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Autore: Clary F    02/08/2014    14 recensioni
Clary si trova a dover affrontare un piccolo (enorme) problema. Con uno stick tra le mani e una propensione per gli attacchi di panico, probabilmente riuscirà a incasinare la sua (già abbastanza incasinata) vita.
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Clarissa, Jace Lightwood, Magnus Bane, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Fairytale'
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CAPITOLO 6
THANKSGIVING DAY
 
 
«Ti dai una mossa?» Urla Magnus dall'ingresso dal suo appartamento, mentre io ancora sono chiusa in bagno da circa tre ore. «Siamo in ritardo, non vorrei che Jocelyn provasse a staccarmi la testa proprio il giorno del Ringraziamento. Sì dovrebbe ringraziare … non uccidere.» Borbotta lo stregone a voce incredibilmente alta.
 
Ancora devo capire come mi sia fatta convincere a passare il Ringraziamento a casa di mia madre. Ah, già. Magnus mi ha obbligata. Dice che è ora che io torni a casa, per il mio bene e per quello della mia famiglia. Sì, come no. La cruda realtà è che vuole sbarazzarsi di me e della mia sempre più visibile pancia da ragazza incinta. Finalmente esco dal bagno e vedo la sagoma di un Portale già pronta per il mio viaggio verso casa di Luke.
 
«Ti odio.» Sibilo mentre lo attraverso, pronta a vorticare nella nebbia. Sento vagamente la risposta di Magnus, prima di essere inghiottita dal Portale, che suona molto come un: il sentimento è reciproco, cara.
 
Una volta davanti al vialetto di ingresso, aspetto che l'oblunga figura di Magnus appaia accanto a me. Ovviamente il mio coinquilino non si è risparmiato neanche questa volta, in fatto di abbigliamento. Pantaloni di pelle, camicia hawaiana e un cappello borsalino sulla testa.
 
Jocelyn appare sulla soglia, accanto a lei c'è Luke, che non appena mi vede mi corre incontro per stritolarmi in uno dei suoi abbracci genitoriali. «Mi sei mancata, Clary.» Sussurra piano al mio orecchio, mentre mi lascia andare per osservarmi dalla testa ai piedi con aria critica.
 
«Anche tu, Luke.» Rispondo con un sorriso, mentre lo sguardo si posa su mia madre, rigida come una statua di pietra. «Ciao mamma,» dico con voce piatta, prima che anche lei si avventi su di me come un avvoltoio famelico e mi stringa forte tra le sue braccia. Ecco, ora mi viene da piangere.
 
Dopo intensi minuti di imbarazzanti convenevoli, Luke e mamma ci scortano nella sala da pranzo, dove un lungo tavolo è stato imbandito per la cena. Con mio sommo disgusto e disagio noto che ci sono già dei posti occupati. Molti posti occupati.
 
Izzy, Simon, Jace, Tessa e Fratello Zaccaria … o dovrei chiamarlo Jem?
 
«Tessa, Tessa, mia cara Tessa!» Magnus si avvicina baldanzoso alla sua amica del passato, mentre io mi rivolgo a mia madre come un piccolo chihuahua nevrotico. «Non doveva essere una cenetta intima?» Sbottò con voce gelida.
 
Lei mi guarda confusa. «Credevo che avere i tuoi amici qui con noi ti avrebbe fatto piacere.» Si giustifica.
 
Mi siedo davanti a Jace, mettendo il broncio e incrociando le braccia. Lui mi guarda, apprensivo. «Che succede? Stai male?»
 
«Clary non sta male.» Risponde Magnus per me, lanciandomi un'occhiata ammonitrice. «È solo un po’ … sapete, incinta. Tutti quegli ormoni la rendono rabbiosa.»
 
Lo guardo male, ma lui non sembra intimorito. Ormai ha capito che sono innocua.
 
«È bello rivederti, Clary» mi dice Fratello Zaccaria/Jem, seduto accanto a Tessa.
 
«Sì, sì. Certo.» Rispondo sul vago, meritandomi un'occhiataccia da parte di Jace. «Che ho fatto?»
 
«Potresti essere più gentile con il marito della mia bis-bis-bis … nonna.»
 
Per fortuna vengo dispensata dal rispondere a questo improvviso bon ton parentale da parte di Jace, a causa del trambusto che stanno facendo Alec e Magnus. «Oh, andiamo, Alexander ancora con questa storia. Guarda Jace e Simon, loro non sono così turbati dal fatto che le loro fidanzate si siano esibite in uno strip club.» Dice lo stregone, con tono ragionevole.
 
Alec diventa rosso dall'imbarazzo. «Puoi abbassare la voce?» Sibila, rabbioso.
 
In effetti Alec ha ragione, ora mia madre mi guarda come se fossi un alieno. «Hai … tu hai … strip club?» Poverina, non riesce neanche ad articolare una frase.
 
«Tranquilla, mamma, eravamo sotto copertura. Una missione.» Snocciolo con aria assente, agitando una mano in aria.
 
«Non hanno avuto neanche un grande successo, signora Fray, se questo può farla sentire meglio.» Interviene Simon.
 
«Ehi, parla per la tua ragazza.» Sbotta Magnus, inviperito. «La mia performance non era affatto scadente.»
 
«Clary!» Esclama mia madre, portandosi le mani alla bocca, scioccata.
 
«Ehm, Jocelyn, il tuo tacchino sembra delizioso.» Jem cerca di smorzare la tensione, complimentandosi per il cibo. Principiante.
 
Mia madre non lo considera nemmeno e torna ad attaccarmi. «Cosa diavolo è questa storia?»
 
«Veramente l'ho fatto io.» Luke si rivolge a Jem in tono educato, anche lui cerca di riportare la conversazione sui binari giusti, senza successo. «L'importante è il ripieno, bisogna -»
 
«Oh, andiamo Luke, a nessuno interessa come hai farcito il tacchino.» Sbotta Jocelyn in preda all'isteria. Tutti iniziano a discutere e a darsi addosso uno con l'altro. C'è chi fa domande, chi insinua che il proprio partner sia un degenerato (Alec) e chi afferma di dover ringraziare, prima di consumare il pasto (Magnus).
«Come disse il grande Abramo Lincoln nel 1863: L'anno che si avvia alla fine è stato ricolmo della benedizione di campi fruttuosi e di cieli salubri. A queste munificenze, di cui godiamo così costantemente da essere portati a -» recita Magnus, in tono solenne.
 
«Lincoln non avrebbe approvato il tuo balletto sconcio allo Shabby Hunters.» Lo interrompe Alec, con aria ostile.
 
«Davvero ricordi a memoria tutto il discorso del 1863?» Chiede Jem allo stregone, sinceramente stupito.
 
E c'è chi tenta di placare l'isteria generale, tipica del giorno del Ringraziamento. Come Tessa, ad esempio, che decide proprio in quel momento di aprire la sua stupidissima bocca, dicendo: «Allora, Clary, hai deciso se tenere il bambino o darlo in adozione?»
 
La voce di Tessa, nonostante sia una voce calma e pacata, fa calare un silenzio teso su tutta la tavolata. I visi dei miei amici e parenti si voltano contemporaneamente verso di me, in particolare quello di Jace, che sembra distorto da una smorfia. Tessa sembra capire di aver fatto una cosa assolutamente, deplorevolmente sbagliata.
 
«Chi ha parlato di adozione?» Sibila Jace, confuso e sull'attenti da quella nuova notizia.
 
 Mia madre mi guarda piena di pietà.
 
«Nessuno, biondino, Tessa deve aver esagerato con il vino, vero?» Si intromette Magnus, guardando l'amica con sguardo eloquente. Tessa si porta le mani alla bocca, scioccata.
 
«Oh, Dio. Clary, io credevo che voi due aveste fatto pace e -» Tessa non sa cosa dire. Peccato che la dislessia non l'abbia colpita prima, a quest'ora non avrei le facce furiose di Alec e Jace che mi fissano come se fossi un demone particolarmente difficile da uccidere.
 
«Io, veramente … non ho ancora pensato a cosa farò.» Dico, guardando Jace dritto negli occhi. È la verità, in fondo, non ho ancora deciso se tenere il bambino o darlo in adozione e non voglio che lui pensi che lo stia escludendo di nuovo.
 
«Jace, vuoi essere così gentile da tagliare il tacchino?» Ora è mia madre che cerca di sviare la conversazione sul povero tacchino. Chi l'avrebbe mai detto.
 
Jace le lancia un'occhiata vuota, prima di impugnare un enorme coltello e avvicinarsi all'animale. Credo che Jocelyn non abbia avuto una grande idea, se devo essere sincera, dotare Jace di un'arma in questo momento potrebbe essere controproducente.
 
Per la mia vita, in particolare.
 
Ricordo vagamente che, anche lo scorso Ringraziamento, il tacchino ha passato un brutto quarto d'ora per mano di Jace, senza tutta la storia di bambini, gravidanze e adozioni, ovviamente.
 
«Così pensavi di dar via mio figlio senza neanche interpellarmi?» Mi chiede gelido, mentre infilza il povero animale morto con eccessiva rabbia.
 
«Jace, ti ho detto che non ho ancora preso una decisione.» Rispondo, agitandomi a disagio sulla sedia.
 
Lui continua ad infilzare ripetutamente il pezzo di carne, trasformandolo in un colapasta. Piccoli brandelli di tacchino, che delizia. «Non ci posso credere,» ride senza allegria, mentre da il colpo di grazia alla nostra portata principale. Luke è disperato. Cinque ore di preparazione culinaria andate in fumo. «Tu mi conosci. Tu sai quello che ho passato, credevo di essere un Wayland. Credevo che Valentine Morgenstern fosse mio padre, ho accettato che quel mostro fosse mio padre, per poi scoprire che non lo era. E, come se tutto ciò non bastasse, un giorno vengo a sapere di essere l'ultimo Herondale e che entrambi i miei genitori naturali sono morti. Secondo te io potrei mai lasciare mio figlio?»
 
Jace Herondale è sempre stato bravo con le parole, ma con questo discorso si è superato. Ora tutti lo guardano impietositi e quando i loro occhi si spostano su di me, non riescono a vedere altro che un essere orribile che vuole privare Jace di suo figlio. Anche mia madre mi guarda in modo strano.
 
«Jace, non credi che dovremmo parlarne in privato?» Dico, alludendo al nostro pubblico molto interessato.
 
«Non credo,» questa volta è Izzy a parlare, tra lo sgomento generale. «Noi tutti qui teniamo sia a te che a Jace e a questo … bambino. Vogliamo essere partecipi delle vostre decisioni, vogliamo aiutarvi!» È strano sentir parlare Izzy in questo modo, probabilmente perché quando ha scoperto che ero incinta ha definito la cosa: terribile. Sono quasi sicura che le sue parole c'entrino qualcosa con la perdita di Max.
 
«Izzy ha ragione.» Asserisce Simon.
 
«Vostre decisioni? Ma se è Clary l'unica che prende decisioni, qui!» Sbotta Jace, sbattendo il coltello sul tavolo e facendo tremare Tessa e Jem di quella che, suppongo, sia paura.
 
«Jace, hai ragione, Clary è un'idiota.» Continua Izzy.
 
Grazie!
 
«Ma è la madre, io credo che l'ultima parola spetti a lei.»
 
«Fai come vuoi, allora.» Borbotta Jace, lasciando la sala da pranzo con ancora il coltello in mano. L'Angelo solo sa perché se lo sia portato dietro.
 
Non c'è mai pace nella vita di un'adolescente Shadowhunter.
 
Circa una settimana dopo mi ritrovo nel reparto premaman di un centro commerciale. I miei jeans stringono sul girovita in modo così estenuante che ho dovuto lasciarli aperti. Sì, è imbarazzante, per questo mi trovo qui, con Izzy, la ragazza meno materna in assoluto.
 
«Questo ti piace?» Dice lei, mostrandomi uno scafandro scozzese.
 
«Ma cos'è? Una maglietta o un paio di pantaloni?» Chiedo confusa, lanciando occhiate ostili a tutte le neo mamme che mi rivolgono sguardi comprensivi o di sufficienza.
 
«Non ne ho idea.» Risponde, lanciando via quell'abominio.
 
Ci tuffiamo in un altro reparto, quello per ragazze normali, non incinte e felici. «Senti, ti dispiace se più tardi non ti accompagno in ospedale?» Mi chiede Izzy, provandosi una sciarpa leopardata.
 
«Non c'è problema, intanto ci saranno mia madre e Tessa a farmi da balia durante l'ecografia.» Dico scocciata. «Ti vedi con Simon?»
 
Il viso di Izzy si illumina. «Sì, sai, è passato troppo tempo dall'ultima sessione con Lord Montgomery, se mi capisci.» Izzy ammicca e io ho voglia di vomitare e di fare pipì per la ventesima volta. Sono queste le conseguenze, quando una vita cresce nel tuo ventre.
 
«Per favore, puoi non parlare di lui chiamandolo Lord Montgomery? È come un fratello per me.»
 
«E quindi? Anche Jace è mio fratello, eppure sarei contenta di sapere che se la spassa con te.» Izzy mi lancia addosso una manciata di magliette taglia XXL. Sono enormi e sproporzionate alla mia figura, ma almeno non hanno quegli strani disegni e quella panciera elastica tipica del reparto premaman. «Queste ti andranno bene. Ora servono dei pantaloni, è imbarazzante il fatto che tu giri con i jeans sbottonati.»
 
«Grazie,» borbotto. «E comunque io e Jace non ci siamo più divertiti dopo questo,» indico la mia pancia abbastanza visibile, alla fine del quinto mese di gravidanza. «E probabilmente non lo faremo mai più.» Concludo, senza speranza.
 
«È molto triste.» Dice lei, senza convinzione, prima di lanciarmi addosso tre paia di leggins elasticizzati. È bello fare shopping con Izzy, ti lascia molto libero arbitrio. «Andiamo a pagare, il mio Lord mi aspetta!» Aggiunge, volteggiando verso la cassa.
 
Raziel, aiutami tu.
 
Ovviamente la mia giornata non può certo migliorare. Alle due ho appuntamento al Beth Israel da Catarina, per fare una nuova ecografia. Alle due e venti mi presento all'entrata e trovo Tessa e mia madre impegnate a confabulare. Appena mi vedono smettono all'istante di parlare e si esibiscono in sorrisini di circostanza.
 
«Ciao, tesoro, finalmente.» Mia madre mi abbraccia, mentre io la guardo sospettosa.
 
«Di cosa stavate parlando?»
 
«Del tempo!» Esclamano all'unisono.
 
Mi chiedo se non si siano messe d'accordo. Decido di lasciar perdere e tutte e tre ci avviamo verso l'ascensore, dirette nelle piccola saletta con l'ecografo. Catarina ci accoglie sorridente e mi fa subito stendere sul lettino. Mi tiro su la maglietta (una di quelle nuove taglia XXL gentilmente consigliata da Izzy) e per la prima volta vedo mia madre commossa. Guarda l'ecografo, dove appare un'immagine in bianco e nero senza capo né coda, ovvero il bambino. Catarina si lancia nelle descrizioni degli arti di mio figlio e apprendo che, fortunatamente, è provvisto di due braccia, due gambe, un torace e una testa. Tessa e mia madre sembrano molto interessante, anche se la Mutaforma continua a lanciare occhiate nervose all'orologio che porta al polso.
 
«Non c'è bisogno che tu stia qui se hai da fare,» le dico e lei alza gli occhi dalle lancette, con uno sguardo colpevole dipinto sul viso.
 
«Oh, no, non devo andare da nessuna parte,» risponde sorridendo. «Mi piace solo … sapere che ore sono.»
 
Volete dirmi che in due secoli di vita, Tessa non ha ancora imparato a mentire?
 
Catarina apre la bocca per parlare, ma non fa in tempo a pronunciare una parola che la porta della stanza si apre di scatto e la figura alquanto trafelata di Jace appare sulla soglia. Sgrano gli occhi in preda allo shock, cercando sostegno nelle mie due accompagnatrici che, a differenza mia, non sembrano affatto sorprese dal suo arrivo. Certo che no, con tutta probabilità sono state loro ad invitarlo.
 
«Scusate!» Dice Jace, con il respiro corto, come se avesse corso fin lì. «Non riuscivo a trovare il reparto, sono finito in Psichiatria e ho avuto una spiacevole discussione con una caposala per niente ragionevole.»
 
Cerco di incontrare il suo sguardo, ma lui guarda dappertutto tranne che verso di me.
 
«Tu devi essere Jace,» Catarina gli fa cenno di avvicinarsi e lui obbedisce. «Sei davvero delizioso, il vostro bambino sarà bellissimo.»
 
Jace si gonfia come un pavone. Stupido idiota. «Grazie, signora, in effetti non è la prima a dirlo.»
 
«Chiamami Catarina, suvvia!»
 
Ma che diavolo …
 
«Scusate?!» Sbotto acidamente e finalmente l'attenzione si sposta nuovamente sulla sottoscritta.
 
«Giusto, giusto. Stavo per dire che il bambino è nella posizione ottimale per vederne il sesso. Se volete posso dirvi se sarà un maschio o una femmina.» Ci informa Catarina, tornando ad essere professionalmente blu.
 
Tessa e mia madre esplodono in mugolii estatici, ma il mio sguardo è fisso su Jace. I suoi occhi dorati incontrano per la prima volta i miei e io ricordo come sia bello stare con lui e il fatto che riusciamo a capirci l'uno con l'altro solo tramite uno sguardo.
 
«No, preferiamo aspettare.»
 
Le mie due accompagnatrici sembrano deluse, ma decidono di non contraddirmi. Dopotutto è una nostra decisione, no?
 
Quando rientriamo a casa di Luke, mia madre si dilegua in cucina, lasciando finalmente un po’ di privacy a me e a Jace. Mi chiudo la porta della mia camera alle spalle e mi siedo sul letto, anche se probabilmente entro dieci minuti dovrò rialzarmi per fare pipì. Nessuno mi aveva informato sui problemi di incontinenza legati alla gravidanza … dovrò scriverci un libro.
 
Jace rimane in piedi, imbambolato. Gli faccio cenno di sedersi accanto a me e dopo un attimo d'incertezza mi raggiunge sul letto. Si sdraia, con le spalle appoggiate alla testiera e gli stivali infangati poggiati ostinatamente sopra il mio copriletto. Tipico.
 
«È stato bello oggi. Sentire il battito e vederlo, intendo.» Dice con lo sguardo perso, mentre mi sdraio su un fianco e poso la testa sopra il suo torace. Riesco a sentire il battito del suo cuore contro il mio orecchio. Familiare e regolare, forse un po’ accelerato. Sembra quasi che siamo riusciti a superare anche l'ultima litigata del Ringraziamento.
 
«È un bene che tu non sia venuto alla prima ecografia, allora. Ehi, aspetta!» Salto su, o per lo meno, mi rialzo dal letto molto lentamente, visto che sono pesante come un barile pieno di sassi, e mi metto a sfogliare il mio album da disegno. Sento lo sguardo di Jace che mi perfora la nuca. Finalmente, tra le ultime pagine, trovo quello che stavo cercando e torno a sdraiarmi accanto a lui. «È la foto della prima ecografia.»
 
Jace prende la foto dalla mia mano e guarda l'immagine in bianco e nero, aggrottando la fronte. «Oh, mio Dio. Sembra un fagiolo.»
 
«È quello che dicono tutti.» Annuisco, rassicurandolo.
 
Rimaniamo in silenzio per un po’, finché non trovo la forza di dire quello che mi passa per la mente. «Senti, mi dispiace per tutta quella storia dell'adozione. So che sono stata molto vaga con te, ma davvero non ho ancora deciso niente, dovremmo discuterne. Insieme.»
 
«Sai già come la penso. Ma Izzy ha ragione, credo che l'ultima parola spetti a te.» Mi risponde con voce piatta, posando la foto dell'ecografia sul comodino e tornando ad oscurarsi in viso.
 
«Siamo troppo giovani, Jace. Non sappiamo badare a noi stessi, non abbiamo un lavoro, non abbiamo una casa, come … Ouch
 
Jace mi guarda allarmato, chinandosi in avanti verso di me mi chiede: «Che succede? Clary?»
 
Alzo gli occhi su di lui e cerco di articolare una frase compiuta, nonostante io sia scioccata. «Si muove … la cosa
 
Jace aggrotta la fronte e si alza di scatto dal letto. Ma che diavolo sta facendo? Lo vedo estrarre un pugnale dalla sua cintura e osservare il mobilio della mia stanza con aria minacciosa. «Cos'è che si muove? Cosa hai visto?» Chiede, continuando ad osservare lo scenario, come se da un momento all'altro potesse sbucare un demone da sotto il letto.
 
Per l'Angelo, siamo rovinati.
 
«Jace! Metti via quel cavolo di pugnale.» Sbotto, portandomi una mano alla fronte, mentre poso l'altra sulla pancia. Credo proprio che il bambino abbia scalciato. Anzi, ne sono sicura. Jace mi guarda sempre più confuso, ma almeno ha la decenza di ascoltarmi e mettere via il pugnale.
 
«Sì è mosso.» Dico, indicandomi la pancia.
 
Jace, l'aria pallida e gli occhi sgranati, si china su di me e posa una mano sulla mia pancia. Finalmente il genio ha capito. Attendiamo per diversi minuti senza che succeda niente, tanto che inizio a pensare di essermi immaginata tutto. Poi eccolo di nuovo.
 
«Hai sentito?» Chiedo subito a Jace, che fissa la mia pancia con aria stupefatta. Quando alza gli occhi sembra un bambino.
 
«Sì … ha scalciato, e anche forte. È … una figata!» Dice sorridendo.
 
Non posso fare a meno di sorridere a mia volta. «Sì, è una figata
 
Dopo quei due calci, il bambino è tornato silenzioso e immobile. Mia madre è entrata in camera mia svariate volte, per controllare. Ha detto che Jace può fermarsi a dormire qui, a patto che stia sul divano in salotto. Sapete, nel caso volesse intrufolarsi nel mio letto e mettermi incinta.
 
Così, dopo una cena in famiglia durante la quale Jace ha detto sì e no tre parole, mi ritrovo sul divano sfondato nel salone, la tv accesa trasmette una puntata di C.S.I. e Jace, con tanto di coperta e cuscino, se ne sta sdraiato con la testa sulle mie gambe. Per me è una posizione piuttosto scomoda, ma non voglio rovinare la nostra ritrovata armonia.
 
«Questa serie tv è irreale,» dice con la voce impastata dal sonno, mentre gli accarezzo pigramente i capelli dorati, che riflettono le luci dello schermo. «Insomma, i cattivi sono solo mondani, niente demoni o stregoni … assurdo.» Blatera, con le palpebre che si chiudono lentamente.
 
Non è adorabile?
 
Trattengo una risata e continuo a giocherellare con i suoi riccioli. Sento il suo respiro farsi più profondo e regolare. «Clary?» Sussurra.
 
«Sì?» Sussurro a mia volta.
 
«Dovremmo tenerlo.» 
   
 
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