Buzzing strings.
E’ un’esistenza passiva quella di Luke Hemmings, 18 anni e il doppio di buchi nelle t-shirts.
Salta da un bar all’altro, da un continente all’altro, e le nuvole le vede sempre da una prospettiva diversa; ha tre amici che sono sempre stati troppo per lui e testi di canzoni fatte di carta e castelli in aria, inchiostro e sogni.
Fa le cose seriamente, se le carica in spalla e non si permette un errore, un colpo poco mirato. L’occasione l’ha avuta, non c’è il tempo di fermarsi.
Ha la stessa maglietta da Venerdì, ha appena fatto due concerti a Milano ma il biglietto aereo per Londra è nel portafoglio da un mese; va avanti così, con una parola dolce nella lingua del posto e qualche sorriso, qualche altra espressione fintamente figa, che ostenta sicurezza, e le solite VANS nere.
Ma quando atterra nella capitale inglese, con l’orologio che segna le 3.33 e la pioggerellina in viso, sente che è diverso.
Anche se non ha ancora deciso se crede nel destino.
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Viola.