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Autore: pikychan    31/07/2014    4 recensioni
Ciao a tutti ^^
Allora, questa ff l'ho scritta neanch'io so quanto tempo fa, presumo di aver preso l'ispirazione dalla "Principessa e il ranocchio" ^^"
Pearlshipping, comincia tutto in maniera un po' confusa, ma poi si capisce tutto ^^
Non è una fic che da forti emozioni però secondo me, anche se non conta, è carina perchè mi diverto a rileggerla.
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ash, Lucinda, Pikachu, Piplup
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
- Questa storia fa parte della serie 'Pokémon: Le mie fanficition sulla pearlshipping'
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~L'allenatore e il Cleffa~
 

In un bosco tra i rami di un verde cespuglio si trovava un Pokèmon rosa, il cui nome apparteneva precisamente a Cleffa.

Aveva gli occhi chiusi ed era sdraiato a pancia in su.

«Che succede? Dove sono?» emise rialzandosi tenendosi la testa con le zampine.

Era un Cleffa molto diverso dal normale. Aveva degli occhi grandi e azzurri, molto famigliari, soprattutto, molto… umani!

Si accorse delle zampette rosa e allarmato cominciò a guardarle davanti e dietro.

«Aiuto! Che mi è successo?! Sono … SONO DIVENTATA UN POKèMON! UN CLEFFA! … anche se devo dire che i Cleffa sono dei Pokèmon deliziosi.».

In seguito si guardò intorno, vedeva degli alberi altissimi e ombreggiati.

«È strano… questa non sembra Duefoglie...» osservò guardandosi ancora intorno mentre usciva dal cespuglio «... e poi, dov'è Piplup?».

«Guardate è un Cleffa!» esclamò una voce maschile, molto familiare, correndo.

Il piccolo Pokèmon si girò e vide chiaramente che la voce apparteneva a un ragazzo dai capelli corvini.
«Ash? …» sussurrò Cleffa.

«Strano, non avevo mai visto un Pokèmon del genere.» commentò una ragazza, con capelli viola, più indietro.

«Tecnicamente Cleffa sarebbe un Pokèmon originario di Johto.» spiegò un ragazzo, con i capelli verdi, a fianco a lei.

Ash aveva preso tra le mani Cleffa e lo aveva alzato in alto.
«Lo sai che sei proprio carino?» strofinò il suo naso, a occhi chiusi, con il musino dell'esserino rosa che prese, immediatamente, un colorito rosso.

«Quello è un Cleffa femmina, e credici se lo dice un intenditore.» si vantò sistemandosi il fiocchetto verde a occhi chiusi.

Ash continuò a parlare come se nulla fosse.
«Sei il Pokèmon più grazioso che abbia mai visto...» disse accarezzandola in testa. «... ti devo assolutamente catturare!».

Il Pokèmon fece una faccia scocciata e pensò a se stessa, ancora in forma umana, uscire da una PokèBall.

Si avvicinò un Pokèmon pinguino.
«Piplaaaaaaa!».

«Ehi, ma quello non è il Piplup di Lucinda?» si stupì il corvino.

«Lucinda?» ripeté interrogativa la ragazza dai lunghi capelli.

«Piplup, sei qui!» esclamò entusiasta Cleffa vedendo il Pokémon arrivare, poi saltò giù.

I tre erano stupiti di avere sentito la voce del Cleffa che diceva parole con senso anzi che il solito verso. Per giunta la voce femminile, almeno per il corvino, era molto familiare.

«Lucinda?» gli venne da dire d'impulso.

«Lei sarebbe Lucinda? Cioè, il Pokèmon parlante?» domandò la ragazza, che corrispondeva al nome di Iris, indicando il Cleffa.

«No, cioè, sì, è una mia amica.».

«Sì o no? Non ci capisco niente mi gira la testa.».

«Una ricetta alquanto confusa.» commentò l'altro.

«Sinceramente neanche io riesco a capirne molto...» ammise Ash. «... che cosa è successo?» si rivolse al Cleffa-Lucinda.

«Beh, ricordo che mi trovavo al Lago Verità, ma poi niente, vuoto totale.».

«Proprio nient'altro? Nessun altro piccolo ingrediente?».

«Eh? No, niente.».

«Questa storia mi ricorda tanto la favola L'allenatrice e il Patrat mia mamma me la leggeva sempre la sera, da piccola, prima di dormire.».

«L'allenatrice e il Patrat?» ripeté Lucinda interrogativa.

«Mai sentita.» ammise il futuro maestro Pokèmon.

«Ma come, un bambino come te non conosce questa favola?» scherzò Iris. «... L'allenatrice e il Patrat è la storia di una ragazza che aveva realizzato il suo sogno di vincere la Lega Pokèmon, poi un giorno mentre si allenava trovò un Patrat ferito. Si prese cura di lui, così il giorno dopo si riprese, ringraziò l'allenatrice che si stupì molto del fatto che parlasse.

Così gli raccontò la sua storia, cioè che in verità lui era un allenatore, ma che una maga l'aveva trasformato in Pokèmon. E solo il bacio della campionessa lo poteva ritrasformare.

Per cui la ragazza, felice di poterlo aiutare, lo baciò e così si ritrasformò. I due si innamorarono e girarono insieme la regione.» finì di raccontare.

«Che storia romantica!» commentò il Pokèmon dagli occhi azzurri.

«A proposito io mi chiamo Iris, chissà, magari potrebbe anche essere vero.».

«Non credo proprio, anche i miei la raccontavano sempre a me e hai miei fratelli, ma ti posso assicurare che non c'è niente di vero.» disse il ragazzo dai capelli verdi.

«Sì, ma magari potrebbe essere una favola non favola, favola ma favola, vera?».

«Non penso proprio.».

La ragazza viola mise su il broncio a braccia conserte.
«Demolitore di adorati sogni dell'infanzia.» brontolò a bassa voce.

«A proposito, questo demolitore di adorati sogni dell'infanzia si chiama Spighetto, niente meno che intenditore Pokèmon di livello A» si presentò con un inchino.

«Davvero non ricordi niente di ciò che ti è successo prima di diventare un Pokèmon?» chiese Iris.

Cleffa-Lucinda annui di no.
«L'ultima cosa è stata il Lago Verità oppure quando a pranzo ho chiesto il permesso a mia madre di andare al lago …».

 

Flashback:

Lucinda era a tavola di fronte a sua mamma.

«Mamma, oggi va bene se io e Piplup andiamo al Lago Verità?».

«Certo, basta che tornate per l'ora di cena.».

Fine flashback

 

«… per il resto nulla di nulla, zero assoluto.».

«Pipla, pipla.» emise il pinguino orgoglioso.

«È un guaio.» commento la ragazza dai capelli viola.

«Oui, come si fa a preparare la torta se non si conosce la ricetta?» aggiunse Spighetto.

«Piplaa.» emise ancora il Pokèmon a occhi chiusi indicandosi.

«Sta tranquilla, un modo di aiutarti lo troveremo lo stesso.» disse Ash.

«Pipla! Pipla! Piplaaaaaaa!» si arrabbiò.

Gli amici erano perplessi. Non capivano perché si comportasse così.

«Che hai Piplup?» chiese il ragazzo corvino.

«Dice che ricorda cos'è successo!» esclamò all'allenatrice, divenuta Pokèmon, entusiasta.

«Davvero?» emise Iris incredula, ma entusiasta.

«Pipla, pipla … Pi, pi pla, pipla, pipla pi pla. Pi pla...».

La faccia degli amici era alquanto perplessa.

«... Pipla, pipla, piplaaaaaaaaa. Pi, pi pla.» finì di raccontare.

Gli amici erano scioccati.

Però fu Ash, anche se ancora stranito, dopo alcuni secondi di silenzio a prendere la parola.
«Bene… Spighetto, sei tu l'intenditore, traduci.».

«Non è così facile, per tradurre tutto un racconto ci vorrebbe un intenditore Pokèmon di livello S.».

L'amico e Iris cascarono, rumorosamente, a terra.

«Io ho capito cosa dice!» esclamò Cleffa-Lucinda.

Gli amici si stupirono e la guardarono.

 

Flashback:

Lucinda era seduta sulla riva del Lago Verità.

«Guarda Piplup, non è bellissimo il lago?».

Il Pokèmon azzurro sentì come una presenza alle loro spalle, allora si voltò e rimase pietrificato. Si trattava di una ragazza con capelli lunghi, neri e mossi, occhi rossi, un vestito aderente viola con una lunga gonna e in testa un cappello, sempre viola, da strega. Aveva in mano anche uno scettro con un pomello rosso e a fianco un Mismagius.

«E tu chi sei?» domandò diffidente Lucinda che intanto si era voltata.

«Il mio nome non ha importanza» rispose maligna puntandole contro lo scettro. Ne uscì una luce nera.

Poi bianco e fine flashback

 

«Però come siete finiti a Unima?» chiese l'aspirante maestro Pokèmon.

«Non l'ha detto.».

In quel momento un Deerling verde sfrecciò velocissimo nella loro direzione.

«Permesso! Fate largo!» disse, ma naturalmente, solo i Pokèmon, più Lucinda, capirono le parole. Gli altri capirono solo: Dee! Deerling!

Il Pokèmon cerbiatto si schiantò contro il Cleffa-Lucinda.

«Oh, scusami.».

«Di niente, non preoccuparti.» disse Lucinda con un sorriso.

«Aspetta, ma tu non puoi essere davvero un Pokèmon.».

«Infatti, io sono una coordinatrice, ma mi hanno trasformata.».

«Come nella favola: L'allenatrice e il Patrat.».

«La conosci?».

«Eccome, tutti i Pokèmon la conoscono, comunque se vuoi tornare normale faresti bene ad andare dalla maga Tsuki, lei saprà senz'altro cosa fare.».

Ma gli amici non capivano altro che De, dee, deerling!

«E dove si trova?».

«Lassù, in cima a quella montagna.» spiegò il Pokèmon indicando con la testa un monte verde abbastanza alto.

«Grazie mille! Ci andrò subito!».

«Figurati, mi fa piacere aiutarti, però ricorda che prima di arrivare troverai il territorio dei Galvantula e le sabbie mobili del terrore...» spiegò. «... ma ora scusami, attenzione Pokèmon della foresta arriva Deerling!» concluse riprendendo a correre all'impazzata.

«Ehy Lucinda, ma cosa vi siete detti?» domandò Iris.

«Mi ha rivelato dove trovare la maga Tsuki.».

«E sarebbe?» chiese l'intenditore.

«Su quel monte...» indicò con la zampetta. «... ma … prima di arrivare dovremmo passare per il territorio dei Galvantula e le sabbie mobili del terrore.» continuò meno entusiasta.

«Non preoccuparti, arriveremo su quella montagna in men che non si dica!» esclamò Ash.

 

Poco dopo stavano già camminando su per il monte.

Pikachu a fianco a Piplup in testa al gruppo, Axew, naturalmente, tra i lunghi e folti capelli viola della padroncina e Cleffa in braccio ad Ash.

Iris fu la prima a parlare.
«Sono sicura che tra un po' arriveremo, ormai siamo in cammino … da quanto? Dieci minuti?».

«Strano però che non abbiamo ancora incontrato nessun Galvantula.» osservò Spighetto.

Ash girò la testa verso gli amici.
«Meglio così, forse se ne sono andati via tutti, un problema...» stava per finire la frase quando si accorse che un filo spesso di ragnatela si era appiccicato al Pokèmon rosa trascinandolo via. «... Lucinda?!».

“Lasciatemi subito andare!”

I Galvantula l'avevano appiccicata a una grossa ragnatela.

«Ehy!» emise l'allenatore di Kanto.

«Lasciatela andare! Emolga dacci una mano!» gridò la viola lanciando la sfera Pokè.

«Stunfisk esci!» disse Spighetto.

«Pikachu usa fulmine!» ordinò Ash.

«Emolga Scarica!».

«Usala anche tu Stunfisk!».

I tre Pokèmon utilizzarono gli attacchi richiesti e colpirono i Galvantula con una fortissima scarica elettrica.

Ma quando tutto tornò normale si vide chiaramente che i Pokèmon erano illesi, anzi, ricaricati.

«Oh-oh» mormorò Iris.

«Forse non è stata una buona idea.» commentò Spighetto.

Lucinda intanto cercava di pensare a una soluzione intelligente, ma la sua attenzione venne attirata da Piplup che correva a destra e a manca inseguito da un gruppo dei Pokèmon selvatici.
«Piplaaaaaa!».

«Piplup!» esclamò Lucinda.

Forza Lucinda concentrati. Pensa come un Pokèmon, pensa come un Pokèmon … trovato!

Utilizzò la mossa canto e tutti i Pokèmon si addormentarono.

Piplup cascò addormentato come un sasso affianco ai Galvantula, anch'essi addormentati.

«Lucinda sei grande!» esclamò la ragazza.

«Già, hai risolto la situazione con molta grazia, semplicità e astuzia.» disse il capopalestra.

Il Pokèmon rosa stava provando a liberarsi da sola.
«Grazie, ma vi dispiacerebbe aiutarmi?».

«Certo.» rispose Ash avvicinandosi e slegandola.

Quando fu libera saltò giù.
«Grazie!».

«Ora è meglio andare prima che si sveglino.» osservò la futura maestra Drago ritirando Emolga nella PokéBall, prendendo in braccio il pinguino blu, ancora addormentato, e cominciando a correre.

 

Ormai gli amici erano lontani dal territorio dei Galvantula e camminavano tranquilli.

«Sapete precisamente dove sono le sabbie mobili del terrore?» chiese Ash.

«Perchè, ti ci vuoi buttare dentro a piedi pari?» scherzò Iris.

«Spiritosa, è per l'esatto contrario.».

«Comunque faremmo bene a tenere gli occhi aperti e a procedere cautamente.» spiegò il ragazzo dai capelli verdi.

Cleffa-Lucinda stava camminando a terra fin che non si trovò a sprofondare sempre di più.

Da subito era perplessa, poi capendo si agitò.
«LE SABBIE MOBILI! LE SABBIE MOBILI!».

Piplup, che ormai era in terra a camminare, corse a tutta velocità verso la padrona e la tirò con tutte le forze.

Pikachu decise di aiutare l'amico quindi saltò giù dalle spalle dell'allenatore e tirò a sua volta il Pokèmon.

Anche Axew, che si affacciò ai capelli di Iris, saltò giù per aiutarli.

I tre ce la misero tutta ma non bastò e il risultato fu solo una pila di Pokèmon, partendo da Piplup, che si capottò all'indietro.

«Oshawott, usa Pistolacqua sulle sabbie mobili!» ordinò Ash lanciando la Ball.

«Snivy presto, tira fuori Lucinda!» disse lanciando un'altra PokéBall.

Il serpente verde ubbidì cingendo in vita con le due liane il Pokèmon rosa per tirandola su.

La lasciò andare tra le braccia del suo allenatore.

Piplup aveva visto la situazione e si sentiva di dover ringraziare Snivy.
«Pipla, pla, pi.» emise tutto sorridente a occhi chiusi, ma il Pokèmon come solito a braccia conserte spostò lo sguardo e disinteressata emise: Snivy...

Il Pinguino c'era rimasto malissimo, si era impietrito.

Poi spostò lo sguardo verso Oshawott e in un secondo lo rispostò dall'altra parte con aria disinteressata.
«Pipla...» disse porgendogli la pinna blu.

«Oshawott...» emise l'altro stringendogliela con lo sguardo nella direzione opposta dalla sua.

«E ora come facciamo a passare? ...» domandò il futuro Pokèmon Master guardando le sabbie mobili. «Qualcuno ha qualche idea?» si girò verso gli amici che fecero cenno di no.

«Io so solo che non ho voglia di impantanarmi da capo a piede.» precisò Iris.

Snivy sembrava molto pensierosa, ma dun tratto allungò le due liane fino all'estremità opposta e l'avvolse al tronco di un albero.

«Vuoi dire che dobbiamo attraversare?» chiese il corvino.

«Niente di più facile!» esclamò la ragazza dai lunghi capelli viola prendendo in braccio il Pokèmon blu di Lucinda.

Con un balzò saltò su una liana e a passo svelto attraversò come se dovesse correre una maratona.

Arrivata alla fine saltò giù e si voltò.
«Tada!».

«Se ce l'ha fatta Iris non dev'essere poi tanto difficile.» commentò Ash anche se non molto convinto.

Il Spighetto si chinò verso le sabbie mobili e osservò il terreno.
«Ha l'aria di essere molto profondo là sotto, se dovessimo cadere ci sporcheremo da capo a piede.».

Il serpentello mosse gli occhi, in un movimento circolare, annoiata poi slegò le liane.

Le ritirò e cinse in vita e due amici, perplessi, trasportandoli fino l'altra sponda.

Quando arrivarono a terra subito si voltarono.
«Grazie Snivy!» esclamò ritirandola nella sfera.

 

Dopo circa un quarto d'ora gli amici si trovavano di fronte a una casetta bianca, tendente allo scuro, con due finestrelle quadrate, più che finestre erano dei veri e propri buchi. Il tetto era di paglia e la porta di legno.

«Credete che sia questa la casa della maga che stiamo cercando?» chiese l'allenatore retorico.

Iris si girò subito verso di lui.
«Ora mi dici quante case in cima alla collina vedi, certo che è questa sono domande da fare? Sei proprio un bambino!».

«Dai non litigate.» implorò Spighetto.

«Giusto, finalmente ci siamo, non vedo l'ora di tornare normale.» disse Lucinda camminando allegramente a passo svelto.

Una volta arrivati davanti alla casa Ash bussò, ma dato che dopo un po' di tempo non ricevette risposta ribussò, stavolta più forte, urlando anche C'è qualcuno!? ma ancora niente. Infine si rivoltò verso gli amici.

«Sembra che non ci sia nessuno.» osservò Spighetto.

«Oh no...» emise Lucinda tristemente.

«Troveremo una soluzione!» esclamò Iris convinta.

«Come finiva la favola che avevate citato prima?» chiese Ash.

«L'allenatrice bacia il Patrat e lo ritrasforma.» risponde la ragazza dai capelli viola.

«Eh!? Q-quindi...!?» esclama il Pokèmon rosa terrorizzato.

«Però l'allenatrice dalla favola aveva battuto la Lega.» continuò.

La ragazza trasformata in Pokèmon tirò un sospiro di solievo.

«E allora che facciamo? Non possiamo mica dire a sua madre: Ehy signora! Una strega ha trasformato sua figlia in un Pokèmon! Ma non deve temere, se un giorno riuscirò a diventare campione della Lega la potrò ritrasformare! è una cosa troppo assurda da dire persino per me!».

«Questa è una situazione assurda!» lo corregge la futura maestra Pokèmon di tipo Drago.

«Ragazzi calmatevi, sono sicura che c'è un'altra soluzione.» cercò di tranquillizzarli Lucinda con faccia ebete.

«Certo che c'è! Chiediamola a Spighetto dato che è solo una favola, giusto?...!» disse Iris sarcastica. 
Iris ormai era veramente in collera, in quello stesso momento i ragazzi sentirono un cigolio e videro che la porta si stava pian piano aprendo.

I ragazzi e i Pokèmon entrano, la casina era piuttosto piccola e nella norma, non sembrava degna di una maga.

Pochissimo tempo dopo, la porta si chiuse facendo scattare in allarme i nostri eroi, e apparve una donna in cima alle scale.

I suoi capelli erano lunghi, biondi e lisci. Il suo vestito era una tunica azzurra larga. Più che una maga sembrava un angelo senza ali.

La guardarono come incantati.

«Quella è la maga Tsuki?» emise Ash.

La maga scese pian piano le scale.

«Voi siete Ash, Iris e Spighetto, vero?» chiese una volta arrivata in fondo.

«E lei come fa a conoscere i nostri nomi?» domandò il ragazzo corvino confuso.

Tsuki fece solo un sorriso.

«Avverto un'aura colpita dalla magia nera tra voi, cosa ha fatto stavolta mia sorella?».

«Sua sorella?» ripeté Iris non capendo.

«Proprio così, Suzuki è mia sorella, ne sono certa questa è opera sua.».

«Maga Tsuki...» mormorò Cleffa in braccio ad Ash.

«E così sei tu la mal capitata che è stata trasformata in un Pokèmon.» si chinò per guardarla meglio.

«Signora, la prego, mi ritrasformi...! Non posso tornare a casa così!» la implorò.

«Dolce Lucinda, io non posso fare niente per aiutarti.» dice raddrizzandosi.

«Ah, capisco...».

«Tuttavia posso dirti come puoi fare a tornare normale.» schioccò le dita e un libro volò loro incontro aprendosi.

«Un libro...?» chiese il corvino sorpreso.

«Ah! Ma questo è il libro che mi leggeva mia mamma! L'allenatrice e il Patrat!» esclamò Iris entusiasta.

«Esatto, vedi Lucinda, per tornare normale devi...».

«...essere baciata da un allenatore che abbia vinto la Lega Pokèmon, lo so, ma questo non è possibile...» concluse lei la frase.

«Non deve per forza avere vinto, basta che sia un allenatore.».

«Eeeh!?» emisero tutti sorpresi.

«Ma la favola questo non lo dice...!» commentò il ragazzo dai capelli verdi sentendosi truffato.

«Non è possibile!» si infuria la ragazza dagli occhi nocciola.

«Non sentitevi ingannati, se come finale avessi messo che il Patrat avrebbe potuto ritrasformarsi con il bacio di qualsiasi allenatrice la favola non avrebbe fatto così successo, non trovate?».

«Quindi l'ha scritta lei?» chiese Ash ancora più stupito.

«Certo» annuì lei.

«Quindi... devo solo baciare un allenatore...» concluse Lucinda con voce tremante dall'agitazione.

«Non per forza sulle labbra, va bene anche sulla fronte o sulla guancia.» precisa la maga.

«Ok, allora ci penso io, Lucinda sei pronta?».
Ash la sollevò un po' per baciarla mentre lei chiuse gli occhi.

...poi bianco totale...

 

Lucinda si risveglia pian piano aprendo gli occhi.

«D-dove...?» alza la schiena di scatto. «Oh no! Sarà già l'ora di cena! Ci siamo addormentati!». 

Si volta verso qualcuno, si presume il suo Piplup.

Infatti lei e il pinguino si trovano sul prato verde lucente del Lago Verità.

«Piplup svegliati! Dobbiamo rientrare!» lo scuote.

Il Pokèmon non da segni di volersi svegliare, rotola da una parte all'altra assecondando lo scuotere della padroncina. Poi a un certo punto emette un rumore dallo stomaco facendo fermare la ragazza.

«Ecco, hai anche fame, si può sapere perchè non ti svegli?...!» chiede irritandosi. «Va bene! Ho capito, vuoi che ti prenderò in braccio!» si alza e lo prende iniziando a correre fortissimo verso casa.

Quando arriva spalanca la porta per poi fermarsi.

«MAMMA SONO QUI! Scusa, mi sono addormentata!».

«Oh, Lucinda.» si volta con aria tutt'altro che arrabbiata. «Giusto in tempo, c'è una videochiamata per te.» continua a sorridere.

«Per me?».

«Ehy Lucinda!» saluta con la mano un ragazzo dallo schermo.

«Ash!» corre verso il monitor.
«
Da quanto tempo vero? Senti, ora sono a Sciroccopoli, una città famosa per il suo bellissimo Luna Park, che ne diresti di raggiungerci?» le chiede.

«Sarebbe fantastico!» esclama con gli occhi brillanti.

La madre finge di schiarirsi la gola con aria seria.

«Mamma, ti prego dimmi che posso?...!» supplica.

«Certo che puoi, ma stai attenta.» riprende a sorridere.

«Evvai!» grida prima di cominciare a correre.

«Lucinda...?» la richiama Olga confusa.

La ragazza dai capelli blu corre fuori con un'espressione gioiosa.

«Sono così felice che potrei toccare il cielo con un dito!» grida facendo un salto altissimo.

Angoletto dell'autrice:
Ciao!
Questa fanfiction, pubblicata il 31/07/14, è stata oggi, 11/12/17, modificata e aggiornata. Il contenuto non è stato alterato quasi per niente, in compenso sono lieta di aver reso giustizia a questa mia fanfiction (ci rendiamo conto che l'ho scritta quasi 4 anni fa!?) ^^.
E come quando gli autori pubblicano un'edizione aggiornata della loro opera.
Alla prossima, ciao! <3

  
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