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Autore: BDiz Ishida Histugaya    31/07/2014    0 recensioni
[Avatar la leggenda di Aang]
[Avatar la leggenda di Aang]Dopo l'Avatar Korra e i due successivi Avatar, nel Tempio dell'aria dell'est nasce Suta
che dimostra subito grandi potenzialità se non che i monaci non vogliono farlo uscire
nel mondo esterno. Una avventura che coinvolgerà più Avatar provenienti dal
passato per salvare il futuro da un destino tremendo.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Homo condusse Suta in un sottopassaggio, simile ad una fogna, che a quanto diceva attraversava
Tutt Repubblic City ed era via di fuga di parecchi dominatori esausti.
L’Avatar aveva ascoltato tutto il racconto riguardante il suo futuro e del destino della popolazione
prossimo a venire. Il ragazzo non ebbe nulla da ribattere, dopo quel viaggio paranormale
poteva credere a qualunque cosa. Inoltrer la paura del momento gli aveva impedito di chiedere
il motivo per cui il suo salvatore portasse una maschera e come era uscito illeso dalla fiammata.
Poi un dubbio impellente prese il sopravvento e domandò “Ma se sono qua gli Spiriti…”
“No, non percepiranno la tua presenza, dopo la tua distruzione hanno perso tutti i contatti con te”.
La risposta gli diede un pochino di fiducia ma continuava ad avere il terrore di cosa sarebbe
successo in seguito. Il compagno mascherato ebbe la bella idea di portarlo dritto, dritto dai
suoi nemici al centro della città per “spronarlo” a seguirlo .
Per dove poi non lo sapeva ma secondo i fatti  esso era la sua unica salvezza.
Continuarono a camminare per oltre  un’ora tra la melma e l’acqua di scarico finché una luce
entrò dal soffitto. Proveniva da un tombino per metà scoperto.
Homo lo scostò e salì all’aperto per poi tendere la mano al compagno.
Uscito dalla fogna Suta si ritrovò in mezzo ad una strada deserta ma circondata da palazzi
alti come nessuno li ha mai visti prima. Il cielo che un tempo doveva essere azzurro in quel
momento fu grigio per colpa delle fornaci che lavoravano incessantemente tutti i giorni.
“Questo è quello che è avvenuto alla città, non che prima fosse più pulita”.
In effetti Repubblic City non era mai stata pulita, nemmeno nel senso di onesta.
Bazzicavano da quelle parti persone poco raccomandabili come la Triade o tempo fa gli equalisti
di Amon. Un posto maledetto era quello, fu speranza di pace all’inizio e ora centro di tirannia.
L’aria puzzava di carcasse in putrefazione e l’atmosfera non era certo meglio dell’odore,
nessuno passava da quelle parti e le porte erano tutte sprangate.
“Il futuro ti attende Avatar!” commentò Jiikan. “Perché mi vuoi portare in pasto agli spiriti?!”
commentò Suta. “Non prenderesti la situazione troppo sul serio.” rispose il compagno.
“Non la prenderei troppo sul serio?! Pensi che sia ceco?” urlò il ragazzo girando su se stesso.
Non poté continuare a parlare perché l’altro gli tappò la bocca e gli fece cenno di stare zitto.
“Non anticipare la tua morte prima del tempo” gli sussurò.
Lo lasciò andare e lo condusse in una via secondaria che proseguiva verso il centro.
In pochi minuti si ritrovarono in una grande piazza circondata da lampioni di cui la luce convergeva
addosso una  statua dorata raffigurante un dragone che li fissava minacciosi.
Il ragazzo mascherato indicò esso e comunicò all’altro “Quello è il tuo assassino”.
L’Avatar ammutolito distolse subito la vista dalla statua mentre il suo battito cardiaco accelerava
sempre di più. “Sei pronto a incontrarlo di persona?” chiese l’altro.
Suta lo guardò come se lo avesse condannato.
“Mi riconoscerà e mi incenerirà, gli Spiriti hanno perso i contatti con me ma mi possono vedere!”.
“No, nello scontro contro di te gli hai ferito gli occhi e ci sarà solo lui all’incontro.”
“E l’odore? Come la mettiamo?” insistette il ragazzo cercando di evitare lo scontro.
Jiikan tolse dalla sua tasca una fialetta e ne buttò il contenuto sull’Avatar.
“Profumo, contento?” disse con aria seccata il mascherato.
Poi si diresse verso la statua e le schiacciò gli occhi e ne seguì un rumore di ingranaggi.
La terra cominciò a tremare e il pavimento d’avanti alla statua si squarciò.
Al suo posto comparve una scaletta di marmo scendeva in profondità.
Jiikan gli fece cenno di scendere insieme a lui mentre se ne stava sul secondo gradino.
Insieme seguirono il nuovo percorso in mezzo ad una specie di grotta piena di muschio sulle pareti.
L’aria era intrisa di umidità che rendeva difficile il respiro e un odore nauseabondo alleggiava.
Gli scalini diventavano sempre più disconnessi ed erosi man mano che si scendeva.
Inoltre sembravano neri a causa della cenere su di essi che proveniva di chi sa dove.
Passò qualche minuto e finalmente la discesa finì e i due si ritrovarono in uno grande spazio.
Tra i massi del terreno scorrevano dei piccoli rigoli d’acqua che alla fine convergevano in una fossa.
Essa si ritrovava d’avanti ad un angolo nascosto nell’ombra da cui fuoriuscivano dei ruggiti.
Il drago era certamente nascosto lì e probabilmente stava dormendo, lo si capiva dal suo russare.
Jiikan accese una torcia che teneva sotto la giacca con delle pietre focaie e la porse al ragazzo.
Esso la mise di fronte a sé e la luce del fuoco illuminò il grande dragone addormentato.
Sicuramente era più grande degl’altri della sua specie.
Aveva la corazza squamosa bianca segnata da alcuni graffi e bruciature.
Anche il grande muso era segnato da ferite sugl’occhi. Aveva due grandi baffi.
Se ne stava raggomitolato nella sua maestosa coda che gli faceva da cuscino.
Continuava a rigirarsi di continuo per stare più comodo ma senza nessun successo.
Suta non si aspettava niente di meno da colui che aveva eliminato l’Avatar.
“Un mio amico spirito che fa parte del Consiglio mi ha detto come arrivare qua” disse Jiikan.
“Consiglio?” domandò il ragazzo.
“Sì, durante lo scontro contro di te si è ferito gravemente e ora si cura qua.”
“Quindi non può amministrare il mondo” commentò Suta dimostrando di aver capito.
Rimase ancora qualche minuto ha guardare il suo assassino quando iniziò a muoversi.
La luce della torcia lo deve aver svegliato ed ora messosi in piedi cercava con il fiuto i due intrusi.
Dopo qualche secondo di silenzio disse con voce profonda “ Chi siete voi?”
Jiikan rispose prontamente “Siamo del Consiglio portiamo novità”.
“Bene, e di che cosa si tratta?” chiese incuriosito il drago che guardava il vuoto essendo cieco.
“Questo monaco è venuto a portare via i dominatori ribelli nel monastero dove resteranno”
“Oh, finalmente qualcuno si è degnato di togliermi questo problema di dosso!”.
Suta era paralizzato e ammutolito dalla vista del drago che lo cercava con il fiuto..
“Beh, monaco è difficile che lei non conosca il mio nome ma salve io sono Suisei.”.
Il drago adesso aspettando la risposta si avvicinò a tastoni all’interrogato.
“Ehm io sono…  Oka no shita de” sparò un nome a caso che aveva sentito in un libro.
“Nome piuttosto lungo per un monaco” commentò secco il dragone.
“E di che sezione fai parte monaco, dell’ala nord o del dente sud” domandò Suisei.
“Io faccio parte del, ehm … del dente sud” rispose tremante al drago che era finito nella fossa.
Jiikan si portò una mano sulla maschera con aria rassegnata e prese per il braccio il compagno.
“Capisco, ma peccato che non  esista il dente sud, sei un impostore!” ruggì SuiSei.
Suta venne trascinato via dal compagno verso l’uscita mentre il drago apriva le ali.
Esso partì all’attacco mirando alla cieca fendenti con gli artigli.
I due salirono per la scala con urli e imprecazioni dietro loro.
Saliti in superfice scapparono per una piccola e stretta via  allontanandosi dalla piazza.
Ma un rumore fragoroso li fermò.
Il terreno della piazza esplose e ne uscì il drago in volo  che provava a percepire  il loro odore.
Quando li ebbe rintracciati lanciò una fiammata verso di loro che distrusse gran parte delle case.
I due compagni iniziarono a correre quando il fuoco li raggiunse.
Suta fronteggiò il fuoco cercando di deviarlo con le mani facendolo schizzare da tutte le parti.
Il getto era molto potente e continuava a spingerlo indietro e ha bruciacchiargli le dita.
L’Avatar fu costretto a entrare nella sua forma più potente.
I tatuaggi si illuminarono come i suoi occhi e il ragazzo cominciò a farsi spazio tra le fiamme.
Avanzato di molto decise di contrattaccare ed estinguendo il fuoco intorno a se si mise in guardia.
Una grande onda d’aria partì dalle sue braccia colpì in pieno  SuiSei che ricominciò ad imprecare.
“Maledetto monaco! Ti ucciderò, tu e la tua misera stirpe! Maledetto!” Urlò
Suta ritornò al suo stato normale e si accasciò a terra  stanco e dolorante.
Con la coda dell’occhio vedeva il drago piroettare di continuo fino a quando non attaccò.
Un’altra fiammata  era partita e quella volta non aveva la forza di difendersi ancora.
Quando ormai pensava al peggio gli si parò d’avanti Jiikan.
Lo prese tra le braccia come per proteggerlo e il fuoco gli colpì la schiena.
Non fece un verso o un gemito di dolore, come la volta precedente il fuoco non gli faceva niente.
Ancora in mezzo alle fiamme prese il suo orologio e lo regolò.
Le lancette volta giravano in senso antiorario con grande velocità e tutto si dissolse.
Suta si ritrovava in un vortice di colori insieme al compagno che ora fissava l’orologio.
Ancora qualche secondo e percepì il terreno sotto la sua schiena.
Morbido sicuro non era, sembrava asfalto ma non ebbe il tempo per guardarsi intorno.
Perse i sensi.
 
Questo capitolo è sicuramente più corto dell’altro ma non sapevo bene come continuare la storia.
Vi ho presentato l’antagonista e come è ridotto.
Voglio aprire una parentesi sul nome fasullo che ha dato Suta.
In giapponese vuol dire “Sotto colle” riferimento al Signore degli Anelli e ha lo Hobbit.
Spero che vi sia piaciuto e vi lascio con la mia buona volontà di fare il prossimo più lungo.
Ah, SuiSei vuol dire “Cometa” in contrapposizione con Suta “Stella”.
Jiikan è vestito come Amon ( La leggenda di Korra).
 
  
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