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Autore: DalamarF16    31/07/2014    1 recensioni
Milano, quartiere Bovisa. Natalia Romanova è in missione sotto copertura, con lo scopo di raccogliere informazioni su un nuovo velivolo in sviluppo al dipartimento di aerospazio del politecnico. Clint la sta seguendo, l'ordine di tenderle un'imboscata...ma qualcosa cambia...e Clint si ritrova a proteggerla.
Questa fanfiction nasce dall'altra storia che sto scrivendo, La recluta. Lì racconto a flashback la mia versione dell'inizio dell'amicizia tra Clint e Natasha e siccome mi è venuta voglia di approfondirla...eccomi con questa fanfic del tutto indipendente da "la recluta". E' una Clintasha? Probabile. Chi sta leggendo la recluta troverà parti uguali, ma il tutto è approfondito...per chi invece non la sta leggendo...bè spero che questa mia versione vi piaccia...
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Agente Phil Coulson, Altri, Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Nick Fury
Note: AU, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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PERSONAL SPACE: eccomi qui con un nuovo capitolo! Spero vi piaccia! come sempre grazie a chi legge, segue e commenta, soprattutto l'Unicorna...
Buona lettura!

Capitolo 5: COS'HO DA PERDERE?

Natalia si svegliò all'alba, per un momento stordita da ciò che la circondava. Si guardò intorno, e ci mise un attimo a ricordare di essere rimasta per la notte a casa di Clint Barton.
Guardò il bigliettino, un semplice post-it giallo pallido, su cui l'uomo aveva scritto l'indirizzo e l'ora a cui si sarebbero incontrati se lei avesse deciso di cogliere una seconda opportunità.
Rimase per un attimo sdraiata sotto le coperte, a rimuginare.
Che cosa le restava?
I russi la volevano morta, e questo era un dato di fatto. A quanto sembrava la stavano ancora cercando, come aveva potuto sperimentare il giorno prima, e quindi era escluso che tornasse a lavorare a quel ristorantino: l'avrebbero rintracciata in pochi giorni.
Stessa cosa valeva per il suo appartamento, se fossero andati al locale avrebbero subito ricevuto il suo indirizzo.
Un pochino le dispiaceva. Martha si era dimostrata una buona amica, e stava iniziando a legare anche con le altre colleghe, senza contare che quel monolocale che a stento poteva dire di aver arredato era il primo luogo stabile in cui avesse vissuto dai tempi dell'addestramento.
Sebbene non lo avesse mai fatto del tutto suo (le pareti erano rimaste disadorne e non aveva toccato niente dell'arredamento che vi aveva trovato), era la cosa più vicina a una casa che avesse mai avuto. Era un po' la sua tana, il suo rifugio. Un posto dove si sentiva sicura, o meglio, meno in pericolo che altrove.
Aveva due scelte davanti a sé.
La prima era quella di ricominciare di nuovo.
Una nuova fuga, magari in un altro stato, e cercare di nuovo di ricominciare una vita. Aveva a disposizione ancora qualcuna delle sue identità vergini che avrebbe potuto usare senza problemi.
Ma quanto sarebbe durata?
Quanto ci sarebbe voluto prima che un qualcuno dei suoi l'avesse di nuovo intravista?
La seconda opzione era quella scritta su quel foglietto.
Un'incognita chiamata Clint Barton e l'organizzazione per cui lavorava. Di chi si trattava? Governo americano? Criminalità organizzata? Un qualche boss mafioso?
Non era riuscita a identificare la personalità del suo salvatore. Era una persona sola, su questo non c'era dubbio, che probabilmente cercava di evitare legami stabili (aveva il sospetto che tutto quel disordine servisse anche per allontanare eventuali compagnie di una notte che si illudevano di avere un qualcosa di più). Amava i fumetti e i film, come poteva vedere dalle pareti tappezzate di poster, ma non sembrava avere apparecchiature tecnologiche in casa, a parte un vecchio telefono fisso appeso alla parete, quindi escludeva che fosse il classico cinefilo con una raccolta impressionante di pellicole.
In cosa poteva consistere il lavoro di una persona del genere? Era una spia? Un assassino?
In cosa si sarebbe cacciata accettando quella “seconda possibilità”?
Non lo sapeva eppure, in cuor suo, sapeva già di avere deciso quale sarebbe stata la sua via.

Si fece una doccia veloce, poi sgomberò il campo.
Fece colazione allo Starbucks all'angolo con la strada principale e poi si infilò nel primo parrucchiere aperto.
Con non un po' di dispiacere, fece un taglio netto ai capelli, dandosi un taglio un po' punk. Molto corti, ma con il ciuffo lungo e liscio. E ovviamente nuovo colore. Questa volta optò per un nero corvino riflessato blu e la punta della frangia blu elettrico.
Il suo abbigliamento poco dopo seguì l'inclinazione dei capelli. Comprò un paio di jeans neri, ovviamente elasticizzati per non venire ostacolata nei movimenti, e un paio di anfibi (finalmente dei cari, vecchi, anfibi). Una felpa col cappuccio un po' più grande di un gruppo che non conosceva (linkin pirk, pork, qualcosa del genere) e infine un giubbino da motociclista di finta pelle.
Entrò poi in un negozio di Make up. Eyeliner, matita e mascare, rigorosamente neri.
Fingendo di provarli, prima di acquistarli si tracciò una perfetta linea nera sugli occhi, non troppo spessa, ma nemmeno invisibile, si passò la matita nella rima inferiore, costruendo una linea sottile, e infine si passò generosamente il mascara.
Una perfetta punk-rocker, si disse, accorgendosi di riconoscersi a stento e constatando di dimostrare almeno 5 anni in meno. Perfetto.

Guardò l'ora. Mezzogiorno.
Clint le aveva dato appuntamento alle 13.00. Aveva un'ora per decidere se rimanere sui propri passi e buttarsi in questa nuova avventura, oppure fuggire di nuovo.
Iniziò a incamminarsi verso il luogo dell'appuntamento.
Era ancora presto, ma voleva assicurarsi di non cadere in una trappola ben organizzata, e lo fosse stata, quella era l'ora in cui le cose avrebbero iniziato a muoversi.
Era l'incrocio tra la 32esima e la 33esima strada, un luogo decisamente affollato.
Non l'ideale per un'imboscata, si disse, ma forse ottimo per uccidere qualcuno con una siringa passando inosservati.
Mentre diversi scenari possibili le passavano per la testa, si guardò intorno. Sembrava tutto a posto.
Il suo stomaco diede segnali di fame, perciò si tuffò nello Starbucks all'angolo e pranzò con due fette di torta e un frappuccino caldo.
Si avvicinava l'ora X.
Eccolo, infatti.

Clint arrivò al luogo dell'appuntamento con cinque minuti di anticipo, non abbastanza per preparare una trappola, ma sufficienti per farle capire che le importava di lei.
Non aveva dubbi che Natalia (sempre che avesse deciso di presentarsi) fosse già sul posto, con chissà quale travestimento, intenta a esaminare ogni passante, ogni angolo buio in cerca di qualcosa che la avvertisse di un'imboscata.
Quello che lei non poteva ancora sapere era che non ci sarebbero state trappole, né altre persone a parte lui.
Non aveva detto a nessuno quello che aveva fatto; Fury o la Hill si sarebbero subito mobilitati per organizzare un attentato alla vita della ragazza e togliersela finalmente di torno e Coulson...che cosa avrebbe fatto Coulson?
Probabilmente l'avrebbe ascoltato, avrebbe riflettuto sulla cosa, ma quello che avrebbe fatto dopo era troppo imprevedibile per poter correre il rischio. Avrebbe potuto appoggiarlo, memore di come aveva salvato lui stesso, ma anche spifferare tutto e causare la morte di Natalia.
No, questa volta avrebbe fatto tutto da solo, e solo dopo l'avrebbe portata al quartier generale, affrontando qualunque conseguenza ne sarebbe derivata.

Barton era a meno di 5 metri da lei, e si guardava intorno, cercandola. Lei lo studiò per un attimo. Le labbra non si muovevano, non faceva cenni con le mani, e non batteva i piedi in modo ritmico a terra. Niente che lasciasse pensare che le stesse organizzando un agguato.
L'uomo si guardava intorno, scrutando la folla, forse chiedendosi quale aspetto avesse preso questa volta. Il suo sguardo vagava intorno all'incrocio, nei vari negozi, nei vari bar. Per un attimo si fissò anche su di lei, che prontamente si nascose dietro alla tazza evitando di incrociare i suoi occhi.
Le sembrava sulle spine, quasi speranzoso che lei si facesse vedere.
Al diavolo. Si disse. Che ho da perdere?
Si alzò e si avvicinò a lui da dietro, facendosi appena sentire per far si che si voltasse senza che lei dovesse parlare. Lui per un secondo non la riconobbe, poi rimase imbambolato in un muto stupore che la fece sorridere.
-Allora?- gli chiese
Lui la condusse allora per le strade di New York. Le disse chi era, per chi lavorava.
Le raccontò un po' del suo passato, quanto bastava perchè lei iniziasse a intuire le ragioni che l'avevano spinto a decidere di salvarla.
Dopo averglielo detto, si diede della stupida. Se poteva non uccideva nessuno, e aveva sufficiente bontà d'animo di aiutarla: era ovvio che lavorasse per lo SHIELD.
Ma come poteva pensare che una come lei, un'assassina addestrata con le mani sporche del sangue di più uomini di quanti riuscisse a ricordare, avere anche solo una minima possibilità di essere presa da quell'organizzazione?
-Che vuoi da me?- gli chiese, domandandosi se non fosse impazzito
-Darti una seconda possibilità. Con lo SHIELD. Non sarà facile, il passato non si cancella, ma potrai scriverti un nuovo futuro-
Lei non credeva alle seconde possibilità, ma lo seguì.

Clint la guidò sicuro tra i corridoio del quartier generale, diretto all'ufficio di Coulson.
Aveva subito escluso la possibilità di andare direttamente dal direttore dello SHIELD. Fury non avrebbe capito, e probabilmente avrebbe fatto giustiziare la ragazza all'istante, senza un processo.
Stessa cosa valeva per la Hill, con l'aggiunta che sarebbe stata ancora meno comprensiva dal momento che aspirava a fare carriera ai piani alti, tanto da essere una delle favorite per il posto di vice-direttore, al fianco di Fury.
I precedenti di Phil ne facevano invece il candidato perfetto per la bomba che era Natalia Romanova. 
L'aveva avvertita che non sarebbe stato facile, che l'avrebbero in un primo momento arrestata e interrogata, e successivamente, forse, ammessa nello SHIELD.
Lei aveva annuito e aveva accettato la cosa, d'altra parte non aveva niente da perdere. Non più.
Bussò deciso alla porta, e aspettò l'invito dell'agente prima di entrare, seguito da Natasha.
L'espressione sempre cordiale sul viso di Coulson svanì in un istante quando la vide entrare nel proprio ufficio, e per una volta, Clint rimase totalmente spiazzato.
Phil premette il bottone dell'interfono, e un secondo dopo Natalia era stata ammanettata e trascinata in una stanza per gli interrogatori.
-Coulson, la prego, almeno mi ascolti...- provò a dire una volta rimasto solo con il supervisore.
-E' una terrorista. Un'assassina, Barton. C'era un motivo se la volevamo morta- lo interruppe duro -E adesso scopriamo che siete ottimi amici, magari anche complici da chissà quanto tempo-
-Infatti. È in arresto.- Fury era entrato di soppiatto, il suono dei suoi passi nascosto dalla voce di Phil.
Clint accettò in silenzio le manette; sapeva che al momento parlare, cercare di discolparsi, non sarebbe servito a niente, se non, forse, a complicare la sua situazione.
Per una volta tenne a freno il suo istinto ribelle, quell'indole che l'aveva cacciato in più guai di quanti potesse ricordare, incluso quello, e si lasciò trascinare nella stanza degli interrogatori, dove lo fecero sedere su una scomoda sedia.

-Da quanto tempo lavori con Clint Barton?-
L'avevano portata in una stanza per gli interrogatori prima ancora che Clint avesse tempo di dire qualcosa, e Natalia non ne era stupita. Era allo SHIELD, e lei era probabilmente la spia più ricercata al mondo da svariati anni.
-Non lavoro con lui. L'ho solo sfruttato in un paio di occasioni- rispose calma guardando l'uomo di colore con una benda sull'occhio che la sovrastava, in piedi di fronte a lei.
L'essere seduta e ammanettata la metteva in una situazione di svantaggio, ma non del disagio che un'impostazione simile cercava di mettere al prigioniero. Era troppo esperta per cadere in certi trucchi, non era la prima volta che veniva catturata e interrogata.
Non sapeva perchè lo stesse facendo, ma in qualche modo girò gli eventi in modo che Barton ne uscisse pulito. Non fece menzione di Milano, e dell'incontro alla stazione diede una descrizione sommaria. Clint le era sembrato uno abbastanza in gamba, un viso che ricordava di aver visto dalle foto segnaletiche del KGB, in Russia, e aveva deciso di usarlo per i propri scopi.
L'interrogatorio durò ore e vide l'utilizzo di svariate macchine della verità, più o meno complesse e originali, ma riuscì a ingannarle tutte.
Non dovette aspettare molto, Maria Hill entrò nel giro di pochi minuti.
Clint alzò lo sguardo su di lei, e immediatamente capì che doveva stare molto, molto attento a quello che diceva, e che probabilmente avrebbe dovuto parlare a cuore aperto.
Facile con una che sembra voglia incenerirti con lo sguardo, no?
-Da quanto tempo lavori con lei?-
-Non lavoro con lei-
-Ah no?-
-No-
-Spiegati-
-L'ho incontrata per caso, alla Grand Central Station. Mi ha...- si poteva definire bacio? -...baciato-
-Ah quindi una pericolosa terrorista ti avrebbe visto in stazione, avrebbe apprezzato il tuo bel visino e baciato? Non diciamo stronzate, Barton-
Clint sospirò, e alla fine decise, a malincuore, con immensa fatica per uno che faceva fatica a dire perfino quale fosse il suo colore preferito, di raccontare tutto.
Iniziò da Milano, da quando l'aveva avvertita del pericolo. Non tralasciò niente, come si era sentito, cosa aveva visto in lei, come le avesse ricordato lui stesso qualche anno prima.
Come avesse pensato che forse, così giovane, meritava una seconda chance come Coulson l'aveva data a lui anni prima.
Poi raccontò di New York, di quello che lei le aveva detto, di come, sì, gli aveva infilato la lingua in bocca, di come l'aveva portata da casa sua.
Cercò di farle capire quanto Natalia gli fosse sembrata sperduta e spaventata, di come era riuscito a leggere dietro lo sguardo freddo della ragazza.
-Ah davvero?- la Hill era molto scettica a riguardo.
Clint prese un bel respiro e chiuse gli occhi, e li tenne chiusi mentre sussurrava:
-Non è facile da spiegare, signora- cominciò, la voce incerta -Ma quando lo vedi, riconosci un altro orfano. Non ho visto oltre il ghiaccio. Ho visto il ghiaccio. Era la stessa maschera che indossavo io. Sii spietato, o muori. È la legge della strada, la prima regola di chi non vive una vita normale. Non so cosa abbiano fatto a quella ragazzina, ma so cosa hanno fatto a me. Avevo una buona mira, mi permetteva di vincere le figurine più rare lanciando le monete, ma crede davvero che un bambino scelga da solo di iniziare a lanciare coltelli?-
Non aprì gli occhi, ma sentiva lo sguardo della Hill su di sé. Non voleva vedere. Sapeva a questo punto la gente cosa provava: pena, dispiacere. Non voleva fare pena a nessuno, non gli aveva mai fatto piacere che la gente lo guardasse in quel modo. Deglutì, aprì le labbra quando sentì il freddo di un bicchiere che vi si appoggiava sopra e bevve un sorso.
-Non volevo diventare Occhio di Falco. Non volevo lanciare coltelli, né tirare con l'arco. Mi ci obbligarono: minacciavano la mia incolumità, mi riempivano di botte. Minacciavano mio fratello. E alla fine cedevo. Sopravvivi o muori. E tutto doveva venire nascosto: il dolore per le botte, la tristezza, la voglia di una casa vera. Il...- Clinti si interruppe per un secondo, incapace di mantenere salda la voce. Strinse le mani a pugno, conficcandosi le unghie nella carne e recuperando il controllo di sé. Proseguì- il dolore al cuore che mi prendeva ogni volta che vedevo un ragazzino della mia età venire al circo, felice con mamma e papà. Lo sguardo di Natalia, l'avevo anche io quando Coulson mi ha trovato-
Finalmente riaprì gli occhi, guardò in faccia la donna che ora lo ascoltava in silenzio. Fu lieto di non vedere altro che attenzione nello sguardo della donna.
-Vuole sapere perchè non l'ho uccisa? Perchè ho voluto portarla qui? Perchè lei è me. E non dirò altro, perchè non ho altro da dire-
Dopo poche ore era stato rilasciato, senza, per il momento, nessuna indagine in corso su di lui. A quanto sembrava Natalia l'aveva scagionato.

Alla fine le offrirono una specie di accordo, convinti probabilmente anche dalle parole di Clint più che dai risultati delle macchine della verità: lei avrebbe fatto qualche nome e rivelato qualche dettaglio, e loro avrebbero accettato di ammetterla nello SHIELD per un periodo di prova, sotto la responsabilità di chi ce l'aveva portata.
Accettò.

PERSONAL SPACE: Grazie per essere arrivati fin qui. Come la volta scorsa, anche qui capitolo mezzo inedito/mezzo riscritto/mezzo copitato da "la recluta", ma portate pazienza, presto diverrà quiasi tutto inedito, ed episodi appena accennati di là qui verranno trattati a fondo a partire forse dal prossimo capitolo...stay tuned!
   
 
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