Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
Segui la storia  |       
Autore: CocaColaLover    09/09/2008    2 recensioni
“ Non arrenderti mai anche quando pensi che tutto sia finito… perché quello è il momento dove tutto ha inizio…” Il momento del riscatto arriva a chiunque prima o poi...ma che succederebbe se di mezzo ci fossero una madre eccentrica ed un misterioso ragazzo?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nuova fanfiction Salve a tutti! Dopo tanto tempo sono tornata con una nuova fanfic. Purtroppo ho smesso di aggiornare "Im Zimmer 483" per mancanza di tempo e di fantasia.
Spero comunque di appassionarvi con questa nuovissima ff.
Mi auguro di ricevere tanti pareri e consigli da parte vostra, percui...recensite in molti! :)

Enjoy it!





Kindheit


Vi siete mai chiesti il perchè i bambini hanno una diversa percezione della vita?
Durante l'infanzia tutto sembra meraviglioso. La voglia di scoprire, di curiosare è un'affascinante avventura che rende speciale ogni giorno, perchè ogni giorno si imparano nuove cose. Perchè ogni giorno è diverso. Perchè giorno per giorno si cresce.
Avevo appena sei anni quando mio padre scomparì dalla mia vita. Con lui avevo un rapporto particolare. Mi aveva sempre trattato con indifferenza e di rado si concedeva qualche effimera attenzione nei miei confronti. Sapevo che, in fondo, non era colpa sua. Sapevo anche che era cresciuto in una realtà totalmente opposta alla mia, infatti egli era orfano e, probabilmente, proprio per questo non era mai riuscito a trasmettere quell'amore speciale che solo un genitore può donare al proprio figlio.

Un giorno, credo il più brutto della mia vita, i miei genitori decisero che era giunto il momento di dividersi. Litigavano spesso e a volte non potevo fare a meno di ascoltare le loro lamentele e le loro grida, accucciata dietro le scale del piano superiore.
Mia madre era esausta e non poteva più tollerare che papà avesse quel maledetto vizio del gioco, dilapidando più della metà dei suoi guadagni. Papà, dal canto suo, accusava ingiustamente la mamma di essergli infedele e di averlo disonorato.

A sei anni i bambini non possono capire certe situazioni, e non devono. A sei anni i bambini giocano e vanno a scuola. Invece io no. Io capivo. Io sapevo. Sapevo, e avevo paura. Paura del buio che ci sarebbe stato dopo.
Mio padre garantiva a me e alla mamma una vita piuttosto agiata grazie alla sua occupazione, e sapevo che senza di lui sarebbe stato molto difficile andare avanti.
Il rombo assordante di un fuoristrada mi distolse dai miei pensieri e ,ancora accovacciata nell'angolo del corridoio, capì che mio padre ci aveva abbandonate. Per sempre.

Da allora condussi una vita infernale.
Mio padre non passava gli alimenti ed era totalmente sparito dalla circolazione.
La mamma era triste, lo sapevo benissimo, ma nonostante tutto affrontò quel brutto periodo con caparbietà e tenacia.
Così, a settembre cominciai ad andare a scuola mentre lei cerchiava di rosso tutte le offerte di lavoro più interessanti.
La sera non c'era quasi mai, aveva più di un lavoro e la sua giornata era interamente occupata, ma non mi lamentavo. Sapevo che tutto quello che faceva era per me, sapevo che lei voleva solo il mio bene cercando di assicurarmi un futuro migliore del suo.
La mattina commessa e la sera receptionist in un albergo di lusso, che ci garantiva di condurre uno stile di vita decente.
Quando non potevo comprare vestiti li cuciva lei.
Da quando eravamo sole in casa mi ero accorta di tante cose osservando mia madre, scoprendo che era capace di fare quasi tutto.
Parlava cinque lingue, era un'ottima cuoca e cuciva divinamente. Ogni capo da lei realizzato sembrava uscito da una boutique, e in più aveva un gusto speciale nello scegliere e abbinare stoffe e colori. Sapevo che quello era il suo mondo, la sua vera realtà, lei adorava creare modelli e lo si notava dalla cura e dalla passione che metteva nel realizzarli. Io ero la sua modella preferita. Nel frattempo ero cresciuta e, a detta di mia madre, ero diventata una bella ragazza. I miei capelli, di un bel rosso scuro, cadevano lisci sulle spalle, e i miei occhi,con quelle sfumature di verde intenso, riflettevano una luce particolare. La carnagione non era troppo chiara, l'altezza e il fisico c'erano, insomma, la mamma si sbizzarriva a cucirmi addosso fantasiose creazioni, ed io accettavo di buon grado, mi piaceva vederla felice e nel contempo concentrata a filare e a sistemare eventuali imperfezioni.
Era una gioia vederla soddisfatta dopo un lungo lavoro, con quegli occhi tanto simili ai miei che riflettevano la medesima luce ogni qual volta vedeva realizzata una sua creazione.
Era quella la vera Silke. Era proprio quella la mia mamma.
La donna dal sorriso angelico e dai boccoli biondi. Il suo viso era ormai intaccato dai segni dell'età e della sofferenza ma il suo sguardo non perdeva mai la speranza che un giorno tutto sarebbe migliorato.

Passarono gli anni, ma nulla sembrò cambiare.
Ormai avevo diciotto anni. Ero grande abbastanza per pensare a me stessa. Avevo meditato tante volte di lasciare la Germania, ma non volevo lasciare mia madre. Avrei potuto abbandonare tutto, ma lei no, perchè lei era tutto per me.
Era l'unica ragione che mi legava a quella terra, scenario di mille sofferenze, e proprio mia madre mi aveva insegnato che a volte dalle disgrazie può nascere qualcosa di buono.
Ed io aspettavo solo la mia occasione, ma non sapevo che la mia vita sarebbe stata rivoluzionata da un giorno all'altro, e che a farlo sarebbe stata una persona di cui ignoravo anche l'esistenza.  



  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel / Vai alla pagina dell'autore: CocaColaLover