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Autore: _Marika98    28/07/2014    0 recensioni
Ora era davvero senza fiato, perché senza volerlo aveva realizzato l'irrealizzabile, aveva visto l'impossibile, aveva sentito l'inesistente. Era assurdo e lei lo sapeva, ma lui era li e tutto quello che sentiva era grazie a lui, ai suoi occhi di una tonalità impossibile, al suo odore, che quando lo sentivi entravi in estasi, al suo tocco, leggero come una piuma e potente come un tuono che fa tremare la terra.
Julian. Il suo Julian.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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2. The moment

 

Mentre percorreva la lunga navata sentiva gli sguardi curiosi e poi meravigliati delle persone sedute introno a lei: la mamma, il suo fratellino Joey, Audrey, Dee, Summer, Zach, Micheal e i suoi zii nelle prime file, mentre gli amici di famiglia e i nonni nei posti più in fondo. Tutti quegli occhi puntati addosso la facevano sentire come una modella in una sfilata di moda, dove naturalmente lei era la più bella.

Tutti avevano sicuramente notato anche l'uomo elegante che teneva stretto il braccio della giovane sotto il suo, come se la volesse sostenere: smoking rigorosamente nero, scarpe perfettamente abbinate all'abito, il viso sorridente che sicuramente celava preoccupazione e una lontana tristezza egoistica, quale padre che era. Ma era anche orgoglioso, fiero, di quello che stava accadendo, anche se poco prima si rifiutava di credere ed accettare l'idea del matrimonio. Pensava alla sua bambina, la piccola e indifesa che rideva a crepapelle quando lui fingeva di sbattere contro le porte, o quando insieme costruivano i famosi 'castelli di sabbia' sulla spiaggia, considerati da loro un'autentica opera d'arte, da fare ammirare alla mamma e ai passanti.

Se sua figlia in quell'attimo preciso non l'avesse guardato con occhi pieni di amore e riconoscenza, probabilmente suo padre avrebbe pianto, perché anche se desiderava il suo bene e la sua felicità, aveva il desiderio folle di fermare il tempo e tornare indietro per potersi godere ancora la sua infanzia, ormai persa. Quindi le sorrise e continuò nella marcia.

La chiesa si presentava un luogo illuminato, dava l'idea di un posto molto simile al paradiso da come era decorata: le ampie vetrate colorate poste su ogni lato dell'edificio facevano filtrare la luce esterna vestendola di colori allegri e vivaci; gli oggetti decorativi sembravano di cristallo, pronto a rompersi con un semplice soffio, mentre i fiori erano semplici, ma profumati e bianchi. Ora che ci pensava era quasi tutto bianco, lì dentro. Mancavano solo più due colombe, pensò.

Abbassò lo sguardo e vide un Tom completamente innamorato: la guardava estasiato, quasi come se fosse un povero naufrago che sta avendo una visione mistica. Jenny non poté fare a meno di sorridergli ed arrossire all'istante.

Quanto era bello, pensò la ragazza dai capelli color ambra liquida. -Come ho fatto prima anche solo per pochi minuti a dimenticarmi completamente di lui?- Mai prima d'ora era successo e questo preoccupava non poco la sposa. Probabilmente non stava bene.

Si, sicuramente.

Era fatta, tra pochi minuti, forse secondi, avrebbe sposato quel ragazzo dall'aspetto così calmo e rilassato, così fiero e semplice. Ed era felice di vederlo sorriderle, era tutto così semplice, giusto.

Il prurito ai fianchi intanto aveva ricominciato a darle il tormento, insieme al pizzicorio degli orecchini. Se non ci fossero state tutte quelle persone intorno si sarebbe tolta volentieri quel vestito mediocre e quegli odiosi orecchini. Oh Dio, ma cosa le saltava in mente? Mediocre vestito e orecchini odiosi? Certo che no, diamine...lei amava sia l'abito che gli orecchini, anche se dovette ammettere a malincuore che ne avrebbe fatto volentieri a meno, perché per lei quello che contava non era molto la forma, ma il gesto, il volere fare un passo così importante con Tom, però desiderava anche essere bella e all'altezza di lui, della situazione, quindi scacciò la 'malsana' idea e proseguì.

L'ultimo passo verso l'altare e avvertì una sensazione strana allo stomaco, come una morsa che le impediva di respirare normalmente...nausea, forse, pensò lei; poi arrivarono leggeri capogiri e un brivido che la rese propensa a coprirsi con le braccia. Decise dunque di concentrarsi sulle immagini che la circondavano, i volti dei parenti, amici, l'odore dei fiori, i suoni prodotti dall'organo e ogni cosa che evitasse il fatto di pensare alla nausea e a quei piccoli disturbi.

Sentiva lontanamente il 'pubblico' che parlottava silenziosamente alle sue spalle, ma c'era qualcosa di inquietante tra tutte quelle voci leggere... un flebile, ma potente timbro di voce che sovrastava gli altri, e sembrava molto, molto familiare.

Poi alla ragazza sembrò arrivarle all'orecchio una parola che si distingueva nettamente dalle altre, era corta, sembrava una sorta di lamento, una negazione … no”.

 

Subito Jenny non ci fece caso per constatare che il suo battito aumentava sempre di più senza un motivo preciso. Forse era solo l'agitazione del momento, le sarebbe passata subito. Insomma, qualunque donna sull'altare avverte quel genere sensazioni, la nausea, i capogiri e diversi tremori in tutto il corpo. Tutto normale...o no?

La ragazza sorrise e respirò l'aria bianca della chiesa, incurante del suo stato.

Ora era davanti a lui, con gli occhi colmi di gioia, entrambi si guardavano.

Poi, inconsapevolmente ogni ricordo di loro insieme come per magia affiorò nella mente di entrambi:

Tom e Jenny. Tutti i loro amici e parenti li avevano sempre considerati come una sola cosa, Tom e Jenny, Jenny e Tom.

Si conoscevano da sempre, erano inseparabili: bambini che giocavano insieme nel piccolo giardinetto sotto lo sguardo attento della maestra, piccioncini innamorati che scappavano di nascosto di casa per stare insieme una notte...e adesso, uomo e donna che si sposano davanti a Dio.

Passa in fretta il tempo. E non c'è cosa migliore che passarlo con la persona che si ama. Era diventata così poetica, si disse.

Quando il prete ruppe il silenzio, Jenny sobbalzò, ma nessuno sembrò accorgersene.

“...vuoi tu, Tom Locke, prendere come sposa, la qui presente, Jenny Thornton?”

Lo sposo non esitò a rispondere:

“Lo voglio”.

Oh, la voce di Tommy era così dolce e ferma. Ma Jenny poteva leggere chiaramente sul suo sguardo che non era per niente calmo, dentro. Anzi, era palesemente un fascio di nervi contratto pronto a esplodere da un momento all'altro, come se le mille prove dei giorni precedenti gli fossero passate di mente e non si ricordasse più cosa dovesse dire e in che momento. Ma sembrava comunque spontaneo e naturale, come sempre, pensò Jenny.

Fino a quel preciso istante le cose non sarebbero potute andare meglio, e la ragazza fu felice di questo pensiero.

 

Ma poi la colse di nuovo quella sensazione, diversa da prima, più intensa e fastidiosa.

I capogiri aumentarono e sentì come se la terra, il mondo, l'universo e tutte le stelle ruotassero intorno a lei, e lei, come una bambina su un girello, rimaneva immobile a guardare lo spettacolo in moto.

Aveva bisogno d'aria. Subito.

Come se non fosse abbastanza frustrante tutto ciò, la forte nausea e il freddo pungente che avvolse il suo corpo le fecero venire voglia di sedersi, sdraiarsi, chiudere le palpebre e cadere in un sonno profondo, molto profondo...

Ma non cedette a quegli innocui dettagli, doveva sposarsi lei, non andare dal dottore, però dovette constatare che la vista le si stava appannando e non sentiva quasi più le gambe.

-Che mi sta succedendo?!-

Cercò di stare in piedi ancora qualche secondo, ma nonostante la sua resistenza fisica non ci riuscì per molto.

Prima di lasciarsi andare udì frammenti di parole che sembravano importanti in quel momento, ma stranamente non riuscì a capirne il significato:

“E tu, Jen...Thornton... prendere... come tuo legittimo.... il qui presente Tom Lo...”

 

NO!”

Di nuovo quel suono deciso giunse alle sue orecchie, ma questa volta come un'imprecazione, un ruggito animale, un rabbioso gemito, qualcosa di... inumano.

Come in un sogno sentì una mano che la cercò di afferrare, ma inutilmente: stava per crollare, era stanca, l'aria le mancava e le gambe non riuscivano più a tenerla su.

 

Poi ci fu il Buio. Buio totale.

Le tenebre l'avevano sommersa. Era caduta.

 

Avvertì una sensazione di sollievo solo quando finalmente il suo corpo toccò la superficie liscia del pavimento: tutto smise di muoversi e la nausea sparì all'istante, così come era venuta, insieme alle vertigini e al freddo pungente. Ancora più piacevole fu quando Tom le sollevò la testa da terra, con una presa forte, ma delicata, confortante ma...fredda.

Poi un profumo nuovo mai sentito le pervase le narici, sembrava colonia, anzi, pino, no, forse fiori di Calipso, qualunque cosa fosse non era sicuramente facile da trovare. A Jenny pareva addirittura essere di un altro pianeta: un odore così, così...afrodisiaco, non poteva essere terreno.

Possibile che Tom...?

Anche se la ragazza non aveva ancora aperto gli occhi sentiva la presenza di Tom, il suo Tom, ma era diverso, talmente diverso da non sembrare neanche lui. Era confusa e non capiva esattamente come faceva a saperlo, ma lo sapeva, e questo bastò per farla tornare cosciente, o abbastanza lucida da ragionare.

Piano piano aprì gli occhi e invece di trovare gli innocenti occhi nocciola tanto amorevoli e preoccupati del suo ragazzo, vide il blu.

Blu mare tempestoso, blu oceano, blu intenso, profondo, blu vita, blu ghiaccio puro, blu impossibile, blu. Era stupendo. Non sapeva come descriverlo.

L'unica volta nella sua vita che aveva visto un simile colore era stato quando si era alzata nell'istante preciso in cui sorgeva il sole. Poi, tra le tende aveva scorto un'incredibile luminosità che era durata soltanto un secondo prima di confondersi con il solito blu cielo.

Ora era davvero senza fiato, perché senza volerlo aveva realizzato l'irrealizzabile, aveva visto l'impossibile, aveva sentito l'inesistente. Era assurdo e lei lo sapeva, ma lui era li e tutto quello che sentiva era grazie a lui, ai suoi occhi di una tonalità impossibile, al suo odore, che quando lo sentivi entravi in estasi, al suo tocco, leggero come una piuma e potente come un tuono che fa tremare la terra.

Julian. Il suo Julian.

Oh.

Julian! Julian! Julian!

Era tornato da lei e le sedeva di fronte massaggiando la mano con le proprie.

Com'era stato possibile?

Come aveva fatto a tornare? Chi aveva scritto il suo nome sulla tavola? Perché era caduta? Dov'era finita? Perché quando lo guardava si sentiva sempre così speciale?

Troppe domande, nessuna risposta.

Come mai prima d'ora Jenny si sentiva attirata in quel lago invernale che altro non era che lo sguardo del ragazzo. Avrebbe potuto stare a guardarlo per sempre, anche se ciò significava morire, non respirare più, perdere tutto, restare sola. E lei detestava stare sola, come avrebbe odiato perdere tutto. Ma avrebbe rischiato, tutto per stare ancora qualche secondo persa in lui. L'unico posto in cui desiderava perdersi infatti era nei suoi occhi, nel suo profumo, nella sua voce, in tutto di lui, ogni parte del suo corpo.

Julian era il suo angelo. Anche se sapeva benissimo che lui poteva essere qualsiasi cosa tranne che un essere benevolo e venuto dal cielo, anche se rappresentava il pericolo più grande a cui un essere umano come lei andava incontro, anche se sceglierlo significava vivere nel Mondo delle Ombre per sempre, anche se lui era ciò che era, un Uomo Ombra, senza emozioni e sentimenti, senza un'anima, ma perdutamente innamorato di Jenny, la sua Jenny.

“Ciao, Jenny.”

Si era dimenticata quanto la sua voce fosse limpida e cristallina.

 

Una musica aveva riempito la sala. L'orchestra aveva attaccato una nuova melodia, un brano dolce, di un cantante che la ragazza non riusciva a identificare. Un'armonia fuori dal comune, ma bella, che ti entrava nel sangue e ti faceva sentire leggera, sospesa tra la terra e il cielo. Ultraterrena.

Ma adesso che ci pensava, prima non c'era nessuna orchestra...strano.

E loro erano ancora persi l'uno nell'altra, mano nella mano e seduti per terra, sotto l'attenzione del prete, che li osservava indifferente, come fosse stato del tutto normale per lui vederla crollare così.

Doveva smettere di fissarlo, si disse. Ma non poteva.

Notò però che il ragazzo non era invecchiato di un anno dall'ultima volta che l'aveva visto, anzi, sembrava addirittura più giovane...

Solo dopo aver realizzato di essere caduta durante...qualcosa che ancora le sfuggiva e che non riusciva a ricordare, decise immediatamente di distogliere lo sguardo dai suoi occhi, ma lo dovette fare con molta, molta difficoltà e forza di volontà.

Si guardò per la prima volta intorno da quando era svenuta e perse un battito.

Era cambiato tutto.

 

  
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