Evelyn Pov
Il mio corpo
fragile ed esile è percorso di mille
tremolii. Tremolii che non posso controllare, che non posso fermare.
Vorrei ma
non posso. Non posso perché il mio corpo emana un disperato
grido d’aiuto, un
aiuto che solo lei può
dargli.
Mille goccioline di sudore bagnano la mia fronte, il mio viso oramai
pallido,
bianco come la neve. Poco mi arriva dal mondo esterno. Ogni suono
è distante,
quasi ovattato e io sento il bisogno crescere, l’astinenza
farsi avanti. E
vorrei sbagliarmi, vorrei che non fosse così ma…
è così.
E sento il mio corpo gridare ancora aiuto mentre mi poggio al muro e
scivolo
lungo di esso.
Il sudore mi riga le tempie, i capelli chiari si attaccano
fastidiosamente al
viso mentre le labbra mi diventano secche, mentre la bocca diventa
sempre più
secca, più asciutta.
Grido con flebile voce il suo nome, cercando conforto, cercando
qualcuno che me
la ridia.
E lo vedo, lo sento. Si avvicina a me, mi accarezza dolcemente il viso.
Incontro i suoi occhi verdi illuminati dalla fredda luce del neon. Mi
scosta i
capelli dal viso mentre butto indietro la testa, mentre mi porto le
ginocchia
al petto.
Un gemito di dolore esce dalle mie labbra mentre mi asciuga il viso. Un
smorfia
compare sul mio viso.
Mi dice di stare calma, che tutto andrà bene, che lui
è qui per aiutarmi ora.
Ne hai bisogno anche tu, amore mio, lo so, lo sento, lo vedo.
Mi prende il viso tra le mani e mi costringe a guardarlo. Anche il suo
viso è
pallido, sudato, meno del mio, ma lo è.
Mi bacia delicatamente le labbra e mi dice ancora che andrà
bene.
Lo guardo negli occhi, a stento ci riesco. Una lacrima mi riga il viso.
“Aiutami.” Dico in un soffio. E’ tutto
ciò che per ora riesco a dire.
Abbassa lo sguardo mentre con mano tremante il stringo il braccio.
Scuote il
capo.
“Ti prego.” Lo supplico. Punta i suoi occhi nei
miei e poi… sospira.
Dalla tasca dei jeans tira fuori un piccolo pezzo di carta argentata ed
è come
se i miei occhi si illuminassero.
Lo apre delicatamente poggiando il tutto su un piccolo specchietto
posto sul tavolino
accanto al divano.
Con forza aspiro, una forza che non credevo di possedere. Aspiro come
mai ho
fatto, forse perché non mi è mai capito di
ridurmi così, di aver tanto bisogno
di… lei.
Butto, ancora, indietro la testa poggiandomi al muro.
Chiudo gli occhi.
Qualcosa all’intero del mio corpo cambia.
Pace…
Gerard Pov
E io posso
aiutarla. Io posso darle ciò che ora più
desidera, ciò che più brama. Qual qualcosa che
farà cessare i tremolii, le
lacrime, i lamenti.
E fa male vederla così, fa male vederla soffrire
così, come forse non l’ho mai
vista.
E fa male sapere che ciò che le riporterà la pace
è lei. Qualcosa che
molti odiano, che molti però amano, proprio come
me e lei.
La vedo tremare, chiedere aiuto, mentre il sudore le bagna la pelle
bianca e
morbida come petali di rose. Fa tremendamente male e solo io posso
porre fine a
ciò che ora la fa star così.
Mi avvicino al suo viso prendendolo fra le mani.
“Tranquilla, piccola, tranquilla.” Le sussurro
sulle labbra prima di posarci un
leggero bacio.
“Andrà tutto bene.” E vorrei che fosse
vero.
“Aiutami.” Dice in un soffio e il cuore mi si
stringe in una morsa. E sento le
lacrime spingere mentre la mia fronte si impregna inevitabilmente di
sudore.
Abbasso lo sguardo prima di scuotere il capo. Non posso, non posso
darle ciò
che la porterà prima o poi alla rovina. Non voglio che
diventi come… me.
“Ti prego.” La goccia che fa traboccare il vaso. La
guardo mentre dentro di me
muoio. Muoio perché non posso vederla così,
perché vedo la cosa più bella e
importante della mia vita supplicarmi, chiedermi un aiuto che le posso
dare ma
che non le voglio dare.
E mille sono le sensazioni che mi pervadono, mille sono i contrasti
all’interno
del mio cuore, le lotte.
Una lacrima mi riga il viso e lei nemmeno se ne rende conto.
La guardo, la guardo dritta negli occhi e i secondi sembrano minuti,
ore.
Sospiro.
Con mano tremante e sudata tiro fuori dalla mia tasca quella piccolo
pezzo di
carta argentata.
Non voglio che lei…
Ed è come se i suoi occhi si illuminassero e tutto
ciò mi fa male, mi fa male
perché mi rendo conto che sta gettando la sua vita, che
stiamo gettando la
nostra vita. Mi rendo conto che tutto ciò è
terribilmente sbagliato e ammetto,
finalmente, che ci siamo dentro, dentro come non mai.
Afferro il piccolo specchietto mentre la lacrime bagnano il mio viso.
Chiude gli occhi mentre con aria serena poggia la testa al muro.
Mi fa male…
“Oh Evelyn… cosa stiamo facendo?” E
mentre sussurrò queste parole un’ultima
lacrima rotola lunga la mia guancia prima che anch’io prenda
ciò che può farmi
dimenticare, anche per pochi istanti, il… dolore.
Evelyn Pov
Apro gli occhi.
Mi fa male il collo.
Mi fa male la spalla.
Mi metto a sedere poggiandomi al muro freddo.
Mi guardo intorno e lo vedo, lo vedo, qui, rannicchiato vicino a me, in
posizione fetale.
La testa mi scoppia.
Gli accarezzo i lunghi capelli neri. Il suo viso è pallido,
bianco. E’ freddo.
“Gerard…” Sussurro scuotendolo un
po’, ma lui, rimane lì, immobile,
impassibile. Non un suono, non un gemito, non un lamento. Mi metto
sulle
ginocchia spostandogli i capelli dal viso. Chiamo ancora il suo nome
scuotendolo, ore, con violenza.
Non si muove, lui, rimane li.
Il suo polso è debole.
Il suo respiro… non lo sento.
Il mondo che mi crolla sulle spalle mentre il panico sale, tutto
ciò che avevo
costruito con lui sparisce, diventa solo un cumulo di polvere.
“Gerard!” Grido mentre mille lacrime rigano il mio
viso, mentre gli accarezzo
il viso, mentre lo scuoto. Ma lui non si muove, lui rimane
lì.
E l’amore… non serve.
Prendo il telefono, chiedo aiuto.
“Arrivano, amore mio, resisti.” Chiudo gli occhi
mentre poggio la mia fronte
sulla sua guancia, mentre immagino una vita senza lui, senza colui che
mi ha
donato di nuovo il sorriso.
Ed è colpa mia, solo colpa mia. Mia e sua.
E’ colpa mia e della mia stupidaggine.
E spero che tutto si sistemi, che tutto torni come prima, ma so infondo
al
cuore, che nulla dopo questo potrà tornare come prima.
Perché lei
c’è e ci ha cambiato per
sempre la vita, perché noi, glielo abbiamo premesso.
Gli accarezzo la guancia mentre bagno il suo viso apparentemente
tranquillo,
con le mie lacrime.
“Resisti, ti prego…” Sussurro ancora fra
le lacrime. Lo metto in posizione
supina e non smetto di accarezzarlo, di sussurrarli che presto tutto si
sistemerà, che stanno arrivando, che non è solo.
“Ci sono io…”
Ed entrano, con forza, ti prendono con forza, ti allontanano da me.
E grido ancora il tuo nome mentre qualcuno mi afferra per le spalle e
mi attira
a sé.
E grido ancora che devo resistere, che ti amo, che non me ne vado, che
ti
raggiungerò.
E mentre le lacrime scendono inesorabili sul mio viso qualcuno mi
abbraccia.
E tutto perde di significato, amore mio.
Se non ci sei tu… il vuoto.
Resisti… per me.
“Andiamo in ospedale.” Guardo i suoi occhi.
Grazie… Frank.
Frank Pov
A volte ci sono
cose che non si riescono a
dimenticare. Vorresti ma non puoi. Non puoi perché sono cose
che sono radicate
dentro te, che sono lì, in quella parte nascosta del tuo
cuore. Fuse con la tua
anima e con ciò che veramente sei. Vorresti cambiare,
vorresti debellarle, ma
non puoi, perché non ne hai la forza, perché
forse non vuoi, perché… oramai ti
hanno fatto diventare ciò che sei. Ed è troppo
tardi per cambiare, per
cancellare quella piccola parte di te che odia il mondo, che ha
sofferto a
causa sua. Ma si sa, non è mai veramente troppo tardi per
cambiare.
Guido guardando la strada, la pioggia che si infrange contro il vetro,
che
picchietta violentemente contro esso. I tergicristalli si muovono con
ritmicità
e costanza mentre nell’auto si odono solo i nostri respiri
preoccupati.
Cosa hai fatto, amico…
Non ha il coraggio di parlare, Evelyn, perché lo so, si
sente in colpa. Credevo
che l’ignoranza fosse la soluzione migliore. Credevo che lei,
che l’amore che
lui provava nei suoi confronti, lo avrebbe salvato. Ma la
verità è che non
volevo vedere chi lei era davvero e chi lui era davvero. E ho
sbagliato, ho
sbagliato alla grande e infondo è anche colpa mia se ora ci
dirigiamo verso
l’ospedale.
Ho mollato la presa, mi sono fidato di lui, mi sono fidato del mio
migliore
amico, ma ora mi rendo conto che non puoi fidarti di chi affida i
propri
problemi, i propri pensieri, la propria vita a quella sostanza illegale
che
riesce, relativamente, a farti star bene.
L’ho capito, ma, forse, è troppo tardi. E questo
mi fa paura, tanta paura
perché potrei aver perso il mio migliore amico. E vorrei
sbagliarmi, lo spero,
con tutto il cuore.
Sento le lacrime farsi avanti e bagnarmi il viso. Il cuore perdere
battiti.
Gerard…
Avrei dovuto restargli vicino, avrei dovuto costringerlo a smettere,
avrei
dovuto essere più presente. Quando le cose sembrano andare
finalmente per il
verso giusto, qualcosa accade nella tua vita e rovina tutto, demolisce
ciò che
avevi costruito dentro e fuori te.
Non una parola, infondo non c’è nulla da dire.
Ha il viso distrutto, gli occhi arrossati dal pianto e il viso pallido.
Due
grandi occhiaie sotto gli occhi.
Dove sei Evelyn?
Scendo dall’auto e non mi importa se la pioggia bagna il mio
corpo o i miei
vestiti, non importa. Corro dentro seguito da lei. Cerchiamo i medici,
ci
facciamo dire dov’è. Non ci permettono di vederlo.
Mi chiedono di restare calmo, di aspettare, qualcuno mi dirà
cosa gli è
successo.
La sento piangere disperatamente mentre si accascia sul pavimento col
viso tra
le mani.
Mi poggio al muro mentre le lacrime cadono ancora sul mio viso bagnato
dalla
fredda pioggia. Delle goccioline d’acqua mi cadono dai
capelli confondendosi
con la lacrime.
Mi lascio scivolare contro esso fino a sedermi sul freddo pavimento
bianco di
questo corridoio illuminato dalla fredda, glaciale, luce dei neon.
Resisti, amico.
Evelyn Pov
Fisso il muro
bianco dinanzi a me. Lo fisso con
insistenza, con sguardo perso.
Frank è su una sedia e di certo non è messo
meglio di me.
I nostri cuori sono pieni di paura.
E se non ce l’avesse fatta? Se fosse troppo tardi?
Ogni domanda è una lacrima, un singhiozzo, troppo difficile
da evitare.
E’ colpa tua, Evelyn.
E’ colpa mia. Se io non lo avessi pregato, se io non gli
avessi dato…
Se non lo avessi mai incontrato tutto ciò non sarebbe
successo e lui, ora,
sarebbe con loro, i suoi amici, a ridere e scherzare.
Sono tutti qui, Frank gli ha chiamati prima e come lampi di sono
precipitati.
Ti amano, amore mio, darebbero la vita per te.
Darei la vita per te.
Sono tutti sconvolti, loro non sapevano?
Tuo fratello piange sorretto da Ray. Gli dice che ti riprenderai, che
starai
ancora bene, che non ti successo
nulla.
Bob è accanto a Frank e beve un caffè con occhi
arrossati e umidi.
Cosa ne sarà di me, ora?
Se u dovessi… E al
solo pensiero, le lacrime bagnano
il mio viso, ma questa volta non riesco a trattenere i singhiozzi e
coprendomi
il viso con le mani scoppio in un pianto disperato che riecheggia per
tutto il
corridoio.
Dei passi si
avvicinano a me.
“Sssh…”
Qualcuno mi accarezza i capelli mentre delle braccia mi stringono
ancora.
“Ti prego
non dirmi che andrà tutto bene. Non farmi soffrire
ancora.” Grido fra
i singhiozzi. Non voglio illudermi.
“Non lo
dirò.” Sussurra al mio orecchio mentre mi
accarezza i capelli.
“Non
promettermi ciò che non puoi promettermi.” Grido
ancora mentre i
singhiozzi non cessano.
“Non lo
farò.” Guardo i suoi occhi nocciola bagnati dalle
lacrime.
“Siete qui
per il signor Way?” Una voce mi riporta alla
realtà. Scatto in piedi
e anche gli altri lo fanno. Tutti in contemporanea, tutti con a stessa
paura
negli occhi.
Guardiamo il medico
dinanzi a noi.
Abbassa lo sguardo e
sento il cuore balzarmi in gola. Sento il pavimento
crollarmi sotto i piedi, le gambe farsi molli. Perdo
l’equilibrio, Bob mi
afferra aiutandomi a stare in piedi.
Si toglie gli occhiali.
Nei miei occhi il
terrore, la vista si annebbia, la testa mi gira, gli occhi mi
bruciano, le lacrime scendono calde e taglienti.
“Il signor
Way… siamo riusciti a salvarlo per un pelo.”
Affondo il viso nel
petto di Bob mentre mi lascio ancora andare alla lacrime.
“Cosa gli
è successo?” Chiede Mikey mentre Bob mi accarezza
la schiena e mi
tiene stretta a sé.
“Overdose.”
“Cosa?”
Tutti increduli, tutti sorpresi, tranne lui, Frank.
“Possiamo
vederlo?” Chiede Frank.
“Solo una
persona.”
“Va
tu.” Mi dice senza nemmeno pensarci.
“Sicuro?”
Chiedo asciugandomi le lacrime. Annuisce col capo.
“Solo per
poco però. Dorme e non credo che per il momento si
sveglierà. Non
deve.” Annuisco.
Seguo il medico lungo
il corridoio lasciandomi alle spalle quei visi stanchi e
distrutti.
E tutto ancora mi si
annebbia e il cuore ancora mi balza in gola quando si
ferma davanti a una porta bianca, quando attraverso il vetro vedo il
suo corpo
steso, coperto da un lenzuolo bianco, quando vedo mille tubicini e fili
collegati al suo corpo.
E ancora le lacrime
scendono mentre afferro al maniglia e apro la porta.
Cosa ti ho fatto, Gee?
Cosa ti ho fatto,
amore mio?
Mi avvicino al letto e
ti accarezzo la mano, delicatamente.
Il cuore riprende la
sua lenta marcia mentre mi siedo accanto a te.
“Mi ha fatto
prendere un colpo.” Sussurro con voce incrinata.
“Non farlo
mai più, capito?” Il suo viso ha
un’espressione così tranquilla e
rilassata. Il suo petto si muove piano.
Tiro su col naso prima
di avvicinarmi a baciare quelle labbra che tanto amo,
che tanto conosco.
“Ti prego,
amore, non farlo mai più…”
Allora,
chiedo umilmente perdono per il ritardo ma
ero in “vacanza”.
Bene, chiedo ancora perdono per il capitolo. Si, è finito in
overdose, ma non è
morto! E’ già qualcosa no?
Avrei voluto farlo più lungo ma mi piace
com’è finito. E poi credo avrei
rovinato il tutto, cioè, il finale intendo. Spero comunque
vi sia piaciuto
perché a questa storia ci tengo tantissimo! Sarò
ripetitiva ma per me non è
molto facile scrivere di persone fatte non essendomi mai…
fatta.
Ora basta con le chiacchiere e passiamo ai ringraziamenti!
Chemical
Lady: Jeeeee! Ciao! Questo capitolo l’ho
scritto ieri notte e domani. Inaspettato? Boh (oggi sparo tante
cavolate,
sappilo). Bene, ti ho quasi fatto morire il porcellino, ti prego non
odiarmi!
Spero ti sia piaciuto questo capitolo! Ti voglio bene tesoro! Un
milione di
ciambelline al cioccolato! <3
Crazyangie:
Ciao! Sono contenta di sapere che il
capitolo ti è piaciuto! Spero ti sia piaciuto anche questo!
Fammi sapere cara!
Grazie mille per la recensione! ^^
ElfoMikey:
Si la mamma è tornata ma in questo
capitolo non ha fatto al comparsa. Aspetta ancora un po’
e… bum! Bene, spero di
non avere il tuo odio ora! Spero ti sia piaciuto il capitolo, lo spero
tanto!
Sai che ci tengo al tuo parere! XD Ti voglio bene Grè, alto
fino alla luna e
grande quanto il mare! <3
Jessromance:
Jejè! Dolcezza! Ce l’ho fatta a
postare! Siiiii! Chiedo perdono per aver quasi ucciso il tuo
“amato”. *me si
mette nell’angolino* La mamma qui non fa la sua comparsa,
almeno non qui.
Aspetta un altro po’. Ti voglio beeeeeeeeene! :*
Tragic_Poetry:
Ciao! O.O Ti sto
facendo impazzire? Davvero? Sono senza
parole… davvero, non so che dire. Ho quasi ucciso Gerard e
chiedo anche a te
perdono! Capitolo cortino ma… d’effetto
(?)… credo… Spero comunque ti sia
piaciuto perché ci ho messo tutta me stessa! (non
fraintendermi però). Grazie
mille per la recensione! A presto cara! :*
MickyA:
Ciao adorata seconda moglie! Sapere che
trovi la mia storia interessante e stupenda mi rende felicissima!
Sembrerò
ripetitiva ma per me è davvero importante il tuo parere (amo
le tua storie!). Scrivere
di persone fatte mi piace un casino (piacere perverso). Non so se mi
riesce
però… mi piace (sia chiaro non faccio uso di
sostanze!) Spero il capitolo ti
sia piaciuto! Fammi sapere! XD A presto! :*
FuckingChemicalGirl:
Ciao! Sono contenta di sapere che la storia ti è piaciuta!
Spero ti sia
piaciuto anche questo capitolo! Fammi sapere! Ci tengo davvero
tanto… a presto!
:*
A
voi, Rò.