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Autore: Pheronia    28/07/2014    6 recensioni
"Sentii il cuore mancare di un battito. Anche se avessi gridato aiuto con tutte le mie forze, nessuno sarebbe venuto a salvarmi. Ero in trappola come un topo e, ironia della sorte, il gatto che mi stava per catturare era proprio un bizzarro, inquietante, stranamente sexy alieno dagli occhi dorati".
Il titolo dice tutto.
Questo è per me il vero "happy ending" di Tokyo Mew Mew.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Kisshu Ikisatashi/Ghish
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Questa sciocchezza di fanfiction nasce in un afoso pomeriggio estivo in cui, per caso, a distanza di tanti anni da quando ho visto Tokyo Mew Mew per la prima volta, mi sono ritrovata a pensare a quando, in un giorno d'estate caldo come questo, Ghish avesse fatto per l'ennesima volta la sua richiesta alla bella Ichigo – "vieni via con me".

E fin qui è tutto da copione, con l'unica differenza che la mia Ichigo, a quella domanda, ha risposto diversamente. Mi raccomando lasciate una recensione!

 

 

Avevo messo in quel cioccolatino a forma di cuore tutto l'amore che avevo. Stranamente era venuto meglio di quanto pensassi, avvolto in quella luccicante carta da regalo, avrebbe fatto la sua sporca figura per San Valentino – e Mark avrebbe di sicuro apprezzato il mio impegno.

Nonostante mi fossi fatta aiutare da Kyle nella preparazione del dolcetto, ero veramente soddisfatta della riuscita di quel mio piccolo pensiero (per una ragazza imbranata come me ai fornelli, era come aver fatto una torta a sei strati!).

Mi affrettai a scegliere cosa indossare: optai per un pratico paio di sneakers gialle (in fondo, non sapevo dove mi avrebbe portata a festeggiare San Valentino), calze lunghe, gonna, una magliettina rosa e una giacca blu scuro. Pettinai qualche minuto i miei capelli per poi chiuderli nei soliti codini rossi, misi un velo di gloss e guardai l'orologio – caspita, ero di nuovo in ritardo!

Non so per quale motivo feci quel mastodontico errore – forse perchè ero troppo euforica al pensiero di vedere Mark, forse perchè ero in ritardo, o forse ancora perchè era scritto nel mio destino – ma quel pomeriggio commisi una dimenticanza che mi sarebbe costata cara. Chiusi la porta della camera con uno scatto rapido, senza accorgermi che proprio lì, sulla mia scrivania, avevo lasciato il medaglione per la metamorfosi.

 

"Strawberry, non far tardi mi raccomando!" disse mia madre sentendomi correre per le scale. Annuii e uscii di casa.

Diedi un'altra occhiata all'orologio e mi rilassai: per fortuna quello sprint mi aveva fatto guadagnare minuti preziosi e così rallentai la mia corsa – strano ma vero, avevo corso per tre isolati e non ero affatto stanca. Certo che a volte i poteri da Mew Mew tronavano proprio utili!

In quel momento realizzai di aver lasciato a casa il medaglione.

"Dannazione – pensai – se torno indietro arriverò sicuramente tardi all'appuntamento con Mark".

Ponderai le possibilità che avevo e alla fine optai per non tornare indietro. In fondo, il Mew Team aveva appena inferto una sconfitta bruciante agli alieni! Se avevano un po' di onta, non si sarebbero fatti vedere tanto presto!

Continuai a camminare tranquilla verso il parco, il luogo che io e Mark avevamo scelto per incontrarci, canticchiando un allegro motivetto.

Poi accadde quello che mai avrei pensato.

Sentii l'ultima voce che avrei voluto sentire.

 

"Ciao micetta! Che bella coincidenza incontrarci, non trovi?".

Cercai con lo sguardo il volto di chi aveva parlato, anche se sapevo benissimo di chi si trattasse.

Ghish.

Sentii un rapido spostamento d'aria al mio fianco e, nello stesso istante, due dita lunghe afferrarmi stretto il mento. Percepii il suo profumo ancora prima di vederlo con gli occhi.

"È qui che ci siamo conosciuti, ricordi?".

Il pensiero di quel bacio rubato mi fece avvampare ed innervosire.

Incrociai mezzo secondo i suoi occhi dorati, quasi caramello fuso, e notai con sorpresa che sembravano più brillanti e provocatori del solito.

Capii all'istante il motivo della sua visita. "Oh merda! Proprio oggi dovevo dimenticarmi del medaglione?"

Mi liberai dalla sua stretta e lo spinsi via, invitandolo ad andarsene. Ci mancavano solo Ghish e i suoi piani di conquista – della Terra? Magari!

"Testarda e battagliera come sempre, eh?" ridacchiò sprezzante squadrandomi dalla testa ai piedi.

"Insomma, che cosa vuoi da me?" chiesi a Ghish senza troppi mezzi termini. Conoscevo già la risposta, ma sperai con tutto il cuore che fosse un'altra, almeno per una volta.

Lui si fece serio, il suo sguardo si incupì, poi puntò l'indice verso di me, come per emettere una sentenza:

"Sono venuto per portarti via con me".

I suoi occhi si illuminarono di un bagliore strano, violaceo, e capii che doveva aver usato i suoi poteri per sbarrarmi la strada.

Con le gambe tremanti provai a scappare ma dopo pochi passi vidi un altissimo muro nel bel mezzo della strada.

"Che peccato! È un vicolo cieco! - il maledetto si dava pure al sarcasmo, ora! - andiamo, non fare storie, vieni via con me!".

Mi voltai e lo vidi camminare lentamente verso di me, mentre il cuore cominciava a battermi più forte.

"Scordatelo!" ringhiai, ma non ero certo nella posizione adatta per fare l'autoritaria. Non avevo mai visto Ghish così sicuro di sè, tenace, quasi "umano".

"Obbedisci! Opporti non ti servirà a nulla. Ho preso una decisione e non torno indietro. Sono venuto qui appositamente, non mi piace fare viaggi a vuoto". Rallentò il suo procedere fino a fermarsi ad un passo da me, quasi provasse gusto nel vedermi tremare come una foglia.

Io, Strawberry, paladina del mondo, spaventata? La situazione mi stava decisamente sfuggendo di mano. In tanti mesi di scontri non mi ero mai trovata da sola così vicina a lui e senza essere trasformata in Mew Mew.

Mark sarà stato senz'altro preoccupato dal mio enorme ritardo e le ragazze, Kyle e Ryan non avrebbero avuto neppure la possibilità di rintracciarmi senza il medaglione.

"Lasciami in pace – ormai avevo perso il controllo – ho una cosa importante da fare e non voglio perdere tempo con le tue sciocchezze!" provai a sminuirlo, sperando in questo modo di offenderlo e cacciarlo.

I suoi occhi d'oro mi guardarono accigliati, quasi perplessi, e Ghish riprese a muoversi verso di me.

"Non è una sciocchezza portarti via con me. E non metterti a urlare".

Sentii il mio cuore mancare di un battito. Anche se avessi gridato aiuto con tutte le mie forze, nessuno sarebbe venuto a salvarmi. Ero in trappola come un topo e, ironia della sorte, il gatto che mi stava per catturare era proprio un bizzarro, inquietante, stranamente sexy alieno dagli occhi dorati.

"Avanti, vieni via con me – disse con un sorriso serafico – non aver paura".

Era impazzito per caso? Perchè continuava a cambiare stato d'animo? Prima era serio e nervoso, e adesso mi faceva gli occhi dolci?

La mia mente era occupata a valutare quel repentino sbalzo d'umore, quando Ghish tese le mani di fronte a sè e fece per imprigionarmi tra le sue braccia.

Con una mossa felina scivolai via dalla sua presa e lui, quasi prevedendo che mi sarei scansata, mi afferrò per il polso e senza sforzo mi impedì di scappare. Provai a tirare con tutta la forza che avevo in corpo, attingendo anche ai miei poteri speciali, ma non riuscii a liberarmi dalla sua presa ferrea di neppure un millimetro.

Per mezzo secondo rimasi sbigottita: Ghish non aveva chissà quale massa muscolare da combattente, eppure possedeva un'energia e una forza straordinarie. Quasi lo ammirai.

Poi mi diedi della sciocca da sola per quella stupida idea balenatami in mente e provai a liberarmi:

"Lasciami andare!" protestai digrignando i denti.

"Devi fare tutto quello che ti dico, è chiaro?" rispose lui con una calma che mai avrei pensato potesse appartenergli. Sembrava cresciuto da un giorno all'altro, maturato quasi all'improvviso.

Stupita di questa sua tempra, continuai a dimenarmi nella sua stretta.

"Adesso smettila! Io non prendo ordini da te. E poi perchè mai dovrei darti ascolto, me lo spieghi?" dissi sempre più stizzita.

Ora cominciavo seriamente a preoccuparmi e il polso mi doleva per lo sforzo. Sembrò accorgersene e allentò la presa, senza però lasciarmi andare.

 

Poi qualcosa in lui cambiò e mai, in tutta la mia vita, mi sentii così vicina al cuore di un'altra persona. O alieno. O essere vivente.

La sua fronte si rilassò, le sue labbra si curvarono in un tenero sorriso e il caramello dei suoi occhi sciolse i miei feddi e scuri.

"Eppure ormai dovresti saperlo, Strawberry".

Osservai il modo in cui le sue labbra melliflue si muovevano a scandire ogni sillaba del mio nome, quasi accarezzandolo con la punta della lungua, per poi terminare con un mezzo sorriso.

"Ho fatto tutta questa strada per parlarti del nostro futuro – continuò con un tono dolcissimo e grave, facendo tremare ogni fibra del mio corpo – vivremo soli io e te, senza che nessuno ci dia più fastidio, non dovremo più combattere".

 

Rimasi a bocca aperta, dimenticandomi persino l'ABC della respirazione.

Io chi ero esattamente, Strawberry, liceale innamorata del ragazzo più carino della scuola, o MewBerry, paladina del mondo che fugge col nemico?

Dove era il mondo?

Perchè ad un tratto mi immaginavo mano nella mano con un ragazzo – se così si può dire – diverso da Mark e ad anni luce da qui?

 

Quando per un millisecondo la parola "futuro" mi giunse al cervello, sentii tutto quanto – il progetto Mew, la mia famiglia, le amiche, il Cavaliere Blu – crollarmi sotto i piedi.

Con la sconfitta di Profondo Blu presto tutto si sarebbe concluso e realizzai che per nulla al mondo avrei voluto che accadesse. La ragione era proprio lì, a neanche mezzo metro da me, che mi stringeva delicatamente il polso e giurava per l'ennesima volta che mai avrebbe permesso a qualcuno di portarmi via.

Mi sembrava di non capire più il mio ruolo. Sì, d'accordo, ero una paladina del mondo, un "angelo protettore della Terra", ma in quel momento compresi come andavano veramente le cose.

Ero stanca di combattere ogni giorno, di nascondere al mondo la vera Strawberry, di vivere nella paura che mi spuntassero coda e orecchie da gatto, di baciare un ragazzo e trasformarmi in un felino. Era un peso che non avrei potuto più sostenere.

Miracolo dei miracoli, l'unico che sembrava accettarmi per quella che ero veramente era quel bizzarro alieno coi capelli verdi, piaga e benedizione delle mie giornate, l'unica scossa della routine, che si prometteva sempre di uccidermi, ma che alla fine metteva da parte l'orgoglio per salvarmi. Sempre.

La compagnia di Mark mi sembrava fantastica, ma quanto effettivamente lui si era speso per me? Ero sempre stata io a preoccuparmi, ad inseguirlo, a centellinare il mio tempo tra lui, il Caffè e la salvezza del pianeta.

"Ora non ti sembra di capire, vero? Beh, forse è meglio così: col tempo mi capirai e mi apprezzerai" sorrise sfiorandosi il petto all'altezza del cuore.

Tempo? Quando è stata l'ultima volta che mi è sembrato di averne?

Ho vissuto la mia adolescenza nella frenesia dei combattimenti e nell'ansia di una missione troppo grande per delle ragazzine poco cresciute come noi Mew Mew.

"Se verrò con te – risposi con la voce spezzata – finirà tutto, non è così? Non vedrò mai più la mia famiglia e le mie amiche, e dovrò trasferirmi sul tuo pianeta per sempre?".

Ghish parve capire il motivo della mia esitazione, e rispose ridacchiando alle mie domande perplesse.

"Micetta, fidati di me. Senza l'Acqua Cristallo Profondo Blu non acquisterà mai un corpo, quindi la guerra non ci riguarda più. Sono scuro che nella tua bacchetta tu abbia ancora gocce cristallo sufficienti per rendere vivibile il mio pianeta. Per quanto riguarda la tua famiglia e i tuoi amici, beh, non è che spariremo dall'universo. Potrai tornare da loro quando vorrai coi miei portali dimensionali, e comunque credo che non le saluterai tutte per sempre. Pai ha intenzione di fare la stessa mia proposta a Lory. E anche quella peste di Tart si trova bene con la tua amichetta gialla".

Sentii il viso riprendere colore. Smettere di combattere per sempre senza rinunciare a chi voglio bene! Sarebbe stato fantastico!

"Senza contare il fatto che, in mia presenza, il tuo DNA resterebbe mutato, quindi avresti sempre a disposizione i tuoi poteri – aggiunse annuendo – allora, che dici, accetti, bambolina?".

Chiusi gli occhi un istante, non trattenni più le lacrime e feci sì che i fatti contassero più delle parole. Lasciai cadere a terra la borsa con il dolcetto che avevo preparato per Mark e con uno slancio sincero mi buttai tra le braccia forti di Ghish, non prima di aver posato le labbra tremanti e salate sulle sue.

Mi godetti quell'istante come non mai, assaporando il sapore di quel pazzo alieno che sentivo chiaramente ricambiare il mio abbraccio e sorridere.

Forse pensava che tutto questo stava accadendo nel luogo esatto in cui ci eravamo conosciuti la prima volta, oppure al proverbio "chi la dura, la vince", oppure ancora, come me, a quanto fosse bello finalmente vibrare all'unisono sulla stessa lunghezza d'onda.

Nessun buono, nessun cattivo. Solo un bacio a suggellare quel confine tra bene e male così crudele e soggettivo.

Mi staccai per riprendere fiato nel momento stesso in cui un portale si materializzò al nostro fianco.

"Portami via, Ghish" sussurrai sorridendo.

"Da quando dai tu gli ordini, micetta?" rispose lui ridacchiando.

"Da quando sei mio, cioè da adesso".

Mi schioccò un bacio veloce sulle tempie, poi mi strinse ancora di più a sè e oltrepassammo il portale. L'ultima cosa che vidi voltandomi indietro fu la faccia sbiancata di Mark, a qualche metro da noi, fissare il cioccolatino a forma di cuore, a terra, infranto in mille pezzi.

 

   
 
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