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Autore: Slytherin_TeMe    28/07/2014    4 recensioni
Il periodo degli esami causa sempre troppo stress agli studenti, ed una volta che essi vengono terminati, ognuno trova un modo per sfogarsi.
Stiles e Scott partono per una vacanza al mare, decisi a passare assieme una settimana nella più completa spensieratezza che gli accomuna.
Sarà un errore di Scott a far cambiare tutto, una bevanda sbagliata, un goccio di alcool in più e Stiles si ritroverà nel bel mezzo di una nuova avventura.
_Dal primo capitolo_
-Oh si, Stilinski.- Derek si voltò, il tono di suo zio era.. Divertito.
-Come scusa?- incrociando le braccia al petto, Derek si fermò esattamente davanti alla sua stanza.
-Stiles Stilinski. Rob ha avuto qualche problema con lui, al controllo dati.- si alzò dalla sedia dove si trovava, avvicinandosi al giovane, sempre ridendo. –Il suo nome, Stiles, non era lo stesso che mostrava il documento.-
-Infatti mi chiedevo come si potesse chiamare così il proprio figlio. E quindi quale sarebbe il nome del ragazzino?- chiese Derek.
-Ah non lo so, questo Stiles, a quanto pare, non vuole che lo si chiami con il proprio nome. Hanno dovuto spostare ogni cosa, persino la prenotazione, a nome del suo amico.- Peter rise nuovamente.
Genere: Demenziale, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Peter Hale, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Okay, e dopo mezz’ora utilizzata a cercare la canzone ADATTA (e finalmente trovata) ho iniziato a scrivere questa fic!
Ho una long da concludere, una originale in corso e mille altre fic inconcluse che non giungeranno mai qui perché è decisamente meglio di no, ma a parte questo, oggi ho deciso che avrei dovuto scrivere una nuova. Perché?
Perché ho conosciuto queste ragazze fantastiche che mi fanno piegare in due dalle risate, che mi CAPISCONO quando inizio a dare di testa (causa Sterek, Hobrien, Teen Wolf, Supernatural e chi più ne ha più ne metta) e dopo che una di queste ragazze (Brit) ha detto che mi avrebbe fatto un disegno Sterekkoso (davvero potei sposarti per questo) ho deciso che per ripagare il gesto, le avrei scritto una one-shot, visto che il disegno non è esattamente la mia migliore qualità!
Eeeee quindi eccomi qui con la storia che dedico a lei, ovviamente Sterek!
Spero vivamente che questo scritto ti piaccia, perché dopo aver cercato a lungo la canzone (che è “summer 69” di Bryan Adams) se faccio un disastro mi uccido.
Eeee niente, voilà!
Buona letturaaaaa!!!!!


 

Waves on the rocks




 
 
Il sole era alto nel cielo, rispecchiava i suoi caldi raggi sulle quiete acque chiare del salato mare. La sabbia ardeva sotto i piedi nudi dei turisti, riuniti tutti in quella piccola spiaggia dell’albergo dove Stiles e Scott alloggiavano.
Dopo i lunghi e faticosi esami che li avevano visti complici di studi approfonditi e difficoltosi, i due ragazzi si erano dedicati una settimana di mare, spiaggia e sole che ustiona la pelle.
Erano arrivati la sera precedente, e non appena avevano messo piede fuori dal treno che li aveva condotti fino a li, avevano preso un profondo respiro, assaporando l’aria salata che li circondava. Stanchi entrambi delle lunghe ore di viaggio, si erano poi affrettati ad andare in albero, dove entrambi si erano accasciati sul letto ed erano crollati.
Quella mattina Stiles era stato il primo a svegliarsi, ritrovandosi in una posizione piuttosto scomoda, che consisteva in un braccio a penzolare dal letto, con le lunghe dita affusolate che sfioravano il pavimento della camera, le gambe un groviglio confuso con il lenzuolo e l’altro braccio piegato a fare da cuscino. Strinse gli occhi per poi aprirli, mostrano il suo marrone nocciola alla stanza illuminata dal sole caldo.
Si era poi seduto, puntellandosi sul materasso con gli arti doloranti per la scomoda posizione. Si prese qualche secondo per riequilibrare tutte le facoltà, compresa quella di muoversi e scendere dal duro materasso. I piedi tastarono qualcosa di morbido, e solo una volta guardato verso il basso, Stiles si rese conto di aver fatto cadere il suo cuscino durante la notte. Si chinò e lo raccolse, poi finalmente andò a concedersi una doccia rinfrescante, togliendosi di dosso l’appiccicoso sudore della notte.
L’acqua fresca scivolava sulla sua schiena magra, solcando ogni più piccola curva con pazienza e precisione, donandogli una piacevole sensazione rinfrescante.
Nel frattempo, anche Scott aprì gli occhi, trovandosi sdraiato in modo poco diverso dall’amico, solo con entrambe le braccia lontane dal corpo, cercando più aria di quanta potesse averne davvero.
-Stiles?- mugugnò mettendosi a sedere, solo dopo udì il suono della doccia, rendendosi conto di dove effettivamente fosse il suo compagno di vacanza.
Senza perdere altro tempo, Scott si alzò dal letto, si infilò le scarpe e con i capelli spettinati, il viso ancora segnato dal cuscino e la maglietta stropicciata dal sonno, scese per raccattare qualche cosa da mangiare.
L’albergo che erano riusciti a permettersi non era niente di straordinario, un piccolo Bed and Breakfast vicino al mare, e come diceva il nome, garantiva solo la colazione ai propri ospiti.
Scott camminò pigramente fino alla sala da pranzo, in mezzo ad essa si estendeva un lungo tavolo pieno di pietanze all’apparenza deliziose. Non perse molto tempo prima di fiondarsi, affamato, su di un piatto e riempirlo con tutte le prelibatezze che riuscì ad afferrare.
Venne raggiunto da Stiles quando ormai nel suo piatto non giaceva che una misera fetta di pane fatta a brandelli. Stiles si affrettò al grande tavolo, afferrando una tazza per riempirla di caffè nero, zuccherarlo e poi servirsi di altrettanto cibo, sedendosi in fine al tavolo con Scott.
-Sei un completo disastro.- affermò il ragazzo appena seduto, indicando con un cenno del capo i capelli dell’amico, che parevano aver vita propria. Il tutto sfoggiando un sorriso divertito.
-In doccia c’eri tu.- la voce strascicata ed ancora assonnata di Scott, fece ridere ancora di più Stiles, che placò le sue risa solo quando avvicinò la tazza alle labbra, per berne un lungo sorso.
-Sarei uscito, prima o dopo.- appoggiò nuovamente la tazza, per iniziare a mangiare le delizie che il piccolo B&B offriva.
-Lo spero! Finiamo qui e poi ci fiondiamo in mare!- gli occhi del ragazzo spettinato presero a luccicare emozionati alla sola idea di potersi tuffare nelle acqua salate di quel luogo.
-Assolutamente!- rise ancora Stiles, per poi tornare a dedicarsi al suo cibo, davvero troppo buono per essere lasciato li, e soprattutto troppo affamato per non finire ogni briciola.
 
-Credo dovresti uscire, è una bella giornata, il sole splende, la fuori è pieno di ragazzi in visita e tu potres..- Peter, come al solito, aveva iniziato fin dal mattino a provar a fare uscire suo nipote dalla loro casa.
-Peter, no.- ma non aveva riscontrato molto successo, come sempre.
-Gli esami sono finiti, non hai nemmeno la scusa per rimanere in casa, in camera a leggere il solito noioso libro.- borbottò lo zio, appoggiandosi allo stipite della porta con una spalla. Incrociò le braccia al petto mentre osservava suo nipote con un cipiglio serio. –è incredibile che io, con tutti i giovani che ci sono a questo mondo, abbia a che fare con te che di uscire da questo buco, non ne hai mai voglia. Alla tua età..- venne nuovamente interrotto da Derek, che chiudendo il libro che teneva in mano, si alzò dal letto per avvicinarsi a Peter.
-Non ho alcuna voglia di fare nuove conoscenze.- tagliò corto, ed assunse anche lui la posa dello zio, portando le braccia ad incrociarsi all’altezza del petto.
-Perché, vuoi forse dirmi che di conoscenze ne hai anche vecchie?- Peter conosceva bene il duro carattere del nipote, e conosceva altrettanto bene quelle poche conoscenze che Derek aveva. Non che bisognasse circondarsi di amici, ma almeno avere qualcuno con cui uscire una sera ogni tanto.
-Questi non sono affari tuoi, è casa mia, posso rimanerci per tutto il tempo che voglio.- l’espressione che Derek mostrò riuscì ad innervosire Peter, oltre che a fargli venire una strana voglia di prendere (finalmente) a pungi, il ragazzo scorbutico che si ritrovava davanti.
-Prima di tutto, caro nipote, questa è casa mia. Ed è per questo che non hai altre scuse.-
Derek avrebbe voluto ribattere, ma si trovò ben presto con gli occhiali da sole sul naso, dei bermuda blu scuro ed una canottiera bianca, sotto il sole già cocente delle dieci del mattino.
Maledicendo suo zio, Derek si guardò attorno, cercando di individuare il posto sulla spiaggia meno affollato, e per sua fortuna, ne trovò uno poco distante da dove si trovava.
Vi erano solo due ragazzi, impegnati in qualcosa che somigliava molto ad uno spingersi a vicenda per vedere chi sarebbe entrato prima in acqua.
La spiaggia in cui si trovava era quella del B&B che Peter aveva acquistato, permettendo a lui e al nipote di vivere meglio di quanto già non facessero, occupandosi personalmente degli affari dello stabile. Derek appoggiò l’asciugamano sulla sdraio, per poi sedersi ai piedi di esso ed osservare in silenzio il mare. Le piccole onde si infrangevano contro la sabbia, inumidendola, mentre quei due ragazzi, tra rida e grida, cercavano ancora di spingersi in acqua. Fino a quando, quello che Derek capì essere il più forte dei due, prese l’amico di peso e assieme si gettarono nelle acque fresche del mare.
-Scott!- l’ulro del ragazzo gettato fece ridere quello che, a quanto aveva capito, si chiamava Scott.
-Dovevi vedere la tua faccia!- forse Derek si era sbagliato, quello non era il posto più tranquillo, ma ormai si era accomodato, e non aveva più alcuna intenzione di muoversi fino a quando il caldo non lo avrebbe soffocato e di conseguenza costretto a tuffarsi in mare per rinfrescarsi.
-Prima o dopo aver rischiato di annegare?!- il ragazzino pallido iniziò a schizzare Scott, mentre questo inghiottiva acqua salata a causa delle risate che non riusciva ad arrestare.
Dopo  il tentato affogamento l’uno verso l’altro, i due ragazzi non contenti di tutti coloro che li stavano osservando sgomenti, presero a correre tra le sdraio. Scott scappava mentre l’altro cercava di afferrarlo, e ci riuscì solo quando, sfruttando proprio la sdraio dove Derek era seduto, si lanciò addosso al suo amico, che cadde a terra, finendo direttamente con la faccia in mezzo alla sabbia.
-Stiles!- strillò Scott non appena riemerse da li, pulendosi come meglio poteva la sabbia dalle guance e dagli occhi.
Derek si era alzato nel momento in cui Stiles era passato dietro di lui, bagnandolo e riempiendolo di sabbia. Scott smise di ridere proprio quando individuò il ragazzo dietro le spalle di Stiles, che ormai era giunto alle lacrime e al mal di stomaco.
Ci mise qualche istante prima di accorgersi che Scott non rideva e che soprattutto guardava ad occhi sgranati oltre la sua spalla. Velocemente Stiles girò il viso, ritrovandosi davanti il petto, che sembrava parecchio muscoloso, della persona che Scott guardava. Alzando la testa, Stiles non solo capì con chi aveva a che fare, ma intuì anche che il ragazzo non era affatto felice.
-Oh amico, scusa!- disse Stiles, guardando la pelle del castano piena di sabbia.
-Non sono tuo amico.- fu la risposta dura che Derek diede al ragazzino, facendolo indietreggiare di un passo, le mani in alto in segno di resa. –Inoltre questa è una spiaggia privata, marmocchio.-
-Guarda che abbiamo pagato per questa spiaggia.- Stiles allargò leggermente le braccia magre, indicando così i restanti metri quadrati che appartenevano al B&B dove alloggiava.
Fu solo a quel punto che Derek capì che, vista l’età dei due, era più che probabile che essi alloggiassero nel B&B di famiglia. Infatti di solito era pieno di ragazzini, visto il prezzo basso che offriva l’alloggio.
-Girate a largo da qui.- e con questo intendeva unicamente la sua sdraio, visto che non poteva allontanarli otre. Diede le spalle ad entrambi, visto che era costretto da suo zio a rimanere in quel posto pieno di persone che ridevano e gridavano, almeno voleva rimanerci con un briciolo di calma interiore.
-Ho chiesto scusa!- disse Stiles, e per la prima volta dopo tanto tempo, Scott si ritrovò a voler soffocare il suo migliore amico.
Entrambi i ragazzi poterono vedere le spalle di Derek irrigidirsi ed i muscoli scoperti contrarsi in un, per altro inutile, tentativo di trattenere l’ira che lo stava investendo.
Stiles fu sul punto di dire che forse il ragazzone aveva bisogno di fare qualche visita dallo psicologo per il controllo della rabbia, ma prima che questo potesse girarsi, Scott afferrò il suo migliore amico e lo trascinò via, il più lontano possibile da Derek.

Quando Derek tornò a casa, Peter lo aspettava con il pranzo pronto. Conoscendo il nipote meglio di quanto conoscesse le sue tasche, sapeva non sarebbe tornato dopo mezzogiorno, nonostante fosse uscito tardi.
-Che faccia scura.- Peter alzò lo sguardo dal giornale non appena sentì la porta di casa sbattere, e disse quella frase prima ancora di vedere in viso Derek.
Derek, come suo solito non rispose, si limitò a lanciare l’asciugamano asciutto sul divano, insabbiandolo leggermente, per poi affrettarsi al frigorifero dove prese una bottiglia d’acqua.
-Nuove conoscenze poco gradite?- tentò ancora Peter, piegando il giornale ed appoggiandolo sul tavolo, prima di voltarsi ad osservare il nipote che ormai aveva ingurgitato quasi metà bottiglia d’acqua.
-Il tuo Bed and Breakfast è pieno di ragazzini irritanti.- fu l’unica cosa che disse Derek, per poi rimettere al suo posto la bottiglia d’acqua. Aveva camminato così velocemente verso casa che il suo unico pensiero durante il tragitto era stato quello di aggrapparsi alla bottiglia e non mollarla finché anche l’ultima goccia non si sarebbe posata sulle sue labbra.
-Di chi parli?- Le labbra di Peter si piegarono in un sorriso divertito, come tutte le volte che si ritrovava davanti il nipote arrabbiato.
-Stiles e – Derek dovette pensarci un attimo prima che il nome dell’altro ragazzo gli balenasse in testa. –Scott.- finì poi, andando in direzione della propria camera da letto.
-Oh si, Stilinski.- Derek si voltò, il tono di suo zio era.. Divertito.
-Come scusa?- incrociando le braccia al petto, Derek si fermò esattamente davanti alla sua stanza.
-Stiles Stilinski.- prese a spiegare l’uomo. –Rob ha avuto qualche problema con lui, al controllo dati.-  si alzò dalla sedia dove si trovava, avvicinandosi al giovane, sempre ridendo. –Il suo nome, Stiles, non era lo stesso che mostrava il documento.-
-Infatti mi chiedevo come si potesse chiamare così il proprio figlio.- borbottò Derek, osservando lo zio. –E quindi quale sarebbe il nome del ragazzino?- la nota di disprezzo fu ben evidente nella sua voce, e questo fece sorridere ancora di più Peter.
-Ah non lo so, questo Stiles, a quanto pare, non vuole che lo si chiami con il proprio nome. Hanno dovuto spostare ogni cosa, persino la prenotazione, a nome del suo amico.-
Le sopracciglia di Derek si alzarono a tal punto che Peter pensò che tra qualche attimo avrebbero toccato l’attaccatura dei suoi capelli.
-Un ora per un controllo dati, è la prima volta che succede.- Peter ghignò nuovamente, per poi guardare suo nipote negli occhi. –Come li conosci?-
-Hanno attirato l’attenzione di mezza spiaggia, disturbando l’altra metà mentre correvano tra gli ombrelloni. Dico davvero, Peter, dovresti smetterla di permettere a tutti di alloggiare li.- stufo di questo discorso, visto che gli importava meno di nulla, Derek si voltò ed attraversò la porta aperta della sua stanza, prima di togliersi la canottiera pronto per una doccia fresca.
-Anche io dico davvero, quando affermo che dovresti tirare fuori la testa da casa più volte.- la loro discussione, se così poteva chiamarsi, terminò li, ed entrambi gli Hale non si parlarono più per il resto della giornata.
 
-Quel tipo poteva spaccarti tutte le ossa del corpo con un solo pungo, Stiles!- mentre tornavano in camera, dopo un pomeriggio al mare, Scott e Stiles si ritrovarono a discutere tranquillamente degli avvenimenti del giorno.
-Dovrebbe farsi vedere da qualcuno di bravo. Davvero Scotty, nessuno gestisce la rabbia male come.. quell’armadio!- gesticolando animatamente, Stiles si diresse nuovamente verso il piccolo bagno.
-Non ci pensare nemmeno, tocca a me fare la doccia per primo!- velocemente Scott raccolse dei vestiti e si precipitò in bagno, chiudendo la porta in faccia a Stiles, che indietreggiò qualche passo.
-Scott, io vado a chiamare papà, visto che qui il mio telefono non prende, vedo se giù dopo tutto il disastro di ieri mi lasciano chiamare casa.- non aspettò risposta e scese al piano inferiore, saltando gli ultimi cinque gradini, rischiando così di finire addosso alla signora che stava, proprio in quel momento girando l’angolo.
-Fai attenzione!- sbottò lei, e Stiles si scusò subito, per poi camminare a passo spedito verso la reception.
-Mi scusi, mi chiedevo se..- la sua frase venne spenta a metà, quando riconobbe il viso di colui che, seduto dietro il bancone, leggeva con calma un libro.
-Ancora tu?!- l’altro appoggiò il libro che teneva in mano, osservando il ragazzo. Gli occhi verdi rimanevano fissi sul viso di Stiles, rendendolo nervoso.
-Ascolta..- si sporse un attimo in avanti per guardare il nome scritto in un elegante corsivo sulla camicia bianca del ragazzo. –Derek, quello che è successo in spiaggia, è stato davvero  un incidente. Me ne capitano di continuo, chi mi circonda è abituato. Ovviamente tu non potevi saperlo, ma davvero non capiterà più!- fu dopo questa frase che Derek pensò che una volta tornato a casa, avrebbe strangolato suo zio.
Lo stesso uomo che lo aveva obbligato a coprire il turno di Chris quella sera, il socio in affari di suo zio. Nonostante i lamenti, le imprecazioni sussurrate tra i denti e le minacce di morte, Peter non demorse e lanciando la divisa a Derek, uscì di casa, augurandogli di passare un ottima serata.
-Cosa vuoi.- tagliò corto Derek, passandosi una mano sulle labbra, mantenendo al minimo livello la sorprendente voglia di strangolare il ragazzino.
-Chiamare a casa, il mio cellulare non prende e mio padre deve sapere che sono vivo.. Ancora vivo, per adesso.- si passò una mano tra i capelli, spettinandosi più di quanto già non fosse, mentre osservava Derek, speranzoso in un permesso.
Il ragazzo più grande sospirò, allungò una mano ad afferrare il telefono e passò l’intero aggeggio al ragazzo, che componendo freneticamente il numero, ringraziò Derek con un movimento del capo ed un mezzo sorriso.
Stiles rimase in silenzio qualche attimo, prima che dall’altra linea la voce profonda di suo padre rispose.
-Sono io.- fece una breve pausa e poi ricominciò. –Come sarebbe a dire “io chi”. Io! Tuo figlio! Stiles!- si girò dando la schiena a Derek, che non perse altro tempo a sedersi e tornare ad immergersi nel libro, ignorando completamente la discussione che lentamente andò a crearsi tra padre e figlio. Infondo la bolletta del telefono non era un suo problema, ma di suo zio, e visto che lo aveva cacciato in questa situazione, il minimo che potesse fare era ricambiare il favore, offrendo chiamate gratis a tutti quelli che capitavano. Giusto per rendere la bolletta un po’ più salata.
Solo qualche istante dopo, Derek sentì il classico rumore di quanto la cornetta del telefono viene rimessa al proprio posto, segnando la fine della conversazione. –Grazie amico.- disse Stiles, picchiando una mano sul bancone.
-Obbligato.- senza staccare gli occhi dalla sua lettura, Derek fece un leggero cenno con una mano, invitandolo silenziosamente ad allontanarsi.
-Potresti anche essere meno bruto.- anche se poteva sembrare il contrario, Stiles ci teneva davvero alla propria vita, e non aveva mai pensato il contrario. Ma Scott era sotto la doccia, e lui si annoiava.
-è un mio dovere.- ritentò Derek, guadagnandosi un mezzo sorriso da parte del più giovane.
-Ci siamo quasi, ma non credi sarebbe più semplice dire solo “prego”?- a quel punto Stiles era appoggiato con entrambe le braccia al bancone, schiacciando il suo peso su di esse, pericolosamente oltre il limite di avvicinamento concesso da Derek, ovvero un metro e mezzo.
-E tu non credi che sarebbe più facile andartene e basta?- Derek si maledisse di non avere denti aguzzi con cui strappare la testa del ragazzo.
Stiles appoggiò i palmi di entrambe le mani sul bancone di marmo marrone, spingendosi indietro, per poi allontanarsi.
-Grazie.. hum.. per la chiamata.- si girò e alla stessa velocità con cui era arrivato, sparì.
Arrancò per le due rampe di scale e poi entrò nuovamente con la camera che condivideva con l’amico, e senza perdere tempo, si gettò in bagno, chiudendosi la porta alle spalle.

La sera entrambi si prepararono per uscire a cena, Stiles indossò dei pantaloni beige, una t-shirt grigia che era qualche taglia più larga e della All Star a collo alto. Scott invece indossò un paio di jeans semplici, una maglia verde scuro e delle Vans.
-Sai già dove andare?- domandò Stiles, infilandosi il portamonete in tasca.
-A dire il vero, no. Speravo tu avessi dato un’occhiata su Google..- tentò Scott, abbassando un po’ la testa, per osservare il migliore amico, apparentemente serio, pentito. Stiles scoppiò in un sorriso, avvicinandosi a Scott per appoggiare un braccio attorno alle sue spalle e dargli una pacca amichevole con la mano libera. –Ogni tanto mi chiedo come faresti se non ci fossi io.- sempre ridendo scesero nuovamente le scale, per dirigersi fuori dal piccolo hotel.
-Buona serata!- quello che entrambi ricordavano come Rob, li salutò con un sorriso cordiale, mentre attraversavano la soglia dello stabile. Entrambi i ragazzi sorrisero prima di lasciare che la porta si chiuse dietro le loro spalle.
Camminarono per dieci minuti, tra risate e battute senza senso, fino a raggiungere il locale che proprio Stiles aveva adocchiato la sera prima di partire, girovagando per il paese tra le strada semplici di Google Maps.
-Serio amico?- domandò Scott fermandosi all’entrata.
Stiles alzò le spalle, indicando poi con un cenno della mano la scritta. –è un ristorante Italiano, non vedo per quale motivo non dobbiamo mangiare qui.- senza attendere risposta Stiles salì i primi tre gradini davanti all’entrata, per poi voltarsi indietro.
-Scott, ti ho mai deluso in fatto di cibo?- non ricevendo risposta si rispose da solo. –Ovviamente no, io non deludo mai, in nessun campo. Quindi ora muovi le tue gambe e entriamo qui dentro, non ci vedo più dalla fame!- e senza aspettare si fiondò all’interno del ristorante, dove poco dopo venne raggiunto da Scott.
Stiles disse chiaramente a Scott che per una volta si sarebbero fatti consigliare da qualcuno, visto che non aveva idea di che cosa fossero tanti piatti, così quando arrivò il cameriere, Stiles gli chiese di proporgli qualcosa, e dopo aver bocciato la metà dei piatti che venivano consigliati, il ragazzino ordinò semplicemente un piatto di pasta, seguito a ruota da Scott, che ridendo aveva detto solo “lo stesso, grazie!”.
Fu poi un’idea di quest’ultimo fermarsi sulla spiaggia, dove, a quanto pare, vi era una festa. Infondo erano li proprio per salutare gli esami finali, e quale miglior modo di una festicciola intorno ad un grande fuoco con persone sconosciute che parevano trovare ogni pretesto per ridere? L’altra idea di Scott fu decisamente peggiore. Si avvicinò al bancone di un piccolo bar montato su spiaggia ed ordinò le prime bevande che gli saltarono agli occhi, senza assicurarsi della loro percentuale alcolica.
E Stiles, con i suoi pochi chili di fragili ossa e pelle pallida, bevve il liquido dolciastro in un attimo, senza percepire l’alcool che immediatamente corse nelle sue vene, rendendolo più elettrico di quanto già non fosse. Persino le onde che si infrangevano, creando una spuma bianca, portarono interesse  al ragazzo che, senza togliersi le scarpe, si avvicinò al mare, lasciando che l’acqua salata bagnasse la stoffa delle sue scarpe e quella dei suoi pantaloni, facendolo sorridere felicemente.
-Stiles! Ma che stai facendo?!- Scott, che si era allontanato momentaneamente per recuperare delle altre bevande, si avvicinò ridendo all’amico che, lentamente si addentrava sempre di più nel mare scuro.
-Guarda, guarda!- disse Stiles correndo verso l’onda che si infranse sui suoi polpacci, per poi scoppiare a ridere senza un reale motivo.
-Vieni, ti ho preso da bere!- l’ingenuità di Scott si vedeva soprattutto in questi momenti, in cui scambiava un semplice cocktail di frutta analcolico, con un altro, con un elevata percentuale di alcool, reso insapore dal gusto dolce della frutta.
L’esplosione di gusto avvolse le papille di Stiles, e mentre il mango nascondeva il bruciore, la papaia illudeva il giovane, costringendolo a prendere una sorsata dietro l’altra, riducendo la sua mente in uno stato nebuloso, in cui, persino l’espressione di Scott lo faceva divertire.
Tra le risate e le battute poco sensate del ragazzo iperattivo, le ore passarono, conducendo Scott in uno stato pietoso, obbligandolo a sedersi sulla sabbia, con la schiena contro un tronco accanto al fuoco. Poco dopo il ragazzo si addormentò, lasciando il migliore amico incustodito. E Stiles ubriaco non era mai da lasciare incustodito.
Il ragazzino, infatti, fin dai primi chiarori dell’alba, che rendevano il cielo di un blu delicato, fu attratto dalle montagne rocciose che spuntavano a venti metri dalla riva. Riuscì quindi a trovare un modo per raggiungere quelle montagne.  Usufruendo di un ponteggio, Stiles raggiunse gli scogli, situati a una manciata di metri dalla riva.
Con la testa che vorticava pericolosamente e i sensi addormentati, Stiles scavalcò le aste di legno, appoggiando i piedi incerti sulla roccia umida, resa scivolosa dalle alghe formatosi.
Aprì le braccia, cercando di mantenere un minimo di equilibrio, mentre, soddisfatto di se stesso, un sorriso si dipinse sul suo viso.
Derek, che come ogni mattina presto era uscito per la sua corsa giornaliera, non poté farsi mancare lo spettacolo. Ogni tanto capitava di sentire che qualcuno ci aveva lasciato le penne, in un tentativo stupido di camminare su quelle rocce. Arrestò la sua corsa e si incamminò frettolosamente verso la spiaggia. I suoi passi vennero rallentati dalla sabbia, ma non volendo leggere un altro annuncio funebre sul giornale il giorno seguente, continuò spedito la sua marcia.
Raggiunto il ponteggio, Derek riprese a correre, attento a non scivolare sul legno umido, cercando di attirare l’attenzione del ragazzino.
-Ehi!- gridò quando fu a soli pochi metri da lui.
Questo però non fece altro che facilitare la perdita di equilibrio di Stiles, che per voltarsi mise un piede in fallo, e il suo corpo si ritrovò ben presto, abbracciato dalle acque mosse del mare.
Senza pensare alla possibilità di colpire lui stesso gli scogli, Derek si lanciò in acqua, ed una volta raggiunta cercò il corpo del ragazzo, sperando di non trovarlo già privo di vita. Le onde si infrangevano sul suo viso, limitandogli la visibilità, ma non si arrese fino a quando non lo notò. Con qualche bracciata raggiunse il corpo, afferrandolo per la maglia per poi caricarsi il peso del ragazzo svenuto addosso, facendogli appoggiare la testa sulla sua spalla, ed usufruendo delle sue forti gambe, Derek tornò verso la spiaggia, nuotando a dorso.
Abbandonò il corpo del ragazzo sulla spiaggia, prima di chinarsi accanto a lui, appoggiando le dita sul collo del giovane, assicurandosi che fosse ancora vivo. Una volta accertato il battito cardiaco, Derek poggiò entrambe le mani sul petto di Stiles, e dopo qualche pressione il ragazzo sputò un po’ d’acqua, voltandosi su di un fianco, dando in questo modo, la schiena al ragazzo che lo aveva salvato.
Derek si lasciò cadere sulla sabbia, piegando le ginocchia e chiudendo momentaneamente gli occhi, se questo deficiente fosse morto, chi lo avrebbe detto ai suoi genitori? Ben presto si rialzò in piedi, porgendo gentilmente una mano verso il giovane che, senza parlare, la afferrò alzandosi in piedi.
-Derek?- la sorpresa nei suoi occhi fu grande, quando capì chi lo aveva salvato.
-Si può sapere che cos’hai in quella testa? La gente ci muore sugli scogli!- non che gli importasse la vita di questo singolo individuo, ma come avrebbe spiegato a suo zio che uno dei suoi clienti, quello senza nome, era affogato?
-Scott deve avermi dato qualcosa..- si grattò la nuca, imbarazzato dalla situazione. Poi si illuminò e si guardò attorno alla ricerca dell’amico.
-Ero solo vero?!- gridò verso Derek, gli occhi sbarrati dalla paura che Scott fosse con lui.
-Si.- ricordandosi l’aspetto dell’amico di Stiles, Derek lo aiutò a cercarlo, spostando con i piedi gli altri giovani che dormivano beati sotto i raggi insistenti dell’ormai sorto sole.
Spostando l’ennesimo ragazzo, Derek riconobbe il viso di Scott, e sventolando una mano, chiamò Stiles. –Trovato!- affermò issandosi il giovane su una spalla.
-Woah!- esclamò il ragazzino, seguendo poi Derek che si stava già allontanando.
Senza dare alcuna indicazione, Derek prese ad incamminarsi verso il B&B dove sapeva alloggiassero i due ragazzi, sotto lo sguardo incuriosito del giovane che ora gli camminava accanto e degli altri passanti che, osservando la scena, aggrottavano le sopracciglia ridendo divertiti.
Raggiunsero l’alloggio solo un quarto d’ora dopo, e mentre Derek entrava, Stiles si apprestava a dare qualche spiegazione rapida a Rob, che lo aveva fermato in mezzo al corridoio.
-Ma si che sta bene, deve avere bevuto un po’ troppo.. si sarà solo addormentato. Credo.- parlò talmente veloce che Rob non riuscì a stargli dietro, e quando Stiles scappò lui ancora non aveva capito che cos’avesse il ragazzo che Derek portava in spalla.
Arrivati in camera, Stiles si allungò per arrivare alla tasca di Scott, ancora tranquillamente addormentato, per prendere le chiavi ed aprire la porta, così da poter far entrare Derek.
Presto Scott venne abbandonato sul letto, dove, girandosi su un fianco, mormorò qualcosa, per poi ricadere in un profondo sonno.
-Ok, hem.. grazie per averi salvato, e per aver portato Scott in camera e.. Okay senti..- per non svegliare il suo amico, Stiles appoggiò una mano contro il petto di Derek, spingendolo gentilmente fuori dalla porta, per poi chiudersi essa alle spalle.
Innervosito per l’evasione di spazio, Derek si allontanò ancora di un passo, spezzando così il contatto che si era creato.
-Mi dispiace per il disturbo, ti pagheremo una cena!- offrì il giovane, poi ci pensò e dopo l’occhiata di Derek cambiò idea. –Meglio un pranzo.- annuì a se stesso e appoggiò una mano sulla maniglia. –Domani a pranzo, visto che sai dove alloggiamo, ci troviamo qui fuori alle undici, non ritardare!- e sparendo dentro la stanza non diede modo a Derek di ribattere.



Spazio autrice (circa):
Ed ecco qui la prima parte di questa storiella leggera leggera per Brit!
Spero solo che questa parte sia di tuo gradimento e di tutti gli altri che vorranno leggerla!
Se vi è piaciuta (o anche no) e se avete voglia, lasciate una piiiiiccola recensione qui sotto, così da farmelo sapere!
A presto con la seconda parte e...

STEREK ALL THE WAY! 

 
  
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