Libri > I Miserabili
Ricorda la storia  |      
Autore: flatwhat    31/07/2014    5 recensioni
“C’è qualcosa che non va, Javert?”, si arrischiò a domandare Valjean, un po’ preoccupato.
Javert scosse la testa e indicò la Bibbia, come se il discorso non fosse deragliato.
“Voglio dire, mi interessa molto il personaggio dell’altro fratello, quello che rimane col padre e poi si arrabbia e si rifiuta di entrare in casa”.
Valjean sorrise gentilmente quando, alla fine, vide di nuovo gli occhi di Javert che guardavano nella sua
direzione.

(Javert e Valjean leggono insieme. Post-canon)
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Javert, Jean Valjean
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“Posso chiedervi cosa state leggendo?”.

A quella domanda, l’Ispettore Javert alzò la testa e per un attimo sembrò confuso.

“La vostra Bibbia. Me l’avete data voi stesso poco fa”.

Valjean, seduto davanti a lui, sorrise guardando il suo ospite che faceva fatica a rilassarsi sulla vecchia poltrona. Usò l’indice della mano sinistra come segnalibro e socchiuse il romanzo che lui stesso stava leggendo.

“Intendevo chiedervi quale parte della Bibbia in particolare”.

Javert abbassò lo sguardo nuovamente sulle pagine.

“Ah. La parabola del figliol prodigo. Mi interessava”.
Valjean fece un cenno di assenso, non nascondendo un altro sorriso. Magari Javert poteva rivedersi nel figliol prodigo.
“Mi piace molto quella parabola, sapete”.

Javert fece andare lo sguardo dalla Bibbia a Valjean un paio di volte. Pareva sul punto di voler commentare, ma non lo fece. 

Valjean si ritrovò a pensare, per l’ennesima volta, a quanto fosse strano averlo in casa propria, nel suo salotto, a leggere tranquillamente libri con lui. La prima volta che lo aveva accolto in casa, distrutto e suicida, sembrava ormai parecchio lontana. 

Che strano, pensare di poter parlare tranquillamente all’uomo che era la personificazione stessa della paura, e che strano scoprire di volta in volta che l’Ispettore Javert fosse una persona vera, con un cuore e un’anima, e non l’ombra della Legge sempre in agguato.

Benché fosse strano, Valjean lo trovava anche piacevole. Che due vecchi nemici potessero coesistere pacificamente così era davvero un miracolo del buon Dio. E, così come lui scopriva Javert ogni giorno di più, si sentiva conosciuto maggiormente a sua volta. E, dopo anni di isolamento forzato e quasi totale solitudine, era genuinamente appagante avere una persona accanto che conoscesse il suo vero nome e la sua storia, e che ora stava a cominciando a comprendere sul serio anche la sua persona.

Giorno dopo giorno, questa faccenda stava diventando qualcos’altro.
Valjean si sentiva attratto da Javert in modo quasi pericoloso. Lui che non ricordava di aver mai provato niente di simile prima d’ora (e Tolone aveva fatto scivolare nell’oblio tutti i ricordi che poteva avere prima della condanna), non era affatto sicuro di come comportarsi con sentimenti del genere alla sua età. Soprattutto se erano indirizzati ad un altro uomo. Che avrebbe pensato Javert? Proprio ora che aveva il suo rispetto…

E per questo motivo, Valjean tendeva a rimanere più silenzioso del solito, anche se il suo pensiero continuava a lavorare. Non osava spingersi più in là, per non importunare Javert.

“Immaginavo che vi piacesse. La parabola, intendo”, era la voce di Javert, che aveva ricominciato a parlare dopo una lunga pausa. “Io, prima di ora, non le avevo mai dato tanto credito”, aggiunse subito dopo, come se avesse avuto paura di aver detto qualcosa di sbagliato.

Valjean soppesò la reazione del proprio compagno. Javert non sembrava volerlo guardare negli occhi. Sembrava in imbarazzo. Che la sua compagnia fosse di troppo?

“C’è qualcosa che non va, Javert?”, si arrischiò a domandare Valjean, un po’ preoccupato.
Javert scosse la testa e indicò la Bibbia, come se il discorso non fosse deragliato.

“Voglio dire, mi interessa molto il personaggio dell’altro fratello, quello che rimane col padre e poi si arrabbia e si rifiuta di entrare in casa”.

Valjean sorrise gentilmente quando, alla fine, vide di nuovo gli occhi di Javert che guardavano nella sua direzione.

“L’altro fratello non è un personaggio su cui ci si sofferma spesso, quando si pensa a questa parabola”, disse, cercando di rilassarsi, “Ma io credo che sia altrettanto importante”.

Javert emise un sospiro appena udibile e annuì.

“Il padre perdona e accoglie il figlio che lo aveva abbandonato in casa, e gli fa festa”, e qui il suo sguardo guizzò in alto a guardare Valjean per una frazione di secondo, “Ma l’altro figlio, che era sempre stato con lui, si indigna e si rifiuta di entrare in casa a festeggiare”. Chiuse la Bibbia, la posò sulle ginocchia e si rilassò sulla poltrona, in meditazione, le mani avvinghiate sopra il Libro.

Valjean aspettò che concludesse.

“Valjean”, cominciò Javert, rivolgendosi a lui quasi con reverenza, atteggiamento diverso dalla familiarità di poco fa, ma che non era nuovo. Valjean sospirò. Non si sentiva meritevole di reverenza, ma se non altro Javert non era più in imbarazzo.

Javert si chinò in avanti e mise una mano all’altezza del viso, a sottolineare con i gesti mentre parlava.

“Il figliol prodigo viene accolto. Ma il racconto finisce subito dopo. Valjean…”.

La mano si chiuse a pugno.

“… Credete che l’altro figlio sia rimasto fuori per sempre?”.

Valjean abbozzò un sorriso e socchiuse gli occhi. 

Mise la sua mano su quella di Javert. La sentì contrarsi al contatto, ma Javert non la spostò.

“Io penso”, disse Valjean, “Che anche l’atro fratello possa essere un figliol prodigo. È vero, il racconto finisce. Ma mi piace pensare che, alla fine, anche lui sia entrato a far festa con il padre e il fratello”.

Stettero per un po’ così, uno di fronte all’altro. Javert fissò, per qualche infinito secondo le loro mani giunte.

Poi, e quello fu un altro miracolo, Valjean scorse un sorriso.

“Capisco. Vi ringrazio, Valjean”, disse Javert, sempre sorridendo, e sembrò essere in pace.

Valjean pensò che non era lui, quello che doveva essere realmente ringraziato.

Sentendo il proprio sorriso più sincero e largo di prima, aspettò un'altra manciata di secondi prima di rimuovere la mano.

 
Era da un po' che non scrivevo su di loro e mi mancavano. ;; Avevo voglia di scrivere qualcosa di fluff e anche un po' H/C (ho provato anche a mettere un po' di UST, se di UST si può parlare XD)
Ultima fic prima di partire per una decina di giorni. Grazie in anticipo per commenti/feedback di qualunque tipo (ai quali risponderò non appena tornerò :*). O grazie semplicemente a chi leggerà questa storia / o /
  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > I Miserabili / Vai alla pagina dell'autore: flatwhat