Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer
Ricorda la storia  |      
Autore: namelessjuls    30/07/2014    3 recensioni
"Chiusi gli occhi per l’ultima volta, con l’immagine del viso di Luke ancora impressa nella mente, e così mi addormentai, per l’ultima volta."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Gennaio 2003.
 
Al quel tempo, non riuscivo a capire come facessero dei bambini ad essere così crudeli, insomma, mio padre era in carcere si, ma io non avevo colpe.
Eppure nessuno a scuola mi si avvicinava, come se da un momento o l’altro sarei potuta saltarci addosso.
Sette anni e già venivo esclusa da tutti.
Beh, da tutti tranne il bambino biondo un po’ paffutello.
“Ciao” mi disse un giorno, sgranando i suoi occhioni azzurro cielo “Chi sei?”
Io lo guardai sorpresa, piegando la testa a lato “Tu non hai paura di me?”
“Perché dovrei avere paura di te? Io sono più grosso!”
Sorrisi, lui non era come gli altri, lo avevo visto subito “Come ti chiami?”
“Luke, e tu?”
Storsi il naso “ “Luke” è brutto.”
Lui sembrò rimanerci male “Perché dici così?”
“Non mi piacciono i nomi che non posso avere soprannomi...”
“Il mio è Lukey!”
Non ero ancora convinta “Non mi piace tanto…ah ecco, ti chiamerò Key!”
Lui mi guardava perplesso “Key è il più brutto di tutti, comunque, tu come ti chiami?”
“Camilla, ma mi chiamano Cami o Cam.”
“Allora io ti chiamerò Ila!” il bambino sorrise, felice di aver trovato un nuovo soprannome.
“Dovrebbe essere “Illa” con due ‘l’, non “Ila” con una!” lo corressi.
Scosse le spalle “Non mi importa, non voglio essere come gli altri.”
Mi sorrise, e ai lati della bocca gli vennero due piccole fossette.
“Ti va di andare a giocare?”
Sorrisi “Si.”
Ancora non sapevo che quel “Si” sarebbe stata la scelta della mia vita.
 
Febbraio 2006.
 
“Io voglio stare con Luke!” urlò una bambina dalle trecce bionde.
“No, ci sto io!” disse un’altra.
“Ma lui vuole stare con me!” un’altra ancora.
Io guardavo la scena da lontano, in completa solitudine.
Succedeva così ogni  volta che la maestra ci diceva di fare coppia con qualcuno per uscire dalla scuola per andare da qualche parte.
E ogni volta, la metà delle bambine voleva stare con il mio amico Luke, e io detestavo questa cosa.
“Perché stai qui?” mi chiese una voce al mio fianco, facendomi sobbalzare.
Era Luke, che mi guardava perplesso con quei suoi occhi color del cielo.
“Nessuno mi vuole.” Dissi, scuotendo le spalle.
Lui mi sorrise “Allora io mi chiamo Nessuno.”
Ci impiegai qualche minuto a capire quello che stava dicendo, e poi mi sentii arrossire.
“Ci sono le tue amiche che ti aspettano.” Gli ricordai, indicandole.
Scosse le spalle “E chi le vuole? Io voglio stare con te e basta.”
Mi porse una mano, e la presi, aiutandomi per alzarmi.
“Ti voglio tanto bene, Key.” Dissi, stringendo forte la mano del bambino.
“Anche io, Ila.”
 
Marzo 2012.
 
“Tyler, un’altra F, mi chiedo se ha veramente aperto il libro..”
La Canson spalmò sul banco la mia verifica di matematica, con una bella “F” rossa vicino ad il mio nome, la sesta in quattro mesi.
“Mi rifarò la prossima volta, non si preoccupi.”  Dissi, con voce automatica.
“Tyler, mi dici sempre la solita frase inutile, cerchi di impegnarsi sul serio o la boccio.”
La Canson girò sui tacchi, continuando a distribuire le verifiche, e io alzai gli occhi al cielo.
Detestavo la matematica, la Canson e la scuola in generale, e non mi sarei mai impegnata in quella stupida materia.
Mi passai una mano tra i capelli rossi, ora l’unico problema era dirlo a mia madre …
Una pallina di carta mi arrivò di colpo contro la testa per poi cadere a terra.
Mi guardai attorno e l’unico che ricambiava il mio sguardo era un ragazzo biondo che mi stava sorridendo divertito.
Guardai perplessa il foglio di carta e poi il ragazzo, che mi fece cenno di aprirlo.
Lo feci, e mi costrinsi a cacciare indietro le risate che sarebbero scoppiate da un momento all’altro dopo la vista del disegnaccio sconcio che Luke aveva fatto della Canson.
“Sei un pervertito, Key.” Gli mimai.
Lui scosse le spalle, sorridendo “Almeno ti ho fatto sorridere.”
Altroché sorridere, ora potevo essere solo un pomodoro dal tanto rossore. 
Non sapevo perché alcune frasi dette dal mio amico mi facevano stare così, ne perché mi perdessi sempre in quegli occhi così chiari e nemmeno perché avrei passato ore a giocare con i suoi capelli, mentre lui mi teneva il viso in grembo.
No, ancora non lo sapevo.
“Hemmings, Tyler, vi dispiacerebbe stare attenti?”
 
 
Aprile 2012.
 

“Si può sapere dove mi stai portando, Key?” chiedevo sconsolata dato che ormai era da quasi un’ora che mi trascinava  tra le vie di Sydney.
Aveva portato con se la chitarra, e il fatto che era anche il mio compleanno mi spaventava quello che avrebbe potuto inventarsi il biondo.
“Arrivati!” esclamò, arrivando davanti a un piccolo parco che non avevo mai visto prima.
Si chiamava “Parco delle Lucciole” e sperai che intendesse l’insetto, visto che si stava anche facendo buio.
Luke mi trascinò dentro, portandomi fino al centro del parco, dove finalmente si fermò, sedendosi sull’erba.
“Si può sapere che vuoi fare?”  chiesi, sedendomi al suo fianco.
Lui prese tra le mani la chitarra, iniziando ad accordarla “Fare il regalo di compleanno alla mia amica pazza.”
Non riuscii a capire fino a quando non prese a suonare la chitarra.
 
Oh her eyes, her eyes
Make the stars look like they’re not shining
Her hair, her hair
Falls perfectly without her trying
 

Adoravo Bruno Mars, ma sentirla cantare da Luke per me era mille volte meglio.
Mi chiesi se le parole di quella canzone le pensasse veramente…
 
When I see your face
There’s not a thing that I would change
Cause you’re amazing
Just the way you are
And when you smile,
The whole world stops and stares for awhile
Cause girl you’re amazing
Just the way you are
 

La canzone stava per finire, quando inizia a vedere alcune  luci nel cielo o intorno agli alberi.
Oh, le lucciole.

The way you are
The way you are
Girl you’re amazing
Just the way you are

 
Luke finì la canzone e io mi gettai tra le sue braccia.
“Grazie, grazie, è stato bellissimo!” Avevo quasi le lacrime agli occhi.
Luke mi continuava a passare una mano lungo la schiena mentre io aspiravo il suo profumo, mi piaceva da impazzire.
“Ti è piaciuta davvero?” chiese lui, allontanandosi e passandomi un dito lungo il profilo della guancia.
“Si, Key, è stato bellissimo.”
Eravamo molto vicini e i nostri nasi quasi si sfioravano.
“Ila..” sussurrò il mio amico.
Sentivo ogni parte del mio corpo andare a fuoco, e quando Luke annullò la distanza tra le nostre labbra non mi tirai indietro.
Non sapevo quando avevo iniziato a provare qualcosa di serio per Luke ma ora quel ragazzo dai capelli biondi e gli occhi color del cielo era il mio pensiero fisso.
Luke si staccò quasi subito e la sua espressione non mi piaceva per niente, sembrava imbarazzato.
“Scusa Ila, non so cosa mi sia preso, noi due siamo solo amici, non c’è niente tra di noi.”
Quelle parole mi distrussero dentro ma mi costrinsi a sorridere “Tranquillo, Key, lo so, è stato solo un errore.”
Qui l’unico errore erano i sentimenti che provavo per il ragazzo, dato che erano totalmente sbagliati.
Lui sorrise “Ti voglio bene, Ila.”
“Anche io, Key.”
Bugiarda.
 
Maggio 2013.
 
Alla fine la Canson aveva vinto ed ero stata costretta a ripetere l’anno, e per questo non avevo più lezioni in comune con Luke.
Ora avevamo entrambe compagnie diverse, ma continuavano ad essere migliori amici.
“Hey, Ila, siediti qui, ti voglio presentare alcune persone.”  Mi disse, facendomi posto al suo fianco.
Al tavolo c’erano altri due ragazzi, uno dalla pelle scura che sembrava un orientale e uno dai capelli rosa shocking.
Si chiamavano Calum e Michael e sembravano simpatici.
“Abbiamo intenzione di formare un gruppo.” Disse Luke, spiazzandomi.
Luke suonava e cantava ed era bravo, poi da quello che ho capito anche gli altri se la cavavano, ma addirittura un gruppo?
“Ne siete sicuri?” chiesi.
“Si” mi rispose Michael “Ci troveremo oggi da Cal per le prove, se vuoi puoi venire.”
Scossi il viso “Oggi mi tocca studiare matematica, non voglio essere bocciata un’altra volta.”
Michael sorrise “Ho anche io la Canson, è una vera carogna.”
Sorrisi, mi stava simpatico quel ragazzo.
“Vado a prendere qualcosa da bere, torno subito.” Luke si alzò con uno scatto, e dal tono sembrava … geloso?
No, impossibile.
 “Da quanto tempo state insieme tu e Luke?” mi chiese Calum.
“Noi non stiamo insieme.”
“Ah.” I due ragazzi si scambiarono uno sguardo.
“Che c’è?” chiesi, alzando un sopracciglio.
“Secondo me gli piaci” sentenziò Michael “E a te è ovvio che piaccia.”
Sentii le guance arrossarsi “Si vede così tanto?”
I due annuirono “Comunque anche lui è cotto, tranquilla.”
Guardai Luke, che ora stava parlando con una ragazza bionda del suo anno, si chiamava Aleisha mi pare.
Lei sorrideva mentre lui si scriveva  qualcosa sul braccio con un pennarello nero, forse un numero di telefono.
Quanto vorrei che si accorgesse di me.
 
Giugno 2013.
 
“Ila, muoviti! L’acqua è fantastica!” mi urlò Luke, che era già in mezzo alle onde.
Alzai appena il viso per guardarlo sbracciarsi per attirare la mia attenzione “Magari dopo!”
Lo vedo mettere il broncio, ma mi costringo ad abbassare lo sguardo, tornando a sonnecchiare sotto al sole.
Passa qualche secondo quando qualcosa di molto freddo e bagnato mi salta addosso, bagnandomi completamente.
“Luke Hemmings, che cazzo hai in testa?!” strillai contro al ragazzo, che se la sta ridendo beatamente.
Afferrai un asciugamano per coprirmi, continuando a tenere il broncio.
“Oh avanti, Ila! Sono due ore che siamo qui e non sei ancora venuta in acqua, mi sto annoiando!”  esclamò lui.
“La prossima volta porta qualcun altro, allora.” Incrociai le braccia, offesa.
Lui sbuffò, pronunciando la parola “Ciclo” a bassa voce, ma che intercettai comunque.
Presi una delle mie ciabatte di gomma e gliela tirai contro “Non ho il ciclo, brutto antipatico!”
All’inizio il mio amico ci rimase male per la mia reazione, ma poi scoppiò a ridere, seguito subito da me.
Ancora preso dalle risate si coricò al mio fianco, mettendo la testa sul mio grembo così da permettermi di giocare con i suoi capelli biondi.
Sapeva che amavo farlo.
“Comunque Aleisha mi ha detto di si, per l’appuntamento.”
Mi bloccai un attimo, per poi riprendere subito come se nulla fosse.
Luke ed Aleisha erano tra i più popolari della scuola, e tutti dicevano che insieme sarebbero stati perfetti, ed era ovvio che prima o poi tra i due succedesse qualcosa.
All’inizio Luke cercò di tenermi nascosta la sua cotta per Aleisha, ma la cosa divenne ovvia quando accompagnò la ragazza al ballo della scuola.
Quella sera restai a casa a piangere.
Si, ancora provavo qualcosa per il mio amico, non avevo mai smesso a dirla tutta, ma lui non lo sapeva.
“Che hai?” mi chiese.
Per mia sfortuna Luke riusciva a vedere i miei sbalzi di umore che mi prendevano spesso quando stavo con lui, anche se non riusciva a darci una spiegazione.
“Niente, stavo pensando che tu ed Aleisha siete carini insieme.” Mentii.
Lui non rispose, sembrava essersi incantato a fissare ogni mia singola mossa.
“Pensavo che non ti piacesse.” Disse, infine.
Io sorrisi, ma era un sorriso amaro, fatto a forza “Deve piacere a te non a me.”
Lui sembrava pensieroso, e rimaneva zitto.
“Tu che hai?” chiesi.
“Ho paura.” Ammise lui.
“Paura?”  
“Si, di perdere te, stando con Aleisha.” Si portò le mani al viso, sospirando “Ila, tu sei la mia migliore amica, e sarai sempre al primo posto per me, ricordatelo.”
Il cuore aveva preso a battermi forte, come ogni volta che Luke mi diceva qualcosa di simile.
“Tranquillo, Key, niente ci potrà dividere.”
Lui sorrise, sembrava più tranquillo.
“Lo facciamo si o no questo bagno?” chiesi, cercando di cambiare nascosto.
Il suo sorriso si fece ancora più grande, e con un balzo si era già alzato e issato su una spalla.
“Mettimi giù, Luke!” strillai, mentre lui correva verso l’acqua.
“Vuoi che ti metta giù? Perfetto!” Detto questo lasciò la presa su di me, facendomi cadere di botto nell’acqua gelida.
“Ti odio!” Strillai isterica, rimettendomi in piedi.
“Oh, ti amo anche io!” Mi prese in giro lui.
 
Luglio 2013.
 
Il compleanno di Luke stava procedendo bene, e tutti gli invitati si stavano divertendo.
Tutti, tranne la sottoscritta.
Avevo visto Luke di sfuggita, prima che Aleisha arrivasse e lo tenesse sotto controllo tutta sera.
Quella ragazza non riuscivo a sopportarla, ma Luke l’amava alla follia, per questo continuavo a sopportare.
Io e Luke non passavamo una giornata insieme da quando lui si era fidanzato, e mi mancava terribilmente stare con lui.
Calum mi aveva detto di aspettare, perché era sicuro che prima o poi Luke avrebbe capito che mi stava perdendo comportandosi così, ma per ora non si era nemmeno posto il problema.
Mi alzai a fatica dalla sedia sul quale avevo passato la sera, avevo sete e sapevo che l’unica cosa non alcolica in quella casa era l’acqua del rubinetto della cucina.
Mi feci spazio tra le varie persone mezze andate e riuscì ad arrivare alla cucina, ma mi accorsi che la stanza era già occupata da due persone.
Mi avvicinai ancora e mi accorsi che erano Luke ed Aleisha, e stavano litigando.
“Voglio solo stare un po’ con lei!” urlò il ragazzo biondo.
“No, non mi piace come ti guarda, si vede che ti sbava dietro.” Rispose acida la ragazza.
“E’ la mia migliore amica e non sto con lei da mesi, sta sera l’ho appena appena salutata e ora voglio andare da lei, che ti piaccia o no!”
Luke fece per andarsene ma Aleisha lo bloccò. “So che un po’ piace anche a te, Luke, ma ti ricordo che stai con me, quindi farai come ti dico.”
Lui si liberò dalla stretta della ragazza “Non se però questo vuol dire perdere Camilla, e se tu non riesci a capire, mi dispiace, ma è finita.”
A quel punto avevo deciso di andarmene, ma qualcuno mi diede una spinta e caddi in avanti, entrando nella stanza dove si trovavano i ragazzi.
“Ila?” chiese sorpreso Luke, squadrandomi “Che stai facendo?”
“Oh perfetto, ecco la famosa migliore amica!” Strillò Aleisha, “Divertitevi pure!”
Uscì come una furia dalla stanza, sbattendo la porta.
Io continuavo a fissare Luke, che mi guardava a sua volta.
Avrei voluto abbracciarlo, sentendo il suo buon profumo, ma l’unica cosa che riuscì a dire fu un “Scusa” e scappare via da quella casa.
Sentii le lacrime calde scendere lungo le guance mentre correvo come una furia lungo le strade di Sydney.
Luke aveva lasciato la sua ragazza, lo aveva fatto perche lo stava allontanando da me.
Lui aveva rinunciato alla ragazza che lo amava per me, la sua stupida amica che era ancora innamorata di lui.
Ed io ero scappata come una stupida.
 
Agosto 2013.
 
I ragazzi stavano leggendo attentamente il foglio su qui spiccava in alto la scritta “Heartbreak girl”.
Al gruppo si era unito un ragazzo più grande di nome Ashton, era divertente e mi stava simpatico.
All’inizio pensavo fosse un’idea stupida quella del gruppo, ma dovevo ammettere che erano molto bravi, anche se il nome “5 Seconds of Summer” mi sembrava stupido.
“Quindi questa l’avresti scritta tu?” mi chiese Michael, con un filo di voce.
“Si, non vi piace?” chiesi, un po’ intimorita.
Era la prima canzone che scrivevo e non sapevo quale potesse essere la reazione dei ragazzi leggendola.
Quella canzone parlava di me, anche se poi avevo dovuto riscriverla parlando dal punto di vista di un ragazzo, per cercare di non destare i sospetti.
Tutti in quella stanza avevano capito a chi stavo pensando mentre la scrivevo, eccetto il diretto interessato.
“A me piace tantissimo!” esclamò Luke “Però vorrei sapere chi è questo ragazzo che ha rubato il cuore alla mia migliore amica…”
Il resto dei ragazzi lo guardò sconsolato, e io risi della loro reazione.
“Non c’è nessun ragazzo, ho inventato tutto.” Mentii al ragazzo.
Lui mi lanciò uno sguardo di fuoco “Spero.”
“Beh dai, che ne dite di provarla?” Chiese Ashton, emozionato.
Tutti annuirono, andando agli strumenti, solo Calum mi si affiancò.
“Quando hai intenzione di dirglielo?” Mi chiese.
Io gli sorrisi “Mi accontento di rimanere così.”
“Ti stai solo facendo del male da sola.” Mi disse serio, prima di raggiungere gli altri.
Io lo segui con lo sguardo, per poi venire attratta dalla voce di Luke, che aveva iniziato a cantare la mia canzone.
Sorrideva mentre lo faceva, ma ero certa che se avesse saputo che la canzone era stata scritta per lui il sorriso gli sarebbe scomparso dal volto in un secondo.
Ora le cose andavano bene tra di noi, e non volevo che cambiassero, a costo di rimanere solo amici, a costo di stare male ancora.
 
 
Settembre 2014.
 
“Si può sapere che ti è preso?!” Mi urlò contro Luke, cercando di mantenere un minimo di lucidità per guidare.
Non aveva ancora la patente, ma gli era importato poco, quando quella sera uno dei suoi amici lo aveva chiamato dicendo di avermi trovato fuori dalla discoteca completamente ubriaca mentre alcuni ragazzi mi giravano attorno.
“Mi stavo solo divertendo un po’, Lukey”  Dissi, continuando a tenere il broncio perché mi stava riportando a casa.
“Sorvolando il fatto che sei uscita senza dirmi niente pur sapendo che la cosa mi fa incazzare parecchio, ma poi guardati! Sei completamente andata e per di più se non fossi arrivato in tempo chissà che ti avrebbero fatto quei ragazzi!”
Io sentivo la testa girarmi, ma non gli davo molta importanza.
Non era la prima volta che mi ubriacavo, da quando mia madre se n’era andata.
Era stato un brutto colpo per me, dato che era tutta la famiglia che avevo (mio padre non ne faceva più parte da tempo), fortunatamente mancavano poco ai miei diciotto anni e i genitori di Luke avevano stressato le autorità giudiziarie fino a quando non ricevettero il permesso di avere la mia custodia per quei pochi mesi.
“Non sei la mia balia, Luke, faccio quello che mi pare.”
“Non quando ne va della tua vita! Non ti passa mai per la testa di poter aver un overdose? “ Capivo che era arrabbiato dal fatto che stringeva il volante fino a farsi diventare le nocche bianche.
“Ripeto, non sei la mia balia, Luke” Ero irritata, non mi piaceva quando Luke cercava di controllare quello che facevo.
Ero cambiata, e lui si doveva adeguare.
Lui sospirò, passandosi una mano tra i capelli “Non so più cosa fare con te, Ila, vorrei solo che tutto tornasse come prima..”
“Non tornerà come prima, Luke, mettitelo in testa, sono cambiata e non sono più quella ragazzina dolce e tranquilla, ora voglio avere la mia vita.”
“Passando ogni serata a ubriacarti e farti decine di ragazzi? Bella vita di merda, Ila.”
Ora aveva superato il limite, ma chi si credeva di essere per giudicarmi così?
Io potevo fare quello che volevo senza dovergli nulla, ed era giunto il momento che lo capisse.
“Fermati, voglio scendere.” Dissi, seria.
“Scordatelo.” Mi rispose con voce di ghiaccio.
“Luke, fammi scendere subito da questa cazzo di macchina!”
“Non lo farò, Ila, mettitelo in testa!”
“Bene, mi dovrò arrangiare.” Presi con una mano il volante e lo girai con forza verso l’argine della strada.
Luke aveva i riflessi pronti, e fermò la macchina di colpo “Ma sei impazzita?! Potevamo fare un incidente!”
Io però ero già scesa dalla macchina e avevo preso a correre il più veloce possibile, senza badare alle urla di Luke che mi richiamavano.
Volevo lasciarmi tutto alle spalle.
La scuola, gli amici, mio padre in prigione, mia madre morta, l’alcool e soprattutto Luke.
Avrei ricominciato da capo, e sarebbe andato tutto bene, ne ero sicura.
 
 
Ottobre 2015.
 
“Oh mio Dio, Rebecca guarda, i 5 Seconds of Summer fanno un concerto sta sera!” la mia amica continuava a strillare davanti al cartellone che avevano appena messo davanti a casa nostra.
Abitavo ancora a Sydney, ma molte cose erano cambiate, come il mio nome, che ora era Rebecca Evans e i miei capelli che da rossi erano passati al nero cenere.
Avevo conosciuto Sarah due mesi prima ed eravamo diventate subito amiche, e avevamo deciso di dividerci un appartamento in centro, nella zona opposta a quella dove abitavo prima.
Sarah era una ragazza dolcissima, dai capelli color del miele e gli occhi grigi, che aveva una cotta pazzesca per quel gruppo di ragazzi che un tempo erano amici miei, ma soprattutto stra vedeva per Calum.
Più volte mi ero ritrovata a pensare che di sicuro anche a lui sarebbe piaciuta quella ragazza dai tratti dolci, ma non mi sarei mai azzardata a dire alla mia amica che avevo il numero del ragazzo in rubrica.
“Spero che tu non abbia perso i biglietti.” Le dissi, sorridendo, mentre sfogliavo il mio libro.
“Certo che no! Però mi sarebbe piaciuto che fossi venuta anche tu…”
“No, non mi piace molto la loro musica.” Mentii.
In realtà la ascoltavo sempre di nascosto, quando la casa era libera, e mi ritrovavo ogni volta a pensare a come sarebbero andate le cose se fossi rimasta con loro.
Forse tra me e Luke sarebbe potuto esserci finalmente qualcosa, ma non ci speravo.
“Mm va bene, allora ci vediamo sta notte!” mi salutò lei, lanciandomi un bacio.
Io ricambia il saluto , mentre lei si richiudeva la porta alle spalle.
Presi le cuffiette e le collegai al telefono, attivando la riproduzione casuale.
Tutte loro canzoni.
 
 
Novembre 2015.
 

Di quel novembre ricordo il bianco.
Bianco come la tristezza, come il niente, come un muro di un ospedale, come il camice di un dottore, come la malattia.
 
Dicembre 2016.
 
C’era freddo quel giorno in spiaggia.
Non sapevo perché tra tutti i posti avevo scelto di andare proprio li, ma quel posto mi aveva sempre attratto, fin da quando ero piccola.
Ricordai quando io e mia madre andavamo in vacanza insieme e quando mi aveva insegnato a nuotare.
Ricordai quando c’ero venuta con i ragazzi, o con Sarah o con Luke.
Mi sistemai meglio la cuffia sul capo, oggetto da quale non mi separavo mai da quando avevo perso i capelli.
Solo Sarah sapeva della mia malattia, mi aveva aiutato e sostenuta, ma erano intervenuti troppo tardi.
Lei voleva che avvertissi i ragazzi della mia situazione, ma io mi ero rifiutata categoricamente, non volevo che tutto il mio passato tornasse, non volevo che Lui tornasse.
Non c’eravamo più ne visti ne parlati da quel giorno di settembre, ma i miei sentimenti non erano cambiati.
Sembrava strano, ma era così.
Lo avvertivo ogni volta che il mio cuore faceva un balzo sentendo la sua voce uscire dalle casse o quando alla notte mi svegliavo di colpo perché lo avevo sognato.
Non avevo mai smesso di amarlo, e non volevo che mi vedesse così.
Mi coricai sulla spiaggia, guardando il cielo azzurro e cullata dal rumore del mare.
Oggi è il giorno, mi ritrovai a pensare.
Non avevo paura, ci avevo pensato molte volte al fatto che potesse accadere, e ora non avevo più paura.
Era stata dura la cura, ero stata più volte sul punto di crollare ma avevo resistito comunque, ma inutilmente.
Ora però non avevo più voglia di lottare, alla fine ogni battaglia della mia vita era stata persa.
Non mi toccava altro che aspettare di perdere l’ultima, quella decisiva.
Chiusi gli occhi, e un soffio d’aria fredda mi fece venire i brividi.
Avevo perso molto peso e ormai anche quel semplice tocco mi faceva gelare, per quanto mi fossi coperta per uscire.
Sentii un rumore lontano, ma non me ne curai, le forze ormai mi stavano lasciando.
Però ad un certo punto qualcosa di caldo mi avvolse in quello che sembrava un abbraccio, e una goccia umida mi bagnò una guancia.
Aprii piano gli occhi e mi ritrovai i due pozzi azzurri nel quale avevo sempre amato perdermi, solo che ora erano rossi dalle lacrime.
“Ciao Key.” Dissi, con un filo di voce e un sorriso appena accennato.
Non era cambiato tanto quanto me, era sempre il solito ragazzino del parco delle lucciole, solo con qualche anno in più.
“Me lo avresti dovuto dire, sarei venuto.” Disse lui, soffocando per un momento le lacrime.
“A quale scopo? Per vedermi così?” Chiesi.
“Se fosse servito a qualcosa lo avrei fatto. Quando la tua amica mi ha chiamato, non ci riuscivo a credere … Mi sei mancata così tanto, Ila.”
“Anche tu, Key.” Dissi, avevo sempre meno forze. “Sai, forse ti sembra stupido dirtelo ora, ma credo di essermi presa una bella cotta per te.”
Lui sorrise amaramente “Lo so, l’ho sempre saputo, credo, ma avevo paura, non volevo perderti per niente al mondo..”
“Tu non provavi niente per me..”
“Sei sempre stata sicura di te, vero? Io forse sono stato cieco, ma tu lo sei stata più di me per non accorgerti di niente.”
Rimasi spiazzata  da quello che Luke mi stava dicendo.
“Quindi tu..?”
Lui mi sfiorò il mio volto freddo con la mano “Ti ho sempre amato, sciocchina.”
Sorrisi “Anche io, Key.”
Lui continuò a passarmi la mano contro la guancia.
“Luke?” chiesi.
“Si?”
“Mi canteresti qualcosa? Sono molto stanca, vorrei dormire..”
Vidi dai suoi occhi che aveva capito, e si sforzò di sorridere stringendomi di più a se “Certo.”
Prese a cantare una canzone che non avevo mai sentito, sembrava quasi una ninna nanna, era dolce come la sua voce.
Chiusi gli occhi per l’ultima volta, con l’immagine del viso di Luke ancora impressa nella mente, e così mi addormentai, per l’ultima volta.
 
“It’s too cold outside
For angels to fly
For angels to fly
To fly
For angels to die”

 
 
 
 
Angolo autrice.
 
Salve gente :)
Non ho idea di come mi sia venuta l'ispirazione per questa storia, e non so neanche se mi è venuta bene (in effetti è un pò orrenda).
Mi piacerebbe sapere che ne pensate, se qualcuno è così gentile da dirmelo :3
Grazie a tutti quelli che l'hanno letta <3
Giulia.
Passate qui per favore, é molto importante (!) http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2779135&i=1

Image and video hosting by TinyPic
 
 
 
 
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer / Vai alla pagina dell'autore: namelessjuls