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Autore: R e d_V a m p i r e     30/07/2014    2 recensioni
Mello e Matt non sono morti quel ventisei Gennaio. Eppure per Mihael sarebbe stato meglio se la sua vita fosse terminata quel giorno, piuttosto che dover passare i mesi seguenti con la sola compagnia di un angoscioso senso di colpa. E ritrovarsi a dover fare forzatamente i conti con i suoi sentimenti.
Perché Mail non è morto, è vero, ma è come se lo fosse. E dal coma, del resto, è difficile risvegliarsi. Così come lo è continuare a sperare.
«Perché non muovi quel pigro culo da drogato di videogames e ti svegli? Hai dormito abbastanza e siamo qui da quasi un mese...»
«... svegliati, Mail... voglio tornare a casa...»
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri personaggi, Matt, Mello | Coppie: Matt/Mello
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Allora seppi che avrei dedicato ogni minuto che ci restava da passare insieme a renderla felice, a riparare al male che le avevo fatto e a restituirle ciò che non avevo mai saputo darle.
[Il gioco dell'angelo - C.R.Z]



L'uomo uccide sempre ciò che più ama
{Ma anche il purgatorio può ambire al paradiso}









''Ho una comunicazione che reputo per te importante da fornirti, richiamami.''
Primo messaggio.

''Il cellulare continua a squillare, Mello, so che lo senti. Rispondi, è importante.''
Secondo messaggio.

''Questa è la ventiquattresima volta che chiamo. Non sono fatti miei, questo è certo, ma gradirei sapere che fine hai fatto.''
Terzo messaggio.

''Potrei pensare che tu possa aver smarrito il cellulare o che ti sia stato rubato. Ma le percentuali che ciò possa essere realmente accaduto sono molto basse, quindi stai volutamente ignorando le mie chiamate. Se non volessi essere rintracciato avresti già disabilitato questo numero e provveduto ad attivarne uno nuovo, ma non l'hai fatto. A che gioco stai giocando?''
Quarto messaggio.

''Inizio a trovare questa storia seccante, come sai ho ben altro da fare che farti da balia. Spero per te che tu non sia morto in quel buco che chiami casa. Sarebbe davvero il colmo oltre che assurdo, proprio ora. Se sei ancora vivo, richiamami.''
Quinto messaggio.

''Suppongo che alla fine la batteria si sia scaricata o tu l'abbia tolta. Quest'ultimo caso presuppone che tu abbia sentito i miei precedenti messaggi. Quando sentirai questo messaggio ti consiglio di venire al quartier generale appena puoi, Mihael. So che fare il bastardo è ciò che ti riesce meglio, ma una volta tanto dovresti proprio mettere il tuo egoismo da parte e smettere di piangerti addosso. Mail ha bisogno di te, ora. E' arrivato il momento che tu ricambi il favore.''
Sesto messaggio.





Near guarda il cellulare con pacata insistenza, quasi si aspetti di veder lo schermo illuminarsi e lampeggiare il nome della persona a cui ha lasciato una marea di messaggi vocali.
Non l'aveva mai fatto prima e sul momento è risultato difficile, crede anche di aver combinato qualche guaio prima che Lidner si muovesse a pietà e gli spiegasse come funziona una segreteria telefonica. E' stato interessante, in ogni caso. Non assolutamente indispensabile ma di certo utile per un caso come quello.
Mello è così tanto testardo e pieno di sé che non lo ha stupito per nulla il fatto che non abbia risposto ad una singola chiamata in tutti quei giorni.
Rigira lentamente un ricciolo candido attorno all'indice, il successore di Elle, lo sguardo che vaga sui pupazzetti che ricoprono il pavimento su cui è seduto. Si sofferma su quello che ha sottili capelli biondi e l'aria feroce, con una brutta cicatrice su un lato del volto e una croce appesa al collo; sotto di esso c'è un foglio di carta con un grosso punto interrogativo stampato sopra.
Deve dire che inizia un po' ad essere in ansia per il vecchio rivale. La sua non è vera e propria paura, quanto più preoccupazione per ciò che potrebbe fare; del resto, dopo Matt, lui è l'unico a conoscerlo abbastanza da poter fare delle ipotesi abbastanza azzeccate. Non crede che sia morto, questo no.
Non ancora, almeno.
Effettivamente il tedesco è il tipo che possa lanciarsi in un'ennesima, pazza, missione suicida che ha significato soltanto per lui. Non ha un filo di amor proprio e non conosce cosa sia l'autoconservazione.
Soprattutto adesso, suppone. Ora che crede di aver perso anche l'ultima catena che lo teneva ancorato a questo mondo.
«Sono così strani, i legami.» si ritrova a mormorare sottovoce, allungando una mano verso il pupazzetto dai capelli rossi che è adagiato su di un lettino bianco. Lo solleva, stringendolo delicatamente fra le dita e socchiudendo appena le labbra pallide in un lieve sospiro.
«Possono annientare un uomo senza nemmeno rendersi consapevoli. E allo stesso tempo possono salvarlo. E' buffo, no?»
Halle, seduta sulla sua poltrona bianca, rimane a fissare il ragazzino che è il suo capo con cipiglio confuso. Probabilmente non riuscirà mai a capirlo pienamente e nemmeno ha intenzione di farlo perché potrebbe soltanto ritrovarsi con un'emicrania senza precedenti.
Però è curiosa, perché a quella storia volente o meno si è affacciata e ora ne fa parte almeno un poco. Magari solo come una spettatrice, od una comparsa che ha l'onore di qualche battuta di tanto in tanto. Non le è mai piaciuto far parte di qualcosa senza nemmeno sapere quale sia il copione.
«E' quello che ci rende esseri umani.» fa presente, cercando una reazione sul viso dell'altro.
Ma il nuovo Elle sbatte soltanto un paio di volte le palpebre tenendo sollevata la bambolina davanti al viso, che poi ripone con una certa cautela sul tavolo. Questa volta di fianco a quella bionda, annuendo fra sé e sé come se la cosa lo soddisfacesse.
«Sì, credo di sì. E anche Mello è un essere umano, nonostante il più delle volte faccia di tutto per dimenticarlo.»
La donna bionda inarca un sottile sopracciglio, mostrandosi involontariamente incredula per quelle parole.
«Questo vuol dire che anche lui ha dei legami?»
Near ci pensa un po' su, poi sorride. Ma è solo lo spettro di una risata che mai è riuscita a prendere forma sulle sue labbra, un qualcosa che non riesce ad arrivare allo sguardo nero da bambino e uomo insieme.
Halle è pienamente d'accordo, in quel momento, con chi dice che non possa esserci genio senza almeno un pizzico di follia. Qualsiasi sia la sua natura.
«Non te ne sei accorta? Eppure il suo legame più forte è nostro ospite da ormai quasi quattro mesi. Potrei, senza presunzione, annoverarmi anch'io fra ciò che viene chiamato in quel modo... ma ciò che lega me a Mello è un nastro di stoffa e come tale soggetto all'usura e il logorio del tempo.»
L'agente china il capo di lato, su di una spalla, sentendosi in qualche modo sciocca. Aveva ovviamente capito che quel biondino andato di cervello ci tenesse particolarmente al ragazzo che occupa da mesi una delle loro stanze, ma non era riuscita fino ad allora comprendere fino a che punto.
In qualche modo lo trova strano, anomalo. Forse perché convinta che quel ragazzo non possa provare proprio niente oltre l'indiscussa, forte, rabbia che lo ha sempre alimentato da quando lo conosce.
«Mi stai dicendo che ama Mail Jeevas?» si informa, perché proprio non riesce a crederlo possibile. Più facile farlo con una storia di quaderni e dei della morte, che una cosa così terrena. Forse tutta questa storia ha finito per farle trovare meno strana la normalità o quello che dovrebbe esserlo.
Il capo del SPK dondola un po' su se stesso, come un bambino, studiando le due statuine ora vicine. Forse è ancora geloso, come alla Wammy's House, del rapporto che intercorre fra il numero due ed il numero tre.  Ma questo non intacca il suo metro di giudizio o la sua visione d'insieme. Purtroppo non ne sa abbastanza dei sentimenti umani per poter dare ad Halle la risposta che vuole.
Scrolla le spalle, così, appoggiando una guancia su di un ginocchio e rivolgendo alla donna uno sguardo che lei interpreta quasi come malinconico. Ma forse è solo il suo pensiero che falsa ciò che ha davanti realmente.
«Forse sì, forse no. Quello che sto dicendo è che Matt è sempre stato ciò che gli ha impedito di perdersi completamente. Mello vive da tempo sull'orlo del baratro del suo personale Inferno. Ed ora che è convinto non ci sia più nessuno a trattenerlo, ho paura che possa decidere di fare quel passo nel vuoto.»


   
 
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