E’ risaputo che la disperazione porta a gesti sconsiderati.
Il pessimo rendimento in latino e la paura di non riuscire ad ottenere buoni
risultati nella materia entro la fine dell’anno, mi portarono a dire una frase
che, oggi, mi pento di aver pronunciato.
‘Se m’imparentassi con la professoressa
Wilson, secondo voi avrei voti più alti?’.
Se al posto di Anne ed Emme, le mie migliori amiche, ci fossero state due
persone normali, sarebbe finito tutto con una risata.
Ad Anne, invece, iniziarono a brillare le iridi marroni.
‘Ottima idea, potresti fidanzarti con suo
nipote Ashton!’.
Emme, con mia grande sorpresa, decise di mandare a quel paese la sua
razionalità giusto quel giorno e si trovò ad assecondare la ragazza dai lunghi
e ricci capelli castani.
‘Ashton Irwin?’.
‘Ashton Irwin’.
Nome che, fino a due settimane fa, non avevo mai sentito nominare.
Anne andò su Facebook e mi mostrò una foto del ragazzo.
‘Non è brutto, è orribile!'.
Fu il mio primo commento.
Mi chiedo ancora oggi come la mia opinione su quel ragazzo dai capelli
biondicci e spettinati e gli occhi nocciola, tendenti al verde, sia potuta
cambiare.
‘Due settimane da oggi per conoscerlo, ci
state?’
E alla domanda di Anne, ovviamente, risposi: ‘Assolutamente no’.
Emme, però, la trovò subito un’idea fantastica e accettò.
In un qualche modo, verso la fine della prima settimana, mi trovai coinvolta
nel loro piano.
Decisero di aspettare Ashton fuori da scuola e, sbuffando, con lo zaino rosso
su una spalla, i capelli castani, lunghi ed ondulati legati in una coda di
cavallo e gli occhi dalle iridi marroni, quasi nere, coperti da un paio di
occhiali da sole, restai con loro.
Fu la prima volta che lo vidi dal vivo.
Mi passò avanti, lasciando che la sua scia di profumo mi invadesse le narici.
Mi superò per raggiungere la sua bicicletta.
Sorrise ad un amico, lo salutò con un cenno della mano ed andò via.
Dopo quell’incontro, iniziai a fissare tutti i giorni la sua foto che Anne mi
aveva fatto vedere in un bar alcuni giorni prima e che aveva poi inviato al
nostro gruppo di Whatsapp.
‘In foto non rendi, sei più carino dal
vivo’.
Continuavo a ripetere allo schermo del mio iPhone4s.
Fu allora che Irwin diventò la mia ossessione.
Ero determinata, decisa a collaborare con le mie due migliori amiche pur di
fare la sua conoscenza.
A metà della seconda settimana, quando avevamo ormai perso la speranza, Emme,
trionfante, entrò in classe e corse verso me e Anne, intente a copiare gli
esercizi di algebra.
Si passò una mano fra i lunghi e ricci capelli biondi e ci mostrò il suo
cellulare.
‘Ashton si è iscritto su Ask!’.
In quel momento, non mi venne in mente quanto fosse positiva la cosa.
‘Ci fa piacere per lui’.
Risposi e tornai al mio quaderno di matematica.
Diversamente da me, Anne apprezzò la notizia ed iniziò a tempestarlo di domande.
Lo scoprì single e non interessato ad alcuna ragazza.
Anche Emme chiese qualcosa.
Io, timorosa, decisi di non porgli domande.
Decisi di tenermi lontana da quel sito che oggi è diventato la mia unica
opportunità per conoscerlo.
Perché, a dire la verità, mentre le altre due chiedevano, io cercavo amici in
comune che potessero presentarmelo.
Ovviamente, con la mia solita sfortuna, non ne trovai nemmeno uno.
Sempre in un momento di disperazione, quasi al termine della seconda
settimana, mi venne in mente di chiedere aiuto alla professoressa Wilson.
Idea apparentemente e realmente stupida.
Non sarei mai potuta andare da lei e dirle: ‘Ieri non
ho studiato latino, ma ho studiato suo nipote. Può presentarmelo? Sa, non ho
amici in comune che possano farmelo conoscere’.
Pensai allora di scrivergli su Ask.
In conclusione, se tre giorni fa non mi fossi messa a pensare, cosa che, in
genere, non faccio mai, ora non sarei in questa situazione.
Allo scadere della seconda settimana, sto ancora comunicando, tramite quel sito
che ritenevo apparentemente inutile, con Ashton.
Ashton
Irwin ha appena risposto alla tua domanda.
Scorro il dito sullo schermo e maledico la
scarsa ricezione della scuola.
Tento di passare inosservata agli occhi azzurri della professoressa Raine
Wilson e, mentre lei continua a spiegare storia, mi concentro su suo nipote.
‘Dai, ti aspetto
;)’
Ashton Irwin ha appena invitato un’anonima di Ask a farsi avanti al ballo di
primavera della scuola.
Ashton Irwin ha, inconsapevolmente, invitato me, Christine Clifford, a farmi
conoscere e a passare una serata con lui.
Per quanto possano essere permissivi i miei genitori, non mi manderanno mai ad
una festa
con quasi tredicimila invitati, duemila partecipanti certi, gente ubriaca che
balla intorno ad una piscina e ragazzi che vendono kebab nel parcheggio del
locale in cui si terrà il ballo.
Se tralascio i kebab e la piscina e porto il numero dei partecipanti certi a
duecento, potrei convincerli.
Devo soltanto assicurarmi che il mio gemello, Michael, tenga la bocca chiusa e
non dica la verità.
Lo cerco con lo sguardo e lui, distante due file di banchi da me, si volta a
guardarmi.
L’osservo in modo truce e, confuso, inarca un sopracciglio.
Conoscerò Ashton, costi quel che costi.
Spazio autrice:
Salve a tutti!!
Ho sognato questa storia ieri notte, basata, in parte, su fatti realmente
accaduti, e ho pensato di scriverla.
Spero con tutto il cuore possa piacervi.
Non mi dilungo spesso nelle spiegazioni, non so quasi mai cosa dire.
Vi chiedo solo, se potete, di farmi sapere un parere su questo piccolo prologo.
Mi farebbe davvero piacere conoscere la vostra opinione.
Ora vado, a presto!