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Autore: SmartieMiz    01/08/2014    3 recensioni
La casa di Haru che conosceva alla perfezione come la propria gli sembrò improvvisamente una dimora sconosciuta. Era tetra e minacciosa e Makoto non poteva non esserne impaurito.
Si fece coraggio ed imboccò il corridoio, camminando con passo felpato. Sentì improvvisamente dei passi e il ragazzo si fermò, trattenendo il respiro.

[Friendship! MakoHaru - Reigisa + accenni]
Prima OS senza pretese :)
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Haruka Nanase, Makoto Tachibana, Nagisa Hazuki, Rei Ryugazaki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Presenze... oscure
Rating: verde
Genere: commedia/fluff/slice of life
Ships: Friendship! MakoHaru - Reigisa + accenni

 

Note: Salve a tutti! Sono nuova qui, è la mia primissima OS in questo fandom e quindi sono un po' - cioè molto - ansiosa! Volevo scrivere qualcosa di angst ma alla fine ho deciso di entrare nel fandom con qualcosa di più fluff e... e demenziale, sì, perché questa OS senza pretese è talmente stupida che boh, non ha neanche molto senso. E' incentrata principalmente su Makoto, personaggio che adoro. A livello temporale questa OS potrebbe piazzarsi a cavallo tra le due stagioni. Nonostante tutto spero di poter strappare un sorriso! c:


 

Questi personaggi non mi appartengono; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

 

~  Presenze... oscure
 

                              



Era tutta colpa di quell’angelo biondo sotto mentite spoglie se Makoto quella notte non riusciva a dormire.
Il cellulare segnava sul display le ore tre, e Makoto non dormiva da ben centottanta minuti. Aveva gli occhi spalancati e incapaci di chiudersi e le coperte fin sotto il naso, nonostante facesse piuttosto caldo: non poteva rischiare che il mostro sotto il letto lo divorasse, perciò preferì fare la sauna.
Il film visto in serata era stato terrificante. Nagisa aveva proposto di trascorrere una serata a casa di Haruka a guardare un film e tutti avevano accettato la proposta con grande entusiasmo – eccetto Haruka che, per natura, si mostrò impassibile – e si erano fiondati a casa dell’amico, ma mancava un piccolo, insignificante particolare: Nagisa aveva intenzione di guardare un film dell’orrore.
“Insomma, è notte, non abbiamo scuola, perché non ci divertiamo con un film horror?”, se n’era uscito Nagisa.
A quelle parole gli si accapponò la pelle. In verità, Makoto non aveva mai visto un film horror, ma se non ne aveva mai visti doveva esserci un motivo ben preciso.
Rei avrebbe approvato la proposta del biondo soltanto se il film fosse stato bello. Haruka non aveva espresso pareri: un film comico, romantico o dell’orrore avrebbero provocato lo stesso effetto su di lui.
Makoto invece aveva cercato di deviare le intenzioni dell’amico con un: “Perché non vediamo qualcosa di divertente?”.
“Ma i film horror sono divertenti!”, lo aveva rimbeccato l’amico, “Non avrai mica paura dei film horror, Mako-chan?”.
Makoto aveva scosso il capo e riso quasi istericamente, beccandosi l’occhiataccia di Haruka e lo sguardo perplesso di Rei.
Non c’era stato alcun modo per far cambiare idea al biondino.
Dunque avevano trascorso la serata con un Nagisa piuttosto elettrizzato e con un Rei che anticipava tutte le scene del film – che sfortunatamente già aveva visto – e che rassicurava un Makoto urlante e quasi piangente dicendo: “Makoto-senpai, non è scientificamente possibile l’esistenza di zombie, vampiri e fantasmi. Potrai dormire tranquillo stanotte”.
Haruka, calmo come sempre, fu di conforto per Makoto che, ad un certo punto, aveva nascosto la testa sulla sua spalla fino alla fine del film.
E adesso Makoto era nel letto, insonne, con gli spaventosi fotogrammi del film che aveva divertito tanto Nagisa ancora in testa.
Nel giro di pochi minuti, gli si presentò un problema piuttosto rilevante: Makoto doveva andare in bagno. Ma andare in bagno avrebbe significato tirare giù le coperte, scendere dal letto, uscire dalla stanza e vagare per la casa. Di notte. Completamente solo.
Sarebbe stato agghiacciante ciò che lo attendeva.
L’altra opzione sarebbe stata quella di farsela benissimo sotto ma, usando i termini di Rei, non sarebbe stato di certo bello farla nel letto dell’amico. Non sarebbe stato carino a prescindere, in qualsiasi letto.
Passarono altri venti minuti, dopodiché Makoto si arrese. Scoprì lentamente le coperte e quasi saltò giù dal letto. Sapeva che credere ancora al mostro sotto il letto era piuttosto ridicolo a quell’età, ma l’idea lo turbava ugualmente.
La stanza era buia, nonostante Haru fosse stato tanto carino e gentile da lasciare a Makoto una lucina notturna. Makoto si fece luce con la torcia del cellulare. Uscì dunque dalla stanza e restò sulla soglia per altri cinque minuti buoni. La casa di Haru che conosceva alla perfezione come la propria gli sembrò improvvisamente una dimora sconosciuta. Era tetra e minacciosa e Makoto non poteva non esserne impaurito.
Si fece coraggio ed imboccò il corridoio, camminando con passo felpato. Sentì improvvisamente dei passi e il ragazzo si fermò, trattenendo il respiro.
Doveva essersi impressionato? Aveva ancora quel maledetto film in testa?
Dopo una manciata di minuti si decise a camminare, e si arrestò di fronte la camera dei genitori di Haruka, ora occupata da Rei e Nagisa che sembrava stessero facendo sonni tranquilli: Nagisa aveva occupato la maggior parte del grande letto matrimoniale, sbracciandosi di qua e di là; Rei occupava una porzione minuscola e doveva sorbirsi il braccio dell’amico al di sopra del suo bel volto.
Una volta contemplata attentamente quella scena, Makoto si ritrovò a guardare in faccia la realtà e a dover fare i conti con la sua vescica piena, ormai al limite della sopportazione.
Fece un altro paio di passi per poi immobilizzarsi quando udì il verso di un animale, molto simile ad un ululato.
Rei gli aveva anche detto che era scientificamente impossibile dimostrare l’esistenza dei lupi mannari, eppure quell’ululato era così reale che gli rammentò quel pensiero.
Improvvisamente la casa del suo migliore amico gli parve un’abitazione infestata dai fantasmi e da qualsiasi altra raccapricciante creatura. Makoto batteva i denti come se avesse freddo.
Sentì altri passi, questa volta molto leggeri; Makoto sarebbe soltanto voluto sprofondare. Doveva nascondersi, ma dove? Sarebbe dovuto ritornare in camera? Ciò avrebbe significato azzerare quel po’ di strada che con tanto timore era riuscito a fare.
Quando la torcia del cellulare illuminò il cane di Haruka che era penetrato in casa, Makoto sospirò di sollievo. Gli lasciò una piccola carezza per poi proseguire nella sua missione. Il bagno era lì, a pochi metri da lui. Bastava aprire quella porta ed era salvo.
Erano passate le quattro e la casa incominciava a rischiararsi con la luce del mattino.
Makoto poteva considerarsi già arrivato, ma forse sbagliò a cantare vittoria così presto: sentì altri passi, questa volta molto più rumorosi ed umani. Non poteva essere il cane del suo migliore amico.
A terra poté vedere improvvisamente un fazzolettino che fino ad un attimo prima non era affatto presente. Conteneva del sale.
Sale.
Era tutta una coincidenza?
Makoto sembrava pietrificato, ma non si perse d’animo e corse nel senso più letterale del termine verso la porta del bagno, per poi aprirla e richiudersela alle spalle.
Ora sì che era sano e salvo.
Quando si voltò, vide qualcosa nella vasca. O forse qualcuno.
Makoto urlò, terrorizzato, per poi rendersi conto che non c’era assolutamente niente di cui spaventarsi.
«Haru?», disse infatti, sorpreso: «Che ci fai a quest’ora nella vasca da bagno?».
«Non ho sonno», rispose quello, semplicemente.
Il respiro di Makoto sembrò finalmente regolarizzarsi. Il ragazzo si avvicinò alla vasca e porse una mano all’amico come di consueto, accompagnando un piccolo sorriso.
Haru l’afferrò, uscendo lentamente: aveva i capelli bagnati e indossava il suo costume.
«Ma cosa? Anche adesso hai il costume? Ma ci dormi col costume? Non capisco!», sparò a raffica Makoto.
Haruka ignorò bellamente le sue domande, prendendo un asciugamano per i capelli.
«Puoi stare di là con me, se vuoi. Puoi dormire sul divano», gli disse dopo un po’.
Makoto sgranò leggermente gli occhi. «E tu? Dove dormirai?».
«Penso che preparerò la colazione. O guarderò il cielo. Non so».
Makoto aveva gli occhi luminosi come un bambino a cui viene dato il consenso di dormire nel lettone insieme ai suoi genitori. «Davvero? Oh grazie!».
Una volta che Makoto ebbe finalmente potuto usufruire del bagno, uscì dalla stanza e si recò nel salotto che era proprio accanto alla cucina. Haruka aveva già provveduto a prendergli il cuscino e a posizionarglielo sul divano: doveva aver immaginato che Makoto avrebbe avuto paura di tornare indietro.
Makoto si sedette comodamente sul divano mentre Haru aveva lo sguardo fisso al di fuori della finestra.
«Haru».
«Mm?».
«Grazie», gli disse Makoto, pieno di gratitudine e un po’ rosso in viso a causa di quella situazione imbarazzante: «Grazie per sopportare tutte le mie stranezze».
«Non ti sopporto mica. Sei mio amico», fece Haru molto tranquillamente, lasciando l’altro sorpreso e con un sorriso felice.
Makoto si addormentò poco dopo, visibilmente distrutto per quella nottata insonne. Haru si sedette sul divano accanto a lui, annoiato.
Avvertendo l’arrivo di qualcuno al suo fianco, Makoto appoggiò inevitabilmente e inconsapevolmente il capo sulla spalla dell’amico che, anziché scrollarselo di dosso, sospirò, lasciandolo accomodare.
Dopo un po’, anche Haru si era addormentato.
Qualcuno sulla soglia della porta li stava osservando, a metà tra l’intenerito e il divertito.
 

~

 
Alle nove erano tutti in cucina. Nessuno dei quattro aveva una bella faccia: Rei aveva grosse occhiaie che non lo rendevano bello, Makoto aveva gli occhi mezzi chiusi, Haruka riusciva a cucinare e a stare in piedi ma chissà ancora per quanto tempo e Nagisa si era addormentato con le braccia piegate sul tavolo.
Haru stava servendo la sua specialità – e forse uno dei pochi pasti che mangiava –. Servì lo sgombro e l’ananas nei piatti degli amici, facendo arricciare il naso a Makoto che preferì non commentare.
«Nagisa, svegliati», gli intimò Makoto con un grosso sbadiglio: «È l’ora della colazione».
Nagisa si stropicciò gli occhi. «Buongiorno», esclamò dopo un paio di minuti con un sorriso allegro e stanco allo stesso tempo: «Cosa si mangia?».
«Sgombro e ananas», rispose Haruka quasi con ovvietà, riempiendo il piatto dell’amico. Nagisa mangiò con gran piacere.
«Non credo sia proprio un ottimo accoppiamento. Non è bello mangiare insieme lo sgombro e l’ananas, li preferirei separati», parlò Rei.
«Mangia», si limitò a dire Haruka, mettendogli il cibo nel piatto. 
Quando furono tutti seduti intorno al tavolo, Nagisa prese parola.
«Sembrate esausti».
«Ovvio che lo sono! Non facevi altro che dimenarti e parlare nel sonno! La prossima volta pretendo il letto singolo o il divano!», esplose Rei: «Durante la notte ti sei persino alzato tre volte. Non sarai anche sonnambulo?».
«Infatti ho sentito dei passi», constatò Makoto, interessandosi alla questione: «Sentivo qualcuno camminare in corridoio ma non vedevo nessuno, era troppo buio…».
Nagisa rise. «Mi è venuto un improvviso attacco di fame, ma sono tornato dalla cucina a mani vuote», spiegò il ragazzo, poi scherzò: «Il frigorifero di Haru-chan serve solo per abbellire la cucina!».
Makoto sospirò. Non si era impressionato allora: fortunatamente quei passi sospetti appartenevano all’amico.
«Ti ho visto stanotte nel corridoio!», affermò Nagisa: «Avrei voluto salutarti ma eri troppo spiritoso, Mako-chan! Era buio, sì, ma la tua espressione era ugualmente impagabile».
«Piccolo insolente… non è stato per niente divertente!», protestò l’amico.
«Tempo fa ti spiegai che il sale scaccia le presenze oscure. Noto che mi ascolti».
«Il sale… il sale! Ecco perché c’era del sale in corridoio!», fece Makoto, ammirato per l’ingegno dell’amico ma allo stesso tempo oltraggiato per quello scherzo di pessimo gusto.
Rei, così serio e composto, non riuscì a non ridere. Anche Haru sembrava piuttosto divertito a giudicare dal lieve sorriso increspato sulle sue labbra.
«Te lo ripeto: non avrai mica paura dei film horror, Mako-chan?», fece Nagisa, raggiante.
Il ragazzo sospirò. «Non ne avevo mai visto uno e comunque sì, la prossima volta decido io il film, se Haru e Rei sono d’accordo».
«Se questo servisse a non monopolizzare il divano quando si ha a disposizione un letto comodo e a non dormire spiaccicato ad Haru-chan, credo che allora sarebbe d’accordo», rise Nagisa, senza nemmeno accorgersi del lieve rossore sulle guance di Makoto e dello sguardo fintamente indifferente di Haru.
 

 

~

 

   
 
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