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Autore: Luxie_Lisbon    28/07/2014    4 recensioni
I The GazettE non esistono più...
Non esistono più perchè ne io, ne Aoi, ne Kai e ne Uruha siamo riusciti a proteggere Ruki dai demoni interiori che lo stanno distruggendo...
Non esistono più perchè io non sono stato abbastanza forte da proteggerlo... e quello che ci resta ora è soltanto la morte
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nuovo personaggio, Reita, Ruki, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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   No, non do nomi alle farfalle. Ma anche senza nomi, le distinguo l’una dall’altra dal disegno e dalla forma. Inoltre, quando si dà loro un nome, chissà perché muoiono subito. Queste creature non hanno nome e vivono per un tempo molto breve. […]
Ma quando il tempo è giunto, le farfalle scompaiono da qualche parte, in silenzio. Penso siano morte, ma sebbene cerchi, non ne trovo mai i resti. Svaniscono senza lasciare traccia, come se si fossero dissolte nell’aria. Le farfalle hanno una grazia incantevole, ma sono anche le creature più effimere che esistano. Nate chissà dove, cercano dolcemente solo poche cose limitate, e poi scompaiono silenziosamente da qualche parte. Forse in un modo diverso da questo
1Q84-Murakami Haruki
http://www.youtube.com/watch?v=TvqNrkzPrBw 

 
 Terza parte
2011
“grazie, sto bene, davvero” disse Ruki a Kaolu  che lo scrutò con morbosa attenzione, cercando di capire perché mai il suo vocalist avesse perso per un attimo i sensi durante la registrazione del PV di Remember the Urge.
 
 “sei sicuro?” gli chiese il ragazzo, avvicinandosi a lui ma Ruki scosse la testa con esasperazione.
 
 “si, sto bene, te l’ho detto. Ho solo avuto un calo di pressione” mentì il cantante lanciando uno sguardo a Reita concentrato a registrare la sua parte in compagnia di Aoi, dall’altra parte dell’enorme stabile dove stavano girando il video.
Ruki sapeva benissimo qual era il problema.
Quella settimana era arrivato ai suoi tanti amati 47 chili, quella mattina si era limitato a bere una Red Bull e a fumare una sigaretta dietro l’altra per sconfiggere i morsi della fame, ma alla seconda giravolta aveva perso l’equilibrio cadendo in modo rovinoso sul pavimento, portandosi dietro Uruha che l’aveva guardato senza capire. Ruki aveva registrato la sua parte con Uruha e Kai almeno una decina di minuti fa e adesso toccava a Reita e Aoi, mentre Kai si faceva un giretto per il set con in mano una telecamera per filmare qualcosa da inserire nel video del backstage. Ruki aveva insistito con il leader per non essere filmato, era fin troppo debole e non se la sentiva di farsi vedere in quello stato ma Kai aveva sorriso, cercando di allentare la tensione. Fu allora che Kai comprese che in Ruki c’era qualcosa che non andava.
Quando Ruki era caduto sul pavimento, portandosi una mano alla teta e restando immobile per alcuni secondi Uruha aveva appoggiato a terra la chitarra verde e lo aveva guardato con uno sguardo indagatore, seguendo il movimento della figura di Ruki quando si era alzato con un falso sorriso, dicendo a tutti quelli che erano accorsi per aiutarlo che stava bene, che aveva avuto soltanto un calo di pressione. 
Il chitarrista sospettava qualcosa, aveva iniziato a pensare che Ruki avesse un problema con il cibo quando l’aveva visto tagliare in pezzi minuscoli la sua fetta di torta, comprata dal leader per festeggiare il compleanno di Aoi, il gennaio scorso. Ruki aveva tagliato e tagliato quella misera torta, portandosi alle labbra soltanto un pezzo, masticando senza sosta e bevendo una bottiglia di acqua da solo.
 
 “sei lo dici tu. Forse dovresti farti visitare” disse Kaolu senza smettere di guardarlo ma Ruki scosse la testa ridendo.
 
 “no, non preoccuparti. Tanto ormai la mia parte l’ho finita per oggi. Me ne torno a casa” disse per poi alzarsi dalla sedia dove aveva passato gli ultimi dieci minuti, poi andò verso Reita concentrato nelle sue movenze, e quando il bassista lo vide gli mandò un bacio, facendo infuriare il registra.
 
 “adesso devo ricominciare” urlò l’uomo allontanandolo dalla faccia la cinepresa e Aoi ringraziò con il pensiero il biondo accanto a lui. Aveva una voglia di fumare allucinante. Aoi appoggiò la chitarra sulla sedia, si tolse la giacca prendendo una sigaretta dal tavolo, e nel vedere Ruki camminare lentamente con gli occhi socchiusi provò un senso di smarrimento. Nel mentre si accendeva la sigaretta pensò che forse Kai e Uruha avevano ragione, ragione sul fatto che il loro vocalist stesse attraverso un periodo difficile. Soltanto che non aveva idea che il problema fosse dovuto al cibo. 
Ruki sorrise a Reita come sempre e Aoi si convinse che stessero tutti bene, tornando a fumare e dando le spalle alla coppia per parlare con il regista riguardo le sue ultime riprese.
 
 “ vieni qui” disse Reita poco dopo, stringendo tra le braccia Ruki che lo baciò con trasporto.
 
 “ hai finito per oggi?” chiese poi Ruki a Reita perché aveva voglia di andare a vedere un film in una sua compagnia. Tutto pur di non ritrovarsi da solo in cucina.
Certe sere aveva così fame che era costretto a picchiare con forza la testa sul muro, perché non doveva assolutamente tornare a quei maledetti 50 chili, doveva arrivare ai 45 e poi ai 43 e così via. Non era nemmeno più una questione di numeri, sarebbe potuto anche pesare 33 e non sarebbero mai stati abbastanza.
 
 “si, ho una fame. Andiamo a mangiare qualcosa, che dici?” disse Reita ridendo e Ruki si rabbuiò, mordendosi il labbro inferiore.
 
 “ veramente ho già mangiato prima i venire qui” mentì “ però se hai proprio così tanta fame posso aspettarti al cinema fra un’ora. Io devo fare delle commissioni prima” disse sorridendo ma Reita era stanco delle sue continue scuse.
Quando Uruha gli aveva fatto notare l’episodio della torta Reita aveva sempre cercato di tirare fuori il discorso del cibo con Ruki, per vedere come reagiva ma il suo ragazzo era bravo a sviare il discorso, riusciva sempre a fargli dimenticare quello che stava pensando da giorni.
Ma questa volta Reita non ci cascò.
 
 “dai, andiamo al bar accanto alla stazione insieme, ci prendiamo un panino, ti accompagno a fare le tue commissioni e poi andiamo al cinema” disse e Ruki lo fulminò con lo sguardo.
Cosa poteva fare? Kaolu  si era insospettito ed era così stanco, così si limitò ad annuire.
Andarono al bar, Reita mangiò due panini sotto allo sguardo famelico di Ruki che si limitò a tagliare nei soliti micro pezzi il suo. Parlò senza sosta per distrarre il ragazzo difronte a lui e per poter fare cadere pezzi di cibo nel tovagliolo che portava in grembo. Poi disse che aveva bisogno di andare in bagno e si punì per aver ingerito tre pezzi di quel maledetto panino vomitando l’anima nel bagno del locale. Quando le sue dita sottili si macchiarono di sangue Ruki capì che doveva smetterla lì, che nel suo stomaco non c’era più niente da rigettare. Era diventato bravo anche con quello, riusciva a distinguere quasi tutto il cibo che aveva ingerito per primo, per essere sicuro di aver vomitato tutto. Ma quel giorno aveva mangiato soltanto un pezzo di panino e se avesse continuato a procurarsi il vomito volontariamente il suo stomaco si sarebbe distrutto in modo irreparabile. Quando notò la sua immagine riflessa nello specchio del bagno sorrise, un sorriso spento che non arrivò agli occhi e poco dopo ci sputò sopra, indignato e disgustato da se stesso. Le clavicole a forma di ali di farfalla non gli bastavano più, Ruki voleva volare da solo, proprio come una creatura effimera. Voleva passare un singolo giorno felice, senza pensieri, dopo essere arrivato all’obbiettivo che non riusciva a pronunciare ad alta voce, poi sarebbe anche potuto morire, non gli importava.
Quando tornò da Reita quello gli sorrise lentamente, stringendo la sua mano e lo accompagnò nel posto dove Ruki desiderava andare. Il vocalist chiuse gli occhi una volta chiuso nel suo camerino del negozio dove Reita lo aveva accompagnato, mostrando il suo corpo scheletrico allo specchio. Soltanto lui vedeva le bolle di grasso, le cosce enormi, la pancia gonfia, quando tutto quello celava in realtà sotto a strati e strati di abiti erano soltanto ossa.
Al cinema si addormentò senza più forze, mentre Reita cercava in tutti i modi di non mettersi a piangere, seduto accanto a lui e con le mani di Ruki strette nelle sue. Le sue mani erano sempre molto calde, invece quelle di Ruki erano perennemente fredde, come se nelle sue vene scorresse neve e non sangue. Ruki si stava trasformando in un ragazzo d’inverno sotto ai suoi occhi.
Reita comprese  che Ruki aveva un disperato problema con il cibo quando lo vide nel bagno del bar per poi uscire dopo venti minuti. Aveva gli occhi lucidi e tremava. Aveva vomitato, era chiaro, soltanto che non riusciva a capire come e perché lo stesse facendo
 
Il mattino seguente Ruki si pesò come tutte le mattine e tutte le sere e tutti i pomeriggi.
48 chili
Nello salire sulla bilancia aveva quasi avuto un attacco di panico, perché sapeva benissimo che qualcosa era cambiato e quando scese con lo sguardo e lesse il numero pianse in modo disperato. Tutti i suoi sacrifici buttati al vento.
Scese in cucina e svuotò il frigo che conteneva soltanto alcune bottiglie di acqua e degli yogurt, poi si scagliò contro il muro, tempestandolo di pugni. Doveva recarsi  allo studio del J-Melo quel pomeriggio ma non ne aveva alcune intenzione, non riusciva neppure a parlare figuriamoci a sedersi davanti ad una telecamera.
Ruppe tutto quello che gli capitò sotto mano, pianse lacrime bollenti e chiamò tutti i ragazzi compreso lo studio e con la scusa che aveva una febbre da cavallo restò disteso sul pavimento tutto il pomeriggio distruggendosi di addominali
Reita cercò in tutti i modi di far ragionare un disperato Kai che era dannatamente furioso con il vocalist, dicendo a tutti che ormai l’appuntamento era fissato, che non potevano assolutamente rimandare, ma Ruki non rispose al cellulare e i suoi amici furono costretti a rimandare un’intervista che comunque non affrontarono più.
Ruki smise di mangiare anche quei miseri yogurt che ingeriva per riuscire a cantare, a fare servizi fotografici e i 48 divennero 46, poi 45.
Quando lesse quel numero sulla bilancia urlò dalla gioia, crollando sul pavimento senza più forza. Il suo viaggio lo stava gratificando, sentiva di aver ritrovato fiducia nelle sue capacità, e si ripromise che non avrebbe fallito, perché non l’avrebbe sopportato. Non si accontentò più dei 40 chili, il suo nuovo obbiettivo erano i 38. Giurò a se stesso che in caso di fallimento si sarebbe tolto la vita.
Quel pomeriggio mentì un’ulteriore volta, e non soltanto ai suoi compagni di band, al suo ragazzo ma anche alla sorella. Midori sospettava qualcosa ma riusciva soltanto a vedere il fratello in rete  a causa dei continui impegni della band, ma notò immediatamente la sua magrezza allucinante quando Ruki postò una foto sul suo profilo Twitter. 
Il ragazzo era sempre stato magro, nella norma, non aveva mai pesato ne troppo poco e ne troppo ma quella foto la fece preoccupare immediatamente. Quando telefonò a Reita per parlare con lui delle sue sensazioni, il migliore amico le disse che da mesi ormai tutti quanti pensavano che Ruki avesse dei problemi con il cibo. La sorella pianse al telefono, mentre il ragazzo del cantante cercò in tutti i modi di dirle che avrebbe cercato di parlare con Ruki, di fargli dire la verità, qualunque essa fosse.
Ruki compose molte canzoni nel 2011, continuò a dimagrire ma più lentamente, comportandosi in modo più cauto. Imparò a nascondere le sue ossa dentro a strati e strati di vestiti, dedicandosi agli esercizi di notte, dopo aver atteso che Reita si fosse addormentato. Reita aveva proposto di vivere insieme non soltanto per amore, ma anche per controllare che il suo ragazzo non facesse nulla di avventato. Ruki non si scompose, gli disse di si, perché anche se c’era qualcun altro adesso ad amarlo, amava ancora Reita. L’anoressia amava Ruki e Ruki amava lei. Il loro rapporto era stretto, lei dettava le regole e lui le seguiva a testa bassa, non poteva tradirla, non doveva, era fuori discussione. Con Reita in casa era tutto più difficile, Ruki lo sapeva, ma senza il suo bassista non sapeva stare, e doveva assolutamente modificare  le sue abitudini. A pranzo e a cena mangiava piccole quantità di cibo, il resto lo gettava, vomitava tutte le volte che ne aveva la possibilità e il suo peso oscillò per mesi tra i 45, 46 chili. Non perse mai il controllo e le ore di esercizi notturni si intensificarono. 
Ruki stava alle regole e nella sua testa la Voce si congratulava sempre con lui. Se falliva tutto quello che sentiva era “grasso, sei grasso, sei un maiale obeso” e doveva assolutamente punirsi, altrimenti non sarebbe sopravvissuto alla furia di lei.
Una sola notte Reita finse di dormire, aspettando che Ruki si alzasse del letto, poi attese dieci o quindici minuti e lo seguì, trovandolo in salotto. Ruki era disteso sul pavimento, i piedi sotto al divano e si stava cimentando in almeno 100 flessioni, una dietro l’altra.
Reita nascose il volto dietro ad una mano, crollando sul pavimento, incapace di muoversi e con orrore lo vide alzarsi e ripetere quegli addominali per ben tre ore. Ruki non lo vide neppure una volta, tutte le notti passava tre delle quattro ore o a fare addominali o step sul divano e Reita fu costretto a guardare il suo ragazzo dimagrire a vista d’occhio. Aveva promesso a Midori che avrebbe fatto qualsiasi qualcosa per impedire che Ruki si uccidesse ma non appena comprese che Ruki era malato di anoressia, Reita lo odiò con tutto il cuore. Non  aveva pensato a lui, al loro amore neppure una volta. Questo pensiero lo tormentava da giorni e non riusciva neppure a concentrarsi sulla band.
In realtà Ruki ci aveva pensato eccome.
Lui non lo stava facendo per egoismo, lui non aveva deciso di non mangiare più per fare del male a nessuno, l’aveva fatto perché il distruggersi era l’unica cosa che lo rendeva felice, che lo rendeva fiero di se. Vedere l’ago della bilancia scendere di continuo gli trasmetteva passione e un senso di autonomia, lui si sentiva forte, ma era soltanto una facciata, una sfumatura di quell’orribile malattia in cui era caduto.
Cantava perché doveva cantare, i live li facevano ancora ma lui era spento, gli altri cercavano di mantenere viva l’atmosfera ma Ruki aveva soltanto il peso da perdere nella testa. Alla fine del 2011 sbagliò alcune parole di Pledge durante un live, Kai si infuriò terribilmente con lui e con Reita. I fans della band si confidarono nei social e Ruki venne bombardato di tweet su Twitter, in cui gli si chiedeva come stesse veramente. Ruki sviava sempre il discorso, annunciando a tutti che stava bene e che era soltanto un periodo in cui era molto stanco. Reita e gli altri assistevano dietro le quinte, impotenti. Aoi dopo il fallimento dell’ultimo concerto aveva smesso di aggiornare il suo profilo arrivando a togliersi definitivamente. Lui fu il primo a capire che l’era dei The GazettE stava lentamente tramontando. 
Qualcosa nel bassista si era spento.
Dopo aver trovato Ruki concentrato in addominali alle tre del mattino il suo suonare il basso era diventato qualcosa di meccanico, qualcosa di forzato e Uruha e Aoi furono costretti ad assistere impotenti al declino.
I 45 si trasformarono in 44
 Il 2012 arrivò, l’anno in cui i The GazettE affrontarono il Decade.
Fu l’ultimo live della loro carriera, perché quell’anno Ruki perse altri quattro chili.
 
***
Crollo sul pavimento della casa di Ruki, il nuovo luogo dove la mia mente ha voluto portarmi perché io rivivessi tutto quello che avevo cercato di elidere dalla testa con forza. Ma i fantasmi del mio passato non se ne sono mai andati, sono sempre stati lì, ad aspettarmi.
Sono costretto ad assistere al declino della mia storia d’amore, del mio gruppo, della mia vita, impotente, avvertendo sulla punta della lingua il gusto del sangue.
Il giorno dopo aver visto Ruki fare gli addominali per la prima volta, ho chiamato Midori dicendole che avevo un disperato bisogno di parlare con lei. Le dissi ogni cosa, lei non versò neppure una lacrima, mi ascoltò e basta, stringendo le mie mani tra le sue.
 
 “le sue mani, sono fredde?” mi chiese poi riferendosi alle mani di Ruki ed io annuii. Le mani di Ruki non erano soltanto fredde, ma gelide.
 
 “si, sono fredde come il ghiaccio” dissi guardandola e lei mi strinse a se, dicendomi che mi avrebbe aiutato, che avrebbe cercato di parlare con il fratello ma io le dissi che la cosa si sarebbe soltanto rivoltata contro di noi e che doveva lasciarmi risolvere la situazione da me. Sentivo che la colpa era mia, era colpa mia se Ruki aveva smesso di mangiare, ero io che l’avevo portato contro i suoi genitori, contro suo padre, baciandolo per la prima volta
Avrei dovuto rinnegare il mio amore per lui, continuare a fingere e magari lui sarebbe riuscito a trovare una ragazza. Quel pensiero mi ferì ma compresi che le cose sarebbero dovute andare esattamente così. Quando lo dissi a Midori lei mi spinse con forza contro il muro. Lo sguardo della ragazza era duro, mi odiava per aver pensato a quella cosa orribile, lo sapevo.
 
 “smettila di dire cazzate Akira. Voi due vi siete sempre amati, era destino, dovevate stare insieme” mi gridò furiosa.
 
 “ e tu? Che ne sarà di te?” le chiesi portandole le mani sulle spalle.
 
 “io ti amo, ti amo da morire, ma so che anche mio fratello ti ama, ti ama più di qualsiasi altra cosa, e non sopporto di vederlo soffrire, tu devi stare accanto a lui, devi cercare di farlo ragionare, te lo chiedo in ginocchio” mi implorò stanca, gli occhi lucidi.
 
 “ci proverò Midori, ci proverò” dissi devastato, con il cuore in frantumi, i cocci mi erano scivolati sulla mano e li stavo  stringendo così forte, sperando che si frantumassero del tutto, ma quello stupido muscolo continuava a battere nonostante tutti i miei tentavi di farlo smettere.
Quando mi volto un’ennesima figura di Ruki mi appare davanti agli occhi
Il Ruki che ho difronte pesa 43 chili, ha i capelli castani, indossa il suo costume del Decade, i guanti scarlatti che sembrano scaldargli un po’ le mani. Quando mi alzo per andare da lui sbatto con forza di nuovo contro quella dannata barriera invisibile e sono costretto a guardare un me provato e freddo comparire dietro a Ruki.
 
 “no, ti prego no” urlo portandomi entrambe le mani al volto, crollando a terra. Non posso rivivere quel momento, non adesso, non così, non ce la posso fare ma la mia mente mi vuole male, sono un dannato masochista
 
 “no” urlo quando vedo il vecchio Ruki chiudere gli occhi per voltarsi verso il vecchio me.

 
 
Ruki chiuse gli occhi quando Reita gli si avvicinò, restando a notevole distanza. Reita era stanco morto dopo aver posato per il servizio fotografico, voleva soltanto stare con Ruki, stringerlo a se e dormire ma Ruki non si sbrigava a smettere di dargli le spalle.
Quando erano tornati a casa, il vocalist si era tolto tranquillamente il cappotto e le scarpe, rifiutandosi però di togliersi il costume di scena. La lunga giacca colorata di rosso e nero lo teneva al caldo, e lui aveva così freddo.
 
 ” amore, vieni qui” provò Reita, gli occhi che pungevano. Avrebbe sicuramente pianto da un momento all’altro e non voleva che succedesse davanti a Ruki.
Il ragazzo sospirò lentamente e quando si voltò per guardarlo fu per sorridere in modo freddo. Si sentiva un verme per averlo pensato ma doveva assolutamente iniziare adesso gli esercizi perché non ne aveva nessuna voglia e se non si sbrigava ad iniziare non gli avrebbe fatti più.
 
 ” sono stanco Rei, davvero. Voglio soltanto fare una doccia e andare a letto” sorrise Ruki. Una volta nel bagno avrebbe lasciato andare l’acqua della doccia e per venti minuti avrebbe fatto una serie di addominali che avrebbe terminato soltanto di notte.
 
 “facciamola insieme” propose Reita prendendo Ruki tra le braccia appoggiando le labbra sulle sue. Ruki rabbrividì a contatto con quel bacio, perché il suo bassista gli era mancato da morire. Era inutile nasconderlo, lui non aveva più nemmeno le forze per stare in intimità con lui, e il calore del suo corpo gli mancava troppo.
Pesava 43, non mangiava da giorni, gli esercizi potevano anche bastare, sono stato bravo disse alla voce e quando rispose alle carezze di Reita, il ragazzo tremò lentamente. Reita lo condusse al loro bagno e dopo averlo spogliato lentamente cercò di non scoppiare a piangere alla vista delle ossa.
 
 “ti prego, non ce la faccio, sono stanco” disse Ruki piangendo, allontanandosi da Reita quando scivolarono nella vasca e tutto quello che furono in grado di fare fu stringersi piano l’uno all’altro. Reita se lo fece bastare anche se la voglia di possedere il suo ragazzo era forte e appoggiò lentamente il mento sulla sua spalla sporgente.
Le ossa si vedevano sempre di più e Ruki sorrise nel sfiorarsi quelle del bacino, contandole una per una. Credeva di riuscire a dormire senza pensieri quando Reita disse :” ci mangiamo un gelato, che dici? Ho preso il mio preferito”
Quando lo disse a Ruki, Reita marcò con morbosa attenzione sulla parola gelato. Voleva farlo mangiare ad ogni costo, perché non ce la faceva più a vederlo in quello stato, a costo di imboccarlo con la forza. Fu allora che Ruki fu colto da un improvviso attacco di panico. Non poteva, non poteva mangiare quel dannato gelato, la Voce non gliel’avrebbe permesso e lui sapeva benissimo che se avesse anche solo provato a mangiare il gelato si sarebbe trasformato in un piatto di ramen, poi in un dolce e così via.
 
 “non ho fame, voglio soltanto dormire ”disse a Reita che sbuffò.
 
 “dormirermo dopo, ti prego. Per una volta fai quello che ti dico. Non hai pranzato e quel servizio fotografico è stato estenuante” disse Reita furioso, seduto a tavola. Ruki sospirò con forza, e senza farsi vedere si pizzicò con forza la pelle del braccio. Il dolore gli arrivò al cervello e quando si sentii dire “va bene” si morse con rabbia il labbro inferiore con il desiderio di romperlo.
Mangiarono il gelato in silenzio, Reita cercò tutte le volte di non guardare Ruki che stava leccando fin troppo lentamente il suo cono, tanto che la crema iniziò a sciogliersi e a colare sulle sue dita. Ruki rabbrividì e quando capii che voleva assolutamente assaggiare quella crema deliziosa mangiò tutto il gelato. Quando la crema di cioccolato e penna si adagiò sulla sua lingua, assieme a quei piccoli pezzi di cioccolato fondente Ruki scoppiò quasi a piangere. Aveva dimenticato quanto fosse buono il sapore del gelato, ne voleva sempre di più. Leccò con avidità la crema, quasi piangendo dal dolore, e bastò un attimo per fargli perdere il controllo.  
 
 “dammene un altro” disse a Reita, sbattendo con forza la mano sul tavolo. Reita alzò lo sguardo dalle sue mani intrecciate, le aveva fissate per parecchi minuti, cercando di non piangere ma quando udì quelle parole tremò. Si alzò e prese un altro gelato per Ruki, cercando di non urlare dalla goia. Ci stava forse provando?
Ruki invece stava lentamente morendo dentro e pregò che Reita si sbrigasse, perché voleva sentire di nuovo quel sapore, e in fretta, prima di riprendere il controllo.
Reita spalancò gli occhi quando vide Ruki buttare giù senza neppure respirare il secondo gelato, poi Ruki si alzò in piedi e portò il suo piccolo copro magro al frigorifero, aprendolo e prendendo tra le mani del latte, della cioccolata, un pacchetto di patatine.
Reita sconvolto lo vide mangiare tutto quello che gli capitava tra le mani e quando cercò di fermarlo, perché Ruki si stava letteralmente abbuffando e da li a poco avrebbe rigettato, quello lo spinse via, correndo in direzione del bagno.
Ruki spalancò la porta e si riversò sul water, ma le sue dita non sarebbero mai arrivate troppo in fondo e lui urlò con forza, per cercare di liberarsi da quello schifo.
Quando alzò gli occhi, con il desiderio di morire, vide Reita fermò davanti alla soglia.
Il bassista guardò Ruki con gli occhi spalancati, il respiro sconnesso, il cuore che gli esplodeva in petto. Ruki scoppiò in lacrime, cercando di alzarsi e scuotendo la testa, sciacquandosi  poi la bocca al rubinetto del lavandino.
 
 “Ruki, pesati ti prego” lo implorò Reita e Ruki gli urlò contro.
 
 “no, vattene” urlò il ragazzo, cercando di spostarsi ma Reita gli bloccò la via d’uscita mettendosi davanti alla porta.
 
 “spiegami, ti prego. Perché?” provò Reita ma Ruki alzò le mani alla testa senza smettere di piangere.
 
 “fammi uscire, devo andare a comporre della canzoni”
 
 “cazzate, tu non riesci neppure a trovare la forza per fare l’amore con me, figurati per scrivere delle canzoni. Pesati” urlò Reita furioso, facendo tremare il ragazzo davanti a lui.
 
 “vattene, lasciami uscire”
 
 “pesati dannazione” e fu allora che Reita si scagliò contro Ruki, facendolo voltare e spogliandolo. Il piccolo  pianse a dirotto, spingendolo lontano dal suo corpo ma Reita lo sollevò di peso, tirando fuori subito dopo dalla credenza del bagno una bilancia, la bilancia che Ruki usava tutti i giorni, tutti i pomeriggi, tutte le notti.
 
 “Sali” lo implorò, e Ruki scosse la testa, cercando di coprirsi con un asciugamano come meglio poteva.
 
 “Sali ti ho detto” tornò ad urlare Reita, strattonandolo con forza. Ruki barcollò accanto a lui tremando e quando avvicinò i piedi alla bilancia Reita ebbe un violento attacco di panico
Mentre Ruki saliva sulla bilancia Midori veniva schiaffeggiata dal padre. La ragazza aveva cercato di far ragionare il padre nel momento in cui era venuto a sapere che suo figlio e il suo ragazzo vivevano insieme.
Mentre Ruki saliva sulla bilancia Aoi e Uruha riponevano alcuni dei loro strumenti nell’armadio, chiudendolo poi a chiave. Sapevano che era solo questione di tempo e non avrebbero suonato mai più.
Mentre Ruki saliva sulla bilancia Kai distruggeva con foga una delle sue batterie, quella che aveva suonato al Tokyo Dome, annunciando che non aveva intenzione di suonare mai più con i The GazettE, nonostante avessero in programma un live.
Quando Ruki salì sulla bilancia, alzò gli occhi al cielo piangendo e lasciò a Reita il compito di guardare. Lui conosceva già il risultato.
Il cuore gli esplose in petto quando Reita si chinò per leggere il numero.
40 chili.
Reita perse l’equilibrio per un attimo e quando crollò sul pavimento Ruki pianse a dirotto, restando in piedi immobile sulla bilancia, completamente nudo, sussurrando un “mi dispiace, mi dispiace tanto”
 
***
Ho sbagliato, ho sbagliato a pensare di poterlo salvare, ho pensato a pensare di  riuscire a porre fine a l’incubo in cui eravamo caduti. Ruki prima di cantare al nostro ultimo live pesava 40 chili, soltanto il suo cuore continuava a battere perché niente ormai in quel corpo funzionava.
Mi siedo di nuovo nel nulla, mentre la visione si dissolve e sono costretto a visualizzare soltanto il pallido sorriso del mio fantasma. Quando alzo gli occhi e vedo un me stesso che non riconosco più, il me stesso del 2005, la testa inizia a vorticare e tutto prende possesso del mio corpo. Il nulla, il dolore, la paura, almeno mille emozioni mi fanno rizzare in piedi.
 
 “hai fallito ”dice il fantasma guardandomi negli occhi e quando alza le mani per mostrarmi i palmi vedo del sangue.
Subito dopo, quando scendo con lo sguardo a guardarmi le braccia le vedo, tante piccole cicatrici. Quando Ruki è crollato sul pavimento della camera, coprendosi poi con il lenzuolo, il giorno in cui l’ho costretto a pesarsi, me ne sono andato, sono tornato a casa mia, vuota, e stringendo il colletto che avevo portato via dalla casa di Ruki ho desiderato di farla finita con la mia vita, perché senza Ruki non potevo pensare di continuare a respirare. Non pensai a Midori, non pensai a lei per un attimo, e quando me ne resi conto, capii che la mia ora era giunta. Lei meritava di meglio, avevo fallito anche come migliore amico.
Nel tagliarmi la pelle per la prima volta gridai e alla vista del sangue mi fermai sorpreso che la sua vista mi desse conforto. Quando mi sono fermato, accantonando per un attimo il pensiero del suicidio ho capito che se io fossi morto Ruki l’avrebbe avuta vinta e che non dovevo far vincere quella maledetta malattia. L’unico modo che avevo per punirmi, per punire lui era tagliare.
Uno, due, dieci tagli, il mio piccolo segreto mi aiutò ad andare avanti e quando tornai da lui lo strinsi a me, promettendo a me stesso che sarei stato cauto. Non mi sarei fatto scoprire, come invece era successo a lui.
 
 “lasciami in pace” sussurrai al mio fantasma dandogli le spalle e quello scoppiò a ridere, restando immobile davanti a me.
 
 “voltati Akira, non sei ancora giunto al capolinea” disse portandosi una mano al volto e sporcandosi la fascetta di sangue. Sorrisi quando me ne accorsi, portandomi di riflesso una mano al volto. Quando mi ero tolto la fascetta, dopo il ricovero di Ruki, Midori, Kai, Aoi e Uruha compresero che il vero me era morto, lasciando il posto ad un Akira freddo e che non era mai esistito. Il Reita allegro e sempre attento alle esigenze degli altri era svanito e tutto quello che riuscivo a fare era lasciare sole le persone. Ruki ci era riuscito a farmi crollare, ancora una volta, perché in quel sogno non ci volevo più stare, e anche se mi feriva ammetterlo, volevo smettere di amarlo. Ero stanco di essere messo in secondo piano.
 
 “voltati” mi disse Reita, indicando qualcosa alle mie spalle e sorrisi in modo inespressivo, al riflesso dell’anima che non era più mia.
 
 “ perché dovrei?” dissi furioso.
 
 “perché c’è ancora qualcosa che devi vedere. Chiudi gli occhi e voltati” mi incitò quello, fulminandomi con lo sguardo che era ancora il mio, anche se molto più caldo e avvolgente di adesso.
Non volevo più vedere nulla, quello che avevo visto finora mi era bastato ma al vecchio me evidentemente non andava ancora bene, voleva che soffrissi di più.
 
 “avanti, fallo” mi ordinò, quell’immagine riflessa dentro me ma ormai lontano da me.
 
 “no” gridai e fu allora che il nulla svanì, e tutto quello che mi circondò mi diede il voltastomaco. Reita svanì a sua volta, un sorriso ancora impresso sul volto e quando sbattei le palpebre vidi di nuovo un palco, quello del Decade.
 
 “cazzo, no” imprecai portandomi una mano al volto e crollando di nuovo a terra.
No, non quel maledetto live, non di nuovo, non di nuovo, quanto devo soffrire ancora.
 
 
Chiudi gli occhi e mi vedrai qui,
disegnandomi
tra la polvere e le stanze
io
trascinandomi
 
 
Ruki mi sorride, o meglio sorride ai centinaia di fans sotto di noi, e quando lo vedo stringere il microfono per l’ultima volta la mia testa inizia a girare e sono costretto ad alzarmi per dare di stomaco.
La mia anima si stacca dall’involucro, quella del mio vecchio me fa lo stesso e lentamente il mio essere del presente entra con prepotenza nel corpo del mio essere del passato. Sono costretto ad assistere di nuovo al nostro declino.
come anime gemelle
Sopravvivere alla nuda verità

“grazie a tutti per essere qui” dice Ruki avvicinandosi al pubblico.
Kai trema, Aoi chiude gli occhi, Uruha mi lancia uno sguardo carico d’ansia, io do le spalle al tutto e non appena avverto il silenzio più totale capisco che l’incubo ormai ha preso possesso anche di tutto il resto.
Sarà bellissima,
l’altra parte di me
anche senza di me
 
 
“vi regaleremo qualcosa che non dimenticherete facilmente” sento dire da Ruki, ormai mi giunse soltanto la sua voce. Chiudo gli occhi e vorrei lasciar cadere quello stupido basso che stringo tra le mani.
Vorrei urlare, picchiare qualcuno, tagliarmi.
I fans urlano in preda alla gioia e prima che Ruki possa aggiungere altro sento Aoi partire con il suo assolo. Muovo le dita sulle corde senza voltarmi quando Kai inizia a suonare la batteria, una batteria che è stato costretto a ricomprare soltanto per affrontare quel live.
Quando Ruki inizia a cantare Taion la sua voce mi appare così distorta, debole, fredda, non è mai stata così glaciale. Al primo urlo me ne resto zitto, suoniamo con una morbosa concentrazione poi quando lascio che Uruha e Aoi facciano il loro lavoro, sento Ruki urlare con tutto il fiato che gli resta, poco prima dell’assolo di Uruha. Il chitarrista suona il suo assolo e quel suono mi arriva dritto al cuore, inchiodandomi sul posto e arrecandomi dolore. Dovrei sentire Ruki cantare subito dopo ma non è il suo grido quello che sento.
Le urla dei fans mi giungono dopo qualche minuto e quando avverto che quel suono non è di gioia mi volto, la bolla in cui mi sono rifugiato si dissolve e sono costretto a guardare la piccola figura di Ruki accasciata sul palco.
Uruha corre verso di lui, Aoi lascia cadere sul palco la chitarra, Kai chiama aiuto, io me ne resto completamente immobile.
Mi sembra di vederla adesso, quel piccolo demone alle spalle di Ruki, un sorriso sadico, il corpo scheletrico, macilento, i lunghi capelli che le cadono sulle spalle.
Mi sorride.
È finita.
 
***note***
Oh, scusate se ci ho messo tanto a postare ma mi sono presa del tempo per scrivere bene questa parte :) Accidenti, è stato davvero difficile scriverla, ma ne è valsa la pena, il risultato finale mi piace molto, anche se avrei voluto scrivere un’altra cosa ma sarebbe diventato troppo lungo, così credo che la inserirò nell’ultima parte J
Che dire, non posso assolutamente aggiungere nulla riguardo al capitolo, non me la sento, i ragazzi hanno parlato per me e devo dire che scrivere questa storia è davvero doloroso, ma l’idea mi balenava nella testa da un po’ e dovevo scriverla..
Per le canzoni, allora, questa volta mi sono data ai Placebo :D Sleeping with the ghosts nella prima parte, A song to say goodbye nella seconda e Taion per l’ultimo pezzo. Non mi sembra che abbiano suonato questa canzone nei live del 2012, ma ci stava benissimo con la parte che volevo descrivere, non ho trovato nessun’altra canzone che ci stesse bene.
Taion è perfetta, credo che ascoltarla dopo aver scritto questo pezzo non sarà più lo stesso ;(
Bene, detto questo vi lascio :D e ci vediamo al prossimo postaggio *a breve perché ho intenzione di scrivere l’ultima parte in settimana ^^*
Ringrazio ancore le donzelle che mi hanno letta, recensita e messo la storia tre le preferite ** vi amo **
Fatemi sapere che cosa ne pensate **
Con amore
Effy :*
 
  
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