G h i a c c i o.

L’acqua era gelida.
Gli riempiva la bocca, bruciando come fuoco. Un fuoco di ghiaccio. Ghiaccio a cui non riusciva a sfuggire.
Alzava le braccia con fatica ma velocemente, cercando di tenersi al ghiaccio sottile che non si era ancora rotto per via dei suoi movimenti.
Le dita si artigliavano alla superficie liscia, senza increspature a cui appigliarsi.
Cercava di tenersi con le unghie, ma non funzionava.
E affondava.
Affondava sempre di più.

La sensazione dell’acqua gelida che attraversava la trachea, in direzione dei polmoni era tremenda.
L’acqua gelida bruciava, e il respiro, affannato per i movimenti disperati, diventava sempre più pesante.
Affondava nell’acqua.
Velocemente.
Cercava di spingersi, flettendo le ginocchia, cercando di fare uscire la testa che sprofondava con il resto del corpo.
Cercava di prendere aria. Ma non ci riusciva.

Stava sprofondando.
Lentamente.
Ormai i movimenti erano diventati lenti. 

Emerse la testa un’altra volta, guardando sulle sponde del lago ghiacciato.
Una bambina, piccola e tremante, dai folti capelli castano scuro, era ferma. A guardarlo con gli occhi enormi. Terrorizzata.
Il piccolo ovale delle labbra spalancato. Non un suono ne usciva fuori.
Era impaurita. Triste. Piangeva. Ma era salva.

Un sorriso si dipinse sulle labbra di Jack mentre, socchiudendo le palpebre, precipitava nelle profondità delle acque. Era salva. Sua sorella, non sarebbe stata in pericolo. 

ＤＲＩＩＩＩＩＮ！！

Jack, il vero Jack, spalancò gli occhi di scatto, drizzandosi a sedere come se fosse sdraiato sugli spilli.
Una goccia di sudore freddo attraversava la sua tempia, mentre spalancava la bocca per prendere aria.
Quella sensazione di occlusione, dell’acqua che premeva contro la cassa toracica, era ancora li.

Si passò le mani sulle braccia nude, ricoperte da pelle d’oca, mentre cercava di scacciare via il sogno.
Era il sogno più realistico, più sofferente e più brutto che aveva fatto negli ultimi anni.
Cercò ancora di rilassarsi.
Andava tutto bene. Non stava affondando. 
Non c’era acqua gelida intorno a lui.
Non c’era nessuna bambina che piangeva.
Era solo lui, Jack Wynterlane, tra le lenzuola sudate.
Andava bene.

O forse, non era del tutto così?