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Autore: fra_piano for ever    29/07/2014    6 recensioni
La vita a volte può essere complicata e particolarmente difficile. Questo i ragazzi dello Studio On Beat lo sanno bene perchè ciascuno di loro quotidianamente si confronta con una realtà più o meno dura e la affronta nel modo che ritiene più giusto. Quest'anno, però, sembrano tutti intenzionati a raddrizzare un po' le cose e a migliorare la propria situazione. Piano piano i protagonisti impareranno a leggere tra le righe del cuore e comprenderanno che, nascosti nel profondo, tra disperazione e dolore, si trovano ancora amore e speranza.
Pairings: Leonetta, Pangie, Diemilla e altri
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Angie, Leon, Pablo, Un po' tutti, Violetta
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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L'ago della bilancia oscilló piú volte prima di segnare il misero peso di 45 chili, decisamente pochi per una ragazza come Ludmilla, la cui altezza sfiorava il metro e settanta. La Ferro sospiró affranta: era aumentata di un altro chilo e di sicuro suo padre non ne sarebbe stato contento. Quell'uomo aveva la mania di controllare la sua vita come se lei non fosse una persona ma un burattino che poteva plagiare suo piacimento. La bionda non gliene faceva una colpa: Damian Ferro non aveva avuto dei genitori molto presenti e cercava perció di dare a lei tutte le attenzioni che a lui sarebbe piaciuto ricevere quando aveva la sua etá. Tuttavia, se all'inizio Ludmilla aveva apprezzato che suo padre si prendesse cura di lei da quando aveva iniziato a voler decidere tutto al posto suo la ragazza si era sentita caricata di un fardello di aspettative troppo grande. L'uomo, infatti, si aspettava sempre il massimo da lei e la giovane non voleva deluderlo. Tante volte Ludmilla aveva creduto di non poter piú sostenere quella situazione ma non aveva mai detto niente, temendo che il giá scarso affetto che suo padre provava per lei scomparisse del tutto. Purtroppo lei non era come sua cugina Lena che, nonostante avesse due anni in meno, era una ballerina di danza classica giá affermata che si esibiva nei piú importanti teatri della zona. Lei era solo Ludmilla: una normale ragazza di diciotto anni che amava la musica con tutta se stessa e che non voleva dare delusioni ai suoi genitori. "Sei aumentata di un chilo, non va bene. Devi stare piu attenta e mangiare solo cibi sani." Come la bionda aveva previsto suo padre non prese molto bene quel leggero incremento di peso. Una delle tante fisse di Damian era quella del fisico, ultimamente l'uomo aveva preso a pesarla tutte le settimane per controllare che lei non perdesse la sua magnifica siloutte. La giovane Ferro era consapevole che per una ragazza con la sua statura 45 chili erano decisamente pochi, ma non disse una parola e si limitó ad annuire, fingendosi d'accordo col padre. Non osava contraddirlo perché temeva di perdere per sempre quel poco affetto che le dimostrava. Con lo sguardo basso scese dalla bilancia e si rimese le scarpe col tacco che aveva lasciato lì vicino. Stava per uscire dalla camera da letto dei suoi genitori, il luogo dove tutte le settimane veniva pesata dal padre, quando una figura slanciata fece irruzione nella camera. "Ancora con questa fissazione del peso? Tua figlia é in perfetta forma Damian! E comunque anche se non lo fosse non dovresti preoccupartene tu: ormai ha l'etá per badare a se stessa!" Esclamó Alma, la madre di Ludmilla, osservando con aria contrariata il marito che aveva tra le mani la bilancia. Neanche il tempo di ascoltare la sua risposta che la donna stava giá uscendo, dopo aver recuperato la sua costosa borsetta in pelle di coccodrillo. "Io vado dal parucchiere e poi dall'estetista, se avete bisogno di me chiamatemi." Con quelle parole Alma uscì dalla stanza, lasciando soli il marito e la figlia. Ludmilla scosse la testa amareggiata: i suoi genitori erano uno l'opposto dell'altra. Se suo padre era eccesivamente insistente, sua madre, al contrario, era troppo menefreghista e lasciava che sua figlia se la cavasse per conto proprio. Nessuno dei due, peró, era in grado di darle ció che lei da sempre bramava di piú: l'amore. Con uno sguardo afflitto la giovane lasció la camera, dirigendosi a passo svelto verso la cucina per poter fare finalmente colazione. Prese due fette di pane e le spalmó di abbondante marmellata di albicocche. Proprio quando stava per addentare la prima suo padre le strappó di mano la seconda. "Due sono troppe, ti faranno ingrassare." Rispose l'uomo alla silenziosa occhiata interrogativa della figlia. Ludmilla fece un cenno di assenso con il capo e si limitó a finire in fretta e furia l'altra fetta. Non appena terminó la sua misera colazione, la giovane afferró dall'attaccapanni dell'ingresso la sua borsa migliore e si diresse a grandi passi verso la porta principale di casa sua. "Io vado papá, altrimenti faró tardi allo Studio." Urló la giovane per farsi sentire da Damian, che era rimasto in cucina. "Va bene. Ti passo a prendere questo pomeriggio alle cinque e mezza per il corso di Disegno Artistico e poi alle sette ti porto a quello di Cinese." L'uomo le ricordó i suoi impegni, come era solito fare all'inizio di una nuova giornata. Ludmilla non rispose e dopo aver girato per tre volte la chiave nella toppa, aprí la porta e uscí di casa. L'aria frizzantina del mattino le riempí i polmoni, donandole la forza che le sarebbe servita per affrontare quella giornata che, ne era certa, sarebbe stata molto lunga e pesante. La giovane si incamminó a passo svelto per le strade della cittá, prima di andare allo Studio doveva fermarsi un attimo in un'altro luogo e temeva di arrivare in ritardo alle lezioni. Grazie alla sua andatura veloce in poco tempo la giovane Ferro si ritrovó davanti all'edificio oggetto dei suoi pensieri. Una porta di vetro scorrevole introduceva in una costruzione dalle pareti rosso fuoco sulle quali spiccava una gigantesca emme gialla. Enormi cartelloni pubblicitari circondavano il luogo, talmente insistenti da toglier quasi il fiato. Senza perdere un secondo la ragazza si fiondó nel McDonald e si mise in fila per ordinare qualcosa da mangiare. Fortunatamente quel giorno il locale non era molto pieno ed in poco tempo arrivó il suo turno. "Due cisburger, delle patatine fritte grandi, un trancio di pizza, una Coca media e un gelato per favore." Elencó Ludmilla. La signora del bancone la guardó in modo strano, probabilmente stupita dalla montagna di cibo spazzatura che la ragazza aveva ordinato. In effetti la stessa Ludmilla era rimasta impressionata da quanto fosse aumentata la quantitá di schifezze che mangiava in quell'ultimo periodo, ma non riteneva fosse un problema grave. "Ecco a te!" Esclamó dopo pochi secondi la donna, porgendole un vassoio e distogliendola dalle sue riflessioni. Dopo aver ringraziato e salutato la donna del bancone la giovane si guardó intorno alla ricerca di un tavolo vuoto. Ne individuó uno sulla sinistra proprio sotto alla finestra piú piccola del locale e si affrettó a sedersi per paura che qualcuno le potesse rubare il posto. Con lo sguardo perso nel vuoto addentó uno dei due cisburger e lo divoró con foga. Subito sentí gli sguardi delle poche persone presenti nel locale concentrarsi completamente su di lei, ma non se ne curó: era consapevole che il suo modo di trangugiare il cibo era uno spettacolo penoso. Sapeva anche che quelle abbuffate non erano affatto salutari ma quello era l'unico modo che conosceva per alleviare il dolore che provava per la mancanza di affetto da parte dei suoi genitori. Visto che il suo cuore era vuoto di amore, riempiva lo stomaco di cibo fino a star male. Ovviamente suo padre, scrupoloso e attento come solo lui sapeva essere si sarebbe potuto accorgere di quelle enormi mangiate quando la pesava, perció, appena aveva  fino di ingurgitare  tutto ció che riusciva, si chiudeva in bagno e si induceva il vomito. I primi tempi era stata dura ma piano piano si era adattata ed era diventata un'abitudine sempre piú frequente. Chissá cosa avrebbero pensato i suoi genitori sapendo come la loro unica figlia si rovinava la salute? Si sarebbero arrabbiati o forse avrebbero provato pena per lei? Ludmilla non lo sapeva e non aveva intenzione di scoprirlo: quelle abbuffate erano il suo unico conforto e non voleva negarsele per nulla al mondo! Divoró in fretta il cibo che era rimasto sul vassoio e dopo aver ripulito di tutte le cartacce il tavolo si diresse verso la toilette. Dopo pochi minuti si sentí il suono dello sciaquone rimbombare tra le strette mura e la giovane Ferro uscí dal bagno. Si fermó di fronte allo specchio e si prese tutto il tempo necessario per osservare con cura il suo riflesso. Il volto della ragazza appariva stanco e affaticato come se avesse passato una notte insonne: gli occhi arrossati spiccavano sulla carnagione pallida e le labbra erano quasi violacee per lo sforzo appena compiuto. Con gesto veloce Ludmilla estrasse dalla borsa una trousse di trucchi e incominció a nascondere i segni di quanto era appena successo con il correttore. Subito dopo spalmó uno spesso strato di fondotinta sulla pelle del viso e applicó un lip gloss sulle labbra. Soddisfatta del risultato rimase ad ammirarsi nello specchio per una manciata di minuti prima di uscire dalla toilette. Dopo aver rivolto un educato arrivederci ai pochi clienti presenti nel locale uscí in strada e inizió a camminare a passo svelto diretta allo Studio. "Ludmilla!" La giovane Ferro si voltó nella direzione della voce e incontró la figura stanca di Camilla Torres, una sua companga di scuola, che piegata sulle ginocchia cercava di riprendere fiato. A giudicare dai capelli scompigliati a dal sudore che le imperlava la fronte, la rossa doveva aver fatto una bella corsa per raggiungerla. "Cami!" Esclamó Ludmilla salutando una delle poche amiche che aveva, visto che la maggior parte del suo tempo era occupato dalle mille attivitá che suo padre la obbligava a fare. Quando raramente riusciva ad avere un po' di tempo libero da dedicare a se stessa rimaneva chiusa in casa o al massimo andava a fare shopping con sua madre, dato che non sapeva a chi chiedere di uscire. Certo Camilla e la sua amica Francesca erano molto cordiali e simpatiche, ma Ludmilla aveva paura di infastidirle e di perdere anche loro, come d'altronde succedeva sempre con le persone a cui voleva bene. Col tempo si era isolata talmente tanto dalle persone della sua etá che le sembrava quasi di appartenere ad un mondo completamente diverso dal loro e non poteva che intristirsi per questo. Aveva pochi amici che non vedeva quasi mai e non aveva avuto che delle storielle di poco conto con un paio di ragazzi. Per un po' di tempo aveva vissuto nell'illusione che un giorno un giovane sarebbe arrivato al suo fianco, donandole tutto l'amore che non aveva mai ricevuto. Dopo tanto aspettare, peró, aveva compreso che le favole non esistevano nella realtá e che nessun bel ragazzo l'avrebbe salvata da quel vortice di solitudine profonda in cui era scivolata. "Hei Ludmilla! Mi stai ascoltando?" La voce squillante di Camilla la riportó con i piedi per terra, spezzando lo scorrere dei pensieri che, come un fiume in piena, le avevano invaso la mente. "Scusami mi sono distratta un attimo, puoi ripertere quello che stavi dicendo?" Domandó mortificata la giovane Ferro. "Stavo dicendo che in centro hanno aperto un nuovo negozio, io e Francesca pensavamo di andarci questo pomeriggio verso le cinque e mezza, vuoi venire con noi?" La proposta di Camilla fece esultare di gioia la bionda, allora non era un fastidio per lei e Francesca! "É un'idea fantastica! Ci saró di sicuro!" Si affrettó ad accettare la Ferro. "Fantastico! Vedrai: ci divertiremo moltissimo!" Camilla sprizzava allegria da tutti i pori e Ludmilla non era da meno, ma tutt'un tratto tutta la felicitá per quell'uscita tra amiche svaní. Quel pomeriggio alle cinque e mezza aveva il corso di Disegno Artistico, come aveva potuto dimenticarlo? Come aveva potuto anche solo pensare che ci fosse un po' di gioia anche per lei? Improvvisamente sentí tutta la sua infelicitá  e i pensieri tristi tornare ad opprimerla, creandole un groppo in gola, mentre i suoi occhi, ancora rossi, iniziarono a pizzicarle e a farsi lucidi. "Tutto bene Ludmilla? Hai una faccia... C'é qualcosa che non va?" Camilla le si fece vicino e la scrutó con preoccupazione e premura. Ecco: quello era lo sguardo con il quale avrebbe voluto che le persone la guardassero! Non con quella disapprovazione che leggeva negli occhi di suo padre secondo il quale lei non si impegnava mai abbastanza o con quella indifferenza che le dimostrava sua madre, sempre troppo occupata a far altro per prendersi cura di lei. Non conosceva benissimo Camilla, ma sentiva di potersi fidare di lei e forse un giorno le avrebbe raccontato tutto quello che le accadeva, ma in quel momento ancora non si sentiva pronta per quello. Si limitó a spiegarle che quel pomeriggio aveva altri impegni e le fece credere che la sua brutta cera fosse dovuta al non poter uscire con lei e Francesca. "Non preoccuparti: ci saranno altre occasioni per stare insieme!" Esclamó con la sua solita allegria la rossa. "Aspetta un attimo: tu hai gli occhi arrossati e il volto  sciupato, non dirmi che ti induci ancora il vomito!" Esclamó avvicinandosi a lei la Torres e scrutandola con sincera preoccupazione. Ludmilla sospiró affranta, aveva quasi dimenticato che Camilla era venuta per caso a conoscenza del suo problema. Un giorno, infatti, la Ferro era uscita di casa talmente tardi che non aveva avuto il tempo di andare in bagno al McDonald come faceva di solito e perció ci era andata non appena era arrivata allo Studio. Nella fretta per paura di arrivare tardi a lezione si era completamente dimenticata di chiudere la porta e Camilla, che proprio in quel momento stava entrando nella toilette, l'aveva scoperta. Ricordava ancora la paura che aveva provato nel sapere che qualcuno era a conoscenza del suo problema, ma Camilla era stata molto comprensiva con lei e le aveva promesso di non dire nulla a nessuno di quanto aveva visto. Ludmilla sapeva che per una chiaccherona come la Torres era molto difficile mantenere un segreto e a maggior ragione per questo aveva apprezzato il fatto che Camilla non avesse aperto bocca. "Ludmilla! Ludmilla! Ti sei distratta un'altra volta! La mancanza di cibo ti fa male, non riesci neanche a concentrarti su quello che ti sto dicendo!" La rimproveró la rossa. "Scusami, oggi non é proprio giornata. Stavi dicendo?" Ludmilla doveva ammettere che Camilla aveva ragione sul fatto che il modo non salutare in cui mangiava le nuoceva, ma come poteva spiegare alla rossa che quello era l'unico modo che conosceva per sopperire alla mancanza di affetto? Nessuno l'avrebbe mai potuta capire... "Stavo dicendo che non dovresti rovinarti cosí la salute. Hai un fisico perfetto che tutte le ragazze vorrebbero avere e non puoi ridurti cosí per una sciocca fissazione!" Fraintese tutto Camilla, credendo che la Ferro si inducesse il vomito perché ossessionata dall'ideale di magrezza assoluta. "Non é come pensi, non sono io che voglio essere a tutti i costi magra come un grissino, é mio padre. Lui ha la fissa della perfetta siloutte e tutte le settimane mi pesa per controllare che non sia aumentata." Spiegó brevemente la Ferro. "Allora non potresti semplicemente diminuire la quantitá di cibo che mangi, invece di cercare di vomitare?" Suggerí la rossa. "Vedi... Il fatto é che le abbuffate mi fanno bene! Quando mi riempio di cibo é come se quel vuoto che sento nel cuore per la mancanza di affetto da parte dei miei genitori si riempisse un po'"."ammise Ludmilla, decidendo che ormai Camilla sapeva troppo di lei per essere tenuta all'oscuro delle sue mangiate. "Ludmilla questo é un problema grave: dovresti farti vedere da uno psicologo o comunque da qualcuno di competente. Non puoi continuare cosí!" Il tono di solito sempre allegro e scherzoso di Camilla si era fatto serio e preoccupato e Ludmilla dovette ammettere che quanto suggerito della Torres era la cosa migliore da fare. Solo che lei non poteva andare da uno specialista: avrebbe dovuto parlare con i suoi genitori e cosa avrebbe potuto dire per convincerli che aveva bisogno di aiuto? Niente, sua madre come sempre l'avrebbe liquidata tirando fuori uno dei suoi soliti impegni e suo padre avrebbe insistito col fatto che non era niente di importante e che invece di pensare a quello avrebbe dovuto impegnarsi di piú nelle attivitá che svolgeva. E comunque anche se avesse risolto il problema delle abbuffate non avrebbe mai potuto risolvere quello della mancanza di affetto, perció era meglio lasciare cosí le cose. "No Camilla non posso andare da uno specialista... Promettimi che non dirai a nessuno quello che ti ho raccontato." Negli occhi scuri di Ludmilla si leggevano una disperazione e un'infelicitá da far paura e la Torres non poté fare a meno di annuire a quella richiesta. "Va bene." Si arrese Camilla. Da una parte la rossa si sentiva in colpa per non poter fare nulla per aiutare Ludmilla e sentiva la forte necessitá di condividere quel terribile segreto con Pablo o con qualche altro professore dello Studio che forse avrebbe potuto fare qualcosa in piú di lei per la Ferro. Ludmilla, peró, aveva riposto in lei la sua fiducia e non si sentiva di tradirla, anche se a fin di bene. Decise cosí che per il momento non ne avrebbe fatto parola con nessuno ma se le cose fossero precipitate avrebbe di sicuro riferito la situazione della giovane ad un adulto. Soddisfatta per la scelta presa, Camilla si voltó verso Ludmilla e le propose di fare insieme il breve tratto che mancava per arrivare allo Studio. La Ferro accettó di buon grado quella proposta, grata che la rossa avesse lasciato cadere l'argomento di conversazione. Durante la strada che conduceva alla scuola di musica che entrambe frequentavano nessuna delle due aprí bocca: Camilla stava ancora elaborando quanto aveva appreso dalla Ferro e Ludmilla come sempre era persa nei suoi tristi pensieri. Le due varcarono contemporaneamente la soglia dello Studio e subito videro un giovane uomo dai capelli corvini e un filo di barba perfettamente curata venire loro incontro con aria preoccupata. "Ludmilla proprio te stavo cercando... Devo parlarti urgentemente in privato, seguimi per favore." La voce grave del direttore dello Studio spaventó la Ferro. Cosa voleva Pablo da lei? Aveva fatto qualcosa di male? Non le sembrava di ricordare niente del genere e allora perché l'uomo le aveva chiesto di parlare in privato? Come mai Pablo che solitamente era cosí allegro e solare aveva quella faccia cosí tesa? Non sapendo come risolvere i suoi dubbi decise che la cosa migliore da fare era chiedere al giovane direttore. "Ho fatto qualcosa di male?" Domandó infatti la Ferro. "No, niente del genere, semplicemente sono preoccupato per te, ma preferirei non parlare di questo davanti agli altri studenti. Seguimi." Ripeté Pablo. Ludmilla obbedí prontamente e poco dopo e due si trovavano davanti alla porta dell'aula professori. Il direttore la spalancó ed entró nella spaziosa stanza, subito seguito dalla bionda. "Ah Angie... Non mi ero accorto che c'eri giá tu qui dentro. Ti da fastidio se io e Ludmilla parliamo un attimo? Sai si tratta di una cosa un po' delicata e non voglio parlarne davanti ad altri studenti." Spiegó Pablo facendo annuire prontamente la collega, nonché sua migliore amica da parecchi anni. "Figurati, non mi da affatto fastidio." Rassicurato dalle parole dell'insegnante di canto, il direttore si sedette e dopo aver invitato Ludmilla a fare altrettanto, prese un profondo respiro e inizió a parlare: "Ti ho chiesto di poter discutere con te perché, dopo essermi confrontato con Gregorio, ho deciso che la tua situazione é estremamente grave." Ludmilla lo guardó con aria interrogativa. Non riusciva a capire cosa intendesse Pablo, le sembrava di essere piuttosto brava nelle lezioni, forse non era la migliore ma di sicuro non era poi cosí scarsa! "A cosa ti riferisci Pablo?" Domandó, quindi, estremamente confusa. "Mi riferisco al fatto che tu sei decisamente dimagrita troppo ultimamente. Questo non va bene, Ludmilla. Cosí rischi di danneggiare il tuo corpo. Senza contare il fatto che una ballerina deve mangiare bene per avere le energie necessarie per ballare." Alle parole di Pablo la giovane Ferro abbassó gli occhi. Sapeva bene quello a cui andava in contro se avesse continuato cosí ma, come aveva giá detto a Camilla, non voleva cambiare stile di vita, non poteva perdere il giá scarso affetto di suo padre. "Promettimi che cercherai di prendere un paio di chili." Disse il direttore dello Studio. La Ferro annuí, non le piaceva mentire ma voleva andarsene il prima possibile da lí e sapeva che mettendosi a discutere con Pablo non avrebbe ricavato niente. "Va bene." Disse semplicemente prima di chiedere di poter lasciare la stanza. Pablo le lanció un'ultima occhiata e la osservó uscire dall'aula professori con aria preoccupata. La promessa di quella ragazza non l'aveva convinto per niente, ma era consapevole che discuterne ancora con Ludmilla non l'avrebbe portato da nessuna parte, se le cose fossero peggiorate avrebbe convocato i genitori della ragazza.   









NOTE AUTRICE: Ed ecco il secondo capitolo di questa folle ff. Qui conosciamo il personaggio di Ludmilla che, in effetti, é molto diverso da quello che conosciamo noi. Qui la Ferro non é affatto cattiva e ha dei problemi affettivi che le causano dei disagi con il cibo... In particolare Ludmilla é bulimica. Camilla, invece é la solita ragazza solare di sempre ed è a conoscenza del problema della bionda. Anche Pablo ha notato che la ragazza é dimagrita e le chiede di parlare, ma non soddisfatto della loro conversazione, decide che se la situazione dovesse peggiorare parlerà con i genitori della Ferro. Nel prossimo capitolo comparirà un certo giovane dagli occhi verdi*lo abbraccia* e approfondiremo il personaggio di Violetta. Bene, vi saluto,
Hugs and kisses,
_Francy99_
  
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