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Autore: cliffordsarms    29/07/2014    2 recensioni
[Forever Ends Here ]
«Tu hai paura.» disse tornando a voltare lo sguardo su di me, abbassandosi gli occhiali sulla punta del naso ma reggendoli comunque con una mano per una lente. «Di me.» aggiunse, e quel sorrisetto di prima si fece di nuovo spazio sul suo volto.
Avere paura? Ero completamente terrorizzata da tutta quella situazione, e da lui. Mi metteva in soggezione, avevo paura mi stuprasse! La sua reputazione non era delle migliori, non sarei rimasta stupita se avesse stuprato qualcuno.
«Rilassati, non ti farò del male» tirai un sospiro di sollievo e lui si lasciò scappare un'altra risatina. Non era decisamente divertente. Lo vidi avvicinarsi, sempre di più. Arrivò a qualche centimetro da me. Mi prese la mano e contemporaneamente avvicinò il suo viso al mio. Non potei fare a meno di guardarlo negli occhi, aveva appeso quegli occhiali scuri al collo della sua maglietta, perciò non potei far altro che perdermi nelle sue iridi azzurre tendenti al color acquamarina. Schiusi leggermente la bocca per lo stupore quando lo vidi avvicinarsi ancora.
[Luke McChesney]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Various Faces of Luke McChesney'
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Your Happily Ever After
 
But not this time,
We're gonna get this right,
All my life I've wanted to
Prove my worth to you.
 
Indossava i soliti jeans aderenti arrotolati infondo, la solita maglia decisamente troppo lunga e larga per il suo fisico. Indossava degli occhiali da sole neri, nonostante fosse ormai quasi sera e di sole ce ne fosse ben poco.
Si appoggiò al muro di mattoni rossiccio, piegando una gamba fino a far aderire la suola della scarpa alla parete, e inspirò un altro tiro dalla sigaretta. Buttò leggermente la testa indietro, fino a farla delicatamente sbattere contro il muro, e, guardando un po' in alto, lasciò uscire una nuvola di fumo. Mi tirai il labbro inferiore con i denti mentre osservavo la sua bocca perfetta stringersi intorno al filtro giallo.
Lui voltò la testa nella mia direzione, mi stava squadrando. Me ne accorsi nonostante gli occhiali scuri che m’impedivano di vedere i suoi occhi. Sentii il suo sguardo percorrermi dall'alto al basso, dal basso all'alto, sentii i suoi occhi su tutto il corpo, li sentii entrarmi nelle vene e gelarmi il sangue. Deglutii a fatica e lasciai il mio labbro inferiore, che mi faceva male poiché l'avevo stretto per troppo tempo e troppo forte.
Un sorrisetto compiaciuto si fece largo sul suo viso mentre buttava il mozzicone a terra. Sembrava divertito da tutta quella situazione, si era accorto che i suoi sguardi mi mettevano in soggezione. Infatti si lasciò uscire una risatina e fece nuovamente aderire la sua nuca alla parete. Ovviamente doveva trovare quella situazione molto esilarante: mi aveva presa per il polso e trascinata in quel vicolo, per cosa poi, ancora non l'avevo capito.
«Tu hai paura.» disse tornando a voltare lo sguardo su di me, abbassandosi gli occhiali sulla punta del naso ma reggendoli comunque con una mano per una lente. «Di me.» aggiunse, e quel sorrisetto di prima si fece di nuovo spazio sul suo volto.
Avere paura? Ero completamente terrorizzata da tutta quella situazione, e da lui. Mi metteva in soggezione, avevo paura mi stuprasse! La sua reputazione non era delle migliori, non sarei rimasta stupita se avesse stuprato qualcuno.
«Rilassati, non ti farò del male» tirai un sospiro di sollievo e lui si lasciò scappare un'altra risatina. Non era decisamente divertente. Lo vidi avvicinarsi, sempre di più. Arrivò a qualche centimetro da me. Mi prese la mano e contemporaneamente avvicinò il suo viso al mio. Non potei fare a meno di guardarlo negli occhi, aveva appeso quegli occhiali scuri al collo della sua maglietta, perciò non potei far altro che perdermi nelle sue iridi azzurre tendenti al color acquamarina. Schiusi leggermente la bocca per lo stupore quando lo vidi avvicinarsi ancora.
Venne ancora più vicino, tanto da rendermi sicura mi avrebbe baciata, ma all'ultimo momento deviò e si avvicinò al mio orecchio.
«Seguimi.» vi soffiò, e potei percepire un sorriso farsi spazio ancora sul suo volto. Quel sussurro mi procurò brividi per tutto il corpo.
Stringeva ancora la mia mano, perciò si allontanò e mi tirò leggermente quando notò che non mi ero mossa.
Attraversammo una porta di ferro verde e davanti a noi si pararono delle scale. Lui iniziò a salirle di corsa, senza lasciarmi la mano. Ma alla fine della seconda rampa io mi fermai e lui, intento a salire ancora, fece scivolare la presa.
«Luke.» lo chiamai decisa. Non so se si voltò perché non sentì più la mia mano o perché lo avessi chiamato, ma lo fece. Mi guardò e ancora il suo sguardo si insinuò in me, facendomi raggelare. Scese i gradini che aveva appena fatto e la scena di prima si ripeté: mi prese la mano mentre si avvicinò al mio orecchio, sorridendo.
«Non avere paura Char, non ti farò del male, lo giuro.» sussurrò ed io rabbrividii ancora, aveva questo potere su di me. Poi strusciò il naso sul mio collo e io mi irrigidii.
Si bloccò e si allontanò, lasciandomi la mano. Guardava i suoi piedi, ma nonostante ciò riuscii a vedere il suo sguardo colmo di delusione, con una punta di rabbia.
«L-Luke…» balbettai, lui rimase inerme ed io non seppi che altro dire.
«Lascia stare Char, non importa. Andiamo, ti riaccompagno a casa.» disse con tutta la delusione che aveva in corpo, lo percepivo.
Mi passò accanto e io gli misi una mano sulla spalla, facendolo fermare. Si spostò leggermente e proseguì la sua discesa a testa bassa. Sospirai e non potei far altro che seguirlo.
Salimmo sulla sua macchina nera e tra di noi regnava ancora il silenzio. Rimanemmo zitti tutto il viaggio, lui non ebbe il coraggio di guardarmi mentre io non feci altro. Cercai di decifrare i suoi occhi, ma nascondevano tutto perfettamente.
Quando arrivammo sotto casa mia, non mi accinsi a scendere.
«Perché?» ebbi il coraggio di domandare, quel silenzio mi avrebbe fatta impazzire. Lui finalmente alzò la testa e mi guardò, ma non disse nulla, sospirò semplicemente e si mise a guardare di fronte a lui.
«Ci vediamo a scuola, Luke.» dissi acida, aprendo la portiera e facendo per uscire.
«Aspetta!» esclamò, prendendomi ancora il polso. Mi voltai verso di lui, come per chiedergli cosa volesse ancora.
Fece come uno scattò e mi baciò, mettendomi una mano sulla guancia. Io gli lanciai le braccia attorno al collo. Non fu un bacio chissà quanto lungo o particolare, anzi, fu abbastanza corto e semplice.
Quando ci staccammo lui appoggiò la sua fronte sulla mia e sorridemmo entrambi, perdendoci l'uno negli occhi dell'altra.
«Scusa per prima, io…» disse abbassando di nuovo lo sguardo, ma lo interruppi.
«Per l'amore del cielo McChesney, stai zitto!» esclamai facendo roteare gli occhi, per poi far combaciare ancora le nostre labbra.
Quando ci staccammo, rimanemmo a guardarci negli occhi per un minuto abbondante.
«Devo andare Luke.» gli sussurrai a fior di labbra, per poi baciarle piano.
Scesi dalla macchina e mi avviai verso la porta di casa. Arrivataci mi voltai e salutai Luke con un gesto della mano per l'ultima volta. Lui mi sorrise semplicemente, mise in moto e sfrecciò via.
Entrai e, non appena chiusa la porta, vi appoggiai la schiena, lasciandomi scivolare a terra. Un sorriso da ebete si dipinse sul mio volto. Chiusi gli occhi, passandomi la lingua sulle labbra. Riuscii a sentire il sapore delle sue, caffè e pasta dolce, quella dei biscotti che di solito danno nei bar con una bevanda calda.
Lui mi aveva baciata, mi aveva trascinata in quel vicolo per evitare occhi indiscreti. Avevo sbagliato ad avere paura di lui, non ce n’era nessun motivo. Le voci su di lui erano tali, erano pettegolezzi, nulla di vero. Quel ragazzo non avrebbe fatto del male nemmeno a un moscerino, figuriamoci a una persona.
Ammetto di essere sempre stata attratta da lui, ne ero innamorata dai tempi in cui andavamo ancora in giro per casa sua con i pannolini. Poi però eravamo cresciuti e avevamo intrapreso strade diverse. Alle superiori lui aveva deciso di costruirsi una cattiva reputazione ed io… beh io ero io, non avevo un grande fama.
Avevo sempre saputo che lui non fosse davvero così, ma le dicerie erano troppe per non credere a nessuna di esse. Così mi trovai ad avere paura di lui, come ogni altra persona in quella scuola.
La vibrazione del mio telefono mi distolse dai miei pensieri, un messaggio, proprio da lui.
“Il tuo per sempre felici e contenti.
Luke xx.”

 
Notes
Holaaaa!!!
Benvenuti a tutti in questa storia su Luke McChesney dei Forever Ends Here, una band Australiana di Sydney. Purtroppo non sono molto famosi in Italia e perciò non esiste la loro sezione ancora, ma spero che venga creata presto.
Parlando della storia, quest’idea mi è venuta ieri sera alle 2.00, la mia mente contorta ha tirato fuori le prime righe e poi l’ho conclusa stamattina.
Per le fans dei FEH, non credo che Luke fumi, ma gente, me lo vedevo troppo così, sarebbe incredibilmente attraente, più di quanto lui non sia già, perciò perdonatemi se per voi è un’eresia (?)
Le frasi in alto sono di “Second Guessing” degli An Honest Year, anche loro band semi-sconosciuta, ma io li amo.
Ho detto tutto, ma mi faccio un po’ di pubblicità (per chi segue le mie storie, sa che è una cosa normale lol).
Ho in corso una long sui 5 Seconds Of Summer, se ci sono anche loro fans a cui va di darci un’occhiata, è lì, si chiama “She Hasn’t Been Caught”.
Credo che scriverò anche altre storie sui Forever Ends Here, in futuro.
Alla prossima,
@cliffordsarms
  
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