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Autore: PerseoeAndromeda    09/09/2008    2 recensioni
Una fanfic vecchissima che ripubblico dopo tempo. Battaglia delle Dodici Case: Shun e Seiya stanno percorrendo il tragitto tra il tempio di Aquarius e quello di Pisces. Sono rimasti soli e Shun lotta per mantenere saldo il proprio spirito, nonostante l'angoscia della loro situazione. Le parole che si scambiano, ed alcune scene, sono tratte quasi alla lettera dall'episodio dell'anime da cui ho preso spunto. L'anime originale ovviamente, non quello italiano^^
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Andromeda Shun, Pegasus Seiya, Pisces Aphrodite
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono stanco…

PROMESSA SPEZZATA, PROMESSA MANTENUTA

 

ULTIMA FIAMMA, ULTIMA SPERANZA

 

 

Sono stanco…

Non so per quanto ancora riuscirò a guardare davanti a me e a correre, in alto, sempre più in alto, correre e correre, perché l’ultima casa ci aspetta, andare avanti senza voltarsi indietro… hai ragione Seiya, so anche io che è l’unica cosa che ci resta, che in nessun altro modo possiamo adoperarci, per coloro che abbiamo lasciato indietro, se non fare in modo che tutto questo abbia fine…

E se questo fine lo avrà, qualunque esso sia, se noi due sopravvivremo, insieme ad Athena, è anche solo minimamente concepibile il futuro senza di loro, senza i nostri tre fratelli? Sono concepibili le notti a venire, impregnate di incubi che ci vedranno affogare in tutto il sangue che abbiamo versato?

Non pensare al “poi” santo di Andromeda, quello che conta è il presente, quello che conta è ciò che adesso devi fare, quello che conta è la missione, null’altro.

Ma come posso? Come resistere a ciò che mi sta accadendo nel cuore? Come posso ancora vedere e seguire la strada davanti a me se, continuamente, un velo di lacrime mi appanna lo sguardo?

Sollevo una mano a cacciare quel fastidioso ostacolo alla mia freddezza guerriera… che non esiste, non è mai esistita e mai esisterà, per quanto io possa provare a mentire a me stesso… non credo neanche di desiderare la sua esistenza; certo, forse soffrirei meno, ma a cosa servirebbe il mio cuore? Mai rinuncerei all’amore che ho dentro, mai voglio rinunciare a loro, anche se l’evidenza mi getta in faccia la cruda realtà… li ho perduti…

Perduti… che suono orribile ha questa parola… sto impazzendo, improvvisamente temo che non ce la farò; questi passi, scalino dopo scalino, uno davanti all’altro, compiuti per forza di inerzia… ma mi sento male. Il mio corpo ancora sta procedendo, ma la mia mente non è più qui, salda e dedita all’impresa: la cappa di confusione che mi opprime lo spirito si fa sempre più densa, come un fumo nero nel quale vago come naufrago sperduto e la cosa peggiore è che desidero lasciarmi andare ad essa perché non ce la faccio più, il mio cuore si sta definitivamente spezzando ed annaspo alla ricerca di un briciolo di volontà che lo sproni a battere, a farsi coraggio, ancora un po’, solo un po’, quel tanto che basta perché io possa adempiere al mio dovere, perché tutti loro possano essere almeno un po’ fieri di me, perché io possa compiere qualcosa di utile per questo mondo che non merita l’oscurità…

E poi forse potrò raggiungerli, potrò finalmente riposare…

Non è giusto sperare nella morte, lo so, loro non lo vorrebbero ma non mi resta altro… farò quello che devo, voglio fare quello che devo, ma poi basta… per favore, basta, quello che mi sta accadendo è veramente troppo e non credo di poter sopportare ancora oltre senza impazzire.

Mi sto perdendo… se continua in questo modo temo che non riuscirò neanche a giungere allo scopo che mi sono prefissato, mi sento così debole.

Un’altra lacrima sfugge al mio controllo, la caccio via con un dito e focalizzo i miei occhi sulla figura di Seiya che corre davanti a me; non sono l’unico a stare male, il suo stesso cuore è infranto; eppure mi ha fatto coraggio, mi ha spronato indossando, quando necessario, una maschera di durezza che non gli appartiene affatto, ma per impedirmi di crollare, per impedirlo anche a se stesso, ha dovuto farlo ed io l’ho lasciato completamente solo, a guidarmi oltre il tempio di Aquarius, voltandosi a volte a guardarmi, anche incitandomi con rabbia quando non reagivo con nessun altro mezzo.

Amico mio, perdonami, io non so essere forte come te, non adesso, non ce la faccio più… tutto è nebbia, la sua sagoma massiccia e al tempo stesso elegante vacilla davanti a me, la vedo ondeggiare come se si liquefacesse nell’aria… l’attimo dopo sono a terra e neanche mi sono accorto di essere crollato.

Se ne accorge lui invece; non mi stava guardando eppure percepisce il mio malore, come se lo avesse previsto tempo prima… probabilmente è proprio così, attendeva il mio crollo, morale e fisico, da un momento all’altro.

E’ subito al mio fianco, mi abbraccia, mi aiuta a rialzarmi; non lo fa con durezza questa volta, probabilmente non ne ha più la forza, c’è tanta tristezza nei suoi occhi, lo posso vedere con chiarezza estrema… credo che non voglia neanche più rapportarsi a me con decisione… sono ben consapevole di quanto gli costi comportarsi duramente con me, preferisce mostrarmi il suo lato protettivo, affettuoso, perché mi ritiene fragile… ha ragione, emotivamente sono fragile, ma è giunto il momento di ribellarmi a questa mia condizione di cucciolo sottomesso del gruppo… io so bene cosa si cela in me, qualcosa che non mi piace affatto, ma che presto dovrò tirare fuori… e quel momento è forse molto vicino.

“Cosa succede, Shun?”

La domanda premurosa di Seiya mi riscuote dal torpore, il suo abbraccio mi ridà vigore e mi aiuta a ritrovare un briciolo di decisione… ora è il mio turno, forse dopo avrò il tempo per dare sfogo a tutta la sofferenza che ho dentro, per disperarmi se sopravvivrò ma adesso ho ancora qualcosa da dare, tutto me stesso, per Seiya, per Athena, per i miei fratelli scomparsi, per la Terra!

Mi appoggio a lui finché non riacquisto un epicentro stabile e le mie gambe tornano finalmente a reggermi:

“Mi sono lasciato andare per un istante…”

Glielo confesso, con sincerità assoluta: perché negare una cosa talmente evidente e che Seiya si aspettava dal momento in cui quel chicco solitario di neve è venuto a portarci l’ultimo saluto di Hyoga?

Annuisce, continuando a stringermi, e sorride nonostante tutto il suo dolore, mi sorride per rasserenarmi, per comunicarmi un po’ di coraggio e sicurezza: sussurra il mio nome e quel flebile sospiro mi entra nel cuore come un tocco leggero che vuole incitarmi a ritrovare la forza perduta, o forse quella che non ho mai posseduto.

Caro amico mio…

Rispondo a mia volta con un sorriso, glielo devo e impongo al mio sguardo ed ai miei nervi tutta la fermezza che avevano perduto.

E’ il mio turno, adesso, non posso più appoggiarmi a lui con il rischio di tramutarmi in un’autentica palla al piede; non lo direbbe mai, ma lo so che io sono per il mio compagno, il mio fratellino, una preoccupazione in più… un peso… non mi accuserebbe mai di questo, non potrebbe neanche considerarmi un peso ma sono io a ritenermi tale e questo basta.

Il mio fratellino… già… chi lo direbbe che tra lui e me sono io il maggiore? Di qualche mese soltanto ma che importa? Seiya è il più piccolo, eppure questo non gli impedisce di essere protettivo nei miei confronti ed è soprattutto colpa mia, del mio carattere timido ed indeciso.

Questa volta le cose cambieranno e sarò io a proteggere lui, a permettergli di proseguire lungo il cammino, a guardargli le spalle… sarò dietro di lui a sbarrare la strada ad ogni ostacolo che vorrà impedirgli di giungere a salvare Athena!

Raccolgo tutto l’orgoglio di cui il mio piccolo animo è capace e forse riesco realmente a sentirmi fiero del mio ruolo, per una volta almeno… fiero di essere compagno e fratello di questi ragazzi che hanno donato la loro vita per ciò in cui credono, quel medesimo ideale che è anche mio, fiero di stare spalla contro spalla con questa persona, un bambino, come lo sono anche io, come lo erano tutti loro, eppure grandi… grazie a loro mi sento grande anch’io!

E con estrema naturalezza formulo la mia richiesta:

“Seiya, vorrei chiederti un favore…”

Il mio cuore è fermo, saldo, tanto che fatico a riconoscermi e probabilmente Seiya-kun sta pensando la medesima cosa; la sua espressione mi conferma che gli sembro strano, forse uno Shun nuovo, rinato in un certo senso. Io sono abbastanza convinto che si tratti di uno stato di grazia momentaneo, ma sono ben deciso ad approfittarne.

Sono ancora appoggiato a Seiya che, non me n’ero reso conto, mi sta ancora sostenendo; mi scosto da lui, imponendo alle mie gambe di non tradirmi ancora e le parole escono, spontanee, senza bisogno di alcuna mediazione da parte della mia mente avvezza ad una titubanza che non riesco mai del tutto a far tacere… questa volta sì o, per meglio dire, non mi sono concesso il tempo di pensarci ancora:

“Quando saremo nel tempio dei Pesci, tu prosegui verso le sale del Gran Sacerdote!”

“Co… come?”

Immaginavo una reazione simile; Seiya non aveva neanche preso in considerazione l’idea di seguire la stessa tattica che abbiamo adottato fino ad ora: lasciare indietro i compagni, separarsi per giungere al traguardo, tenendo d’occhio una sola meta… la salvezza di Athena e del mondo.

Non gliene voglio per questo; non ho mai fatto nulla per mostrarmi forte, per darmi spinte d’orgoglio e di sicurezza in me stesso. Non è la prima volta che Seiya si mostra titubante al pensiero di lasciarmi indietro… quante volte mi ha fatto sentire il suo cucciolo da proteggere contro ogni cosa, a volte dimenticando persino di prendermi in considerazione in quanto guerriero come tutti loro? Forse non mi ha mai considerato realmente tale e come dargli torto dato che io stesso sono ben lungi dal pensare che questi abiti mi calzino perfettamente?

Non posso permettermi di soffermarmi troppo a lungo a pensare o la mia timidezza mi impedirà di portare a termine la mia decisione, il mio timore, il mio sentirmi indegno mi fermeranno e non voglio. Stringo con forza le labbra e porto lo sguardo dritto davanti a me, per sfuggire all’espressione perplessa del mio compagno che servirebbe solo a bloccare il mio entusiasmo sul nascere.

“Combatterò da solo nel Tempio dei Pesci!”

L’ho fatto… ho davvero usato quel tono che non ammette repliche e che tanto raramente giunge in mio aiuto… Eppure oggi è già accaduto più di una volta, soprattutto quando c’era di mezzo la vita di un compagno. Serve solo questo a spronarmi? Non c’è proprio altro modo perché io trovi la forza di lottare se non l’immediato pericolo corso da coloro che amo? Non è mai la mia semplice volontà, ma sempre e solo la necessità di donare la mia vita per qualcuno… non lo dico per vena eroica, è anzi un limite per me molto spesso, ma è un aspetto del mio carattere che non riesco a modificare.

Eppure, adesso Seiya non corre un pericolo immediato; forse questa volta è davvero puro orgoglio guerriero il mio… o, più probabilmente, è il semplice desiderio che Seiya passi illeso almeno questo ostacolo.

Seiya ovviamente non è d’accordo; solleva il pugno e mi assale con vivaci proteste:

“Cosa dici, Shun? C’è rimasto un solo tempio; a questo punto dovremmo restare insieme!”

Non te lo permetterò, Seiya, questa volta non devi proteggermi; non insisteresti così se al mio posto ci fosse uno dei nostri fratelli. Mi stupisco io stesso delle successive parole che le mie labbra lasciano fluire all’esterno:

“Abbiamo giurato tutti, Seiya, che anche passando sui corpi degli amici uno di noi deve raggiungere il palazzo del Gran Sacerdote per salvare Athena! E io crederò sempre che la morte di Ikki-Niisan, di Shiryu e di Hyoga sia stata preziosa!”

La ferita che già strazia il mio cuore si allarga ancora di più nel momento stesso in cui li ho nominati, in cui ho pronunciato quella frase terribile… passare sui corpi degli amici… non me ne sarei mai creduto capace, ma ora farei qualunque cosa per convincere Seiya che può lasciarmi tranquillamente indietro, che io non sono diverso dagli altri, che io non ho più bisogno di protezione di quanto l’abbiano mai avuta lui e gli altri!

Credo di aver colpito nel segno, percepisco un fluido di pura ammirazione provenire dal suo animo angosciato e le sue labbra esalano un sussurro leggero:

“Shun… tu…”

Non è ancora convinto, come posso rassicurarlo che è la mia volontà matura e consapevole a dettarmi le mie decisioni? Gli sorrido, con un cenno di assenso del capo, fissando fermamente i miei occhi nei suoi.

Cala un silenzio sospeso, scandito dai battiti dei nostri cuori in sintonia perfetta; sembrerebbe che il tempo si sia fermato, ma sappiamo perfettamente che non è così e che ogni istante è prezioso, che non dovremmo attardarci in questo modo. La fiamma di Acquario, inevitabilmente, si fa sempre più minuscola e tenue e presto scomparirà del tutto, rammentandoci che il tempo corre invece a precipizio ed inesorabilmente.

Io sto fremendo, dobbiamo andare; attendo solo un segnale da parte di Seiya ma lui esita ancora; la sua mente continua ad essere distratta dalla missione e questo non è bene, soprattutto non è da lui. La fiamma… sempre più piccola… Seiya, ti prego, dobbiamo andare!

“Non c’è più tempo, Seiya!”

E’ strano… i ruoli si sono momentaneamente invertiti; annuisce, ma la perplessità non abbandona i suoi lineamenti contratti, ancora non è tornato alla realtà della nostra situazione, perché fa così fatica? Perché, nonostante tutto, ancora non riesce a fidarsi di me?

No… sono ingrato a pensare questo, non è la fiducia nei miei confronti il problema, non è il timore che la mia incapacità comprometta la buona riuscita della nostra battaglia… lui ha paura per me, perché mi vuole bene e perché crede che io non ce la possa fare da solo; il suo è spirito protettivo, non cinico ragionamento da razionale guerriero.

Deglutisce nervosamente prima di voltarsi nuovamente verso di me, come se cercasse disperatamente il coraggio di dirmi ancora qualcosa ma non sapesse assolutamente come dirmelo… qualcosa che gli preme assolutamente e che lo tormenta… quando comincia a parlare è pacato, ma getta fuori ogni parola, senza fermarsi o darmi il tempo di ribattere nulla, fino alla fine:

“Voglio prima chiederti solo un’ultima cosa; quando tu lottasti in Libra, per salvare Hyoga…”

Sento le mie sopracciglia incresparsi… sento che il seguito sarà doloroso e occorrerà nuovamente tutta la fermezza che potrò trovare nel mio debole cuore.

“…Shiryu mi ha raccontato una storia Buddista che a sua volta aveva ascoltato dal suo maestro: narrava di una lepre che, per poter aiutare un viandante ferito ed affamato, saltò nel fuoco… voleva donargli se stessa… come cibo… quando penso a quella lepre, Shun… io… non posso fare a meno di pensare a te… Questo perché… è così simile ad Andromeda che accettò di sacrificarsi per la sua gente. Eppure mi terrorizza pensare queste cose, amico mio…”

Quanta dolcezza, ora, nello sguardo che mi rivolge; non posso sostenere tutto quell’affetto senza scoppiare in lacrime, così i miei occhi fuggono, il mio capo si abbassa tristemente… non so che dire, né cosa fare… e mi detesto con tutto me stesso perché sto provando ad aggrapparmi alla risoluzione mostrata poco prima, ma sento di non riuscirci, sento che il timido Shun incapace di imporsi sta tornando prepotentemente a galla… e questo a causa di tutto l’affetto che mi sta invadendo l’anima… l’affetto di Seiya per me, come se in esso fosse racchiuso non solo il suo ma anche quello dei nostri compagni… sento il loro abbraccio avvolgermi dall’elisio dei Saint… non credo di poter reggere e ho di nuovo tanta tristezza in me.

Seiya continua ad esternare le proprie paure:

“Per salvare Hyoga hai fatto esplodere il tuo cosmo fino al limite; sia il tuo corpo, che il cosmo, devono essersi indeboliti moltissimo, non puoi permetterti di sostenere ferite troppo serie…”

C’è il pianto nella sua voce… amico mio, ti supplico, non rendere tutto più difficile…

“Nonostante tu certamente sappia tutto questo…”

Non riesce a proseguire. Sì, Seiya, nonostante io sia ben consapevole del rischio che dovrò correre, io lo correrò, come tutti voi ne avete corsi e benché ti sia grato di volermi tanto bene, questo non mi fermerà… anzi… a maggior ragione non mi fermerà.

Vorrei piangere, sono arrabbiato, non con te amico mio, ma con me stesso, perché ancora sto esitando; e sia questo desiderio di piangere che la rabbia sono del tutto palesi quando li getto fuori in una supplica quasi disperata:

“Seiya… non sottovalutarmi!”

Lui sussulta, con un’esclamazione di stupore; probabilmente teme di avermi ferito, ma non è così, glielo vorrei gridare, non è assolutamente così! Invece mi impongo una calma studiata, mi aggrappo con tutto me stesso a chi tante volte mi ha infuso coraggio con la sua sola esistenza… o con le parole ed i gesti del suo animo nobile:

“E’ vero, forse è il destino di Andromeda ed è vero che il mio corpo e il mio cosmo sono molto deboli, ma ho fatto una promessa ad Ikki-Niisan, quella di combattere fino alla fine come un uomo; Ikki-Niisan ha detto che un uomo non deve arrendersi mai nella lotta…”
Il solo pronunciare il suo nome mi strappa un sorriso…

“Quindi, non è mia intenzione sacrificare me stesso; devo sconfiggere il santo di Pisces e raggiungerti!”

A questo punto mi volto verso il mio compagno che ancora mi sta osservando con tutta la dolcezza di cui è capace ed è tanta, anche se chi non lo conosce bene forse non crederebbe ad una tale verità; la mia espressione vuole essere una promessa… raggiungerlo… sì, voglio vincere e raggiungerlo per lottare al suo fianco, soprattutto per non lasciarlo solo… questo pensiero potrebbe essere sufficiente per farmi mettere da parte il mio istinto di vittima sacrificale a tutti i costi.

Ce la posso fare, perché cosa conta la debolezza del corpo? E’ una lezione che ho imparato tempo fa e lo devo all’altra persona che tanto mi ha insegnato, l’altra persona alla quale devo tutto:

“Il mio maestro, Albion dell’Isola di Andromeda, mi ha detto…”

Respiro profondamente, cerco ispirazione lassù, nelle stelle che fanno capolino e ad esse sorrido, immaginando di sorridere a lui che mi sta sicuramente osservando, a lui che proprio ora che ne avevo bisogno mi ha ridonato il coraggio che stava inesorabilmente scemando:

“Lui… Seiya… mi disse…”

Quei momenti si dipingono davanti ai miei occhi, come se li vedessi nuovamente ripetuti, in eterno, mai cancellati dal fluire costante del tempo che sgretola pezzo per pezzo ciò che è stato. Albion che, splendido e maestoso, i capelli agitati dal vento, stringe nel pugno il cosmo riflesso delle stelle e ci guarda, camminando pacato e gentile ma fermo di fronte a noi, estasiati nell’ascoltarlo, è un’immagine che mi porterò dentro finché vivrò, fino al momento in cui potrò ricongiungermi a lui tra gli astri che governano la nostra esistenza. Le mie parole narrano le sue parole, come se il suo spirito fosse qui con me e mi suggerisse esattamente come presentare al mio compagno la sua lezione:

“Una cosa fondamentale da ricordare è che non importa quanto seria sia una ferita o quanto esausto sia il corpo; il cosmo non si spegnerà per questo. E’ pieno di energia e, come l’universo infinito, il cosmo non ha confini, può ardere senza alcun limite…”

Sono io che ho parlato o è stato lui stesso che per qualche secondo è davvero sceso al nostro fianco? Deve essere proprio così, perché Seiya ascolta come se avesse davanti un maestro guerriero anziché un compagno tanto più fragile di lui e ripete, ammirato:

“Il cosmo… non ha limite?”

“E’ così” rispondo senza abbandonare la mia espressione estatica “Quindi non ci sono scuse, non importa quanto io sia stanco. Finché riuscirò a trovare il coraggio dentro di me, come mi ha insegnato il maestro, non perderò contro nessuno!”

Non è solo diretta a rincuorare Seiya tale convinzione ma serve soprattutto ad esortare me stesso e, finalmente, il mio compagno si lascia andare ad un sorriso avvolgente e fiducioso, ma ancora desideroso di strapparmi un giuramento, perché la serenità ritrovata possa essere ancora più completa:

“Shun, promettimelo…”

Gli sorrido a mia volta ed annuisco, semplicemente, senza aggiungere ulteriori, inutili discorsi; so cosa mi sta facendo promettere: di seguire alla lettera gli insegnamenti di Albion e di bruciare il mio cosmo fino alla vittoria, ma soprattutto mi sta chiedendo di sopravvivere e di raggiungerlo nella sale del Gran Sacerdote… mi sta chiedendo di permettergli di rivedermi ancora, prima della fine di questa battaglia.

Non oso negarglielo; so che mi sarà difficile, potrei rischiare di trasformarmi in uno spergiuro, eppure sento di potercela fare… a sopravvivere… sopravvivere uccidendo…

Nel momento stesso in cui rifletto su tale necessità, mi sembra non solo difficile, ma addirittura impossibile; dovrò tirare fuori tutta la sconfinata energia che ho dentro di me… e rivolgerla contro un essere vivente che tenterà in tutti i modi di fermarmi e non mi darà altra scelta se non quella di difendermi uccidendolo…

Ormai ho promesso… e forse posso farcela davvero…

L’esclamazione sconvolta di Seiya mi distoglie da ogni tormento:

“Il fuoco di Aquarius!”

Nello stesso istante la fiamma svanisce; un ultimo sguardo e cominciamo a correre, questa volta fianco a fianco, non rimango indietro.

Dopo qualche istante sento ancora il suo sguardo su di me e, un po’ intimidito, mi volto appena per ricambiare nuovamente quel sorriso che mi riscalda il cuore. Chissà cosa stai pensando, amico mio? Probabilmente ti ho piacevolmente stupito e probabilmente sei ormai sicuro che io manterrò la promessa; un vago senso di colpa mi pizzica il cuore, una brutta sensazione… il destino forse non mi permetterà di mantenere tutte le promesse nelle quali oggi mi sono impegnato; quale sarò costretto ad infrangere?

 

 

***

 

 

EPILOGO:

 

Il corpo del santo dei Pesci, sconfitto, giace ai miei piedi; ho assistito alla sua agonia ed il mio cuore è andato in frantumi, un dolore, un ricordo che non potrei sopportare se sopravvivessi. Non sarà così… questa rosa conficcata nel petto sta succhiando a poco a poco il mio sangue ed ogni residuo di soffio vitale e sento che a fatica, ormai, le mie gambe mi reggono. Ho ucciso Aphrodite, ma lui ha ucciso me ed è giusto così, perché io ho esitato a scagliare contro di lui la mia tempesta… non ce l’ho fatta a colpire a sangue freddo e probabilmente, in quell’istante in cui ho compreso definitivamente che non potevo fare a meno di porre fine alla sua vita, ho desiderato seguirlo, non ho potuto concepire l’idea di sopravvivergli.

Il mio corpo trema, già scosso dagli spasmi della morte ormai prossima; è questione di secondi ed io mi sento triste. Non perché morirò, anzi, è forse la mia sola consolazione questa. Sono triste per quello che ho dovuto fare, sono triste perché so che Seiya è in pericolo e non potrò più aiutarlo, sono triste e felice perché ho vendicato Albion sensei… triste perché non mi piace parlare di vendetta, felice… no… non felice… non è il termine esatto… non so come spiegarlo… forse semplicemente sentivo di dover fare qualcosa perché alla fine sua e di tutti i suoi allievi fosse resa giustizia e sento di averlo fatto, ma la felicità è ben altra cosa e non ha nulla a che vedere con questo strazio che mi rende più difficile la mia stessa morte.

Niisan… ho mantenuto la promessa che ti feci, ho combattuto fino alla fine come un uomo, ma un’altra l’ho infranta; i miei occhi si sollevano verso il soffitto di questo tempio dei Pesci ammantato di morte e di rose tricolori.

Seiya… non potrò salvarlo, ma sono certo che ce la farà; non posso trattenere oltre le lacrime perché non potrò raggiungerlo, perché è questa la promessa che non sono stato in grado di mantenere… il destino di Andromeda… non avrei neanche dovuto promettere qualcosa che sapevo impossibile.

Inutile tormentarsi ancora, Seiya riuscirà anche da solo…

Io devo andare… andrò con Shiryu… Hyoga… nel posto dove mio fratello mi sta aspettando… da lì continuerò ad aiutare Athena… ed anche te…

Addio, Seiya…

   
 
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