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Autore: Niky Son    29/07/2014    7 recensioni
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-Pronto?-chiese il mezzo-saiyan.
-Pronto Gohan, sono tua madre. Devi uscire immediatamente dall’ufficio…-rispose Chichi.
Il tono di voce della donna era terrorizzato.
-Mamma, non posso sto finendo un lavoro importante-
-Non me ne frega nulla del lavoro Gohan! Videl si è sentita male e Goten l’ha portata all’ospedale. Corri!-[...]
Nuova one-shot depressa(?)
Mi è venuta in mente ascoltando la canzone "Il giorno di dolore che uno ha" di Ligabue (il mio amore(?))
Non so molto sul tema che ho usato, spero di non aver fatto un casino e se così fosse perdonatemi.
Spero vi piaccia,
Niky Son
Genere: Malinconico, Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gohan, Videl | Coppie: Gohan/Videl
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Il giorno di dolore che uno ha

Era una calda giornata di fine Giugno e il Sole illuminava con i suoi raggi la radura dei Monti Paoz.
Gohan stava ritornando a casa dopo una lunga giornata di lavoro. Era molto stanco ma, per fortuna, c’erano Videl e la sua piccola Pan, di soli tre anni, ad attenderlo a casa.
Il giovane padre entrò a casa e posò la valigetta da lavoro su una sedia.
Si diresse prima nella stanza della sua bambina, accertandosi che dormisse, e, successivamente, in camera sua dalla moglie.
Le serrande abbassate e le luci spente. Il buio regnava sovrano in quella stanza.
Videl era sdraiata sul letto matrimoniale, in stato di dormi veglia.
Gohan si distese affianco a lei, faccia a faccia, e accarezzandole una guancia le diede un bacio a fior di labbra.
Lei aprì gli occhi lentamente.
-Come stai oggi?-le chiese dolcemente Gohan.
-Peggio di ieri, la febbre mi sale soltanto di notte, mi fanno male tutte le ossa e mi sento sempre stanca-rispose con voce fievole la donna.
Gohan, leggermente  preoccupato, mise una mano sulla fronte di sua moglie cercando di capire se avesse la febbre o meno.
La fronte non era calda fortunatamente ma Gohan notò che il viso della donna dagli occhi celesti era pallido.
Inoltre il saiyan poteva chiaramente notare che il corpo di Videl era visibilmente dimagrito negli ultimi giorni.
-Non credi sia meglio andare all’ospedale?-le chiese.
-No, stai tranquillo amore.
Il giovane non era molto convinto, aveva paura che quello che aveva Videl fosse qualcosa di grave.
Lei però continuava a dire che era solo una semplice influenza, ma più passava il tempo più il suo corpo si riempiva di lividi.
Gohan ogni giorno insisteva sul volerla portare all’ospedale o da un medico ma Videl rifiutava ogni volta…
 
Era passata una settimana da quella mini chiacchierata al buio tra i due coniugi e Gohan si ritrovava nuovamente nel suo ufficio a lavorare su alcuni documenti importantissimi.
Ad un certo punto il suo cellulare squillò, rompendo il silenzio che si era creato da diverso tempo in quella stanza.
Gohan era intenzionato a non rispondere, troppo impegnato a leggere attentamente quei fogli, ma, quando lesse il display del telefono e notò che la chiamata proveniva da casa sua, rispose subito.
-Pronto?-chiese il mezzo-saiyan.
-Pronto Gohan, sono tua madre. Devi uscire immediatamente dall’ufficio…-rispose Chichi.
Il tono di voce della donna era terrorizzato.
-Mamma, non posso sto finendo un lavoro importante-
-Non me ne frega nulla del lavoro Gohan! Videl si è sentita male e Goten l’ha portata all’ospedale. Corri!-
Non appena sentì quelle parole il giovane si alzò di scatto dalla sedia e si diresse velocemente in volo all’ospedale di Satan City.
Arrivò in meno di un minuto e subito chiese a qualche infermiera dove si trovasse sua moglie.
Doveva salire due piani di scale per arrivare alla stanza dove ora risiedeva Videl.
Vide lì tutti i suoi familiari e i suoi amici.
Suo padre, sua madre, suo fratello, Bulma e Vegeta.
Fatta eccezione di Trunks che era fuori dall’edificio a badare a Pan e Bra.
Fu subito informato del fatto che doveva pazientare un po’ prima di rivedere sua moglie perché il dottore la stava visitando.
Il saiyan si sedette su una delle sedie della sala d’attesa. Gli occhi fissavano il vuoto, le mani congiunte in forma di preghiera e la schiena piegata.
Faceva un caldo insopportabile secondo lui, nonostante l’aria condizionata accesa.
Si sentiva mancare l’aria, così si tolse la cravatta e si sbottonò di un paio di bottoni la camicia.
Ciò però non servì a fargli smettere di sudare. Si chiedeva perché il medico non facesse ritorno dalla stanza di Videl.
Non sapeva quanto fosse passato, il tempo si era fermato quando aveva sentito le parole di sua madre: “Videl si è sentita male”.
Non rispondeva neanche alle domande che i presenti gli ponevano.
Impassibile.
Dentro di lui però era in corso un caos, urlava, piangeva, si disperava.
Dopo un po’ di tempo il dottore uscì finalmente da quella stanza.
Gohan si risvegliò immediatamente dal suo stato di trans e subito si fiondò sul medico.
-Allora, che cos’ha mia moglie?!-subito gli chiese con voce aggressiva Gohan.
Il medico non si scompose né si sorprese nel vedere la reazione dell’uomo che aveva dinnanzi a sé.
-Vede, la questione è molto delicata. Non sappiamo che cosa abbia effettivamente sua moglie ma deve restare qui per un po’ di tempo. Ha accusato dei dolori allo stomaco in questi giorni?-rispose il dottore.
Gohan sembrava ricomporsi ascoltando la voce pacifica del signore che aveva davanti.
-Sì, li ha quasi sempre avuti-rispose calmandosi definitivamente il saiyan.
-Le abbiamo fatto delle analisi del sangue per capire che cosa abbia. Se volete entrare fate pure, ma una persona alla volta-disse infine quello che sembrava fosse il primario del reparto.
Gohan fu il primo ad entrare in quella stanza.
Aveva le pareti bianche, non gli piaceva per niente. “Perché le stanze degli ospedali devono essere sempre e solo bianche?” si chiedeva.
Si sedette vicino al letto dove ora riposava sua moglie.
Le prese dolcemente la mano stando attento a non svegliarla.
La fissava attentamente, non si spiegava neanche il perché.
Poco dopo gli occhi azzurri di Videl si aprirono.
-Videl…-la chiamò in un sussurro Gohan.
Lei puntò i suoi occhi contro quelli neri come la pece del suo amato.
Lui subito l’abbracciò forte istintivamente, trattenendo a stento le lacrime.
Videl ricambiò debolmente l’abbraccio, aveva pochissima forza e, in effetti, si sentiva uno straccio.
Restarono così per un bel po’ di tempo, lui voleva proteggerla da tutti i mali del mondo con quell’abbraccio, come per dire “dovrete passare prima sul mio corpo per arrivare a lei”, Videl invece si beava di quel bellissimo contatto, cullata tra le braccia dell’amore della sua vita.
Quella notte Gohan dormì affianco a Videl, non aveva intenzione di lasciarla, era soltanto sua e l’avrebbe protetta ad ogni costo.
La mattina arrivò veloce e il figlio di Goku dovette, a malincuore, lasciare temporaneamente la mano di sua moglie per far si che il medico visitasse nuovamente Videl e annunciasse l’esito dei risultati.
Tutti erano preoccupati per quello che poteva avere la giovane madre.
Un’ora dopo il medico uscì.
-Scusate ma vorrei parlare privatamente con il signor Son prima…-annunciò il dottore prendendo da parte Gohan.
-Mi dica dottore-
-Devo essere sincero. Quello che le dirò non le piacerà affatto, si sieda per favore-iniziò il primario dell’ospedale.
-Vede, avevo già intuito cosa avesse sua moglie, ma volevo prima esserne certo facendo un’analisi del sangue, e mi creda, avrei tanto voluto sbagliarmi, ma dopo quasi trent’anni di servizio il mio fiuto non sbaglia mai…-
Gohan già pensava al peggio ascoltando le parole dell’uomo.
-Che cos’ha mia moglie, me lo dica la prego…-lo fissò con occhi già lucidi il saiyan.
-Sua moglie signor Son…ha la Leucemia…-
-Non sappiamo quali siano le cause ma è acuta…-
Gohan non sentiva più nulla, non ascoltava che ci potessero essere delle possibilità in cui sua moglie potesse salvarsi.
Videl sarebbe morta, e con lei anche metà del cuore di Gohan.
Notando che il saiyan non lo stava ascoltando minimamente si diresse dai familiari dei due coniugi.
Lui si diresse nella stanza.
Lo sguardo basso, se avesse visto gli occhi di Videl sarebbe scoppiato a piangere.
Si sedette mentre Videl lo guardava e gli stringeva la mano per infondergli coraggio.
-Guardami-gli disse.
-No…-
-Fra poco tempo questi occhi non li vedrai più. Guardali finché puoi…-gli disse con freddezza e serietà la moglie.
A volte Videl, secondo lui, era troppo schietta.
Fosse stato nei suoi panni non sarebbe mai riuscito a dire una cosa del genere.
Continuò però a tenere lo sguardo basso.
-Gohan smettila. Dopo te ne pentirai se non mi guardi adesso. Non è sintomo di debolezza piangere…-
Lui finalmente si degnò di guardarla e scoppiò immediatamente a piangere.
Questa volta fu Videl a stringerlo in un abbraccio.
-Troveranno una cura Vid, il dottore ha detto che potrebbero esserci delle possibilità…-
-No, mia madre è morta per la stessa malattia, e aveva i miei stessi sintomi. Non sono riusciti a trovare una cura per lei e non succederà neanche per me…-rispose Videl affrontando la dura realtà, con tono malinconico e con una lacrima che le scendeva sul viso.
Ora Gohan capiva il motivo per cui la figlia di Mr. Satan non voleva farsi vedere da un medico.
Il cielo nel mentre si fece cupo, come lo era l’animo del mezzo-saiyan.
Dopo che egli si fu asciugato le lacrime chiese a bruciapelo.
-Hai paura?-la guardò negli occhi.
Lei fece altrettanto.
-Non di morire in realtà, piuttosto direi che ho paura del tempo, di non averne abbastanza, il tempo di scoprire cosa dovrei diventare, per trovare il mio posto nel mondo prima di lasciarlo. Ho paura di quello che mi perderò…-
Il mezzo-saiyan era sorpreso di quella risposta.
Pochi minuti dopo Videl si addormentò tra le sue braccia.
Il giovane si chiese cosa sarebbe successo dopo la scomparsa del suo amore.
Lui doveva resistere, per la piccola Pan, Videl li avrebbe vegliati dal cielo.
Eppure una parte di lui sperava ci fosse anche una minima speranza che Videl si salvasse.
I giorni passavano ma nonostante le cure Videl non migliorava, anzi, peggiorava di giorno in giorno.
A causa della chemioterapia i capelli neri della donna erano caduti.
Quando Gohan se ne accorse gli venne un colpo al cuore.
Gli faceva ricordare cosa avesse sua moglie.
Quello stesso giorno Videl pretese di voler vedere sua figlia Pan.
Gohan portò in braccio quest’ultima e la portò da Videl.
Erano tutti e tre riuniti, come una famiglia.
La piccola Pan naturalmente non sapeva quel che stava succedendo alla sua mamma e si stupì non poco quando vide che i capelli di sua madre non c’erano più.
Così con la schiettezza e l’ingenuità tipica dei bambini chiese.
-Mamma ma perché non hai più i capelli?-
I due coniugi si guardarono strabuzzando gli occhi non sapendo cosa dire.
-Ehm…vedi Pan, la mamma ha donato i capelli ai bambini meno fortunati di te-disse dopo poco Videl.
-Ah, allora posso donarli anch’io così so che aiuterò sicuramente qualche bimbo?-chiese ingenuamente.
Gohan si intenerì mentre Videl trattenne a stento le lacrime.
-Vedi Pan…tu sei ancora piccola. Quando sarai più grande potrai donarli se vuoi-rispose Gohan prendendo nuovamente in braccio la bambina e mettendola sulle sua gambe.
-Va bene. Ma quando la mamma uscirà da qui andiamo ai Monti Paoz e mi insegnate a volare?-
A quella domanda Gohan non seppe rispondere. Non voleva mentire a sua figlia, doveva sapere comunque la verità…ma come dire ad una bambina di tre anni che la sua mamma sarebbe morta nell’arco di pochi giorni
Fortunatamente gli venne un’idea.
-Devi sapere Pan, che la mamma quando uscirà di qui volerà dritta in cielo…-
-Perché?-
-Beh, ogni persona che dona i capelli ad un bambino è destinata a vivere per sempre in Paradiso.
-Quindi non tornerà con noi a casa?-
-No…ma sarà sempre qui, nel tuo cuore-rispose indicandole il petto.
-Ah, allora va bene, almeno sarà più vicina a me…-
La bambina sorrise e da sola scese dalle gambe del padre e si diresse dai suoi nonni.
Intanto i giorni passavano e ormai Gohan aveva perso tutte le speranze, e anche Videl ormai non sperava più.
Sapeva che non ci stava nulla da fare ma in cuor suo sperava che ci fosse un’ultima speranza.
Ogni giorno che passava si sentiva più debole, incapace di far nulla.
Riceveva visite da conoscenti e amici. Tutti che le dicevano di farsi forza e non mollare.
Per lei erano solo chiacchiere, e tutti erano bravi a parlare.
Non avrebbe mai visto il decimo compleanno di sua figlia, quest’ultima avrebbe vissuto senza una madre, non avrebbe mai avuto una figura materna su cui poter chiedere consigli.
Ogni volta che apriva gli occhi quando si svegliava si stupiva nel vedere che era ancora viva, ogni giorno si sentiva morire.
Ci fu però un giorno in particolare, dove sapeva che avrebbe chiuso gli occhi per sempre e voleva passare gli ultimi istanti con il suo amato Gohan.
Intanto un canale musicale stava facendo ascoltare una nuova canzone, che avrebbe segnato per sempre la vita del mezzo-saiyan.
 
Quando tutte le parole 
sai che non ti servon più 
quando sudi il tuo coraggio 
per non startene laggiù 
quando tiri in mezzo Dio 
o il destino, o chissà che 
che nessuno se lo spiega 
perché sia successo a te
 


 
Videl non capiva mai una cosa da quando aveva appreso quella notizia. Perché proprio a lei? Su sette miliardi di persone era toccato a lei sta volta. A volte si diceva “è destino che deve finire così” o ci stavano giorni in cui malediceva Dio.
 
 
 
 
quando tira un po' di vento che ci si rialza un po' 
e la vita è un po' più forte del tuo dirle "grazie no" 
quando sembra tutto fermo la tua ruota girerà. 
Sopra il giorno di dolore che uno ha. 
Tu ru ru... 
 
 
Eppure sperava che tutto questo fosse solo un incubo, una specie di giorno storto, un giorno di dolore… ma così non è stato. A volte la speranza si riaccendeva in lei ma durava per poco tempo…



 
 
Quando indietro non si torna 
quando l'hai capito che 
che la vita non è giusta 
come la vorresti te 
quando farsi una ragione 
vorrà dire vivere 
te l'han detto tutti quanti 
che per loro è facile
 



Ad un certo punto aveva capito che ormai il suo destino era segnato, e doveva farsene una ragione o i suoi ultimi giorni non li avrebbe vissuti al meglio. Glielo dicevano tutti di essere forte ma loro non ci erano passati e non capivano nulla. La vita non è mai giusta come vorresti…
 
 
 
 
 
quando batte un po' di sole dove ci contavi un po' 
e la vita è un po' più forte del tuo dirle "ancora no" 
quando la ferita brucia la tua pelle si farà. 
Sopra il giorno di dolore che uno ha. 
Tu ru ru... 

 
Lei comunque negli ultimi giorni ci aveva sempre creduto in un miracolo, guardava sempre il lato positivo ma puntualmente il dolore in ogni parte del corpo spegnevano la speranza nel suo cuore.
 
Quando il cuore senza un pezzo 
il suo ritmo prenderà 
quando l'aria che fa il giro 
i tuoi polmoni beccherà 
quando questa merda intorno 
sempre merda resterà 
riconoscerai l'odore 
perché questa è la realtà
 
quando la tua sveglia suona e tu ti chiederai "che or'è?" 
che la vita è sempre forte molto più che facile 
quando sposti appena il piede, lì il tuo tempo crescerà 
Sopra il giorno di dolore che uno ha 
Tu ru ru...

 
Comunque sia andata, se sarebbe morta o meno, non le interessava, aveva vissuto la sua vita al meglio. Avrebbe lasciato suo marito con una bellissima bambina e avrebbe lasciato la sua piccola Pan con un abile padre come Gohan…
 
Videl si spense nelle ultime parole di quella meravigliosa canzone.
Suo marito vide il momento in cui gli occhi di sua moglie si chiusero per l’eternità e un dolce sorriso si delineò sul suo volto.
Il giovane padre si rese conto che nel letto dove i due dormivano sempre non avrebbe più avuto al suo fianco la sua amata, che non avrebbe più sentito la sua risata e non avrebbe mai più visto i suoi occhi dello stesso colore del cielo limpido.
Non avrebbe più fatto l’amore con lei, il vero amore...quello che ti rende veramente felice.
Ma non era rimasto solo, Videl era ancora in lui, nel suo cuore e in quello del frutto del loro amore.
Videl era volata in Paradiso, era un angelo adesso.
Gohan non pianse, sorrise, era felice  di aver trovato una persona come Videl e se adesso non c’era più era dovuto al fatto che il suo destino era scritto, che sarebbe stata sempre e soltanto di Gohan. Questo era poco ma sicuro.
Per il saiyan però non era poco.
Il loro amore non sarebbe mai finito.
Altro che “finché morte non ci separi”, loro sarebbero sempre stati marito e moglie anche dopo la vita, perché non importa quanto due persone possano essere lontane, se i loro cuori sono vicini allora il loro amore non finirà mai…









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Angolo autrice:
Salve a tutti *saluta con la mano*
Eccomi ritornata con questa, schifosa, deprimente one-shot.
Mi sono informata quanto potevo sull'argomento che ho trattato, spero di non aver fatto casini.
L'idea, come già avevo scritto, mi è venuta in mente sentendo la canzone "Il giorno di dolore che uno ha" di Ligabue (io AMO quell'uomo(?))
La risposta di Videl a Gohan segnata in corsivo l'ho presa dal film "4 amiche e un paio di jeans"
Spero di non aver fatto errori e che la one-shot non faccia così pena.
Per quanto riguarda le altre long non so quando e se le continuerò...
A presto *saluta di nuovo andandosene*
Niky Son

 
   
 
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