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Autore: Bored94    01/08/2014    0 recensioni
Westchester. Parallelo agli eventi di X-Men First Class.
Dopo il Tradimento di Angel e la morte di Darwin il piccolo gruppo di mutanti si è gettato anima e corpo nell'allenamento, più determinati che mai a raggiungere il pieno controllo dei propri poteri.
A ragazzi fuori dal comune si addicono problemi fuori dal comune... ma come affronterebbero qualcosa di ordinario come il Natale?
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Charles Xavier/Professor X, Erik Lehnsherr/Magneto, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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VERY MERRY CHRISTMAS

 

Stava nevicando.

Charles sorrise guardando fuori dalla finestra: ci sarebbe stata la neve quell'anno a Natale, quello che ci voleva per tirare un po' su di morale i ragazzi.

Si erano allenati molto duramente negli ultimi tempi e avevano fatto passi da gigante motivati ancora di più dalla morte di Darwin e dalla “diserzione” di Angel.

I suoi pensieri vennero interrotti da un rumore di passi nel corridoio. Raven fece irruzione nello studio e iniziò a parlare a raffica.

- Charles, è il 20 di dicembre! Tra quattro giorni è la Vigilia, è quasi Natale! Possiamo festeggiarlo tutti insieme? Ti prego ti prego ti prego! Manterrò la mia forma umana se serve a convincerti ma ti preeeeeeeego!
La osservò per qualche istante, giusto per tenerla sulle spine. - Vedremo...
- Oh andiamo, Charles! Non saremo solo noi quest'anno! Abbiamo una famiglia ora!
Osservando l'entusiasmo della sorella, non riuscì a fare a meno di scoppiare a ridere. - Va bene, va bene... festeggeremo il Natale tutti insieme. Puoi dire agli altri che non ti ho uccisa e che non è necessario che mandino un messaggero in avanscoperta.
- Davvero? - chiese lei incredula.
- Sì, davvero.
Raven emise un urletto di gioia e si lanciò verso il fratello, lo stritolò in un abbraccio e scappò fuori per avvertire gli altri.
Potevano iniziare ad addobbare!

 

- Erik? - chiamò il telepate per attirare la sua attenzione, restando sulla soglia della camera da letto.
- Charles! Entra. Ti serve qualcosa?
- No, volevo solo dirti che i ragazzi sono in fibrillazione perché sta nevicando e vogliono festeggiare il Natale tutti insieme. È forse un problema?
- No, affatto... se vogliono festeggiare non vedo perché non dovrebbero. - rispose un po' perplesso.
L'amico restò un attimo in silenzio, pensando a come porre il problema. Non avevano mai affrontato la questione e non sapeva quale sarebbe stata la reazione di Erik.
- Ho pensato che fosse meglio avvisarti, so che non hai mai festeggiato il Natale dato che è una festività cristiana, se preferisci possiamo... trovare un compromesso o...

- Non importa, davvero, nessun problema. - lo precedette con un sorriso che sparì presto dal suo volto. Si voltò verso la finestra e Charles lo raggiunse. Rimasero così per un po', ad osservare la neve che cadeva.
Fu Erik a rompere il silenzio dopo qualche minuto. - Ero solito festeggiare Hanukkah con la mia famiglia... i miei genitori, mia sorella, mio zio... prima. I festeggiamenti iniziavano la sera, ogni sera per otto giorni si accendeva una delle otto candele del Hannukiah usando il servetto, la nona candela, pronunciando le preghiere rituali. - Charles osservò l'amico: guardava oltre il vetro, lo sguardo perso, immerso nei ricordi. Lo vide sorridere appena. - E poi c'erano i dolci, dolci fritti. Si preparavano delle frittelle di patate grattate con cipolla e uovo fritte, i latkess, e i sufganiot, dolci tondi ripieni di marmellata coperti di zucchero a velo. Si cantavano canzoni e si facevano regali ai bambini, che giocavano con trottole chiamate dreidl. - fece una pausa. - Ma questo succedeva prima. - il tono di Erik cambiò completamente, era sembrato rilassato, solo un po' malinconico, durante il racconto, ora Charles poteva sentire la rabbia e il dolore farsi di nuovo strada nella voce dell'uomo. - Prima che decidessero di buttarci in quei campi e massacrarci come bestiame. Non mi considero più ebreo da molto tempo, Charles. Non esiste nessun Dio, altrimenti perché avrebbe permesso che milioni di persone venissero sterminate in quel modo? Quello che è successo in quei campi... - la voce si spezzò, fece una pausa, ricominciò: - Dio non esiste. E se sono in errore, se questo Dio esiste veramente... allora mi deve delle scuse. A me e al mio popolo.
Charles non sapeva cosa rispondere. Mentre l'uomo raccontava era stato in grado di vedere i suoi ricordi... di sentire i suoi ricordi e ora si trovava a corto di parole. Come poteva lui essere di alcun conforto all'uomo che gli stava davanti? Per una volta si sentì completamente inutile.

- Mi dispiace. - non era stato lui a parlare, alzò lo sguardo e lo distolse subito. Non voleva che l'altro vedesse quanto era rimasto turbato da ciò che aveva sentito e visto. - Non avrei dovuto raccontare quelle cose, ma...
Non dire idiozie. Rispose telepaticamente Charles, ci mancava solo che Erik smettesse di parlargli del suo passato a causa delle sue reazioni, non voleva si chiudesse di più di quanto già non facesse.
- Charles. Guardami. - voltandosi verso Erik vide che l'amico aveva un sorriso canzonatorio dipinto sul volto. - Dovrei essere io a piangere e tu a consolarmi, non il contrario, sai?
Il telepate rise cogliendo la palla al balzo per smorzare la tensione. - Sarà meglio raggiungere gli altri o cominceranno a chiedersi cosa stiamo facendo, quando diventano impazienti inventano teorie balorde.
- Del tipo?
- Del tipo che non vuoi davvero sapere... sanno essere molto fantasiosi.
- Ok, ora mi spaventi...
- Fai bene a spaventarti, ho sentito dei pensieri strani sul nostro conto. - lo sguardo vacuo di Erik gli suggerì che stava cercando di ignorare l'ovvio. Troppo tardi, ora doveva metterlo al corrente. - E intendo dire... sul nostro conto.
Erik sbiancò improvvisamente. - Ma io... tu... noi siamo amici.
- Lo so, Erik. E anche loro lo sanno... ma si divertono.
Charles si voltò verso di lui, preoccupato del verso strozzato appena emesso dall'amico. - Come dici?
Un urlo risuonò per la villa. Un urlo destinato a rimanere impresso nei ricordi dei giovani studenti per sempre.
- RAAAAAAVEEEEEEEEEN!

La ragazza annusò il pericolo. - Erik sa. Presto, ragazzi, nascondetemi! - sibilò mentre mutava forma in modo da essere abbastanza piccola da nascondersi nella credenza.

 

- Regali!
Si lasciarono tutti cadere sul divano e sulle poltrone. Era inutile contraddire Raven, era entrata in uno stato di agitazione tale che non sarebbero riusciti a fermarla nemmeno volendo.
Lo scambio dei regali fu abbastanza rapido, anche Erik si era dato da fare per trovare qualcosa da regalare agli altri... dopotutto volevano festeggiare, sarebbe stato di cattivo gusto non comprare nulla e poi era un modo per dimostrare la sua gratitudine verso quel gruppo male assortito che era diventato la sua nuova famiglia.

Questo non gli aveva però impedito di restare sorpreso quando si ritrovò un mucchietto di regali impilato davanti.

Ora stava fissando la piccola pila come se fosse stato uno strano essere mitologico, Sean, Alex, Raven e Hank lo osservavano in attesa. Charles beveva whisky con finta noncuranza.
Erik iniziò a scartare i regali: una sciarpa, un orologio, una fotografia incorniciata di tutti loro scattata poco tempo prima che riportava la citazione: “Gli amici sono coloro coi quali parli schietto e osceno, ti vesti come tutti i giorni, e che non ti impongono dei seccatori supplementari”. L'uomo sorrise, in quella foto erano davvero messi male: avevano passato tutto il giorno ad allenarsi ed era stata scattata a tradimento da Moira mentre erano ancora in tuta, sporchi e sudati... stavano ridendo per una qualche battuta di Alex e la donna aveva deciso di cogliere l'attimo.
L'ultimo pacco era piccolo e decisamente incartato da qualcuno con mano poco esperta. Erik lo scartò e rimase ad osservare la piccola trottola di legno per un attimo: era intagliata a mano e la punta era stata rivestita in metallo, suddivisa sui quattro lati si poteva leggere la scritta: “Vicino nei giorni migliori, vicino nei giorni peggiori”, incisa al posto delle tradizionali lettere ebraiche.
Erik sentì un un nodo serrargli la gola. - Io... - tentò, ma fu interrotto da un rumore proveniente dalla cucina.
 

Charles e gli altri scoppiarono a ridere vedendo Raven tentare di chiudere la porta con un piede cercando di non far cadere i vassoi che teneva in equilibrio precario sulle braccia.
- Ma fare due giri? - chiese Sean cercando di soffocare per le risate.
- Ma darmi una mano? - rispose lei piccata. Appoggiò i due vassoi sul tavolo. - La prossima volta si va in pasticceria oppure friggete voi, di là c'è una puzza incredibile. Puzzerò di sicuro di fritto. - brontolò fingendosi contrariata. Non era davvero un problema, si era divertita a pasticciare con i dolci e a sporcare la cucina ovunque... certo, pulire era stato meno divertente...
- Non puzzi affatto di fritto. - rispose prontamente Hank.
- Per forza, - Alex non riuscì a trattenere una frecciatina - sarà andata a cambiarsi almeno quindici volta prima di decidere cosa indossare.

Il giovane Havok, veloce a sparare battute, non fu ugualmente veloce nell'evitare un calcio dritto negli stinchi da Raven.

- Erik? - la ragazza richiamò la sua attenzione. - È tutto a posto? Stai piangendo?
- Sì, tutto ok. - Il mutante tornò velocemente in sé e si passò una mano sugli occhi. Stava piangendo?
Guardò i regali che aveva ricevuto pochi istanti prima, i due vassoi portati da Raven che, poteva ben vedere, contenevano ciò di cui aveva parlato qualche giorno prima con Charles, sufganiot e latkess... ora capiva perché Charles lo aveva spedito più volte fuori casa per commissioni varie. Tornò a rivolgersi ai suoi compagni. - È solo che... - deglutì - questo non era previsto. Non... non me l'aspettavo. Era da tanto che qualcuno non... grazie. - borbottò imbarazzato abbozzando un sorriso.
I giovani mutanti sorrisero e Raven gli si sedette in braccio per poterlo abbracciare.
- Buon Natale, Erik. - disse Charles sorridendo e alzando un bicchiere in segno di brindisi.
- Buon Natale. - rispose l'amico sollevando a sua volta il bicchiere.
Aveva degli amici... questa era la sua famiglia... era piccola e disastrata, ma gli piaceva. Finalmente, dopo tutti quegli anni passati in solitudine poteva contare su qualcuno all'infuori di se stesso.

Sorrise. Per una volta era davvero felice.







Note:
Questa OS nasce dall'headcanon di Alley Asr che mi ha gentilmente permesso di trasformarlo in una fanfiction.

  
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