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Autore: cin75    28/07/2014    7 recensioni
Sam non ha scelta, deve uccidere Dean, per salvargli la vita. Per riavere suo fratello. E perchè suo fratello torni ad essere il suo eroe!
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Crowley, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
- Questa storia fa parte della serie 'Dean Post Mortem!!!'
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Dopo che Dean era sparito dalla sua stanza al bunker, Sam non si era dato pace. Da mesi, andava in giro giorno e notte, senza risparmiarsi, a volte senza chiudere occhio, continuando a macinare chilometri con l’Impala che , ormai, sembrava essere l’unica cosa che gli fosse rimasta di suo fratello.
Poi, però, quando rischiò di fare un frontale con un tir, a causa di colpo di sonno, decise di fermarsi nel primo motel che trovò sulla strada. Morto non sarebbe servito a niente e a nessuno.
Fu lì, che Crowley lo rintracciò. E fu lì, dove vide il demone, il famigerato Re dell’Inferno, entrare di sua spontanea volontà in una trappola per demoni, nascosta a dovere sotto al tappeto della camera.

Non aveva mai abbassato la guardia, il giovane cacciatore, nemmeno dopo che gli aveva visto compiere quel gesto. Sapeva, era certo, che Crowley c’entrasse con Dean, ma ucciderlo in quel momento significava solo perdere un occasione di ritrovare il suo amato fratello.
“Che cazzo vuoi Crowley?” gli aveva chiesto duramente.
“Ho trovato tuo fratello!!” fu la risposta alla domanda che ebbe in rimando. “So dove si trova e so cosa vuole fare!” gli aveva detto. E quando Sam sembrò credere o per lo meno dare un minimo di credito a tutte le altre giustificazioni che Crowley gli fornì, volle sapere di più su ciò che c’era bisogno di fare.
Il demone gli mostrò la pergamena antica e dalle iscrizioni potenti, gli indicò la parte in era riportata la formula che avrebbe riportato Dean indietro come essere umano. Non che Sam ci capì molto data la scrittura arcaica e decisamente incomprensibile con cui era segnato l’antico foglio.
“Come posso crederti?!” fece il giovane guardando ancora la strane iscrizioni.
“Credevo di aver trovato il mio Lancillotto, Sammy. Invece mi sono ritrovato con un Mordered sadico e bastardo e a quanto pare assetato di sangue.” Rispose con nonchalance.
“Non chiamarmi Sammy!” quasi ringhiò. Non doveva osare. Solo Dean…solo Dean, poteva.
“Già, perché solo il tuo caro Dean può farlo, Beh!, caro il mio Sammy…” disse sprezzante dell’avvertimento del giovane Winchester. “…. tieni presente che Dean non c’è più. Per lo meno il Dean che vuoi tu. Ma puoi riaverlo, ragazzo. Puoi riavere tuo fratello e tornare con lui a cavalcare verso il tramonto.”
Benchè non volesse dare alcuna soddisfazione, quello, era tutto ciò che Sam voleva. Suo fratello. Nient’altro.

E fu così che si ritrovò a fissare il corpo esausto di Dean, legato ad un tavolo di legno umido. Quel corpo che fino a qualche ora prima si inarcava dal dolore bruciante e lancinante che le iniezioni di acqua santa gli provocavano. Lo sentiva imprecare rabbiosamente contro quel legame di sangue che li legava, paradossalmente, quello stesso legame che sarebbe stato la salvezza di Dean.
Sam, restava fermo accanto al tavolo, mentre Crowley e Castiel, finivano di preparare le ultime cose da utilizzare per la conclusione del rito. Fissava Dean, la sua momentanea debolezza, il suo remissivo abbandono all’effetto dell’acqua santa.
Dean era un demone e non poteva ancora crederci ma lo aveva visto con i suoi occhi. Aveva visto i suoi occhi diventare neri come l’oscurità di cui solo l’Inferno era messaggero. Aveva visto sul suo viso, la rabbia, la crudeltà e la durezza che solo un demone poteva mostrare, però, poi, su quello stesso viso vi aveva scorto un sentimento nascosto. L’amore che Dean provava ancora per il suo fratellino e che lo rendeva ancora umano. Ed era su quel lampo di umanità che tutto il rito si basava.
Suo fratello era diventato la cosa che più odiavano al mondo, che aveva ucciso loro madre,  che aveva straziato la sua amata Jessica, che aveva portato via John quando si erano appena ritrovati. Era diventato uno di quei demoni che aveva distrutto e condannato alle più dolorose maledizioni, la loro famiglia.
Suo fratello!!
Quello stesso fratello che gli leggeva le avventure di Galahad, il cavaliere della tavola rotonda alla ricerca del Graal. Dean, che lo consolava nelle notti in cui John, a caccia di mostri, li lasciava da soli in una stanza di un lurido motel. Dean, che, da ragazzino, rubava i regali di Natale per farlo sorridere almeno una volta. Dean, che gli dava consigli su come comportarsi con le ragazze e che lo faceva ancora, sorridendo e prendendolo in giro per quella sua educata timidezza.
Lo stesso Dean che si era fatto sbranare dai dei segugi infernali, per salvarlo dalla morte e che si era fatto 40 anni di Inferno subendo tormenti, torture, dolori e sevizie fuori da ogni immaginazione.

Si avvicinò di più a suo fratello e prendendo dalla sua tasca quella stessa bandana che mesi prima gli aveva messo sul petto per cercare di fermare l’emorragia causata dall’arma di Metatron e che lo stava uccidendo, gliela passò sulla fronte madida di sudore. Dean scottava, anzi bruciava e quando, anche se inconsciamente, si accorse di quel tocco, sentì come un sollievo e gemette. Sam lo percepì e continuò ad accarezzargli la fronte.
“Sam?!” lo richiamò Castiel. “E’ ora!” disse porgendogli l’ennesima siringa. Sam, sapeva che era per il bene del fratello, ma ora cominciava a pesargli davvero essere colui che gli portava sofferenza. Prese, dalle mani dell’angelo, la siringa e si avvicinò di nuovo al fratello.
“Stringi la mia mano, Dean. Ti giuro che farà meno male questa volta!” o almeno così si augurava. Prese la mano del fratello nella sua e la strinse e sentì che anche Dean ricambiava la stretta e non era una presa per fare del male.
Sam sentì che c’era la richiesta di conforto in quella stretta. Rinsaldò la presa e infilò l’ago nel collo di Dean, che anche se incosciente, si contrasse tutto, non appena il liquido benedetto, gli invase di nuovo il corpo infestato. Tremava anche se fievolmente. I suoi gemiti erano quasi impercettibili, ma comunque dimostravano che Dean continuava a soffrire. Ciò che gli impediva di gridare, era l’estrema stanchezza a cui si era arreso.
“Non resistere Dean. Lasciati andare. Finirà tutto. Ti salverai..tu sei Dean Winchester. Tu sei mio fratello e mio fratello non si lascia mettere sotto così facilmente. Andiamo, Dean!...io….io…sono fiero di noi!!” gli sussurrò nelle orecchie, sicuro che il fratello potesse sentirlo e ricordare e aggrapparsi a quelle parole. Continuò a stringergli la mano fin quando non sentì che il tremore e lo spasmo dovuto al dolore cessavano lentamente.

Passò un’altra ora, con Crowley che leggeva e rileggeva la vecchia pergamena e ogni tanto fissava l’antica arma e con Castiel che lo guardava, anzi forse lo sorvegliava, pronto ad agire se il Re, avesse tentato di svignarsela e ogni volta che i due incrociavano gli sguardi, o prima il demone o prima l’angelo finivano sempre per dirsi la solita frase: “Arriverà il momento anche per questo!” riferendosi forse ad un loro inevitabile scontro.
Sam invece, non riusciva a staccarsi da suo fratello, ormai completamente inerme e indifeso e sentì un moto di rabbia quando sentì Crowley dire: “Credo che il tacchino sia cotto!”, avrebbe voluto infilzarlo, ma Cass fu più veloce di lui e sbattè il demone al muro redarguendolo rabbiosamente di quella sua uscita. Si avvicinò a loro e sfilò la pergamena dalle mani di Crowley e quando, questi gli disse che sarebbe dovuto essere lui ad “uccidere” Dean, si sentì morire per primo.

Non posso farlo!!, pensò. Come posso infilare quest’arma nel petto di mio fratello? Dove posso trovare il coraggio di farlo?, sono qui per salvarlo, non per ucciderlo definitivamente? Come potrei andare avanti con la mia vita, se le cose non andassero come crediamo o speriamo? Come sopporterei il suo sangue sulle mie mani!?

“La mano che porta la morte non può essere la mano che riporta la vita” sentì recitare dal demone accanto a lui e che gli rimise in mano la lama, che quasi a volerlo consolare Castiel gli aveva preso, offrendosi di essere lui a colpire. Ma Cass era quello che doveva guarire Dean, non poteva ucciderlo e Crowley era quello che doveva “intermediare” con il marchio e il suo potere.
Quindi restava solo lui.
La mano dell’amore fraterno, così, recitava la pergamena.
Quella mano che era il simbolo di un potente legame che né Cielo, né terra, né Inferno erano riusciti a sciogliere. Più forte di una grazia angelica. Più forte di un patto demoniaco. Più forte di un qualsiasi amore potesse essere descritto o solo immaginato.
Era la mano che racchiudeva l’amore incondizionato.

In quella confusione mentale, Sam sente il richiamo di Dean, della sua voce. Non si avvicina subito, sa che il fratello ha sentito quello che deve fare, lo vede dal suo sguardo e se ne vergogna. Se ne vergogna tremendamente. Si sente peggio di quando gli ha confessato di non averlo cercato quando era in Purgatorio. Perché ora sa che la cosa è reale: lui sa dov’è Dean, sa che cosa sta per accadergli e sa che sarà lui la causa della sua sofferenza. Di nuovo.

Per un attimo rivide ancora Dean ridere di cuore mentre i Ghostfacers andavano via credendo di aver sfondato; rivide il suo sguardo felice e speranzoso, quello sguardo che lo illuminava ogni volta che tornavano insieme dopo aver litigato; rivide la mano del maggiore sempre tesa e pronta ad aiutarlo in ogni situazione. Quella mano era un punto fermo nella sua vita. Non era mai mancata. Mai. Come la voce di Dean. Un mantra continuo nella sua mente: “Ci sono io a proteggerti fratellino e fin quando saremo insieme non ti succederà nulla di male. Te lo giuro!” ed era così. Era sempre stato così.
Fin quando non gli era morto tra le braccia, martoriato dai colpi di Metatron.

Poi, quando sentì Dean dirgli quella frase, tutto fu chiaro e cristallino.
“Ti prego. Salvami!”
Sapeva cosa fare, sapeva che le cose sarebbero andate a posto, sapeva che tra un po’ avrebbe riavuto suo fratello, avrebbe riavuto di nuovo quella mano da stringere e soprattutto avrebbe potuto sentirgli dire di nuovo che era li con lui a proteggerlo.
“Salviamo mio fratello!!”
Chiuse gli occhi e affondò la lama nel corpo del fratello. Tutto quello che avvenne in quei pochi e brevi momenti, fu come avvolto da miriadi di luci diverse che per uno strano gioco si intrecciavano una con l’altra, danzando al ritmo dell’incantesimo che veniva recitato all’unisono dal cacciatore, dall’angelo e dal demone.
Poi, tutto finì.
Cass guarì la ferita di Dean. La lama fu distrutta. Crowley sparì prima che si mettesse male per lui. Sam, ancora sconvolto, da quello che era accaduto restava immobile accanto al corpo ancora incosciente del fratello. Gli sfiorava la fronte per sentirne il calore, il petto per sentire il battito del cuore e ogni tanto fissava lo sguardo sull’angelo ancora accanto a lui chiedendosi perchè Dean ancora non riprendeva i sensi. L’angelo lo rassicurò e lo convinse a tornare al bunker.

Molte ore dopo il loro rientro, dopo aver parlato con Castiel e averlo ringraziato, Sam tornò nella stanza di Dean e si precipitò di nuovo fuori quando si accorse che il fratello era sparito. Si sentì vittima di un maledetto deja-vù.
Ma quando raggiunse il centro della sala di controllo del rifugio , la voce di Dean fermò la sua corsa verso l’esterno.
“Ciao Sammy!” sente dirsi. “Ciao, fratellino!!” sente dirgli ancora.
Ed è la sua voce quella che sente.
È la voce di Dean e non del demone crudele che era diventato.
È la voce di suo fratello quella che sente di nuovo, la voce che odiava quanto cantava a squarciagola nella macchina quelle assurde canzoni rock. La voce che lo aveva consolato dopo Jessica, dopo Madison e perfino dopo Amelia.
La voce di suo fratello. Di nuovo. Suo fratello.
E un enorme sensazione di felicità lo pervase quando Dean gli mostrò l’avambraccio destro libero dal marchio di Caino. Il giovane non resistette oltre, gli si avvicinò e lo abbracciò e come fu appagante quell’abbraccio. Come fu rinvigorente quella stretta fraterna.
Suo fratello era tornato.
Ed era vivo.
Ed era umano.
Ed era lì, con lui, che lo abbracciava.
Per un attimo, un solo attimo, la sua mente ricordò che l’ultima volta che lo aveva abbracciato, che lo aveva stretto a lui, Dean era morto con sulle labbra l’orgoglio del loro legame e sul volto le sue lacrime disperate di Sam.
Si scostò solo un po’ dal corpo, che ormai sentiva di nuovo forte di una rinnovata umanità, lo guardò quasi incredulo, ma commosso e lo abbracciò di nuovo, per rinsaldare ciò che c’era tra loro e che ci sarebbe sempre stato.

Era felice. Strano a dirsi, ma dopo tanti anni, forse una vita intera, a combattere mostri e schifezze malefiche di ogni sorta, ora, in quel momento era felice. Il dolore provato in quegli anni sembrò nulla. La frustrazione per i tanti fallimenti e le cocenti delusioni, sembrarono trovare conforto. La paura di non riuscire ad andare avanti svanì in un semplice abbraccio. In una rinnovata conferma. Erano di nuovo insieme.
“Saving people. Hunting things. The Family business!!”
   
 
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