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Autore: scrittrice in canna    01/08/2014    4 recensioni
[Missing moments/ song fic]
Ziva è appena arrivata nella casa dove era nata, per proteggersi da chiunque stesse cercando di ucciderla, cerca un posto dove stare e quello è l'unico rimasto in tutta Israele.
In un momento di disperazione cerca un aiuto, chiede che gli venga mandato qualcuno, magari un angelo.
Genere: Drammatico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anthony DiNozzo, Ziva David
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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25 Settembre 2013. Tel Aviv, Israele. 18:30
 
Waking up
lost in a fog
you were the light that led me home.
 
Era arrivata in quella casa da pochi giorni, sapeva che la stavano cercando e quello era l’unico posto effettivamente sicuro dove poter restare senza sentirsi un’estranea, sapeva che quella casa era la casa della sua famiglia, dei tempi felici e non poteva non trovare conforto nei ricordi delle feste passate insieme in quel salone che tutto sarebbe potuto diventare, agli occhi di una Ziva di soli dieci anni, (un posto calmo per i suoi figli, per esempio) ma mai un covo per una fuggiasca. Suo padre non c’era più e l’unica a poter scontare il costo delle sue azioni era lei.
In quel momento avrebbe tanto voluto che qualcuno arrivasse per portarla via, stringendola e dicendole che c’era un posto per lei, per vivere come una persona normale, finalmente.
Si sedette sul piccolo divano, lasciò le mani penzolare in mezzo alle gambe e pregò: “Ho veramente bisogno che arrivi qualcuno, magari… magari un angelo.” Disse sottovoce prima che qualcuno bussasse alla porta.
 
Overcome
Thought I was strong
Thought I could make it on my own,
I fooled myself

 
Si alzò, convinta che le sue preghiere fosse state ascoltate ancora una volta, aprì la porta e si trovò davanti l’ultima persona in cui avrebbe potuto mai sperare, era sempre lui, ma con un po’ di barba e i capelli spettinati, aveva l’aria trasandata e le piaceva.
“Tony” disse quasi istintivamente. Lui non disse nulla, passò qualche secondo in silenzio, in uno di quei silenzi buoni, prima che riuscisse a proferire parola: “Sei contenta di vedermi?” chiese, indeciso se prenderle la mano, avrebbe voluto stringerla, sentire di nuovo i suoi capelli tra le dita, per assicurarsi che non fosse un sogno e che lei fosse davvero lì con quel suo sguardo accusatorio e allo stesso tempo felicemente sorpreso, si limitò ad un sorriso.
Ziva sorrise di rimando, non riusciva a resistergli, per quanto ci provasse.
“Non lo so” ammise.
“Posso entrare?”
“Co- come mi hai trovata?” le parole le uscirono di bocca senza che avesse il tempo di pensarci, le si accavallavano in testa da quando aveva aperto la porta.
“Sono un agente federale, no?” disse Tony sorridendo.
“E uno dei migliori… giusto?” scherzò Ziva, non ricordava l’ultima volta che era riuscita a farlo in maniera così naturale.
“Agente David, vedo che si rende finalmente conto delle mie capacità!” continuò lui stringendole le spalle come faceva spesso. O meglio, come usava fare spesso.
Ex agente” specificò.
“Giusto” sussurrò Tony facendo scorrere mani fino ad incontrare quelle delle ragazza che le chiuse nelle sue.
Restarono con lo sguardo basso, lui fuori e lei dentro, finchè Ziva non lasciò una mano libera, chiuse la porta e lo trascinò fino al divano dove si era seduta poco prima, ora erano uno accanto all’altra, così vicini che le loro spalle quasi si toccavano, incapaci di guardarsi in faccia o di lasciare la presa per paura d’interrompere quel momento così intimo e perfetto.
“Sei venuto all’altro capo del mondo per cercarmi… perché?” chiese lei all’improvviso.
“Lo sai perché…”disse riferendosi a qualche anno prima, quando lei gli aveva fatto la stessa domanda.

 
but believe me now
I don't wanna let you go
I'd be loss without you
I think you should know
Oooh I'm here and I don't wanna let you go.

“Questa volta avresti dovuto lasciarmi andare.”
“Sappi che non lo farò.”
“Lo so.” Tony la guardò confuso, senza sapere se tutto quello appena successo fosse uno scherzo.
“Non voglio che tu lo faccia” aggiunse Ziva sorridendo. Forse, anche se per poco, potevano darsi una possibilità.

Lying here
Under the stars
I feel the beating of your heart

 
Quella notte dormirono nella stanza dei genitori di Ziva, lei appoggiata sul suo petto e lui con lo sguardo perso fuori dalla finestra: non riusciva a dormire e da quella piccola casa di campagna si potevano vedere le stelle, la strada era priva di luci artificiali e le costellazioni si potevano distinguere ad occhio nudo. Si girò un attimo ad osservarla dormire e le baciò la fronte, sussurrandole un “Ti amo” così debole che forse lei non l’avrebbe sentito nemmeno se fosse stata sveglia, ma andava bene così perché entrambi sapevano che quella situazione così idilliaca non sarebbe durata a lungo: “Come se non fossimo mai andati via da Parigi…” aggiunse, un po’ più forte stringendola e addormentandosi, finalmente, con l’odore dei suoi capelli sotto al naso e tutto il suo mondo tra le braccia.

 
I'll hold you tight
Just stay tonight
Cause I don't wanna let you go
 
 
“Ok, this is not easy. Hardest 180 grades of my life.”







 
scrittrice in canna's corner
okokokokok

Lo so. Va bene? C'è amensia, non mi faccio viva da un decennio, pensavate tutti che fossi morta e poi BOOM riappaio come Sherlock Holmes con questa... questa... cosa che io oso definire fanfiction. Mi scuso con tutti quelli che si aspettavano una cosa seria ma è semplicemente lo sclero delle 4:56 di mattina.
I apoligise.
Vostra,
scrittrice in canna.
   
 
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