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Autore: _bea16    29/07/2014    0 recensioni
Ed era vero ciò che la mia professoressa di scienze diceva: nell'oscurità,dopo milioni di anni, arrivò una stella anche se insignificante che accese qualcosa lì dentro. Una piccola fiamma, che pian piano creò la terra. Luke era quella fiamma che,dentro me,aveva acceso quel buio universo di vuoto.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
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Che giornata cupa,quella.

Nemmeno io sapevo come,e in quale modo, ero riuscita a tirar fuori le mie quattr'ossa dal letto.

Eppure dovevo, dovevo proprio farcela. Sarei dovuta andare a scuola per la prima volta, dopo anni di tirocini e viaggi all'estero.

Nulla di complesso,solo troppo perfetto. Almeno non con una come me che odia le cose troppo a posto, perché anche in me accadeva questo.

Viaggiare,abitare in alberghi che sembravano avere tutto tranne che ospitalità.

Troppa perfezione,ripeto,davvero troppa.

Strade pulite o anche sporche non faceva differenza, tra tutto quello schifo forse era proprio quello che amavo.

Posti e culture nuove, foto immortalate anche nei momenti peggiori che rappresentavano ricordi indelebili.

Foto di me,della mia famiglia,da poter ammirare ogni volta che ne sentivo la necessità.

"Liv,tutto bene?" disse mia madre con tono sorpreso.

"Oh certo mamma sono solo un pò stanca."

"Non posso biasimarti, il viaggio di ritorno è stato a dir poco assefante." disse con un attimo di pausa.

"Ma dai guarda il lato positivo,stai ricevendo quello che hai sempre voluto: una bella vita sana e tranquilla."

In effetti è vero. Volevo un attimo di calma da dedicare a me, un attimo per pianificare il mio futuro, e invece, quel viaggio verso il liceo sembrava solo una condanna a morte,come un'ultimo respiro o sussurro da quel che era la fine delle mie aspettative.

Il liceo. L'ho visto mille volte, in TV,per esempio. In una di quelle serie che nello scorrere delle puntate sembra sempre essere sempre più interessante perché riesci a identificarti nei personaggi e in quello che provano, e non pensi sia finzione, pensi siano cose che naturalmente accadono.

Armadietti, corsi extra per i così detti 'punti extra', partite di baseball, rugby, palla canestro, ballo di primo ed ultimo anno, vestiti e nuova vita.

Ed ero lì, davanti a quella scuola, io e le mie insicurezze che riuscivano a travestirsi in qualche maniera, dietro quella maglietta dei Blink-182.

Ma il problema è che non avevo amici.

Non riesco a tenere in piedi me,figuriamoci una conversazione.

Giuro di provarci,in ogni modo,a far finta che interessi almeno a qualcuno cosa mi accade durante la mia giornata, e invece sembravo così dura e sicura, che quasi nessuno sapeva come poteva essere realmente, come potevo essere io in quel momento. L'apparenza inganna.

Non sono mai stata brava a farmi degli amici. La maggiorparte delle volte, finisco per litigarci, forse per la troppa sincerità.

Dico sempre quel che penso.

Qualsiasi cosa io abbia da dire sul tuo comportamento, io lo dico.

Non giudico le persone a seconda della loro popolarità,  e allo stesso modo, non mi faccio scrupoli per nulla.

Proprio mentre ero completamente immersa nei miei pensieri, sentii una voce familiare alle mie spalle.

"LIIIV, FINALMENTE SEI TORNATA!"

Non riesco a descrivere l'emozione che ho provato sentendo la sua voce.

Erano ben quattro anni che non ci vedevamo, ed io facevo quasi fatica a riconoscerla.

"Abbey!" Urlai io, stringendola in un abbraccio soffocante.

"Mi sei mancata tantissimo, cazzo".

Disse Abbey sistemando i libri nel suo armadietto.

"Anche tu..e dimmi, come va con Harry?"

"Male. E sappi che per male vuol dire che non riesco a starci vicino senza scoppiare in lacrime". Disse Abbey sistemando i libri nel suo armadietto.

"Mi dispiace...su questo però non so darti consigli, perché non l'ho mai visto".

"Sará qui a momenti, a volte ritarda un pò perche preferisce sempre trattenersi con i suoi amici, o semplicemente fumarsi una sigaretta".

"Lo conosci bene eh.."

"Fin troppo. So perfettamente quando per lui é una giornata no. Lo vedo spesso, il suo sguardo perso, il modo in cui chiude gli occhi mentre fuma. Sai qual'è la cosa che proprio non capisco di lui? Potrà anche cadergli tutto il peso del mondo addosso, lui ti risponderà sempre "bene" ad un tuo "come stai"."

"Forse è proprio questo che ti piace di Harry.  Il voler scoprire quel qualcosa in più, quanto basta per poterlo aiutare."

Dette quelle parole, Abbey si girò di scatto, fissando quei cinque ragazzi avvicinarsi.

Wow, era proprio vero quello che mi diceva su Harry quelle poche volte in videochat su Skype.

Alto e fiero. Il classico ragazzo che non tiene ritegno per nulla.

Alzai gli occhi al cielo.

Giusto mia cugina si poteva innamorare di una persona così scontata.

"Ciao, io sono Harry..tu sei..". disse riferendosi a me, ignorando completamente Abbey.

"Mi chiamo Liv. E comunque,  non so se l'hai notato,  ma non sono l'unica che aspetta di rivolgerti la parola".

"Si, ma sei l'unica persona con cui mi interesserebbe parlare".

"Bene, ma la cosa non è piu reciproca."

Dissi, diriggendomi verso la mia classe.

Suonò la campanella, ed io tardai qualche minuto per poter consolare Abbey.

"Avanti". Trilló la voce della professoressa Smiths.

Aprii la porta di scatto, le mani mi tremavano e non smettevo di pensare a tutto quel che era successo un attimo prima. Davvero Harry, uno dei ragazzi piu popolari e ambiti della scuola aveva parlato con me? Me? Insomma, non ho mai avuto un ragazzo a Berlino, e non credevo che le cose potessero cambiare con questi australiani. Per inciso, sembravano tutti molto freddi, e forse era per questo che mi sentivo a mio agio.

"Prego, entri pure, Liv".

Disse la professoressa Smiths scrutando con gli occhi un posto libero su cui farmi accomodare.

"Siediti lì". Disse, indicandomi un posto libero all'ultimo banco.

Per un attimo, ho avuto la sensazione che nessuno mi stesse guardando con uno sguardo da pregiudizio.

La classe non sembrava affatto male.

Come in ogni scuola, al primo banco il ragazzo con occhiali e libri sottolineati perfettamente, con tanto di appunti e schemi.

Agli ultimi, le persone giocavano con i cellulari, o si truccavano, o lanciavano bigliettini qua e là.

Come potevano notarmi, se erano impegnati in tutte queste "commissioni"?

A metà lezione, quando iniziai a farmi un'idea di ogni singolo individuo presente in quella stanza, qualcuno bussò alla porta.

"Buongiorno professoressa,  e mi scusi per il ritardo". Disse un ragazzo biondo dagli occhi azzurri.

"Luke Hemmings. Siamo al secondo anno che ripeti il il quinto liceo. Quando ti verrà in mente di metterti seriamente a studiare?"

Il ragazzo non rispose, si limitò a dirigersi verso il mio banco.

Solo dopo poco, aggiunse:

"Non mi sentivo molto bene, ma non sono giustificato".

"Quante volte abbiamo sentito scuse di questo genere,  in cinque anni? Se continui così le cose non cambieranno, ricordatelo".

Passò qualche minuto, ed io non facevo altro che fissare il ragazzo accanto a me.

Si era addormentato. In classe. Addormentato. 

La professoressa non si curò affatto di questo, forse, ho pensato, deve essere una cosa frequente.

"Scusa se te lo chiedo, ma qual'è il tuo nome?". Disse Luke, alzando la testa.

"Liv..." risposi seccatamente.

"Oh si, quella nuova. Bene, benvenuta nella merda". Disse, mettendosi le mani tra i capelli.

"Preferivo un incoraggiamento..ma grazie".

"Ti farebbe sentire meglio, se ti riempissi di stronzate?"

Non risposi.

Distolsi lo sguardo e continuai a seguire la lezione di poesia.

"Secondo voi..cos'é l'amore? Mi spiego meglio. Vi sentite partecipi o preferite rimanere in disparte come Dante con Beatrice. Sentiamo qualcuno. Li giù, Liv!"

Disse la professoressa indicandomi.

"Ehmm.. secondo me l'amore non si distingue. Ogni tipo di persona lo manifesta in modi diversi.." dissi, con il cuore a mille.

"E nel tuo caso?"

"Non sono quel tipo di persona che si tiene tutto per se. Con le persone giuste, so aprirmi piu che mai." dissi, mentre la professoressa Smiths ci intruceva "La divina commedia".

"..Io sono la persona giusta?" disse Luke sorridendo nervosamente. Devo ammetterlo..era davvero adorabile.

"Sbaglio o ci siamo conosciuti pressapoco cinque minuti fa?"

Non sapevo chi fosse quel Luke. Ma mi piaceva. Sapevo che un giorno avrei provato quella sensazione che ti prende nello stomaco. Sapevo che,però, un giorno qualsiasi, lo sguardo di una qualunque persona mi avrebbe perfettamente inchiodato,sottomesso e mi avrebbe tenuto con se. Perché io in quegli occhi mi ci perdevo,ma non come tra le macchine di una grande città come Berlino. Ci affogavo, li osservavo attentamente in ogni piccolo dettaglio. Intorno a me c’era solo il buio. Ero sola. Tutti sanno che la solitudine porta a pensare,anche se nel mio caso era improponibile. Pensai alla mia vita. Come potevo pero' chiamarla tale? Insomma, la mia era solo un insieme di attimi di felicità, il resto solo tristezza. Ne valeva la pena continuare a vivere così? Ne valeva davvero la pena? No. Pero' sapevo anche che non volevo morire, volevo solo iniziare a vivere. Vivere davvero. Ed era vero ciò che la mia professoressa di scienze diceva: nell'oscurità,dopo milioni di anni, arrivò una stella anche se insignificante che accese qualcosa lì dentro. Una piccola fiamma, che pian piano creò la terra. Luke era quella fiamma che,dentro me,aveva acceso quel buio universo di vuoto.

 

  
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