S'unisce l'inchiostro alla carta,
s'amalgama con essa,
come fosse un filo di ragnatela
appena costruita.
Un geometrico disegno
di parole,
intraprendenti parole
che scavano nelle persone,
che si addentrano,
nella buca del ragno,
per estorcere in essa
se stessi.
Parole appiccicose,
appese ai fili della tela,
gocce di linfa,
nettari acquitrinosi,
inchiodati alla loro posizione,
perchè la gravità
non le fa colare a picco.
Un eterno conflitto,
dove ogni frase é indecifrabile
agli occhi degli stolti,
degli inadatti.
Dove certe volte,
queste stesse parole
non dovrebbero esistere,
ma dovrebbero consentire
il flusso delle emozioni
astratte, che bruciano
gli occhi e il petto.
Ma nonostante tutto
solo certi adepti
riusciranno in questo intento,
nel capire il mio tormento,
il linguaggio rabbioso
che urlo a gran voce
contorcendomi
come fossi una falena
sull'orlo della fine,
prima d'essere insaccata.
Le parole cancellate
con penne temprate,
parole forgiate
per imprimersi
sulla ruvida pelle
di queste pergamene,
secche, malandate,
ormai abbandonate
in vecchie biblioteche.