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Autore: ShadowsOfBrokenGirl    28/07/2014    4 recensioni
Non riuscivo a smettere di guardarli, mi trasmettevano calore, speranza. Erano il qualcosa che cercavo. Erano l’unica bussola che potesse guidarmi verso un porto di pace. Un’ancora in quella tremenda tempesta che stava avvenendo intorno a me. Dentro di me.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chocola Meilleure, Houx, Pierre Tempête de Neige, Vanilla Mieux
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un’ancora nella tempesta
 
Pierre

Due occhi verdi

Camminavo. Nel completo disordine, senza avere una bussola che mi guidasse. Ma camminavo. I rumori, le voci, i suoni intorno a me giungevano al mio orecchio ovattati. Fissai il paesaggio nel quale mi muovevo, soffermandomi su una cosa per volta. Il cielo non era coperta da alcuna nuvola come la natura avrebbe voluto, ma da un fumo nero, artificiale, fin troppo “umano” per sembrare credibile. Sotto i miei piedi giacevano diversi cadaveri. Alcuni erano diventati molto pallidi, mentre altri, che avevano esalato l’ultimo respiro da pochi attimi, ancora sanguinavano. Altri si muovevano ancora, mentre li calpestavo.
Quando mi resi conto di dov’ero i suoni mi investirono.
Grida : supplichevoli, ardite, strazianti, acute, flebili, supplicanti aiuto o trasmettenti coraggio. Erano insopportabili : volevo che smettessero perché mi stavano facendo diventare pazzo. Coprii le mie orecchie con le mani tremanti per la rabbia. Respirai profondamente e le tolsi. Nulla. Quei lamenti terribili non volevano cessare.
-Dannazione! Che avete da urlare tanto? L’avete voluta voi questa stupida guerra!-
Che strana parola. Guerra. 6 lettere. 6 dannatissime lettere che non riescono a descriverla davvero. Migliaia di letterature, quadri, canzoni composti sull’argomento, ma nessuno riesce a spiegare davvero dove ci porti in fin dei conti. Alla fine forse. Di tutto. Alla distruzione, presumo, di tutto, Di noi stessi, soprattutto.
-Perché?-avevo chiesto al mio servitore, che aveva fatto capolino nel mio studio con una dichiarazione di guerra.
La sventolava fiero davanti al mio naso, come se fosse stato un grande riconoscimento. Mi aveva ripetuto le parole che mi aveva recitato sempre, fin da quando da bambino gli avevo posto la stessa domanda. La conoscevo a memoria ormai. Dovevo ammettere che allora mi persuadevano, mentre adesso mi scivolavano addosso. In definitiva dovevano vendicare l’onore di un Re che era stato ingannato miliardi di anni fa. L’animo degli Orchi però, nonostante fossero passati  tanti secoli, era logorato dallo stesso rancore che Glace doveva aver mostrato nelle sue iridi ghiacciate, mentre veniva rinchiuso nella prigione. Il mio animo, invece, era vuoto. Lì per lì non li avevo biasimati, almeno loro avevano qualcosaQualcosa per cui combattere, qualcosa per cui morire. Io avevo solo il niente e ormai ci ero annegato in quel niente.
Avevo firmato e avevo fatto spedire la dichiarazione di guerra al Castello di Extramondo, senza più obiettare nulla.
 
Mi guardai intorno scrutando soprattutto gli occhi dei soldati delle due fazioni. Attraverso gli elmi leggevo il loro coraggio, il rancore. Eccolo, era ancora lì. Il Rancore.
Io invece ero così stanco! Stanco di combattere la guerra degli altri, dopo aver così miseramente perso la mia. Un soldato mi vide e sorrise : dovevo sembrare una preda facile. Allo stesso tempo poter dire di aver ucciso il principe Pierre doveva far gola. Lo capivo.
Strinse più forte l’arma che impugnava e corse verso di me. Cadde miseramente al terreno unendosi agli altri cadaveri. Mi era bastato privarlo di quel bastone con un incantesimo e colpirlo con un paio di pugni ben assestati per metterlo K.O.
-Scusami, ma non intendo morire adesso!-mi ero giustificato.
Già perché anche se il mio animo era deceduto da tempo, il mio corpo era narcisisticamente deciso a restare in vita a lungo.
La mia marcia terminò quando uscii dalla radura. In un’ampia piazza che doveva aver ospitato un mercato diversi soldati si scontravano in combattimenti corpo a corpo. Vidi l’alta figura che sorvegliava il tutto, sospeso in alto nel cielo, e sorrideva compiaciuto. Credo che fossimo in vantaggio.
Improvvisamente in quella disastrosa tormenta, in quel tornado intravidi due macchie verdi. Due occhi piatti e opachi, che non trasmettevano nulla. Traballai e a stento riuscii a restare in piedi. Qualcosa dentro di me aveva sussultato, facendomi sbiancare. Un cuore? Non credevo nemmeno più di averlo. Intanto quegli occhi si spostavano irrequieti da un punto all’altro, senza sosta. Adesso si coloravano di pietà, ora di orrore, ora di spavento. Poi mi videro e strabuzzarono. Esprimevano tutto e nulla : amore, rabbia, pena, paura.
Non riuscivo a smettere di guardarli, mi trasmettevano calore, speranza. Erano il qualcosa che cercavo. Erano l’unica bussola che potesse guidarmi verso un porto di pace. Un’ancora in quella tremenda tempesta che stava avvenendo intorno a me. Dentro di me.
Un’alta figura dai capelli chiari distolse il mio sguardo dai suoi occhi. Cinse le spalle di Chocola e la strinse a sé. Lei sopportò per qualche secondo quella situazione, prima di sottrarsi a lui e di allontanarsi stizzita. Il mio piede destro esitò un secondo, ma alla fine si spinse velocemente in avanti, ignorando la voce acuta e dolce che mi chiamava.
“I have to be where you are”
Non ci misi molto a raggiungere, seppur imboccando strade secondarie. La trovai in un quadrivio fantasma, circondata da edifici che dovevano essere stati evacuati da tempo. Ero a pochi passi da lei, avrei voluto chiamarla, ma dalle mie labbra non uscì alcun suono. Il suo passo tuttavia divenne più esitante e incerto. Si fermò e strinse i pugni. Ci circondava il silenzio, che era così in contraddizione con le grida di morte che avevamo lasciato. Era così bella, così rassicurante quella calma. Sarà che mi risultava tale perché avevo vissuto la mia intera vita nel silenzio delle immense camere del Castello prima e della Villa poi. Da solo in silenzio a leggere dei romanzi, dei libri di magia o a fissare fuori dalla finestra sempre lo stesso desolante paesaggio.
-Cosa vuoi da me?-
Si era girata, pur non avendo udito la mia voce. O forse aveva ascoltato la voce  della mia anima che la invocava. O magari solo il rumore dei miei passi.
In ogni caso si era voltata e adesso mi guardava con le braccia incrociate. Era furiosa, ma allo stesso tempo era sulla difensiva e si sentiva insicura. Come sempre, del resto. Aveva paura di me, ma soprattutto temeva se stessa. Perché quando era con me cadevano le sue certezze, le sue mura di protezione e restava la vera Chocola. Meno arrogante, più fragile e confusa.
-Volevo parlarti-risposi.
-E’ un po’ tardi … - mi ringhiò contro.
-Beh meglio tardi che mai. Non recita così un vecchio detto?- sorrisi.

Eccomi tornata in questo fandom!! Non riesco ad essere lontana da qui per troppo! Sto sviluppando un’idea che mi è frullata in mente mentre studiavo per l’esame e spero vi piaccia! Come vedete è scoppiata la Guerra di Extramondo e in ogni capitolo mostrerò l’ancora (appunto) che permette ai vari personaggi di sopravvivere, ma anche i loro pensieri, la loro anima. Fino a giungere al momento in cui tutti dovranno interagire tra di loro, combattere in prima linea per dissipare la loro confusione interiore e prendere una decisione. Spero vi piaccia anche il mio nuovo stile, composto da periodi spezzati, parole ripetuto per il quale mi sono ispirata a Chiara Gamberale. A me sembra incisivo e adatto a narrare della proprio anima.
Ah dimenticavo questa storia è dedicata alla cara  ShadowDragon2000 , che mi aveva chiesto proprio di scrivere una long su SS. Scusa l’attesa e spero che ti piaccia.
  
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