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Autore: Joy27_    29/07/2014    1 recensioni
Un gruppo di amici decide di passare la sera di Halloween in una foresta lontana dal centro di Roma.
In quel bosco si parlava di una leggenda, e a quanto pare essa si era avverata quella notte.
Una serata divertente si stava trasformando in una serata piena di sangue e orrore.
Genere: Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NEL BOSCO DEI KILLER
 
Cinque amici avevano deciso di passare la notte di Halloween in una foresta, isolata dal centro di Roma. Partirono in pieno tramonto dalla casa di Alessio, che si riteneva il più forte e il leader del gruppo. Salirono sulla Jeep Cherokee blu metallizzato di lui e si diressero verso la campagna romana. Arrivarono alle diciannove. Camminarono per dieci minuti alla ricerca di un posto dove accamparsi, accendere il fuoco e mangiare.
“Odio questo posto. C’è fango, ci sono gli insetti e c’è umidità. Mi si rovineranno i vestiti e i capelli. Ti sto odiando, Matteo!” brontolò Jessica, fidanzata di Alessio e la più insopportabile del gruppo. Era chiamata Miss Perfettina: era sempre vestita con abiti alla moda  e i capelli e il make-up erano sempre ben curati. Lei ed Alessio si facevano soprannominare “I perfetti”: lui era molto muscoloso, aveva dei tatuaggi tribali che coprivano interamente le braccia, si vestiva da motociclista e  aveva sempre quel fastidioso ciuffo di capelli lisciato all’indietro, che gli dava l’aspetto di un demente. Lei era molto viziata dai genitori in quanto figlia unica, otteneva sempre tutto ciò che voleva e riceveva un sacco di attenzioni. L’opposto di loro erano i restanti tre del gruppo: Giulia era la classica fifona, che credeva sempre in tutto, ma in fondo era una buon’amica; Marina era la più determinata e con il cervello a posto, che non si lasciava influenzare e diceva sempre la sua e aveva una cotta per Matteo; quest’ultimo era interessato a Marina e lui riusciva a gestire alla perfezione le situazioni che si creavano all’interno del gruppo.
“Siamo quasi arrivati, Jessica. Sta’ zitta e non rompere le palle” disse in tono antipatico. Matteo non aveva tutti i torti: Jessica era sempre quella che doveva rompere le scatole e si lamentava per ogni cosa, altrimenti la sua immagine perfetta poteva rovinarsi.
 
I ragazzi arrivarono ad uno spazio abbastanza grande, circondato da alti alberi. Marina, Giulia e Matteo si dettero da fare: le due amiche si procurarono un po’ di legna in modo che Matteo accendesse il fuoco. Jessica e Alessio si erano appartati dietro un cespuglio, ma esso lasciava vedere ciò che stavano facendo: si erano messi a baciarsi con la lingua, come dei veri sporcaccioni, per poi passare al sesso. Nel silenzio del bosco si sentivano solamente i loro gemiti. Matteo andò da loro, infastidito dalla loro presenza e non capiva perché erano venuti. Si piazzò davanti a loro e li fulminò con lo sguardo.
“Se proprio non potete non fare sesso animale ogni cinque secondi, vi consiglio di andarvene da un’altra parte. La vostra presenza qui è insopportabile. Non capisco perché siete venuti!” sbottò.
“Tesoro, ti vedo un po’ nervoso. Se vuoi sfogarti, vieni con noi. Facciamo una cosa a tre” gli consigliò Jessica con voce seducente, poi si passò la lingua sulle labbra in modo sensuale per provocarlo e farlo sciogliere. Matteo tenne testa sulle spalle. Si voltò e andò da Marina e Giulia. “Andate al diavolo” concluse.
 
Dopo mezz’ora che erano arrivati, i cinque amici si sedettero intorno al fuoco e ognuno si stava cocendo degli spiedini alla carne.
Matteo e Marina erano così vicini che le loro spalle si sfiorarono. Il volto di entrambi si colorò di rosso e si guardarono per qualche istante. Il loro momento dolce fu interrotto da Giulia che si schiarì la voce.
“Ok che siamo due coppie e una sfigata, ma ciò non vuol dire che mi dovete escludere” si lamentò. Aveva ragione e in questo modo stava solo facendo da terzo incomodo.
“Scusaci Giulia” parlò Marina.
“Che palle che sei, Paura!” aggiunse Jessica. “Rendiamo la serata un po’… inquietante” terminò Miss Perfettina.
“Che vuoi dire, amore?” domandò Alessio.
Jessica si schiarì la voce, si mise a gambe incrociate, si sistemò il reggiseno, fece un profondo respiro e iniziò a raccontare una storia. “Una leggenda narra che in questo bosco, la sera di Halloween, alle ventuno, si sentano i rintocchi di una campana. Qui, non c’è nessun campanile in quanto ci troviamo in mezzo al nulla e lontani dal centro città…” Jessica venne interrotta da Alessio che iniziò a baciarla sul collo.
“Continua Jessica!” istigò Marina. Jessica scosse la testa perché troppo impegnata a pomiciare con Alessio.
“Io la conosco la leggenda. Continuo io” disse Matteo. “Al rintocco della campana, si dice che in precisi punti del bosco risorgano alcuni temibili personaggi horror, in particolare cinque: lo Slender, Freddy Krueger, Jason Voorhees, Jeff The Killer e Kayako, uno spirito demoniaco della saga di The Grudge. Essi ritornano in vita, raggiungono la città, incutendo timore a chiunque. Sempre secondo la leggenda, cinque amici, come siamo noi, erano venuti in questo bosco per fare delle ricerche, per scoprire la verità. La mattina seguenti furono ritrovati trucidati. “
“Che figata!” commentò Alessio.
“No, che stronzata, Matteo!” esclamò Marina, guardando prima Alessio e poi Matteo. Lei non credeva quasi a niente, a meno che non vedeva con i propri occhi. “Tu vuoi farmi credere che, questa sera, come vuole il fato, noi cinque, come nella leggenda, veniamo ammazzati da questi imbecilli?”
“No, non è proprio così. Un pezzo della leggenda era mancato. Dice che l’obiettivo dei cinque killer cambiò: erano alla ricerca di colui e colei che voleva porre fine alla loro esistenza. La storia immaginaria ritiene che sia una ragazza, nata proprio il giorno di Halloween. Questa ragazza sei tu” Matteo deglutì. ”Come vuole la leggenda.”
“Tu pensi che io creda a ‘sta stronzata? Ma per favore, Matteo! Sai quante persone sono nate nel mio stesso giorno?”
“Si, lo so. Tempo fa il compito di ammazzare questi esseri era nelle mani di una strega di Salem. Tu mi avevi detto che eri la discendete di una strega, vero?”
“Si e con questo?”
“Potresti essere tu. Si vede che la strega, fallita nel suo compito, l’abbia trasmesso a te!”
Marina non ne poté più sentire quelle stupidaggini, così si alzò e s’incamminò verso il bosco, nei punti più bui. Resasi conto di essersi persa, la ragazza cominciò a correre a caso, finché non vide un bagliore arancione e andò verso di esso. Era il fuoco che avevano acceso prima, ma intorno ad esso c’era una visione rivoltante: sulla terra c’era un’enorme pozza di sangue rosso, formata dai corpi dei suoi amici che erano stati brutalmente massacrati. La testa di Matteo era separata dal suo corpo e il suo volto aveva assunto una smorfia strana; Giulia era stata squartata allo stomaco; la pelle dei volti di Jessica e Alessio erano stati come mangiati, poi cavati gli occhi e tagliata la lingua.
Di fronte a quella vista raccapricciante, Marina si sentì lo stomaco andare in subbuglio e ciò che aveva mangiato, le ritornò su. Il suo cuore si agitò così tanto che avrebbe rischiato un infarto, le girava tremendamente la testa, tutto il corpo gli tremava e dentro di lei incominciarono a manifestarsi sentimenti di paura, di angoscia, di ansia, di rabbia e di dolore. Tutte emozioni tremendamente negative che la mangiavano dentro. Poi, ella realizzò subito la situazione: la leggenda che aveva raccontato Matteo sembrava avversarsi realmente.
Il fuoco si spense e intorno a lei era tutto buio. Non si sentiva il minimo rumore, neanche il canto dei grilli per tenerle compagnia. Tutto era avvolto nel silenzio e nell’oscurità, uniti ad una fitta nebbia che offuscò la vista di Marina. La ragazza voleva tanto sperare che stesse sognando, ma era tutto vero. Stava per vivere la leggenda.
 
Iniziò a correre senza una precisa destinazione. Il sangue lo sentiva scorrere velocemente, pulsare fastidiosamente nelle tempie e nel collo. Il cervello l’aveva abbandonata: non riusciva più a ragionare, come se il cervello avesse bloccato il suo funzionamento, affidando le soluzioni all’istinto di Marina. La ragazza smise di correre: aveva un gran fiatone, era stanca e voleva solamente tornarsene a casa.
Poi, sentì il rintocco di una campana, che sembrava trovarsi nei dintorni. Il suono smise. Ci fu silenzio per pochi minuti e, all’improvviso, sentì un fruscio. Si guardò intorno: magari era qualcuno venuto ad aiutarla o semplicemente un animale, ma non fu così. Dritto davanti a sé, notò l’immagine sbiadita di una figura alta, molto alta. L’essere misterioso si avvicinò di più a Marina in modo che lei potesse visualizzarlo  meglio. La ragazza non si mosse e non spiaccicò parola. La paura l’aveva immobilizzata. Incominciò a sudare, il cuore le martellò ancora più velocemente e le gambe le si bloccarono completamente al suolo, come se le avessero messo del cemento intorno ai piedi. Non riuscì a gridare. Aveva la gola asciutta e il gridò si soffocò in essa.
Ora, la creatura estranea era ben nitida: era veramente alta, quasi quanto uno degli alberi della foresta romana; indossava uno smoking nero; le braccia e le gambe erano secche e slanciate; aveva il volto bianco, senza occhi, bocca, naso e orecchie. Da dietro la schiena, si muovevano tanti viscidi tentacoli. Essi andarono dritto alla bocca di Marina, entrarono in essa, facendola soffocare. Marina sentiva che i tentacoli andavano giù per l’apparato digerente, le solleticavano lo stomaco, ma lo afferrarono ed esso usci dalla bocca di lei. Marina non si rese conto che erano sopraggiunti altri quattro sconosciuti. Alla sua destra vi era Kayako: era alta quanto la ragazza, indossava una veste bianchissima che le nascodeva il corpo fragile; la sua pelle era pallida ed era ancora più cadaverica con i capelli neri, lunghi e lisci, che le coprivano metà volta, lasciando scoperto l’occhio destro, rosso come il fuoco. Kayako si avventò sulla ragazza indifesa: le strappò la mascella e le staccò il braccio sinistro. Era la volta di Jeff The Killer, un bambino inquietante con un largo sorriso stampato in viso. Con il suo coltello affilato da cucina, fece uno spacco profondo nel ventre di Marina. Iniziò a pugnalarla nell’intestino. Il massacro fu completato da Jason Voorhees con il suo machete e Freddy Krueger con l’aiuto dei suoi artigli metallici. Quest’ultimi due avevano decomposto il corpo senza vita di Marina: intestino, polmoni, cuori e altri suoi organi erano sparsi qua e là nel lago di sangue che si era formato.
I cinque killer avevano avuto la loro vittoria: avevano ucciso colei che doveva eliminarli per sempre, poi il gruppo di amici che non avrebbero dovuto parlare della leggenda.
I serial killer sarebbero vissuti fino alla fine dei tempi, finché non arrivava qualcuno pronto ad ammazzarli seriamente.
Questa è la fine che fanno coloro che osano sfidarci” disse la voce rauca e paurosa di Freddy Krueger.
 
Note d’autrice:
ritorno con un racconto horror!
Che ne dite? Vi ha suscitato un po’ di brividi queste scene inquietante e splatter? Penso che dal testo si capisca che mi piace l’horror XD ero molto interessata a questi personaggi dell’orrore, che trovai ispirazione in loro per scrivere questo racconto.
Ho messo questa piccola storia nella categoria “originali: horror”, ma, ovviamente gli antagonisti non sono miei, cioè si sa XD non sapevo dove altro metterla :(
Buona lettura e fatemi sapere! Accetto ogni critica: positiva, negativa o neutra :)
  
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