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Autore: FireFist23    30/07/2014    5 recensioni
Della serie "Diario di un Raijinshuu", terza one-shot.
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Chiuse gli occhi, sicuro di stare per morire. Poi i calci terminarono improvvisamente. Piano, sollevò le palpebre per vedere cosa stava succedendo. Di fronte a lui c’era un ragazzino biondo che stringeva forte i pugni ai fianchi. Fried non riuscì a metterlo a fuoco, ma capì che stava facendo qualcosa a quell’assassino, perché riusciva distintamente a sentirlo urlare di dolore. Strinse forte le palpebre per scacciare quel velo che gli impediva di vedere chiaramente, poi le riaprì. Capì che il ragazzino era Laxus Dreher.
Genere: Fantasy, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Fried Justine, Luxus Dreher
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Diario di un Raijinshuu'
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Terza shot della serie "Diario di un Raijinshuu"

Memories


 
Fried aprì gli occhi aspettandosi che ci fosse il soffitto immacolato della sua stanza ad accoglierlo, ma non fu così. I muscoli di Laxus erano lì, sotto di lui, e non riuscì a trattenere un lieve gemito di felicità e sorpresa. Non poteva credere che ciò che avevano fatto fosse tutto vero e non frutto della sua immaginazione, ma la mancanza di biancheria intima in entrambi affermava il contrario. Guardò il volto del dio del Tuono, pesantemente addormentato. Le labbra socchiuse lo rendevano così incredibilmente bello che Fried non riuscì a trattenersi e si lascio sfuggire un bacio, abbastanza leggero da non svegliare il compagno. Si guardò intorno. Il pavimento era in legno scuro, mentre le pareti erano rivestite in carta da parati rosso sangue. La mobilia era poca ed essenziale, un semplice guardaroba e una scrivania. Nessun quadro rivestiva le pareti, soltanto una vasta finestra spezzava la monotonia dell’ambiente. Fried si alzò, attirato da una foto poggiata alla scrivania di fronte al letto. Prese la piccola cornice rettangolare tra le mani e sorrise. Carezzò dolcemente un Laxus bambino che sorrideva entusiasta, e osservò sé stesso ancora più piccolo, aggrappato a un braccio dell’altro. Fried si lasciò trasportare dai ricordi, sedendosi sul bordo del letto.
 
Fried era arrivato in gilda nel mese di febbraio dell’anno 773, quando ancora aveva nove anni. I suoi genitori erano morti da poco in una battaglia con una gilda di maghi non lontana da Magnolia, e lui si era ritrovato a vagare per la città in cerca di un posto dove stare. Quando Makarov aprì le porte di Fairy Tail, il bambino piangeva. Il Master lo accolse nella gilda che lui chiamava “famiglia”, e presto tutti i membri conobbero la sua storia. Fried era restio a parlare con gli altri, e si teneva sempre in disparte. Imparò a usare la magia e si allenò tutti i giorni a seguire. Un caldo giorno d’estate, però, i maghi che avevano ucciso i suoi genitori attaccarono Fairy Tail. Fu il caos. La gilda era piena di bambini, molti già in grado di combattere, ma Makarov si rifiutò di farli partecipare alla battaglia. Fried e gli altri vennero chiusi nella biblioteca, ad aspettare che la battaglia terminasse. Ma lui non riusciva a stare chiuso lì dentro, mentre gli assassini dei suoi genitori erano là fuori a combattere contro coloro che considerava la sua nuova famiglia. Senza ascoltare le urla di protesta degli altri, disegnò una runa nell’aria di fronte alla porta e quella si aprì. In quei mesi aveva imparato a scrivere le sue prime magie, anche se non era ancora un esperto. Si gettò nel corridoio e raggiunse l’ingresso della gilda. Osservò la battaglia da lontano. Tutti i maghi combattevano, ma Fairy Tail sembrava in leggero vantaggio. Lui cercò con gli occhi quella figura che non avrebbe mai dimenticato, colui a cui aveva dedicato tutti il suo odio in quel periodo… E lo trovò, in piedi, pochi metri di fronte a lui. Stringeva il collo di un membro di Fairy Tail, poi quando il mago smise di contorcersi lo buttò a terra. Fried digrignò i denti e strinse il pugno intorno alla sua spada magica, poi corse all’attacco con un grido di battaglia. Il mago lo vide e sogghignò, infilandosi le mani in tasca. Fried tentò un affondo, ma quello gli diede un calcio in faccia che lo mandò a terra. Il bambino si ritrovò lo stivale del mago a schiacciargli il volto a terra. mollò la spada e gli afferrò la caviglia, tentando di liberarsi, ma non ci riuscì. Quello premette più forte.
- Io ti conosco, moccioso. Sei il figlio di quella bella puttanella dagli occhi blu, vero? – disse con voce sprezzante.
Fried ringhiò e si dibatté, graffiandogli la gamba con le unghie nella speranza che lo mollasse. Nessuno poteva parlare di sua madre in quel modo! Ma lui strofinò lo stivale ancora di più. Fried iniziò a piangere silenziosamente. Doveva vendicare i suoi genitori, maledizione! Il piede si tolse dal suo viso, ma solo per mollargli un calcio al fianco, facendolo rotolare sul pavimento di pietra. Fried urlò e tossì sangue. L’uomo continuò a prenderlo a calci per un tempo che gli parve infinito, e lui smise addirittura di dibattersi. Non riusciva più a muoversi, aveva perso le forze. Chiuse gli occhi, sicuro di stare per morire. Poi i calci terminarono improvvisamente. Piano, sollevò le palpebre per vedere cosa stava succedendo. Di fronte a lui c’era un ragazzino biondo che stringeva forte i pugni ai fianchi. Fried non riuscì a metterlo a fuoco, ma capì che stava facendo qualcosa a quell’assassino, perché riusciva distintamente a sentirlo urlare di dolore. Strinse forte le palpebre per scacciare quel velo che gli impediva di vedere chiaramente, poi le riaprì. Capì che il ragazzino era Laxus Dreher, il nipote del Master. Fried in quei mesi l’aveva osservato allenarsi, e sapeva che era fortissimo. E che stava per uccidere quell’uomo. Il bambino si rialzò a fatica, sputacchiando sangue e qualche dente da latte, e gli si affiancò.
- Fermo! Basta! – gli urlò.
I fulmini terminarono e l’uomo cadde a terra, muovendosi convulsamente. Laxus si voltò verso di lui e lo squadrò dall’alto al basso con due paia di occhi arancioni.
- Ti stavo solo aiutando. – disse.
- Devo ucciderlo io. – ribatté. – È lui che ha ammazzato i miei genitori!
Laxus lo osservò per un momento con aria seria, poi riprese a folgorare l’uomo.
- No! – urlò Fried. – Ma mi ascolti quando parlo? Ho detto che ci penso io!
- So benissimo quel che hai detto, e adesso levati e torna in biblioteca. Sei troppo piccolo per combattere.
Fried stava per ribattere che anche lui, a dodici anni, non era abbastanza grande, ma si limitò a fissarlo. Poi guardò l’uomo contorcersi dal dolore, finché non smise di dibattersi e restò immobile. Una sorta di cupa felicità invase il petto di Fried per alcuni istanti, poi però lasciò lo spazio solo a un freddo vuoto. Si accorse che intorno a loro anche le altre fate stavano avendo la meglio e che alcuni membri dell’altra gilda stavano scappando a gambe levate.
- Perché mi hai aiutato? – chiese a Laxus.
Lui lo guardò, e Fried sentì una specie di fitta al petto. - Ti avrebbe ucciso.
- E anche se mi avesse ucciso? Perché dovrebbe importarti? – sbottò il più piccolo. A nessuno era mai importato tanto di lui.
Laxus assunse un’espressione serissima. – Perché sei un mio nakama, idiota.
Fried restò senza fiato. Nonostante fosse in quella gilda da alcuni mesi, nessuno l’aveva mai definito suo compagno. La fitta al petto si fece più forte, rimpiazzando completamente il vuoto che gli aveva lasciato dentro il desiderio di vendetta. Inconsapevolmente, sorrise, raggiante.
- Io e te siamo nakama? – domandò, emozionato, sporgendosi in avanti nonostante il dolore.
Laxus sorrise, imbarazzato. – Certo, testa verde.
Il piccolo Fried si trattenne dal saltare dalla gioia, e abbracciò il suo compagno, che dopo un po’ di esitazione si oppose.
- Ehi, mollami! – si lamentò, iniziando però a ridere.
 
In quel momento, due forti braccia circondarono il corpo esile di Fried, facendolo riemergere da quella marea di ricordi. Sentì il corpo di Laxus che da dietro aderiva al suo, le gambe allineate, e tremò per il contatto, tanto da far quasi cadere la cornice che ancora stringeva tra le mani. Sentì le dita del compagno spostargli i lunghi capelli per portarglieli davanti, poi le labbra del mago gli sfiorarono la nuca con un tocco caldo, facendolo gemere.
- L-Laxus… - balbettò sottovoce.
- Fried. – sussurrò lui con quella sua voce dannatamente sexy, sfiorandogli il petto con le dita.
Poi si irrigidì contro di lui. – Ehi, quella foto…
Fried lo vide allungare una mano per afferrarla, ma lui si alzò e se la tenne stretta al petto, sorridente.
- L’hai tenuta. L’hai tenuta sul serio.
Vide Laxus stringere le labbra e arrossire. Tentava di sembrare solo innervosito, ma era chiaro quanto fosse imbarazzato. Distolse lo sguardo e si osservò le mani.
- Quello è stato l’anno più bello della mia infanzia.
Lo sguardo di Fried si addolcì. Si sedette in grembo a Laxus, mentre quello lo circondava con le braccia. Entrambi osservarono la foto, avidi di quei tempi felici. L’avevano scattata l’anno dopo l’attacco di quella gilda di assassini, dodici mesi nei quali i due erano stati sempre insieme, a giocare e ad allenarsi. Era l’anno che erano entrati in gilda anche Bixlow ed Evergreen, l’anno in cui erano nati i Raijinshuu. L’anno in cui Fried si era innamorato.
- Anche il mio. – rispose dopo un po’. Sorrise. – Ti avevo fatto promettere di tenerla, ma ero sicuro che l’avresti buttata. Non sei un tipo nostalgico.
Laxus gli baciò la testa, carezzandolo. – Non avrei mai buttato un nostro ricordo. Sei il mio migliore amico.
Fried si irrigidì completamente. Era questo per Laxus? Un migliore amico? Non di più? Deglutì rumorosamente, alzandosi di scatto, senza guardarlo negli occhi. Non ne aveva più il coraggio. Credeva di avervi visto amore quella notte, mentre stavano insieme, ma lo era davvero? O era il suo cuore a fargli sembrare che fosse tutto così bello? Poggiò con mano tremante la foto sulla scrivania, poi fece ricadere il braccio lungo il fianco, senza più forza per muoversi. Sentì il rumore delle molle del materasso, poi la mano di Laxus sulla spalla.
- Ehi, va tutto bene?
Fried si allontanò senza guardarlo. Le lacrime avevano iniziato a scorrere. Sapeva che era tutto troppo bello per essere vero, sapeva che l’idea che Laxus potesse amarlo come lo amava lui era incredibile, ma fino a quel momento era stato sicuro che il compagno provasse almeno qualcosa di simile all’amore.
Sei il mio migliore amico.
Fried gemette, stringendosi la testa tra le mani e cadendo in ginocchio a terra, iniziando a singhiozzare convulsamente. Era tutto finto. Tutto un sogno.
- Fried! – nella voce di Laxus il mago sentì preoccupazione, ma non era sicuro che anche questo non fosse uno scherzo che gli faceva il suo amore cieco.
Il Dragon Slayer gli si chinò di fronte, afferrandolo per le spalle. Sembrava davvero in ansia, ma ormai Fried non sapeva più a cosa credere. Distolse lo sguardo.
- Che ti succede? Stai male?
Fried scattò, senza più trattenersi. – Come potrei stare male? In fondo sono col mio migliore amico, no? – disse, con un’ironia furiosa.
- Ma cosa…
- Mi consideri ancora un amico? Solo un amico? Rispondi sinceramente.
Non aveva mai parlato a Laxus in quel modo, ma non riusciva più a controllarsi. Le lacrime gli inondavano il viso, rendendolo ancora più penoso.
Gli occhi di Laxus brillarono di consapevolezza e scosse la testa, prendendogli il viso tra le mani e asciugandoglielo con i pollici come meglio poteva.
- Fried… io non sono… - sospirò. – Io non sono gay. – Fried stava per esplodere ancora, ma lui lo fermò. – Fammi spiegare. In vita mia, non avrei mai creduto che un uomo mi sarebbe mai potuto piacere. Sono completamente eterosessuale. Mi piacciono le donne, ma tu sei diverso. Non sei una donna, ma per me non sei neanche un uomo. Sei solo Fried. E sai cosa significa questo per me? – Fried non rispose, in attesa. Aveva un’espressione così seria che Fried quasi temette che stesse per dire qualcosa di orribile.  – Che sono innamorato. Sono innamorato di te. Non di un uomo, non di una donna, ma del mio Fried. Mi capisci?
Il ragazzo rimase a bocca aperta, dimenticandosi di respirare. Come poteva pensare a una cosa così banale quando Laxus gli stava dicendo ciò che Fried voleva sentire da una vita, facendogli dimenticare la delusione di poco prima?
- Cioè, tu… tu mi ami? – domandò con un fil di voce.
L’altro arrossì, grattandosi la nuca e distogliendo lo sguardo. – Sì… - sussurrò talmente piano che Fried fece difficoltà a sentirlo.
Attese che magari lo dicesse per completo, che magari dicesse “Sì, Fried, io ti amo”, ma sapeva che il suo orgoglio gliel’avrebbe impedito, così domandò: - Allora perché prima hai detto che sono il tuo migliore amico?
- Beh, ti chiamo così quando penso a te come un uomo e non come il mio Fried. Non so se mi spiego.
Ogni volta che Laxus diceva “Il mio Fried” il giovane fremeva dall’emozione.
Sono il suo Fried… pensò, al settimo cielo. Sorrise, poi gli gettò le braccia al collo, spezzando la tensione.
- Ti spieghi benissimo. – mormorò, prima di lanciarsi sulle sue labbra con passione. 

 
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Angolo dell'autrice:

Salve! Ringrazio tutti quanti per aver letto le storie della serie, o anche solo questa shot. Spero vi sia piaciuta! ^^
Un ringraziamento speciale a Rika-chan, che continua a sopportarmi e che mi ha fatto venire in mente questa splendida idea (che spero di aver interpretato in modo abbastanza decente ^^")
Un saluto a tutti, magari fatevi sentire con una piccola recensione :D (roba sempre gradita...) 
Kisses

Fire♥
  
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