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Autore: alessiatc    28/07/2014    0 recensioni
tratto dal testo: "le mie labbra trovano un’ancora a cui aggrapparsi"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Sono contenta, felice di stare qui con lui, su questa panchina. Non sento quel freddo pungente che sentivo prima, prima quando non eravamo abbracciati. Abbiamo le mani intrecciate, lui mi protegge dal freddo ed io proteggo lui.
Ogni tanto appoggio la testa sulla sua spalla. Siamo così vicini che posso sentire i suoi respiri regolari che vanno a tempo con i miei.
Parliamo, ridiamo e scherziamo, ogni tanto ci facciamo il solletico giusto per rompere quel silenzio imbarazzante che si crea tra noi.
No, non siamo fidanzati, siamo migliori amici. Ci conosciamo da sei anni. Ci siamo conosciuti in primo superiore. Ero in classe, era il primo giorno di scuola e l’unico posto libero era quello vicino a me, così ci si mise lui. Si mise lì senza dirmi niente, neanche ‘ciao’.
Nei giorni successivi iniziammo a parlare e a conoscerci un po’. Passavamo i pomeriggi interi a studiare, mangiare gelato, parlare, ridere e prenderci in giro. Eravamo e siamo diventati inseparabili. Viviamo entrambi sotto lo stesso tetto, abbiamo affittato un appartamento a Milano. Abbiamo frequentato le superiori a Catania ma l’università che volevamo fare noi non c’era nella nostra città così siamo andati entrambi a Milano.
In questo appartamento ci siamo solo noi due. Martina e Roberto.
Oggi ci troviamo su questa panchina perché non mi sono sentita molto bene mentre ero a lezione, così ho chiamato Roberto ed è venuto anche lui con me a prendere un po’ d’aria.
“Dai piccola peste, andiamo a casa”, mi sussurra dolcemente Roberto all’orecchio.
Non ho per niente voglia di alzarmi, ma lui è già in piedi che mi fa gli occhi dolci sperando che io mi alzi subito.
“Non mi va”, gli dico io. Ad un tratto mi prende in braccio e mi porta fino a casa, per fortuna che l’appartamento è vicino.
Mi ha portata in camera dicendomi che devo riposarmi. Mi abbassa le tapparelle, mi mette una coperta sopra e spegne la luce. Dopo pochi minuti crollo in un sonno profondo e mi raggiunge un incubo, il peggiore.
Mi trovo in macchina con Luca, il mio fidanzato. Sta piovendo a dirotto ed è notte. Io e lui iniziamo a scherzare e a farci il solletico. Lui mi dà dei piccoli baci sul collo e poi il nulla. Si sente uno schianto e diventa tutto nero. Sento il suono di quella maledetta ambulanza che si sta portando via Luca. E delle voci che dicono ‘non ce l’ha fatta’, ‘è morto sul colpo a causa del violento impatto col muro’.
Mi sveglio sentendo le mie urla che riecheggiano per tutta la stanza. Ho una crisi di panico. In questo periodo mi succede spesso.
Roberto corre subito vicino a me e si mette a sedere sul letto. Ho le lacrime che mi bagnano prima gli occhi e poi scendono giù per le guance, non riesco più a fermarle, continuo ad urlare, ma sento ancora l’ambulanza e quelle voci.
Sento delle braccia forti che cercano di tenermi ferma e piano piano i miei respiri si fanno più regolari. Tra lacrime e singhiozzi ringrazio Roberto e gli chiedo se può stare un po’ con me.
Dopo un’ora si alza e va a preparare una cioccolata calda per entrambi. Torna con due tazze piene di cioccolata fumante e con il suo computer.
“Ci vediamo un film comico ora”, mi dice cercando di farmi sorridere, e ci riesce, ma solo per un istante.
Mentre guardiamo il film inizio a toccargli le mani, non mi ero mai accorta di quanto fossero così setose e robuste. Sento il suo profumo per la prima volta, mi fa pensare al mare. Non mi ero mai soffermata così tanto a pensare a lui.
È moro con gli occhi castano scuro, la sua pelle non è come la mia bianca simile alla neve, lui è molto più scuro di me, anche d’inverno è abbronzato.
Verso le 19.00 si alza dal letto e mi dice “piccola peste vado a cucinare qualcosa, tu fai la brava, non fare cavolate e vai a farti una doccia”.
Ha ragione, devo proprio farmi una doccia, sono tutta sudata e bagnata dalle mie lacrime.
Mi vado a fare una doccia calda, provo a rilassarmi un po’. Dopo essermi lavata mi metto qualcosa di carino, anche se siamo solo noi due, anche se stiamo nel nostro appartamento.
Vado in cucina e mi fermo sulla porta e l’osservo. È muscoloso, non lo è mai stato, come è possibile che in un anno sia diventato così muscoloso, è alto e magro. Entro in cucina e lo abbraccio da dietro, gli do un bacio sulla guancia “grazie”, sussurro.
Come mi sta aiutando lui in questi ultimi mesi non lo fa nessuno. Luca mi ha lasciata ormai da 5 mesi e Roberto riesce a colmare un vuoto che non avrei mai pensato fosse capace di riempire.
Ci sediamo a tavola e iniziamo a mangiare il pollo con le patate che ha cucinato. Dopo cena tocca a me a sparecchiare e lavare i piatti, ma Roberto decide di aiutarmi.
Si sono fatte le 23.00 ed è ora di andare a dormire, ci diamo la buona notte e andiamo nelle nostre stanze. Dopo alcuni minuti mi sono già addormentata e faccio lo stesso incubo fatto poche ore prima.
Incomincio di nuovo ad urlare, questa volta mi tiro anche i capelli, le lacrime scendono ininterrottamente sulle guance.
La porta si apre di scatto ed è Roberto, si mette vicino a me e cerca di farmi calmare.
Rimane un po’ con me e poi mi dà un bacio sulla fronte. “Piccola peste stai tranquilla, ora dormi, io trono in camera mia”, mi dice quasi sussurrando.
Nel momento in cui si sta alzando lo pendo per il braccio e lo trascino a me. “No, rimani qui con me, ho paura”, le parole mi si strozzano in bocca. “Certo piccola”, mi dice e si sdraia vicino a me.
Non c’è mai stato tutto questo affetto tra di noi come in questo ultimo periodo. Non so cosa sta succedendo. Ho paura, non voglio innamorarmi un’altra volta. Ora però il sonno sta prendendo il controllo sui miei pensieri e loro piano piano svaniscono e finalmente, per la prima volta da quando è morto Luca posso dormire serena.
La mattina dopo quando ci svegliamo Roberto è ancora vicino a me e russa un po’. Gli do un bacio sulla guancia e sento qualcosa di strano nello stomaco, qualcosa che non avevo mai provato prima.
Lui si sveglia, ma io rimango immobile. “Buon giorno”, mi dice sbadigliando e stiracchiandosi. “Buon giorno a te, dormito bene?”, gli chiedo io. Questa mattina mi sono svegliata di buon umore. “Si, tu? Dormito bene?”, mi chiede cercando di non farmi capire cosa intende. “Si”, mi affretto a rispondere io.
È ora di andare all’università ma non ne ho tanta voglia. Roberto mi butta giù dal letto e mi inizia a fare il solletico. Mi sembra di essere di nuovo a casa sua in Calabria, sul letto scherzare come i bambini.
Dopo aver fatto colazione ci dirigiamo verso l’università, lui entra in una classe e io in un'altra, ci diamo appuntamento alle 12.00 vicino la panchina di ieri.
Entro in classe e cerco di prendere appunti. Sento il professore parlare di alcune cose di chimica ma i miei pensieri mi portano a scrivere più volte sul quaderno il nome Roberto. Cosa mi sta succedendo? Devo ammettere che in secondo superiore mi ero presa una cotta per lui, ma non era niente di che, mi passò subito. Questa volta sento cose nuove, mai sentite prima d’ora. In questi giorni penso a lui spesso, non so che succede. Forse mi sto innamorando? Forse ero già innamorata da prima? Devo parlarne con Roberto, è il mio migliore amico e devo dirglielo. Le 12.00 arrivano in fretta. Lo ritrovo lì, sulla panchina di ieri a guardare nella busta del Mcdonalds. Mentre lo raggiungo sorrido come una scema, mi sento come quelle bambine che ancora devono scoprire cosa vuol dire veramente amare qualcuno.
“Dai, sto facendo la dieta e tu mi compri il pranzo al Mcdonalds?”, gli dico ridendo.
“Prima di tutto non sei grassa e poi se non lo vuoi me lo mangio io”, mi dice mentre fa finta di andare via.
Lo prendo per un braccio e sento il forte bisogno di baciarlo. Non è però quel bacio sulla guancia. È un altro tipo di bacio. 
“Senti, siediti che devo parlarti”, gli dico con la voce tremante.
Mi guarda con un’espressione che non gli avevo mai visto sul viso. Sembra leggermi nel pensiero.
Mi siedo e lui si siede subito dopo di me. Appoggio la schiena alla panchina e anche lui. Mi prende le mani e inizia a giocarci.
Tutto ad un tratto mi sono dimenticata cosa volevo dirgli, mi sono persa nella sua bellezza. Prima avevo tutto un discorso nella testa, e ora, ora credo che non ci siano più parole, ma lui fa una cosa che mi stupisce.
Piano piano mi avvicina a se. Con il pollice mi accarezza il viso e le sue labbra si avvicinano sempre di più alle mie. Sento il suo profumo. Sono percorsa da brividi che mi attraversano per tutto il corpo. Lo sento sempre più vicino e poi finalmente le mie labbra trovano un’ancora a cui aggrapparsi. Passo il dito sui lineamenti del suo viso e mi sento come una pentola a pressione, sul punto di esplodere di felicità. Sento il sapore del caffè sulle sue labbra, forse prima ne aveva bevuto un po’. Finalmente il vuoto si è colmato. Il bacio termina con uno schiocco da parte delle nostre labbra. Mi allontano giusto per guardarlo negli occhi e dirgli “Ti amo Roberto”. Lui non dice niente, mi guarda e sorride, ha gli occhi che gli brillano, io affondo la mia testa nel suo collo per sentire meglio quello strano profumo che ora è la mia casa, la mia salvezza, il mio rifugio. 
   
 
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