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Autore: detoxIretox    03/08/2014    6 recensioni
Perché lui è suo fratello e non può mentirle, nemmeno volendo.
«Esiste un posto in cui si può toccare la luna,» le aveva confessato una notte, raggomitolato nel suo grande letto a baldacchino, «e ti ci porto, se vuoi.»
[canon setting | pre-GOT | kid!Jaime/kid!Cersei
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cersei Lannister, Jaime Lannister
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
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Fandom: Game of Thrones | A song of ice and fire
Setting: canon
Characters: Jaime Lannister, Cersei Lannister (Jaime/Cersei)
Parole: 890
Avvertimenti: incest (anche se si tratta solo di un bacio), pre-eventi di GOT, i gemelli hanno undici anni. Tutto è molto fluff e assolutamente senza pretese, ma spero comunque che piaccia. Volevo pubblicare qualcosa in questa sezione da tempo. <3
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e la storia è stata scritta perché mi annoiavo.


 
SHOW ME THE WAY
(TO THE MOON AND BACK AGAIN)


Jaime Lannister era dai suoi undici anni di vita che mentiva. Era risaputo. Mentiva per fare il gradasso, mentiva per ottenere qualcosa. Mentiva al lord suo padre e al suo fratellino nano, al ragazzo delle stalle e al cuoco, alle serve e alle dame di alto lignaggio senza distinzione alcuna. Ma a Cersei non mentiva. Non perché non volesse, ma perché non poteva. Lui era lei e lei era lui, non c’erano due ‘io’ quando erano insieme, ma un ‘noi’. Anche le loro menti erano una sola unità, in modo tale che se uno dei due avesse mentito, l’altro l’avrebbe saputo. Quando Jaime diceva qualcosa a Cersei, tale cosa doveva essere vera.
Anche qualcosa di impossibile.
«Esiste un posto in cui si può toccare la luna,» le aveva confessato una notte, raggomitolato nel suo grande letto a baldacchino, «e ti ci porto, se vuoi.»
Ma nessuno poteva toccare la luna. Assonnata ma sicura, Cersei glielo aveva detto.
«Nessuno tranne un Lannister» era stata la risposta di Jaime. E lei aveva finito per fidarsi. Come sempre.
Qualche giorno dopo la parola data, Jaime era uscito a cavallo, da solo. Fuggendo ai suoi doveri, Cersei sgattaiolò fuori da Castel Granito e raggiunse a piedi il cuore del bosco, come le aveva suggerito suo fratello. Lui sbucò fuori dai rovi a cavallo, e per un attimo Cersei vide in quel fiero condottiero un cavaliere - anzi, il cavaliere. I riccioli biondi erano quasi lunghi quanto i suoi, la casacca era così larga che sembrava un mantello. Vedendola sorrise, si accostò a lei e smontò dalla sella. Come un vero cavaliere (il cavaliere che, già lo sapevano, sarebbe presto diventato) le tese la mano e la fece salire sulla sua cavalcatura.
Jaime salì subito dopo, le redini tra le mani e sua sorella tra le braccia.
Il viaggio durò un’ora intera, forse di più. Venne consumato in silenzio. Cersei era come in un profondo stato di meraviglia: davvero era sul punto di fare una cosa tanto straordinaria, come toccare la luna? Davvero Jaime le avrebbe mostrato come fare? La risposta venne spontanea: certo che l’avrebbe fatto. Perché lui era suo fratello e non le avrebbe mai potuto mentire, nemmeno volendo.
Finalmente arrivati, Cersei vide l’erba alta e sottile oscillare al ritmo del vento, e udì lo scrosciare dell’acqua in un letto di pietra. Scese da cavallo con l’aiuto di Jaime e si guardò intorno, intorpidita da tanta bellezza. Al di là dei colli, in lontananza, gli ultimi raggi di sole stavano sparendo. Il cielo era per metà blu-viola, e per l’altra metà ancora purpureo, purpureo come il mantello di Jaime e l’abito intarsiato di Cersei. I gemelli giocarono al singolar tenzone con bastoni di legno, in attesa che il sole calasse definitivamente.
Quando venne la sera, Jaime si avvicinò alla riva del fiume, e fece ciò che Cersei non si sarebbe mai aspettata in quel luogo e in quel momento: iniziò a spogliarsi. «Cosa fai?» chiese.
«Quello che dovresti fare anche tu. La tua septa non andrà su tutte le furie se torni a casa con la seta bagnata?» Con un cenno del capo indicò il suo abito.
Cersei giocherellò con le maniche, mentre Jaime era ormai completamente nudo. Lei decise di assecondarlo, ma per buon riguardo, non si tolse la sottoveste. Suo fratello le lanciò un sorriso irrisorio. Lentamente, si calò nelle acque scure del fiume. Cersei lo seguì, rabbrividendo per il freddo. Il suo corpo parve svanire nel buio.
Jaime le prese la mano. «Ci siamo quasi. Vieni.» Con l’altra la prese per un fianco e la guidò davanti a sé. Insieme si allontanarono sempre di più dalla riva. Sebbene intimorita, Cersei cercò di mostrarsi risoluta. “L’acqua e l’oscurità non fanno paura a un leone.” Si stavano muovendo in direzione del centro del fiume.
Fu in quel momento che Cersei la vide: grande, pallida, luminosa, esattamente sopra le loro teste: la luna. Quella scintillò nei suoi occhi verdi, quasi volesse ammiccarle, e lei rimase incantata. Quando Jaime, dietro di lei, le prese di nuovo la mano, abbassò lo sguardo: insieme tesero le dita in avanti, sul pelo dell’acqua. I loro polpastrelli sfiorarono la sagoma increspata della sfera argentea riflessa. Cersei trattenne il fiato.
«Avevi ragione! Jaime, avevi ragione, la sto toccando!» rise, incredula.
«Ti dico mai bugie, io?» protestò Jaime, indispettito dal fatto che sua sorella avesse dubitato di lui. La tenne tra le braccia per impedire alla corrente di trascinarla, mentre lei, eccitata, muoveva le mani sulla superficie cristallina dell’acqua, piombo fuso nella notte, sollevando delle pigre onde circolari a ogni minimo tocco.
Senza più fiato, Cersei si voltò e mise le mani sulle spalle del fratello. Appoggiò una guancia sul suo petto, sentì il suo cuore battere al ritmo del proprio. La pelle di Jaime era nuda e liscia sotto il suo tocco, e a dividerli, solo la sottile sottoveste bagnata e fluttuante di lei.
«Dolce sorella» Jaime respirò sul suo collo. La guardò negli occhi, e a lei sembrò di specchiarsi. «Ti amo.»
Le loro labbra erano così vicine. Cersei chiuse gli occhi, annullando la distanza tra di loro come aveva fatto tante volte, come se tutto il significato della loro vita confluisse in quel gesto. La sua pelle era intirizzita, le dita dei piedi erano diventate ghiaccio. Ma, nello stesso tempo, il calore era tutto ciò che sentiva.
  
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