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Autore: MobyGrant    02/08/2014    2 recensioni
Gli ultimi pensieri del leggendario cavaliere Artorias, il camminatore dell'Abisso, alle porte della battaglia che consumerà definitivamente la sua anima. Avrebbe rinunciato a tutto pur di vincere, di tornare da Gwyn, da Ciaran e gli altri suoi compagni, ma non a Sif. Lui doveva sopravvivere, in un modo o nell'altro doveva continuare a ululare.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ululava. Sentivo la sua paura, la percepivo, la capivo, come fossimo un unico corpo, un’unica mente. Eppure non potevo fermarmi, per Gwyn, per i miei compagni, e proprio per Sif. Tagliava l’oscurità senza perdere le mie tracce, annusando il buio e respirando il baratro della corruzione, che sentivo lentamente crescere dentro di me. Non avevo più il mio ciondolo, non avevo più forze e forse non avevo neanche più speranze. Sferrai un fendente ponendo fine all’esistenza di quell’ennesima creatura dell’oscurità ma stavolta caddi anch’io: gustai il sapore il sangue, della morte, ma fu quando vidi il mio fidato compagno zoppicare verso di me che capii di essere troppo debole. Si avvicinò lentamente, nella sofferenza, ma nei suoi pensieri il primo bisogno era quello di sincerarsi delle mie condizioni. Mi leccò teneramente la mano e si infilò sotto il mio braccio per provare a riportarmi alla luce. Era però tardi e io lo sapevo, ma non avrei portato Sif con me, non avrei lasciato che si sacrificasse per qualcuno che non era stato in grado di resistere all’oscurità. Lo accarezzai dietro l’orecchio, osservando i suoi occhi e mi persi nel suo sguardo stanco ma determinato. Ciaran continuava a ripetermi che quella volontà di ferro l’aveva presa da me, e che nessuno sarebbe mai riuscito a piegarla. Non dissi nulla, Sif aveva già capito e non era mai stato un lupo ubbidiente. Gli sorrisi, ringraziando il mio elmo per aver celato la lacrima che mi rigò il viso, il cuore, ma che rese ancora più forte la mia volontà. Colpii con forza il mio amico alla testa e lo portai lontano dalla corruzione di quel luogo maledetto. Lo poggiai lentamente, stringendo i denti e le forze, e sperai che il potere del mio scudo bastasse per difenderlo. Sif doveva vivere, doveva continuare a ululare alla luna nel nome di quel cavaliere che considerava un fratello.
Lasciai quella caverna e riuscii a farmi strada uccidendo le ultime creature che mi separavano dall’epicentro dell’abisso, dall’Anima Oscura. Feci un passo, stringendo la mia fidata spada e l’anello brillò. Avanti mostro, avanti Manus.
Perdonami, Sif.

   
 
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