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Autore: irwinsgreeneyes    28/07/2014    4 recensioni
"Da quel giorno sarebbe cambiato tutto. Per quei lunghi tre anni aveva convissuto in pace con i genitori, inizialmente grato della mancanza della sorella. Fino ad allora aveva avuto -sentito- il bisogno di maltrattare la sorella, senza capire da dove arrivassero quegli istinti, ma semplicemente seguendoli. Aveva reso la vita di Elise un inferno, senza una precisa causa. Soltanto il sapere che la sorella fosse nella stanza accanto alla sua lo faceva tremendamente infuriare. Poi, in solitudine, aveva esaminato quel bisogno di torturarla e, dopo accurati studi, aveva capito di cosa si trattasse e aveva infine capito di essere malato. Sbagliato."
*
Luke, Incest.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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Spazio Autrice.
Buona sera, care lettrici.
Eccomi con una nuova fan fiction riguardante i 5SOS. Pubblicando questa , come penso sia ovvio, non intendo dire ciao ciao all'altra mia fan fiction, che se volete leggere si chiama "Everything and Nothing", che potete torvare nel mio profilo.
Questa mia nuova storia, ve lo dico fin da subito, tratta di tematiche incestuose. Ho ovviamente letto il regolamento del sito, se qualcuno se lo sta giá domandando, e mi atterró alle regole. Bhe, parto da subito dicendovi che il mio Luke, é una mia visione. Lui é un insieme di rabbia, furia e tante altre emozioni che neanche lui  riesce puó spiegarsi e riesce a sfogarsi su Elise, sua sorella, timida e introversa, che non riesce a ribellarsi ai comportamenti del fratello.
Prossimamente credo che inseriró un banner e, se ce la faccio, faró anche un trailer :) credo inoltre che pubblicheró una volta a settimana, a volte due se ce la faccio, ma non voglio restare indietro con Everything and Nothing ahah
Detto questo vi lascio, buona lettura.

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'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo'

 


B l o o d s t r e a m .
 

 

Luke lasció che l'acqua della doccia gli scorresse addosso, gelida, facendogli mancare il fiato. Era proprio quello che gli ci voleva. Voleva cacciare via i pensieri piú scomodi, quei pensieri che -a volte- non gli facevano chiudere occhio la notte. Quegli stessi pensieri che lo facevano arrabbiare a morte, che lo costringevano a serrare i pugni in maniera talmente forte da conficcarsi le unghie nei palmi delle mani.
Uscí dalla doccia in maniera quasi meccanica, asciugandosi e poi mettendosi dei jeans attillati neri e una maglietta dello stesso colore. Quella sera sarebbe uscito con Michael, Ashton e Calum. Mi fará bene, aveva pensato qualche giorno prima. Ma adesso, adesso che il ritorno di Elise Hemmings, era alle porte non avrebbe voluto far altro che stare a casa e ideare strategie per torturare la sorella, per farla sentire come una nullitá. Era quello a cui si era dedicato ogni singolo giorno della sua vita, fino a tre anni prima, quanso la sorella si era trasferita a Parigi per imparare la lingua locale e per essere finalmente-e definitivamente- bilingue.
Un messaggio da parte di Mike lo avvisó che loro erano giá sotto casa sua, nella macchina di Ashton, che lo aspettavano.
Mise il cellulare nella tasca posteriore dei jeans e scese al piano inferiore, dove i genitori cenevano. Mormoró un lieve “a dopo”, ma quando passó accanto a sua madre, quest'ultima lo bloccó. Chiudendogli le dita attorno al polso.
Luke si voltó, seccato. Avrebbe voluto lasciare casa sua senza ulteriori induggi, andare al Moonlight e divertirsi con la prima ragazza che gli si sarebbe strusciata addosso, come era solito fare. E poi, proprio mentre la sbatteva sul letto avrebbe immaginato che li, proprio sotto di lui...
Scosse la testa, scacciando i soliti pensieri, schifato da se stesso. Ma lei l'avrebbe pagata.
-Torna presto stasera, domani Elise arriverá presto.- gli disse sua madre, con una serietá che poche volte le aveva sentito usare. Ma non se ne stupí: si parlava di Elise, la figlia intelligente, la figlia che avva un futuro, non come lui, che non aveva neanche una vaga idea di cosa avrebbe fatto dopo il diploma.
Elise, quanto la detestava. Lui aveva un anno in piú di lei, ma spesso erano scambiati per gemelli: avevano la stessa tonalitá di biondo, gli stessi occhi azzurri e le stesse fossette. Ogni volta che Luke la guardava aveva l'impressione di guardarsi alo specchio, ma nquello che vedeva la infuriava.
Cosí uguali, ma cosí diversi.
-Si, saró di ritorno entro mezzanotte.-assentí, nonostante il desiderio di scomparire gli facesse serrare i pugni.
Le lasció un lieve bacio sulla guancia e poi corse fuori di casa, assaporando il venticello estivo che soffiava leggero. Dalla macchina rossa parcheggiata davanti casa sua provenivano diversi schiamazzi e risate, come se i ragazzi fossero giá stati ubriachi fradici.
Entró dallo sportello posteriore e si accomodó accanto a Calum, che lo salutó con una stretta di mano.
-Parti Ash.-disse e, il riccio, accelleró, facendo stridere i freni.
Lui e i suoi amici si dedicavano ad alcune corse automobilistiche clandestine, sebbene capitasse raramente. A tutti loro piaceva la velocitá, piaceva quel sentimento di libertá misto a paura che gli scorreva nelle vene mentre l'auto schizzava sul cemento. Poco importava se vincessero o meno, la cosa importante era quello che sentivano.
Luke, come ogni volta, chiuse gli occhi e abbassó il finestrino dell'auto, lasciando che il vento lo investisse come una tempesta.
E si sentí libero.
Tutta la rabbia che aveva provato fino ad allora- causata dall'arrivo della sorella a casa- svaní definitivamente quando le luci del Moonlight lampeggiarono velocemente davanti ai suoi occhi.
-Luke, per favore, non scoparti tutte stasera.- mormoró Ashton ridendo, mentre chiudeva la sua macchina col telecomando.- Non voglio restare un'altra volta in bianco e...-
Il riccio disse qualcos'altro che Luke non riuscí a capire. Erano entrati e la musica come sempre era talemtne forte inghiottire qualsiasi discorso. Il
biondo sentí il cuore battergli nella gola e il sangue scorrergli piú velocemente del solito.
La marea di persone lo inghiottí, facendogli perdere definitivamente di vista i suoi amici. Inizió a guardarsi intorno: tante ragazzine mettevano in mostra piú pelle di quanto ce ne fosse realmente bisogno. Gli facevano schifo, erano soltanto tante piccole ragazzine vogliose, con gli ormoni in subbuglio.
Gli facevano schifo, d'accordo, ma servivano allo scopo.
Adocchió una ragazza bionda, all'incirca della sua etá, che lo guardava. Era seduta al bar, a sorseggiare un drink azzurro che-Luke se ne accorse in ritardo- si abbinava dannatamente al colore dei suoi occhi. Se le sceglieva sempre cosí: capelli biondi, occhi azzurri. Mentre si avvicinava, faccendosi
largo tra la folla, una sensazione opprimente gli strinse il petto. Una specie d'avvertimento.
Puoi ancora andartene.
Se lo ripeteva ogni volta, ed ogni volta non si ascoltava mai.
-Ciao.-disse con la sua voce piú sensuale, quando le fu accanto.
E si rese conto che quella sensazione opprimente non era altro che il presentimento di riconoscere qualcuno, in quel viso talmente bello.
Elise.

 

 

*

 

 

L'aereoporto, a quell'ora del mattino, era insolitamente vuoto e silenzioso. Luke si sedette su una delle sedie rosse che occupavano il centro di quel corridoio. Osservó i suoi genitori aspettare con ansia che l'aereo di sua sorella atterrasse, guardandola avvicinarsi nel cielo plumbeo.
Da quel giorno sarebbe cambiato tutto. Per quei lunghi tre anni aveva convissuto in pace con i genitori, inizialmente grato della mancanza della sorella. Fino ad allora aveva avuto -sentito- il bisogno di maltrattare la sorella, senza capire da dove arrivassero quegli istinti, ma semplicemente seguendoli. Aveva reso la vita di Elise un inferno, senza una precisa causa. Soltanto il sapere che la sorella fosse nella stanza accanto alla sua lo faceva tremendamente infuriare. Poi, in solitudine, aveva esaminato quel bisogno di torturarla e, dopo accurati studi, aveva capito di cosa si trattasse e aveva infine capito di essere malato. Sbagliato.
E adesso, seduto in quella misera sedia di plastica rossa, l'odiava come mai prima perché era lei a farlo sentire sbagliato.
-Elise!-esclamó sua madre, facendogli voltare di scatto il volto verso la direzione in cui lei correva. In fondo al corridoio la vide. Serró i pugni e tentó di calmare il respiro. Almeno per il momento avrebbo dovuto calmarsi.
Sua madre la abbracció forte e suo padre la imitó. Luke, svogliato si alzo e camminó nella loro direzione.
Elise era cambiata, non era piú la bambina di quattordici anni che Luke ricordava. Adesso era cresciuta: i capelli biondi le arrivavano fino alla vita snella in morbide onde, era molto piú alta-anche se ancora piú bassa di Luke- e faceva risaltare le sue forme grazie ai leggins neri e ad una canottiera bianca, piuttosto trasparente. Forse quella era la moda che si usava a Parigi, dall'altra parte dell'oceano. Ma questo Luke, non lo sapeva e neanche gli importava.
L'unica cosa che sapeva, in quel momento, era che l'avrebbe fatta soffrire per essere diventata cosí...cosí.
-Luke, vieni a salutare tua sorella!-esclamó suao padre, ignaro. Il biondo accelleró il passo, fino a ritrovarsi faccia a faccia con il suo stesso volto.
-Da quanto tempo, eh?- sorrise falsamente Luke, abbracciandola.
Lo sguardo di Elise, quando lo vide, era distaccata, quasi intimorita. Ricordava, evidentemente, ció che il fratello le aveva fatto passare tre anni prima. Ma poi, quando la abbracció, lei sembró rilassarsi, come se quel contatto le avesse fatto intuire che lui fosse una persona diversa.
-Sono felice di rivederti.-gli disse la bionda, rivolgendogli un sorriso sincero che gli fece illumonare gli occhi. Lui annuí, ricambiando lo sguardo e, da bravo figlio qual'era, portó due delle valigie di Elise.
Sua madre e suo padre furono contenti di vedere il loro ometto portare le valigie alla sorella, come se fosse cresciuto.
Elise vide una sua possibile redenzione, in tale gesto.
Luke vide semplicemente la scusa di tenere le mani impegnate, per evitare di strattonare la sorella fino in macchina con tutta la rabbia che gli scorreva nelle vene. Davanti ai suoi genitori, com'era ovvio, non poteva mostrare chi fosse davvero, ma la sorella avrebbe visto il vero Luke, quello che sfruttava
ogni occasione per buttarla giú, per demoralizzarla.
Il viaggio in macchina fu breve, ma intenso, riempito dalle chiacchiere spropositate dei suoi genitori e di Elise. Come ti sei trovata, bene abbiamo visitato tanti posti, ci sei mancata cosi tanto, sei davvero cresciuta, ho avuto modo di apprendere tante nuove cose, hai fatto amicizia, si, siamo cosi
felici di riaverti a casa
.
Luke pensava che non avrebbe potuto sopportare quel discorso un minuto di piú, quando finalmente l'auto si fermó davanti alla loro villetta.
Come il biondo si aspettava, li, seduto sui gradini di casa sua, c'era un Calum sorridente. Il moro era sempre stato parte della vita di Elise, sembravano quasi fratelli. Ma la sfortuna aveva voluto che, suo fratello, fosse Luke e il biondo non lo sopportava.
Elise lo confondeva, lo irritava, lo faceva infuriare. Era come veleno che gli corrodeva gli organi vitali. Ma una cosa Luke, doveva ammetterla: sua sorella non aveva mai fatto la spia, nemmeno quella volta che i loro genitori non erano in casa e Luke l'aveva rinchiusa tutta la notte nello sgabuzzino, sapendo che lei soffriva di calustrofobia.
Brava ragazza, aveva pensato.
-Biondaa-esclamó Calum, accogliendola tra le sue braccia e poi alzandola in aria facendole compiere una giravolta.
Luke si sforzó di sorridere e strinse i pugni nelle tasche dei paantaloni, per impedirsi di prendere a pugni il suo migliore amico. Sua sorella era appena arrivata e giá gli aveva fatto venire voglia di picchiare uno dei suoi piú cari amici.
I due continuarono aparlare per un po, a bassa voce, cosí che nessuno li sentisse. Il biondo prese le valigie e si avvicinó ai due piccioncini.
-Cal, forse sarebbe il caso che tornassi piú tardi. Credo che Elise debba sistemare le sue cose e debba riposare. Sai com'é, il jet-lag.-disse alzando gli occhi al cielo, quasi come scherzasse.
Sentí subito Elise irrigidirsi. Conosceva bene quel tono, quello che usava subito prima di farle qualcosa.
Il moro annuí e salutó i due fratelli. -Ti accompagno in camera.-gli disse Luke, sorridendo.
La camera di sua sorella era proprio accanto alla sua e fu proprio davanti alla porta che lui si fermó, lascinado cadere le valigie a terra. Bloccó sua sorella per un polso, proprio mentre lei provava a rifugiarsi in camera sua.
-Benvenuta all'inferno.- le sussurró, poggiando le labbra suell'orecchio di Elise, che ebbe un fremito.
La bionda scattó, liberandosi il polso e chiudendosi nella sua stanza, senza emettere un fiato.

Brava ragazza.

 

 

  
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