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Autore: Yoan Seiyryu    02/08/2014    1 recensioni
[ Mad Beauty - Red Hook ]
Le vite di Jefferson e di Killian Jones si incontreranno su una strada difficile, entrambi pedine del Signore Oscuro e della Regina Cattiva. Impareranno a conoscere se stessi e a compiere le scelte giuste, vivendo secondo la loro volontà. Jefferson avrà occasione di incontrare Belle al Castello Oscuro, la quale gli insegnerà a vedere più chiaramente in se stesso. Killian verrà salvato da Red Hood nella Foresta Incantata dopo esser stato ingannato dal suo nuovo nemico. Le vicende continueranno a Storybrooke in cui i personaggi riusciranno a trovare se stessi e a compiere il passo che li porterà sulla scelta più giusta da fare.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Belle, Jefferson/Cappellaio Matto, Killian Jones/Capitan Uncino, Ruby/Cappuccetto Rosso
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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VI 

Prison 


 



Il suo nome pronunciato da quelle labbra morbide e rosse avrebbe avuto più effetto su di lui, se solo non si fosse ritrovato a dover sfoderare la sciabola nell’esatto momento in cui Jefferson, il Cappellaio, piombò dietro di lui senza il minimo avvertimento. Inaspettatamente però non ebbe alcuna reazione, nonostante Killian si fosse voltato per puntare l’arma contro di lui, destando l’attenzione sui presenti che già brilli iniziarono a proporre un giro di scommesse. Red si alzò in piedi stringendo i pugni delle mani, non aveva idea di che cosa quell’uomo desiderasse ma di certo non li avrebbe portati a nulla di buono. Jefferson inclinò la testa di lato, appoggiando il peso sul bastone da passeggio, osservò la punta dalla spada che gli arrivava alla gola e poi sollevò gli occhi sul Capitano con fare annoiato.
“Non sono qui per te, puoi anche farti da parte” sospirò lievemente infastidito di rincontrarlo ancora una volta, in un certo qual modo avrebbe preferito non vederlo mai più.
Hook si inumidì le labbra e scosse la testa.
“Oh, non vuoi farmi fuori? Che peccato! Perché a me non interessa quello che sei venuto a fare qui stasera, ti staccherò la testa dal collo” sibilò con forza e senza nemmeno dargli il tempo di spiegare la sua presenza si sedette sul tavolo che aveva dietro per sollevare le gambe e calciare la sedia per spingerla sul Cappellaio, il quale si ritrovò costretto ad indietreggiare.
“Tutta questa fretta finirà per ucciderti” la voce di Jefferson che fino a quel momento fu serafica divenne più scura e profonda, tornò in equilibrio senza cadere ma senza dargli tempo di riprendersi Killian si avventò su di lui per potergli rifilare una stoccata all’addome che fu prontamente schivata.
Jefferson saltò su un tavolo in attesa del nuovo attacco che bloccò con la fodera in legno del bastone, che si scalfì leggermente.
“Stai attento, è un oggetto prezioso!” esclamò iniziando ad adirarsi, ma ancora un altro attacco finì per farlo ricadere in piedi su una sedia e saltò su un tavolo schiacciando la mano di un commensale che gridò, sotto l’effetto dell’alcol il dolore era triplicato.
“Ho sempre detto che bisogna fare attenzione a dove si mettono le mani. Tu ne sai qualcosa, vero Capitano?” sghignazzò Jefferson che ricadde a terra ed appoggiò la schiena alla parete, incrociando le braccia al petto.
“Ti toglierò la voglia di fare lo spiritoso, Cappellaio” inveì il pirata contro di lui quando lo raggiunse per sferrare un colpo al lato dell’avversario, il quale si limitò a chinarsi in basso per evitarlo e mettersi al suo fianco. [1]
“Esattamente chi stai cercando di colpire?” disse Jefferson mentre teneva un braccio poggiato alla spalla del nemico ed osservava la parete vuota davanti a sé.
Non fu però abbastanza pronto perché Hook, stanco di quei giochi, gli sferrò un colpo al fianco con il pomo della sciabola. Red che fino a quel momento era rimasta in disparte si avvicinò per immobilizzare Jefferson, il quale era caduto a terra, ma lui fu più veloce e rotolando di lato si alzò in piedi, afferrando i polsi di lei per stringerglieli dietro la schiena.
“Ecco qui. Grazie per essere intervenuta, mi hai risparmiato del tempo prezioso” le sussurrò all’orecchio.
Red non riuscì a comprendere, non poteva muoversi da quella posizione, Jefferson sollevò il bastone e glielo appoggiò alla gola premendo abbastanza da farle sollevare il mento.
“Lasciala andare, lei non ti riguarda!” esclamò Hook che iniziava a perdere decisamente la pazienza, ma abbassò la sciabola, per timore che l’altro potesse fare gesti avventati.
Jefferson finse una smorfia di rammarico e indietreggiò, portandosela dietro.
“E’ qui che ti sbagli, Capitano. Sono venuto a prendere lei, magari la prossima volta avremo occasione di batterci ancora” disse sfoderando un sorriso all’angolo delle labbra.
Killian aggrottò le sopracciglia, che cosa poteva volere da Red? Non fu difficile immaginare che probabilmente tutto conduceva al Coccodrillo. La notte precedente qualcuno era stato mandato ad ucciderla, quella sera il Cappellaio desiderava portarla via con sé e lui stesso era un dipendente del Signore Oscuro. Non gli avrebbe permesso di trascinarla via, aveva un debito nei confronti di Red visto che gli aveva salvato la vita.
“Che cosa vuoi da me?” domandò Red che cercava di liberarsi dalla presa.
“A più tardi le spiegazioni, prima andiamocene di qui” disse Jefferson che però fu bloccato nel momento in cui Red gli pestò con forza un piedi, approfittando dell’improvvisa debolezza della presa, recuperò la libertà sui propri polsi e voltandosi gli sferrò un pugno sulla guancia di modo che potesse indietreggiare. Jefferson avrebbe dovuto immaginarlo, ma sperava di fare le cose in fretta.
Killian approfittò di quel momento e tirò Red verso di sé, afferrandola per un braccio.
“Và via, scappa! Mi occuperò io di lui” le ordinò spingendola verso l’uscita della locanda, ma Red non era intenzionata a rispettare le sue disposizioni.
“Io non me ne vado senza di te!” esclamò come a voler tornare sui propri passi.
Il pirata questa volta puntò la punta della sciabola verso la sua direzione, senza perdere di vista Jefferson che aveva preso a massaggiare la mandibola.
“Se riuscirà a prenderti non avrai via di fuga. Io ho un conto in sospeso con lui e con il Coccodrillo, perciò smettila di fare storie e muoviti!” la rimproverò aspramente quando fu interrotto dall’applauso lento del Cappellaio che fece un passo vanti.
“Commovente, davvero. Ma nessuno può sfuggirmi” nel momento in cui Red cercò di correre verso l’uscita, Jefferson sollevò il bastone da passeggio e lo piantò a terra provocando un terremoto interno alla locanda che fece cadere tutti a terra, tranne lui.
Red stessa non riuscì a fuggire, il mantello rosso si sfilò dalle spalle per ricaderle accanto. Jefferson si direzionò dalla sua parte per recuperarla, ma Hook non glielo permise mettendosi tra la loro strada. Lo afferrò per il collo del soprabito e lo scosse lievemente.
“Tu non la prenderai” sibilò con rabbia cieca, infatti quell’attimo bastò a Red per rimettersi in piedi ed uscire dalla locanda per allontanarsi il più in fretta possibile, anche se aveva dimenticato il suo mantello.
La luna piena era già alta nel cielo, non ci volle molto ad ascoltare gli ululati del lupo che si allontanavano veloci da quel posto.
Jefferson sospirò con aria affranta per poi sollevare gli occhi al cielo, si liberò dalla presa e tirò fuori l’orologio da taschino.
“Hai fatto scappare la preda, ma la prossima volta non mi sfuggirà. E cosa potrà fare se non ci sarai tu ad aiutarla?” inclinò la testa di lato, aprì l’orologio ed iniziò a farlo muovere con moto ondulatorio davanti agli occhi.
Il Capitano osservò quasi stordito quella sequenza, sapeva che si trattava di una trappola ma non riusciva a staccare gli occhi da quell’oggetto che gli fece addormentare il corpo e la mente. Cadde in un sonno profondo, riversandosi a terra accanto alla sciabola che gli era sfuggita di mano. Jefferson si chinò per arrotolare alcune ciocche di capelli del pirata e tirargli su la testa.
“Così mi sei decisamente più simpatico. Per questa volta non porterò il Lupo da Tremotino, ma credo che si accontenterà di ritrovare un vecchio amico” sogghignò all’angolo della bocca.
Non poteva permettersi di lasciarlo libero, aveva bisogno di trovare quella ragazza da sola, senza che qualcuno tentasse di metterla in salvo. Avrebbe rischiato molto svelando al Signore Oscuro che Hook era arrivato alla Foresta Incantata grazie a lui, ma in fondo lui non sapeva che si era rifugiato a Neverland. Caricò il corpo privo di sensi del pirata sulla spalla e poi andò a raccogliere il mantello rosso della ragazza che era caduto all’ingresso della locanda, di certo gli sarebbe tornato utile.



 
**



Quando riaprì gli occhi non vide altro che oscurità intorno a sé, la testa gli doleva e le palpebre faticavano a rimanere aperte, vi era una fioca luce in lontananza, al di fuori della cella. Le braccia intorpidite erano legate a delle catene piantate alla parete ma almeno poteva starsene seduto con la testa ciondolante in avanti. Ciò che più gli procurò fastidio non fu il trovarsi in gabbia ma la constatazione di non avere più l’uncino con sé. Quell’uomo, il Cappellaio, glielo aveva portato via. Sputò a terra con una certa enfasi e fece scivolare le gambe davanti a sé, mentre tentava di ricordare come fosse finito in quella situazione. Jefferson voleva prendere Red per portarla dal Signore Oscuro, non vi erano dubbi su questo, ma Hook le aveva dato l’occasione di mettersi in salvo. Il suo debito si era estinto e forse non l’avrebbe più incontrata.
Jefferson contemporaneamente se ne stava seduto su una poltrona della sala principale, era di pessimo umore e non mancava di farlo notare. Tra le mani scintillava l’uncino sottratto al pirata che giaceva nei sotterranei del Castello di Tremotino. Belle si era svegliata di soprassalto quando aveva sentito schiudersi le porte d’ingresso nel cuore della notte ed era scesa a controllare visto che il padrone di casa era andato via per qualche giorno. Al suo posto trovò Jefferson, già sistemato nella sala, in contemplazione di un oggetto lucente e sembrava poco incline a rivolgerle parole educate.
“Perché siete piombato qui a quest’ora?” gli domandò lei stringendosi in un lungo scialle, era vestita con la sola camicia da notte, bianca come le rose del giardino.
“Dovevo lasciare un peso in un luogo sicuro” rispose lui sbadigliando rumorosamente.
“Di che si tratta? Avete catturato il lupo?” era a conoscenza del lavoro che gli era stato affidato, per questo era preoccupata prima della sua partenza ma rivederlo sano e salvo le fece scaturire un certo senso di leggerezza al cuore.
Lui al contrario non mostrava alcun segno di serenità nel vedere i suoi occhi, infatti non le aveva rivolto nemmeno uno sguardo.
“No, un’inutile feccia me lo ha impedito e ora si trova a marcire nelle segrete, come punizione per essersi messo sulla mia strada” aggiunse con fare annoiato, continuando a far girare l’uncino tra le mani “se vi state chiedendo perché non vi siete accorta di nulla, è molto semplice: non tutti urlano come voi dal fondo di una gabbia, per alcuni è il posto che spetta loro” farfugliò perdendosi ulteriormente in quel gingillo che non smetteva di guardare.
Belle si oscurò in viso ed incrociò le braccia sotto al seno, mordendosi l’interno della guancia.
“Nessuno merita di vivere in questo modo” sussurrò tornando composta con la schiena, come faceva sempre quando credeva di dire una grande verità.
A quel punto Jefferson si alzò di scatto dalla poltrona e la raggiunse, appoggiandole l’uncino sulla guancia per percorrere la mandibola e soffermarsi sul collo.
“Nemmeno un assassino che ha fatto scorrere il sangue di molti innocenti?” sorrise con finto divertimento “con questo oggetto ha mietuto molte vittime” lo passò davanti ai suoi occhi perché potesse vederlo.
Belle deglutì a vuoto, non era abituata a quegli sbalzi d’umore, osservò a lungo l’uncino freddo che poco prima era entrato a contatto con la pelle morbida e calda, ma non riusciva a comprendere a che tipo di uomo potesse appartenere.
“Avanti, avrete pur letto qualche libro sui pirati. Uncini, gambe di legno, bende sugli occhi?” domandò retoricamente Jefferson che aveva letto la perplessità nell’espressione di lei, poi si voltò per tornare a sedersi sulla poltrona in modo poco elegante.
Dunque nelle prigioni vi era un pirata. Belle aveva sempre cercato di immaginare come potesse essere la vita a bordo di una nave, nonostante tutte le maldicenze che giravano attorno agli uomini di mare. In ogni caso non si arrese e provò ad insistere sull’argomento.
“Si è messo sulla vostra strada, quindi voleva fermarvi. Perché?” prese a camminare avanti e indietro, coprendosi ulteriormente con lo scialle.
“Ve l’ho detto, a causa sua non sono riuscito a catturare il lupo” sospirò Jefferson roteando gli occhi al cielo, sapeva perfettamente in che tipo di ragionamento sarebbe incappata e doveva assolutamente tirar via quei pensieri dalla sua testa.
“Quindi voleva proteggerlo” giunse alla conclusione in fretta, Belle tornò sui suoi passi per fermarsi davanti a lui ed incontrare i suoi occhi “di certo doveva avere un valido motivo per farlo”.
“Eccola che ricomincia” sussurrò Jefferson a bassa voce, prima di continuare “voi…” portò le mani al viso cercando di trattenere un impeto di rabbia “voi leggete troppi libri! Stiamo parlando di un pirata e di un lupo che hanno terrorizzato migliaia di persone. Chi per mare e chi per i boschi e credete che per farlo possiedano un valido motivo? Non vi basta sapere questo per essere sicura che meritino la prigione?”.
Belle scosse lievemente la testa e gli diede le spalle, non riusciva a comprendere il motivo per cui sembrava essere la sola a riporre tanta fiducia nell’animo umano.
“Ognuno di noi ha del buono in sé, bisogna solo avere l’occasione per dimostrarlo” si inumidì le labbra per poi dirigersi verso l’uscita della sala, voltandosi un’ultima volta per guardarlo con la coda degli occhi “torno a dormire, vi lascio meditare sulla conseguenza delle vostre azioni. Anche Tremotino ha compiuto molte atrocità, ma voi continuate a lavorare per lui. Se tanto desiderate porre fine alle ingiustizie, non dovreste essere qui” così non gli diede il tempo di rispondere e si ritirò per tornare alle proprie stanze.
“Ci mancava solo una predica morale a quest’ora della notte” farfugliò Jefferson mentre si sdraiava malamente sulla poltrona, appoggiando le gambe su uno dei braccioli e la nuca sull’altro.
Per un attimo provò quasi la sensazione di avere un rimorso di coscienza, come se una voce flebile provasse ad arrivare alle sue orecchie ma non appena cercò di prendere piede la cacciò via all’istante.


 
**



Tremotino era tornato e la delusione di non aver trovato il lupo durò solo pochi istanti, visto che al suo posto vi era l’uomo che un tempo portò via la sua Milah, lasciando Baelfire senza una madre. Jefferson gli consegnò l’uncino ma fu costretto a rimanere al Castello, il Signore Oscuro aveva ancora bisogno dei suoi servigi.
Il padrona di casa si recò nelle segrete, portando con sé gli strumenti di tortura adatti al prossimo divertimento, era da tempo che voleva intrattenersi in qualcosa di simile e finalmente ne ebbe l’occasione.
Fece trascinare Killian in una stanza più appropriata, aveva bisogno di spazio per fare ciò che aveva in mente.
“Fammi indovinare, ti sei fatto catturare appositamente per tentare di uccidermi!” esclamò il Signore Oscuro iniziando ad affilare i coltelli.
Killian era stato appeso per le braccia che tiravano in maniera fastidiosa, ma non voleva dargli alcuna soddisfazione. Quando lo aveva visto arrivare nella cella aveva tentato di ribellarsi, ma fu tutto inutile.
“A quanto pare ci vuole molto di più che un trucco per uccidere una Bestia” sputò con rabbia.
Tremotino sghignazzò voltandosi verso di lui con i coltelli che aveva preparato, minacciandolo quasi allegramente.
“Cosa pensavi di fare una volta arrivato qui?” incrociò le braccia al petto, mostrando un sorriso fintamente interessato.
“Ho solo salvato una ragazza da morte certa, non sono così stupido da farmi catturare senza avere un piano” farfugliò prima di rivelare una smorfia che non riuscì a reprimere.
“Ma certo, stai parlando della donna-lupo” disse Tremotino mentre portava la mano sotto il mento per riflettere, poi la sollevò in alto “ebbene, ho una soluzione ai tuoi problemi. Puoi scegliere tra il rivelarmi dove si trova la ragazza e il non farlo. Nel primo caso puoi assicurarti una morte veloce ed indolore, nel secondo ti torturerò fino alla sfinimento e mi dirai lo stesso dov’è, poi ti lascerò morire lentamente. Che ne pensi?” ridacchiò ancora una volta.
 Killian digrignò i denti, mai come in quel momento aveva desiderato piantargli l’uncino nel petto. Si trovava in trappola ed uscire di lì sarebbe stato impossibile. Si era cacciato in un guaio e al tempo stesso non poteva permettersi di dire nulla su Red. Il suo aiuto non poteva rimanere vano.
“In ogni caso non farò una bella fine. Mi dispiace, ma non ho intenzione di morire, almeno finché non ti avrò strappato il cuore dal petto” gli ringhiò contro muovendo le gambe penzolanti in avanti per tentare di colpirlo, ma era troppo debole e non vi arrivò.
“E va bene, allora tortura sia” rispose soddisfatto Tremotino.




 
**




Le urla di dolore si profusero fino ai piani più alti del Castello, Belle era in biblioteca intenta a leggere un romanzo, mentre Jefferson attendeva placidamente di ricevere nuovi ordini. Entrambi udirono  rumori infernali provenienti dal ventre di quella casa. Belle si alzò in piedi da dove era seduta e chiuse il libro con forza, stringendolo al petto.
“Non posso credere che lo stia torturando davvero, non pensavo dicesse seriamente” la voce le tremava.
Jefferson che era accanto alla finestra si voltò per poterla guardare, per nulla stupito.
“Il Signore Oscuro non scherza, soprattutto in casi simili” si limitò ad osservare, stringendosi nelle spalle.
Ad ogni grido che si faceva più forte Belle si sentiva morire dentro, non aveva nemmeno idea di come fosse fatto quest’uomo ma provava una gran pena per lui, mentre Jefferson era piuttosto indifferente riguardo la situazione.
“Come puoi startene fermo in quel modo senza fare nulla?” gli domandò lei con tono accusatorio.
Jefferson alzò gli occhi al cielo, un gesto che ormai aveva preso a fare piuttosto spesso.
“L’ho portato io qui, sarebbe assurdo che lo togliessi dai guai. Ha avuto ciò che si meritava” sibilò, non aveva alcun interesse nei riguardi della vita di quel pirata.
Gli era servito soltanto per prendere l’inchiostro magico, aveva anche tentato di metterlo fuori gioco ma era riuscito a sopravvivere. In fondo non erano affari suoi l’inimicizia creata tra lui e Tremotino, non era un paladino della Giustizia e di certo non lo sarebbe diventato in quel momento.
Belle non riusciva a comprendere il motivo per cui Jefferson continuasse a lavorare per il Signore Oscuro, se un momento prima pensava che avesse un animo buono, l’attimo dopo era pronta a tornare sui propri passi. Inoltre era continuamente tesa in sua compagnia, proprio per il fatto che si sentisse serena e al tempo stesso indispettita.
“Nessuno, nessuno merita di essere torturato. Nemmeno un pirata” rispose lei posando con foga il libro sul tavolo.
“Se non riuscite a sopportare l’idea di ascoltare le sue grida, andate in giardino!” sbottò Jefferson, ormai stanco di ascoltare le sue parole di lamento verso qualcosa che non sarebbe cambiato in nessun modo.
Belle si costrinse a rimanere calma e fece esattamente ciò le fu detto. Rimanere lì avrebbe solo peggiorato le cose e probabilmente avrebbero finito per litigare seriamente. Si avviò verso l’uscita della biblioteca in fretta, sollevando i lembi della gonna,  non si aspettava che lui la seguisse, era troppo orgoglioso per farlo. Quando fece un passo per uscire si avvide che Tremotino era appena sopraggiunto davanti a lei, era sporco di sangue sul panciotto che indossava, il sangue dell’uomo chiuso in prigione.
Belle lo fissò con odio e scosse velocemente la testa.
“Andavi da qualche parte?”
“Che vi ha fatto quell’uomo per meritarsi tutto questo?” gli domandò con rabbia interrompendo le sue parole.
“Nulla che riguardi anche te” rispose mentre entrava nella biblioteca per avviarsi verso Jefferson che intanto si era alzato in piedi, lo richiamò con un gesto della mano.
Belle però non si arrese e provò ad insistere perché la smettesse di comportarsi in quel modo, ma Tremotino sembrava poco compiaciuto di quel comportamento e la ammutolì in un momento.
“Ora basta, Belle! A meno che tu non voglia raggiungere il pirata, se non smetti di lamentarti ti chiuderò in cella” non mentiva mai su cose simile e Jefferson lo sapeva bene, dunque intervenne schiarendosi la voce e chiedendogli di non badare alle parole pronunciate dalla ragazza, di certo erano causate da tutti i libri che andava leggendo.
Strane idee si erano immesse nella sua testa, considerava buoni individui che non avevano un briciolo di luce dentro di sé. Belle fu costretta a tirare su col naso, non poteva credere che Jefferson sarebbe arrivato a tanto e questa volta senza dire niente si ritirò da lì per poter andare via. Non avrebbe permesso a quei due di compiere altri misfatti, doveva soltanto ideare un piano. Dopo diverse ore riuscì a scendere nelle segrete, nel momento in cui fu certa che nessuno se ne sarebbe accorto e portò con sé una brocca d’acqua e un boccale per poter dare un po’ di refrigerio al prigioniero.
Percorrere di nuovo i sotterranei, attraversando il cunicolo dietro al camino, fu difficile. La fioca luce delle fiaccole delle pareti non permetteva una buona visuale, inoltre le ricordava i momenti spiacevoli che aveva trascorso lì prima della sua liberazione. Cosa che era avvenuta in realtà grazie a Jefferson. Si ribellò a quel pensiero e si avviò verso un corridoio con celle disposte in ambo i lati, erano tutte vuote. Udì un mugolio di dolore verso una stanza che non aveva porte, l’ingresso era libero e poté entrarvi. Fu lì che trovo il corpo del pirata appeso a delle catene alte attaccate al soffitto, il sangue gli copriva parte del viso e scivolava fino alla camicia aperta, inumidendola. Il volto era contratto e gli occhi socchiusi, Belle provò un moto di disperazione nei suoi confronti, un’empatia che lui non mancò di notare.
Killian alzò lo sguardo su di lei, puntandole addosso gli occhi blu che si persero in quelli di lei, profondi ed attenti.
“Ha mandato voi a finirmi?” sogghignò quasi divertito.
Belle inclinò lievemente la testa e poi si avvicinò scuotendo la testa.
“No, io sono qui per aiutarvi. Intanto bevete un po’ d’acqua o finirete per disidratarvi” riempì il boccale più della metà e poi lo aiutò a sorseggiare da lì, gliene versò dell’altra e lo accontentò per una seconda volta.
Mentre Killian rinfrescava il palato e scompariva il sapore del sangue, non accennò a spostare lo sguardo altrove, la stava studiando con attenzione.
“Chi siete?” le domandò dopo essersi dissetato.
“Una domestica” si strinse lei nelle spalle, tirò fuori una pezza umida per togliere via il sangue che si era incrostato sulla pelle.
“Se lo foste davvero non avreste delle mani così delicate” si riferì sia al tocco sincero che possedeva che alla cura di esse.
“Perché mi state aiutando? Se Lui dovesse scoprirlo vi farebbe del male” disse con tono quasi convincente, in realtà voleva solo comprendere quanto quella donna fosse legata a lui e quanto potesse sfruttare quel colpo di fortuna derivato da  un gesto buono che non si sarebbe aspettato di trovare in un posto simile.
“Non ho molto da perdere in fondo, ma non riesco a sopportare soprusi del genere. Posso sapere perché Tremotino vi odia così tanto?” gli domandò terminando di ripulirlo, concentrandosi su di lui.
Soffriva nel vederlo in quel modo, con le braccia tirate e in uno sforzo che gli faceva tremare i muscoli del corpo, sembrava essere un giovane senza colpe con quegli occhi così intensi, non poteva credere alle parole di Jefferson, quel pirata non sembrava esser capace di cattivi sentimenti.
“No, non potreste capire. Pensereste che io sia un bugiardo e…” non gli diede il tempo di continuare e cercò di convincerlo a svelarle il motivo.
Hook socchiuse lievemente gli occhi e dopo aver preso un respiro profondo decise di rivelarle quel segreto.
“Sua moglie non era felice accanto a lui, desiderava una vita diversa. E’ fuggita con me, eravamo innamorati. Ma Tremotino è riuscito a trovarci e l’ha uccisa davanti ai miei occhi. Lui mi ha portato via il Vero Amore. Ora vuole vendicarsi su di me” sussurrò, omettendo che in realtà anche egli stesso desiderava la medesima cosa.









Note: 


[1] Questa tecnica schermistica NON funziona, se mai vi ritrovaste in un duello, non abbassatevi mai che rischiate di farvi spaccare la testa :3. 




NdA: 

Prima di tutto chiedo perdono per aver lasciato passare COSI' tanto tempo dall'ultimo aggiornamento, ma ho avuto problemi su problemi. In più, non voglio parlare di quel che è accaduto in questi ultimi mesi tra connessione internet, esami e vita normale. 
Siamo ancora nella Foresta Incantata ma dal decimo/undicesimo capitolo in poi l'attenzione si sposterà a Storybrooke (anche se devo ancora scrivere quella parte, il resto dei capitoli nella Foresta Incantata sono stati scritti). 
Ringrazio come sempre chi ha recensito questa storia, a cui tengo molto, poiché contiene le mie Crack OTP. 
Alla prossima, spero prestissimo! 

 
   
 
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