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Autore: Pineapple__    28/07/2014    3 recensioni
Sotto il sole cocente di una città in mezzo al deserto Nagisa, un giovane ballerino del ventre, è costretto a prostituirsi al Sultano Rin per riuscire ad ottenere, almeno per sé, l'acqua che al paese tanto manca a causa di una devastante siccità. Nonostante la vergogna che prova per sua "occupazione" vive con la speranza di ritrovarsi con la persona che gli ha fatto battere il cuore per la prima volta, la guardia reale Rei. Riuscirà Nagisa, grazie all'aiuto di un misterioso sciamano ed un gentile venditore di spezie, a capire che l'acqua disseta il corpo ma che per rinvigorire l'anima servono solamente un paio di lucenti occhi ametista?
[Rei x Nagisa] [Arabian! AU] [Only Sex! Nagisa x Rin]
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Haruka Nanase, Makoto Tachibana, Nagisa Hazuki, Rei Ryugazaki, Rin Matsuoka
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
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ルビーアメジストThe Love Story of a Guard and a Belly Dancer.
 
 
Atto I: Memoryless.
 
Le fontane del palazzo sono così belle. Sposto lo sguardo a quei perpetui zampilli d’acqua cristallina che si rincorrono scherzosi sotto il calante sole del deserto per poi piombare nella vasca di ceramica dalle reali increspature, non badando minimamente ad una fastidiosa zanzara che plana  sul mio ventre scoperto, probabilmente affamata e, armata di forchetta e coltello, pronta a banchettare allegramente servendosi dei miei vasi sanguigni. Seduto sul davanzale del palazzo del Sultano, riesco a vedere tutto. La città, con tutti i suoi profumi speziati e le sue persone, gentili e laboriose, ma stroncare da una siccità disarmante. Se sposto lo sguardo ancora più lontano posso scorgere le dune del deserto che si stagliano all’orizzonte, tinteggiate di un rosso quasi accecante a causa dell’enorme sfera di fuoco che ormai sta celermente scomparendo dietro queste ultime. Una calda brezza soffia a spettinarmi le scombinate ciocche color oro, trasportando con sé alcuni granelli di sabbia che, seppur effimeri, si impigliano nelle ciglia costringendomi a sfregarle per far sì che non finiscano negli occhi.
 
“Questi occhiali svolgono una doppia funzione; mi aiutano a vedere meglio e riparano i miei occhi dalla sabbia.”
 
Sorrido ricordando quelle parole scandite con tanta calcolata semplicità, quegli occhi ametista talmente lucenti da doversi schermare il viso. E quelle labbra soffici che mi rubavano un lieve bacio di tanto in tanto, senza spingersi oltre per timore di rovinare la mia bellezza, a detta sua, così pura. Un fiore del deserto, così mi chiamava quella giovane guardia dai corti e insoliti capelli blu, forse perché trovava in me un fascino tanto raro quanto delicato. Se mi vedesse ora, sono certo che rinnegherebbe tutti quegli sfarzosi complimenti che facevano tingere le mie guance di un imbarazzato rosso purpureo. Da quando è scoppiata questa colossale aridità l’acqua è davvero difficile da reperire e molte persone, stroncate da questa situazione, sono morte disidratate. Da bravo codardo, per scampare ad un’orribile fine, mi sono prostrato davanti al nostro giovane Sultano, avendo notizia che lui è in possesso di una mastodontica quantità d’acqua. Mi ha assicurato sei anfore al giorno e, se mai ne volessi averne di più, avrei solo dovuto allungare allungare le mani. Tutto questo, ovviamente, ha un prezzo.
 
Il panorama si distorce non appena percepisco calde lacrime offuscarmi la vista. Oggi sono esattamente tre mesi che non vedo Rei. Oggi sono esattamente tre mesi che conduco una vita da… prostituta.
 
Flashback
 
Sono stato condotto in una stanza solamente illuminata da candele che emanano una luce fioca e un melenso odore di vaniglia. Le guardie richiudono la porta dopo avermi ordinato di aspettare l’arrivo del Sultano, sghignazzando tra di loro frasi poco carine sul mio conto. Sospiro. Ormai sono solo in questo bizzarro ambiente, nella quale aleggia uno stordente odore di incensi e ceri profumati. Muovo qualche incerto passo verso l’unico arredamento presente insieme a vari comodini sparsi alla rinfusa nella camera: il letto. E’ rotondo e ha tutta l’aria di essere incredibilmente soffice, avvolto da delle lenzuola di seta rossa sulla quale si riflette la tenue luce emanate dalle fiammelle. Mi siedo sul morbido materasso e sposto gli occhi  sull’enorme vetrata dalla quale si scorge la oscura volta celeste punteggiata da infiniti astri lattei, come delle macchioline di vernice bianca lasciate scivolare dal pittore su una tela color notte. Non dovrei essere qui, ad aspettare l’arrivo di una persona solamente conosciuta per la sua fama alla quale esplicitamente donerò il mio corpo. Potrà farne tutto quello che vuole, trattarmi come una vera e propria concubina. In questo momento vorrei tanto essere tra le braccia che meglio conosco al mondo, scrutato da quegli occhi che mi consumano, lasciandomi crogiolare in un paradisiaco tormento.
 
All’improvviso la porta si apre, proiettando sul pavimento l’ombra di una sagoma alta e dal fisico scolpito. I capelli magenta sono raccolti in un piccolo e basso codino mentre gli occhi, del medesimo colore, slittano indagatori per tutta la stanza, soffermandosi a lungo sulla mia esile figura. Il ragazzo, solamente coperto da un inconsistente asciugamano candido legato intorno alla vita, richiude la porta alle sue spalle e mi si avvicina incrociando le muscolose braccia al petto. Abbasso istintivamente lo sguardo percependo che il sovrano si sta sedendo di fianco a me. Cerco di trattenere un sussulto quando, fulmineamente, la sua grande mano mi afferra il mento costringendomi a sollevare la testa per incontrare quei pozzi cremisi. Mi ripeto di non tremare né di avere paura, ma è davvero difficile a causa dell’inquietante dentatura del giovane.
 
“Come ti chiami, bimbetto?” domanda a bruciapelo.
 
“Nagisa…” rispondo in un soffio, deglutendo intimorito.
 
“Sei davvero troppo piccolo per avere questa occupazione.” mastica lui lasciando andare la presa.
 
“Sembro piccolo, ma ho diciotto anni, Maestà!” ribatto gonfiando le guance.
 
Mi copro la bocca con le mani, dandomi dell’idiota per aver alzato la voce con il Sultano. Sapevo che il mio essere impulsivo e la mia sfacciataggine non mi avrebbe mai reso presentabile per una conversazione con un membro di una famiglia di rango elevato. Avrei dovuto studiarmi a memoria frasi dai termini aulici, per non sfigurare davanti a Sua Maestà. Ma, in fondo, che posso farci? Sono solo un misero ballerino del ventre che si esibisce in vicoli e strade malfamate. Lo vedo fissarmi con espressione interdetta, per poi sciogliersi in un secondo sorriso. Strano, sembra così diverso da quello che esibiva prima. Sembrava quasi… compassionevole. Scuote la testa e, come risvegliatosi da uno stato di trance, si getta a capofitto su di me, mordendomi famelico la carne del collo. Mi lascio sfuggire un incontrollato gemito a causa di quel contatto così improvviso, il quale provvedo subito a zittire serrando le labbra. Gli esotici vestiti vengono fatti scivolare via dal mio corpo come fosse cosparso di unguento profumato, lasciando che una tenera nudità sia mostrata davanti all’esperto sguardo carminio del Sultano Rin. Chissà quante puttane ha avuto, prima di me.
 
E proprio qui, sopra questo spugnoso letto circolare, che il giovane entra in me. Lo fa con impeto, con fretta, quasi voglia mettere presto la parola fine a questo mio tormento. Le sue mani si muovono dotte lungo i miei fianchi sottili e cosparsi di un tenue strato di acre sudore. Una si avventura più in là, infilandosi tra i capelli sparsi confusamente tra le pieghe del velo di seta rossa. Non so cosa possano essere questi insoliti movimenti. Sono forse sporadici momenti di tenerezza per la mia deprecabile condizione?  Sento il suo petto sudato sfregare contro il mio e i suoi turgidi capezzoli me lo solleticano, come voler essere una simpatica carezza, sentore che tutto questo presto finirà. E invece la tortura continua per minuti e ore che nemmeno saprei quantificare fino a quando il suo desiderio si riversa dentro di me. Stringo la presa sul materasso e inarco la schiena, distendendomi di schianto sul letto. Lo vedo legarsi nuovamente l’asciugamano alla vita, per poi riprendere come se nulla fosse accaduto la via del ritorno. Il mio cuore si stringe in una morsa. Sono davvero diventato un oggetto.
 
“Sono solo un codardo…” pigolo richiamando la sua attenzione.
 
“Ricorda, Nagisa, solo i codardi sopravvivono in questo mondo.” sentenzia sistemandosi i capelli sudaticci.




*Angolo dell'Ananas*
Salve miei prodi! Ebbene (maledetta _Rouge) eccomi qui con la mia prima FF su Free! Vi avviso subito che sarà qualcosa di molto breve, dato che la voglia di scrivere su questo anime c'era ma ho altre FanFiction da mandare avanti. Gomenne. E gomenne anche per la scrittura da cani, per Nagisa schifosamente OOC eccetera eccetera. Spero mi farete lo stesso sapere se 'sta robaccia vi è almeno un po' piaciuta. Al prossimo aggiornamento, dunque! *si tuffa in mare gridando I CAN SWIM!*

 
Pineapple__
  
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