza della donna.

“Gli uomini sono tutti uguali” borbottò la ragazza, poi si rivolse al suo superiore “Dobbiamo partire per una missione?” chiese, già abbattuta all'idea di non poter partecipare alla festa della scuola che si sarebbe tenuta quella sera.

“Si, ma non oggi. Ti faremo sapere tutto più tardi” la salutò Kim con la mano, per poi mandare un bacio a Karl che si scompigliò i capelli imbarazzato.

Kate sospirò. Ora chissà cosa sarebbe andata a raccontare in giro quell'impicciona di Kim...

***

Quando Kate salì la rampa dell'astronave venne accolta da un'applauso di Kim e Jessica.

“E così hai trovato un fidanzatino” le sorrise melliflua la prima

“Karl non è il mio fidanzato” rispose prontamente Kate, che se lo aspettava.

“Oh” fece Jessica battendo un pugno sulla mano “ecco allora perchè ci tenevi tanto ad andare alla festa della scuola, speri che lui ti chieda di essere la sua ragazza stasera”

“Beh ecco-” cercò di ribattere Kate

“Ti consiglio una tinta bionda” la interruppe Kim, prendendo in mano una ciocca castana della ragazza “va di moda quest'anno”

“Cosa dici” intervenne Jessica “il rosso è molto meglio”

“Dilettante” la sfidò Kim

“Basta voi due” le interruppe Ada entrando con Fay “Non siamo qui per dar consigli estetici a mia figlia. Dobbiamo organizzare una missione. Dov'è Stuart?”

“Eccomi qui” fece capolino il ragazzo dalla sala controllo.

Kate si sbattè una mano in faccia, aveva sentito sicuramente anche lui quella conversazione imbarazzante...

“Ce l'ha commissionata direttamente il Governo Centrale” continuò Ada “pare ci sia da recuperare un artefatto molto importante ma non abbiamo ancora tutti i dettagli.”

“Quando è prevista la partenza, mamma?” chiese Kate

“Barry, quante volte ho detto che qui sono il capitano?” la rimproverò la madre.

“Si, scusi capitano” disse la ragazza a testa bassa

“Bene” fece Ada “La partenza verrà decisa quando avremo ulteriori informazioni. Ora potete andare ma tenetevi reperibili. Potremmo poter lasciare il pianeta da un momento all'altro”

Tutta la squadra venne congedata e Kate tornò a casa con il morale sotto alle scarpe. Odiava essere rimproverata dalla madre e soprattutto temeva di non riuscire a partecipare alla festa. Fay ovviamente non ci sarebbe stata quindi a lei non importava se fossero dovute partire subito. Ma Kate aveva riposto ogni sua speranza in questa festa. Per quanto odiasse ammetterlo Kim non aveva poi tutti i torti. Era da un po' che la mora aveva iniziato a provare qualcosa per Karl e sperava in una svolta. Così, con il cuore che le batteva per mille motivi, iniziò a prepararsi per la festa.

***

Arrivò verso le nove, indossava un abitino azzurro molto semplice ma che le stava indubbiamente d'incanto.

“Ciao Kate” la salutò Sue.

“Ciao Sue!” rispose raggiante Kate.

“Sono felice di averti incontrata, stai davvero bene vestita così. Ora però devo andare, le mie amiche mi stanno aspettando!” esclamò sorridente, prima di correre via.

“Ehm... Ok, ciao” disse flebilmente Kate, prima di rivolgere uno sguardo alla folla.

Sarebbe stata davvero un'impresa trovare Karl tra tutta quella gente. Iniziò a farsi spazio tra i vari invitati, quando per sbagliò urtò una coppietta.

“Stai più attenta a dove cammini, mocciosa!” sputò il ragazzo.

“Scusate, non l'ho fatto apposta” si scusò Kate.

“Lascia stare Ramon, quella è Kate Berry. Va nella mia stessa classe, e non parla mai con nessuno. Evidentemente si crede al di sopra di tutti solo perchè è diventata un pilota” fece una ragazza che Kate riconobbe come Emily.

I due lanciarono un'occhiataccia a Kate e si allontanarono. La ragazza aveva quasi le lacrime agli occhi ma qualche mese prima aveva promesso a Karl che non avrebbe più pianto e non aveva intenzione di iniziare ora a rifarlo.

Quando finalmente riuscì a raggiungere il tavolo delle bevande iniziava a dubitare che sarebbe riuscita ad incontrare Karl, quando lo vide poco distante. Stava per chiamarlo a gran voce quando vide che il ragazzo si stava chinando a baciare un'altra studentessa. Kate rimase con la mano alzata in segno di saluto, la bocca spalancata ma senza parole.

Karl, dopo aver dato un bacio appassionato alla ragazza, alzò lo sguardo e vide Kate.

“Ciao Kate!” la salutò “cosa fai li con la bocca spalancata come un baccalà? Vieni qui che voglio presentarti la mia nuova ragazza”

Kate si avvicinò deglutendo e cercando di nascondere l'enorme delusione.

“Ehm, non volevo disturbarvi” biascicò

“Non ci disturbi” sorrise Karl radioso come sempre “Lei è Camille. E' francese. Lei invece è Kate, lavora alla CS ed è quasi un fratello per me” le presentò.

Kate venne come investita da una secchiata d'acqua ghiacciata. Ora capiva tutto, lui non l'aveva nemmeno mai vista come una ragazza.

“Ehm, p-piacere” balbettò.

Non sapeva proprio come uscire da quella situazione, non aveva nessuna intenzione di stare lì con loro ma al contempo non se la sentiva di offendere Karl.

“Barry” una voce dura chiamò la ragazza.

Kate la riconobbe subito. Non era mai stata così felice di vedere Fay.

“Oh ciao Fay! Cosa succede?” si girò verso di lei, ben immaginando la risposta.

“Dobbiamo partire. Sono arrivati le informazioni. La chiamata è urgente; hai venti minuti per raggiungere la nave”

“Arrivo subito” obbedì Kate.

“Ehm non so quando ci rivedremo, ciao Karl. Camille” li salutò amareggiata.

“Ciao Kate, buona fortuna!” fece lui allegro, non notando la nota delusa nella voce della mora.

Kate si girò verso Fay

“Sono pronta, andiamo”

***

“Bene, ci siamo tutti” constatò Ada; aveva un'aria strana, diversa dal solito “Devo darvi una notizia difficile”

Tutti si fecero seri e guardarono attentamente il loro capitano.

“Il pezzo che dobbiamo andare a recuperare è un Espansore. Si tratta di un dispositivo capace di provocare un aumento di pressione notevole e dilatare lo spazio. Sarebbe molto utile per la risoluzione del problema di sovrappopolazione nei paesi del sud.”

Kim annuì “Beh, si è difficile da prendere. Bisogna usare le nuove tecnologie e creare un campo mentale intorno all'oggetto prima di prelevarlo. Poi abbandonare velocemente il luogo prima che si formi il buco nero dovuto alla mancanza di pressione che forniva l'Espansore. Ma io e Jess siamo una squadra allenata, dovremmo farcela senza problemi”

“Non è questo il punto!” la zittì Ada irritata “L'Espansore si trova all'interno di un campo di calore”

Sia Kim che Jess che Stuart ammutolirono. Fay rimase zitta come sempre.

“Cos'è un campo di calore?” chiese ingenuamente Kate, che non capiva la gravità della cosa.

“Sei sempre fuori luogo, sciocca ragazzina” la sgridò la madre “Mi chiedo a cosa siano serviti tutti i miei insegnamenti”

Kate si alzò furibonda “Se fossi stata una madre un po' più attenta ti saresti accorta di non aver mai nominato i campi di calore”

“Su su calmatevi” intervenne Jessica “non è questo il momento di litigare”

Kate si risedette imbronciata, la madre la guardava severa.

“Un campo di calore” cominciò Kim “è un labirinto all'interno del quale temperatura e pressione sono talmente alte che il minimo contatto con un corpo esterno ne provoca l'esplosione immediata. Senza contare che sono spesso abitati da creature chiamate Kratos, i cui corpi sono a temperature che sfiorano quelle del sole”

“M-ma è un suicidio!” esclamò Kate “Non si può uscire velocemente da un luogo del genere prima che si formi il buco nero e senza neanche sfiorare le pareti!”

“La ragazza ha ragione, Ada” disse Kim “Bisogna far cancellare la missione, non c'è modo di raggiungere quell'Espansore”

“Ci ho provato” fece freddamente Ada “Ma al Governo Centrale sono stati irremovibili, hanno bisogno del pezzo”

“Ci mandano a morire” sbatte il pugno sul tavolo Jessica.

“Chi sarà ad affrontare la missione?” chiese Kate con una voce apatica, non da lei.

“Saremo io, Kim e Jess” disse secca sua madre “Il Comando della Cs ha ordinato così. Ci sono più probabilità di riuscita in questo modo. Ma voi verrete con noi, nel caso non dovessimo farcela voi due e Jason riporterete la notizia sulla terra. Ora preparatevi, si parte immediatamente.”

***

Kate si sdraiò sulla panchina imbottita della navicella, tratteneva a forza le lacrime. Dopo aver letto le statistiche della missione aveva capito che quella sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe visto sua madre. Per quanto la squadra fosse brava una possibilità di riuscita dello 0,01% era davvero bassa e Kate non era un'insensibile; per quanto la madre la trattasse duramente le voleva bene.

“Ehi Kate, ti va una tisana rilassante?” le porse una tazza Jessica, tenendo su con l'altra mano l'asciugamano che le avvolgeva il bel corpo.

“Si grazie” si tirò su Kate, sistemandosi la tuta che aveva già indossato.
“Tu non vieni a fare la doccia?” le chiese la donna

“No, l'ho fatta due ore fa. Grazie per la tisana” disse la mora, troppo abbattuta per dar troppo retta alla collega.

“D'accordo” disse la rossa, sparendo nel corridoio che portava alle docce di bordo.

Kate sentì un'improvvisa stanchezza assalirla. Sbadigliando appoggiò la tazza su un tavolino e si risdraiò sulla panchina cadendo in un sonno senza sogni.

***

Fay si era appena tolta l'asciugamano per entrare nelle docce femminili dell'astronave. Fece per aprire la porta ma questa venne aperta dall'interno dal capitano Berry.

“Scusi” si fece da parte la ragazza, lasciando passare la donna che non la degnò neanche di uno sguardo.

Fay, per quanto fosse sempre vissuta da sola e non avesse molta esperienza nel capire le emozioni degli altri, sapeva che non fosse piacevole essere certi di andare in contro a morte praticamente certa da li a poco.

“Scusala, non si sente particolarmente in forma” fece il vicecapitano Mellison una volta che la sua superiore fu uscita.

Fay annuì e fece per entrare nella doccia.

“Sei sempre di poche parole tu, vero” le chiese con una voce cristallina che Fay ritenne un po' troppo noncurante per la situazione in cui si trovava.

“Mi limito al necessario, vicecapitano” rispose Fay.

La donna le sorrise e le si avvicinò. Fay si mosse involontariamente all'indietro, finendo per poggiare la schiena sui vetri della doccia. La Mellison le accarezzò i capelli argentei, un colore davvero particolare sulla terra.

“Come sei seria. Lo sai che si prendono più ragazzi con il miele che con l'aceto?” le si fece più vicina.

Fay si sentiva a disagio. E comunque era sicura che il motto fosse sbagliato, non parlava forse di mosche?

“Sei ancora vergine?” le chiese bruscamente la donna, risvegliandola dai suoi pensieri.

“Si” rispose Fay, senza vergognarsente.

“Ti andrebbe di diventare grande?”premette il seno prosperoso su quello altrettanto abbondante della ragazza, sussurrandole all'orecchio “Con me?”

Fay non sapeva cosa rispondere; voleva solo scappare e si odiava per questo. Lei non era così, non era una debole fifona.

Il vicecapitano infilò l'indice nella femminilità della ragazza senza aspettare un suo consenso e le lecco lussuriosamente il collo. Fay cacciò un grido e cercò di spingerla via ma qualcosa le punse il fianco e cominciò ad avere la vista appannata, le mancavano le forze. Improvvisamente non vide piu nulla.

“Si può sapere cosa stavi facendo” Jessica sgridò la collega, estraendo la siringa dal fianco della ragazzina che ora giaceva addormentata sul pavimento.

“Come sei noiosa, volevo solo divertirmi un po' con lei e regalarle una bella esperienza prima di mandarla a morire” alzò le spalle Kim, coprendo il corpo della vittima con un'asciugamano e appoggiandola su una panchina del bagno.

“Non mi interessano le tue fandonie, ora muoviti che dobbiamo scendere dall'astronave prima che il CS dia l'ordine di partire. Ada ci aspetta giù con le carte d'identità false. Staremo per un po' a casa sua, poi quando le acque si saranno calmate ce ne andremo da questa citta”

“Dici che potrò usare il letto di sua figlia?” chiese Kim rivestendosi “tanto alla piccoletta non servirà più”

“Fai quello che ti pare basta che chiudi quella boccaccia petulante e ti muovi” disse nervosa Jessica, per poi lanciare un'ultima occhiata ai capelli argentei che spuntavano da sotto l'asciugamano ed lasciare la stanza.

 

 

CAPITOLO DUE

Kate sentiva tutte le ossa indolenzite, come se avesse dormito in una posizione sbagliata. Faticava a ricordarsi dove fosse, poi improvvisamente tutta la durezza della realtà le cadde addosso e si svegliò di botto. Aprì gli occhi e si tirò a sedere spaventata.

“Mamma?” chiamò.

La navicella era illuminata fiocamente, ma Kate riuscì chiaramente a distinguere le figura rannicchiata di Fay seduta in un'angolino dalla parte opposta alla sua. Stava abbracciando le ginocchia e teneva la testa bassa tra di esse. Kate iniziò a fiutare che qualcosa non andasse.

“Dove sono le altre?” chiese alla compagna.

Fay non rispose. Kate andò alla postazione di comando.

“Ehi Jason” si stiracchiò “che ore sono? Le altra dormono?”

Jason la guardò con gli occhi lucidi “Le undici di sera, ma le altre non stanno dormendo”
“E allora dove sono?” si bloccò Kate, un senso di angoscia cominciava a coglierla.
Jason abbassò gli occhi colpevole e la verità investì Kate crudele come un camion di sette tonnellate. La ragazza corse nella sala principale e annusò la tazza che riposava ancora sul tavolino dove l'aveva messa prima di addormentarsi.

“Droga” disse con il fiato mozzo.

Poi una rabbia cieca la invase.

“Quelle stronze ci hanno drogate” urlò scagliando la tazza contro la parete. I vetri schizzarono per la stanza.

Kate tornò da Jason.

“Anche mia madre?” chiese tremando

“Si” disse in un soffio il pilota.

“E tu lo sapevi” alzò la voce la ragazza.

“Mi dispiace Kate, mi dispiace davvero. Ma non ho potuto fare altrimenti”

“Me ne fotto delle tue scuse!” riprese ad urlare, le lacrime agli occhi, “siete tutti quanti degli stronzi! A partire dal Governo che ordina una missione suicida a tutti voi che ci mandate a morire con l'inganno! Ho diciassette anni, cazzo!”

Kate iniziò a prendere a calci e pugni tutto quello che le capitava sotto mano, poi si sedette con un tonfo sul divanetto sul quale si era addormentata prima. Strinse i pugni.

“Io qua non ci muoio” si alzò in piedi, lo sguardo determinato “Porterò a termine questa stupida missione impossibile e una volta tornata sulla terra le farò finire tutte quante in galera!”

“Non puoi farlo” parlò per la prima volta da quando si era risvegliata Fay “e comunque non c'è nulla da fare. Non possiamo tornare indietro così perchè si accorgerebbero che il pezzo è ancora li e arresterebbero noi, e d'altra parte non abbiamo nessuna possibilità di sopravvivere. Moriremo, che ti piaccia o no”.

Kate si avvicinò alla ragazza e prendendola per il bavero della tuta la tirò in piedi sbattendola contro il muro.

“Stai zitta” ringhiò “Non ho nessuna intenzione di star qui con le mani in mano senza provare a fare nulla. Noi porteremo a termine questa missione e torneremo da quelle stronze con la tesa alta.”

“Io” iniziò a singhiozzare Fay “N-non voglio rivederle mai più”

Kate la lasciò andare stupita. Era la prima volta che vedeva Fay mostrare emozioni, doveva essere successo qualcosa di grave. La mora si sedette a terra davanti all'argentea.

“Ti va” disse con gentilezza “di raccontarmi quello che è successo?”

“Tanto ormai” Fay si sedette davanti a lei “Da dove comincio...”

***

“M-ma è terribile!” esclamò Kate quando la compagna ebbe finito di raccontare “Sapevo che fosse una donna perversa, ma non credevo fino a questo punto!”

La mora prese le mani all'argentea.

“Ti prego Fay ho bisogno di te. Dobbiamo almeno provarci, non possiamo lasciarci morire il questo modo. E se ce la facessimo potremmo tornare e sbatterle in prigione; sarebbe la nostra rivincita”

“Ma come faremmo a mandarle in prigione? Teoricamente non hanno fatto nulla di illegale”

“Io direi di partire dalla diserzione fino ad arrivare alla somministrazione di droga a minori” parlò Jason che aveva messo il pilota automatico “Almeno una quarantina di anni se li beccano”

“D'accordo” disse allora Fay, alzandosi un po' rinfrancata.

Kate battè le mani determinata “Quanti giorni abbiamo per prepararci, Jason?”

“Tre”

“Dove sono le simulazioni ricostruite sulla base dei dati che abbiamo sul luogo in cui stiamo per andare?”

“Sono già inserite nel simulatore” sorrise Jason, poi aggiunse “Capitano”

“Capitano?” lo guardò stupita Kate.

“Si, ora sei tu il capitano” le sorrise Fay “Sono le regole in caso di ammutinamento e tu ora sei quella col grado più alto tra le due”

“Benissimo allora” aanuì Kate “Sei pronta, vicecapitano?”

“Prontissima”

***

“Accidenti!” si morse il labbro inferiore Kate “Il Kratos ha danneggiato di nuovo la mia barriera di protezione!”

“Però sei riuscita ad uscire di nuovo senza toccare le pareti” disse Fay

“Sono stata comunque troppo lenta. Se dovessero esserci degli imprevisti moriremmo tutte e due” si rabbuiò Kate.

“Smettila sei stata bravissima” la rimproverò Fay “scommetto che quelle puttane non avrebbero mai raggiunto una prestazione neanche lontanamente vicina alla tua. E poi il mio lavoro all'esterno è guidarti per far si che non ci siano imprevisti, quindi tranquillizzati”

Kate le sorrise “Va bene, ma riproviamoci ancora una volta. Poi andiamo a dormire che domani dovremmo arrivare e ce la giochiamo tutta nel vero senso della parola”

“Va bene” accettò Fay

Kate fece per rientrare nella sua postazione del simulatore ma Fay la fermò.

“Senti Kate...”

“Si Fay?”

“Grazie di tutto, senza di te avrei dato tutto per perso”

“Non pensarci” le tese la mano Kate “migliori amiche” le fece l'occhiolino.

Fay strinse la mano in risposta, gli occhi le brillavano.

“Si”

***

Kate strinse i comandi della navetta da infiltrazione e aspettò l'okay per partire.

“Vai pure Kate, ho assicurato i cavi dell'alimentazione e sono in postazione”

“Perfetto” disse Kate seria “Jason mi ricevi?”

“Forte e chiaro”

“Apri i portelli, siamo pronte”

Jason fece come gli era stato ordinato. Kate uscì e dopo circa un kilometro si accostò lentamente al bordo della grossa struttura galleggiante. Sentiva già il caldo investirla, sperò che Fay stesse bene nella tutta speciale con cui era vestita.

“Scendo e apro l'ingresso del labirinto” comunicò l'argentea.

“Va bene” acconsentì Kate.

Vide la ragazza aprire la porta, ma ricevette sue notizie solo dopo qualche minuto.

“Ecco fatto, ma cè un problema” disse Fay

“Mi sembrava troppo bello che tutto andasse bene. Cosa succede?”
“Le porte si richiudono se le lascio, non posso seguirti dentro”

Kate sorrise amara, ma tutto sommato sollevata.

“Va bene, vado da sola. Ma ad una condizione”

“Quale” chiese l'amica.

Kate aprì la conversazione anche con Jason, affinchè potessero parlare tutti e tre insieme.

“Promettetemi che se vi dico di scappare, scappate.”

“Ma-”cercò di intervenire Fay

“Niente ma. Almeno due di noi si salveranno e non sarà stato tutto inutile”

“Va bene” si rassegnò l'argentea “Ma tu torna viva”

“Darò il massimo” affermò Kate, prima di iniziare a muoversi all'interno del condotto.

Faceva più caldo di quanto la ragazza avesse immaginato, stava già cominciando a sudare copiosamente. Non poteva permettersi pause o distrazioni. Con mente fredda raggiunse il luogo più interno del campo di calore, ma all'improvviso i segnali di allarme dell'astronave iniziarono a suonare e lampeggiare.

“Cosa succede?!” chiese allarmata Fay dal microfono.

“Si stanno sciogliendo le barriere perchè fa troppo caldo” disse Kate senza perdere la calma “Ora prendo l'Espansore ed esco il più velocemente possibile. Tu ricevi qualche segnale da un possibile Kratos?”

“Nulla per ora”

Kate tornò a concentrarsi sull'oggetto intorno al quale doveva creare un campo mentale. Collegò gli elettrodi del dispositivo alla propria testa e prese i comandi della macchina. Posizionò due piccoli bracci meccanici ai lati dell'oggetto e cominciò a creare una barriera usando la sua immaginazione. In pochi secondi un campo stabile si era creato intorno all'oggetto.

“Preso, ora esco!” esclamò Kate, cercando velocemente di fare inversione.

“Hai mezzo minuto!” esclamò Fay

Kate si accorse appena prima di toccare la parete che lo spazio non le bastava per girarsi.

“Dannazione!” esclamò “Jason mandami la visuale da retromarcia sullo schermo!”

L'uomo fece come gli era stato richiesto, ma quando Kate riuscì a vedere lo schermo quasi non le mancò il fiato. Il calore aveva iniziato a farsi insopportabile e ora ne capiva il perchè. Infondo al corridoio era ben visibile un'enorme ed orribile faccia infuocata. Il Kratos. Kate, la fronte imperlata di sudore, iniziò a muoversi il più velocemente possibile, sperando di raggiungere la svolta prima della bestia.

“Venti secondi Kate!” urlò Fay dal microfono.

Kate non rispose, troppo concentrata a svoltare l'angolo, evitando per un pelo una zampata di fuoco scoppiettante.

“Quindici secondi! Kate dove sei?!” urlò Fay

L'uscita era ancora lontanissima. E a quella velocità il Kratos l'avrebbe raggiunta.

“Fay vattene! Andatevene Jason!” urlò Kate “Voglio provare una cosa ma non so se funzionerà Voi andatevene!”

“No Kate!” urlò Fay.

Ma Jason aveva già richiamato il cavo al quale era legata Fay e l'aveva richiamata nell'astronave.

“Non possiamo lasciarla qui!” si mise a piangere la ragazza. Mancavano dieci secondi.

“Se fra otto secondi non esce attivo l'ipervelocità” l'uomo era irremovibile, ma la sua mano era appena sopra al pulsante che avrebbe richiamato il cavo dell'astronave di Kate.

Kate, per quanto fisicamente distrutta e sull'orlo di svenire per il gran caldo, raccolse tutta la concentrazione rimasta e in un ultimo moto disperato materializzò una gigantesca barriera appena qualche centimetro distante da ogni parete del condotto. Premette l'acceleratore al massimo, la navetta strisciò il fondo sopra la barriera, senza toccare le pareti.

“5 secondi, 4, 3...” pensava Fay terrorizzata.

Poi la navetta schizzò fuori dal condotto appena pochi secondi prima della faccia del Kratos che rimase incastrato perchè la barriera aveva ristretto il corridoio. Jason premette il pulsante, la navetta rientrò nell'astronave ad una velocità esorbitante. Kate battè la testa, ma riusci a restare sveglia, tenendo la barriera intorno all'Espansore Mancavano due secondi. Jason attivò l'ipervelocità. Un secondo.

Quando si sentì il boato provocato dal risucchio del neonato buco nero l'astronave era già lontana.

Fay non perse neanche un secondo e mise l'Espansore nella scatola di sicurezza. Kate si rilassò e prima di perdere conoscenza sussurrò un “ce l'abbiamo fatta, Fay”.

***

Ormai era passato un mese da quando la missione al campo caldo era stata portata a termine. La mora e l'argentea si stavano sedendo insieme a mensa quando un giovane ufficiale dell'esercito fece il suo ingresso, richiamando l'attenzione di tutta la scuola.

“Cerco il capitano Kate Berry e il vicecapitano Fay Relicant”

Tutti gli studenti si girarono verso le due. Kate avrebbe voluto seppellirsi, ma Fay si alzò risoluta e prese per un braccio l'amica costringendola a seguirla. Una volta in corridoio, lontano da sguardi indiscreti, Kate si rivolse al ragazzo.

“Cosa succede? Come mai ci hai chiamato a quel modo davanti a tutta la scuola?” chiese la mora irritata.

Lui non parve turbato dal tono della ragazza. I capelli biondo miele erano ben pettinati e visibili da sotto il cappello. Gli occhi verdi erano furbi e il sorriso piuttosto irritante, secondo Kate.

“Non si scaldi capitano, lo scoprirete non appena potrete parlare con il generale” disse beffardo.

“Posso sapere il nome di un soldato tanto irritante o mi dirà anche questo il generale?” sbottò Kate.

Fay le mise una mano sopra la spalla, l'amica purtroppo perdeva la pazienza molto facilmente e toccava a lei fermarla prima che facesse sciocchezze. Tra le quali la prima cosa sarebbe stata tirare un pugno al ragazzo dalla lingua lunga.

“James Moor, dolcezza”

Kate si morse la lingua per trattenersi dal ricoprirlo d'insulti; anche perchè ormai erano arrivati all'ufficio del generale.

Le due ragazze entrarono. Kate lanciò un'occhiata di sfida a James, che fece altrettanto mentre usciva e si chiudeva dietro la porta.

“Buongiorno generale” dissero in coro le ragazze.

“Sedetevi pure” fece l'uomo “Ho una bella notizia per voi”

Le due ragazze fecero come era stato loro ordinato e si sedettero.

“Le tre fuggitive sono state prese e domani saranno processate. Se volete dopo il processo potrete andare a vederle” disse il generale.

“Apprezzo l'offerta ma penso che leggere la condanna sui giornali mi basti” affermò sicura Fay. Non voleva più avere nulla a che fare con quelle tre donne, soprattutto con Kim Mellison.

“Io credo che andrò solamente da mia madre” disse Kate “abbiamo un conto in sospeso”

“Benissimo.” annuì il generale “Allora è tutto. Potete andare”

***

Il processo era finito e Ada Berry era stata rispedita dietro alle sbarre delle celle del tribunale in attesa di essere trasferita nella prigione della città. Fu stupita quando sentì la cella aprirsi e vide entrare la figlia. Kate era vestita elegante: pantaloni e giacca neri, camicia bianca e tacchi.

“Non credevo che saresti venuta” si alzò in piedi Ada, facendo per avvicinarsi alla figlia.

“Non ti muovere” disse fredda Kate “Sono venuta solamente per dirti finalmente in faccia che come madre sei stata un fallimento”

La donna si mise istericamente a ridere.

“Sarò pure stata un fallimento come madre, ma non come insegnante. Non credevo che saresti riuscita a farci avere ben 47 anni di carcere. Sei proprio uguale a me” sorrise maligna.

“Ti sbagli Ada” sorrise Kate, per nulla turbata “Io non sono come te. Ho preso tutto da papà”

La donna urlò irata.

“Piccola ingrata” si avvento contro di lei.

La ragazza schivo abilmente il colpo, poi la afferrò per un braccio e la immobilizzò con la faccia contro la parete.

“So che sei stata tu a farlo fuori. Non sopportavi che ci fosse qualcuno più bravo di te nella CS. Poi, quando ti sei resa conto che ti avevo superata hai cercato di uccidere anche me ma ti è andata male. Spero tu ci marcisca in prigione, Ada!” esclamò lasciando la presa sulla donna e uscendo dalla cella.

“Ho finito” disse la ragazza alla guardia che si affrettò a richiudere la cella.

Mentre Kate usciva dalle prigionì poteva sentire distintamente le urla della madre che la chiamava “strega” ma nn si voltò indietro.

 

 

EPILOGO

Kate si stiracchiò, si stava godendo il sole estivo e non aveva alcuna intenzione di muoversi. Una secchiata d'acqua fredda rovinò miseramente i suoi propositi. La mora annaspò, per poi aprire gli occhi e fissare truce suo marito che rideva divertito.

“JAMES!” urlo “giuro che adesso ti ammazzo!”

Lui, per tutta risposta, rise ancora di più e si caricò la mogli sulle spalle.

“Perchè ti ho sposato” piagnucolò Kate prendendolo a pugni sulla schiena, ma senza l'effetto desiderato.

“Perchè sono dannatamente sexi” affermò sicuro il biondo.

“Sei solo un'idiota. E ora dimmi perchè hai interrotto il mio bellissimo sonnellino” piagnucolò la ragazza.

“Perchè i nostri figli vogliono il gelato” rispose ovvio lui “sei tu che hai partorito due gemelli, non ti lamentare”

Sul viso di Kate si aprì un grandissimo sorriso

“Che bella idea! Voglio anche io un gelato! Quegli antipatici del CS mi tengono a stecchetto e ora che sono in vacanza posso mangiare tutto quello che voglio”

James sorrise posandola a terra

“Daisy e Harry sono con Fay, suo marito Jack e suo figlio Mark. Mancavi solo tu, pigrona!” la prese in giro.

Kate gli tirò un pizzicotto scherzoso.

“Ma se tu ti addormenti sempre sul divano mentre cucino!”

“Non lo nego” disse abbracciandola e dandole un veloce bacio sulle labbra che la fece sorridere.

 

  
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