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Autore: jadeyaye    03/08/2014    2 recensioni
“Tutti noi conoscevamo Lisa come la ragazza solare, il raggio di sole delle nostre giornate. Lei era in grado di far sorridere la persona più triste del mondo, riusciva a regalare un po' di felicità a tutti.
Lei non era una ragazza qualsiasi, lei era unica, unica in tutto. Unica in gusti musicali, nel modo di vestire, nel modo di parlare, nel modo di essere. Nessuno era come lei.
-Lei era il sole del mio mondo. Grazie a lei ho capito che c'è un motivo per vivere la vita a pieno, c'è un motivo per continuare a cercare di far avverare i propri sogni. Lei mi ha dato un motivo per vivere, ed ora lei non ha più occasione di farlo.”
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ashton si portò le mani ai capelli, tirando i ricci con forza mentre si lasciava sprofondare nei cuscini del divano, per la prima volta da quando era tornato a casa.

Non riusciva ancora a credere che fosse successo, che tutti i suoi sogni fossero stati disintegrati in un nano secondo, che il suo futuro fosse scomparso in un attimo ed invece, era così.

Era bastato un piccolo bambino troppo vicino al centro della strada per far si che succedesse, per far si che la sua vita fosse stravolta.

Non riusciva ad accettarlo, non riusciva ad accettare il fatto che ormai lei non c'era più, che ormai lei l'avesse lasciato, andando insieme ai suoi simili in cielo, insieme agli angeli.

Ashton non riusciva a realizzare che lei l'avesse lasciato solo in quella casa, una casa fin troppo grande per vivere da solo. Una casa cercata insieme, una casa che entrambi amavano, una casa che ormai non aveva più vita, perché il raggio di sole che la illuminava si era spento, per sempre.

Non ce la faceva a guardarla senza che i ricordi s'impossessassero della sua mente, del suo cuore, del suo corpo. Di lui.

Ogni cosa, anche solo in quella piccola stanza del soggiorno, gli ricordava lei, la ragazza dai capelli neri che in poco tempo l'aveva fatto innamorare come mai era successo. Ogni singolo oggetto, anche il più insignificante, gli ricordava la ragazza.

Michael era passato quella mattina, cercando di parlargli, cercando di tirargli su il morale, anche se pure lui soffriva molto per quella perdita. La perdita di una ragazza stupenda, una ragazza che aveva un cuore enorme, una ragazza solare, che illuminava la stanza con un semplice sorriso.

Si capiva facilmente come mai Ashton l'amasse, infondo, era impossibile resistere a quella stupenda creatura, che ormai non si trovava più sulla terra.

Luke e Calum avevano fatto il possibile per stargli accanto all'ospedale, mentre lui rimaneva sempre seduto vicino al suo letto, tenendole la mano e sperando nel poter rivedere quei bellissimi occhi marroni, semplici per una persona qualsiasi, ma unici per Ashton.

Era rimasto fermo, seduto su quella sedia per una settimana intera, fermo e con la sua piccola mano stretta tra le proprie. Si alzava solo per andare in bagno o per darsi una sciacquata alla faccia, per il resto, ci pensava Michael.

Ogni giorno gli portava del cibo, ma Ashton non dava segno di voler toccare niente o di bere. Si convinse solo dopo il terzo giorno, quando capì che doveva rimanere forte per lei, quando capì che lei non l'avrebbe voluto vedere morire di fame solo per tristezza.

Un'altra cosa che Ashton amava di lei: la sua forza di vivere. Lei non si faceva mai scoraggiare da niente, lei sorrideva sempre, lei non era mai triste. Lei faceva di tutto per far sorridere gli altri, lei pensava sempre al bene altrui ma soprattutto, lei era la salvezza di Ashton.

Quando gli fu data la dolorosa notizia, lui non riuscì a crederci. Continuava a ripetersi che fosse solo uno scherzo, che non era reale, che appena arrivato all'ospedale l'avrebbe trovata davanti all'entrata con il suo solito sorriso in volto, mentre si avvicinava a lui urlando 'Ci sei cascato!', ma non fu così.

Quando arrivò all'ospedale, un'infermiera gli disse il numero della sua stanza e, appena arrivato davanti, trovò Luke, Michael, Calum e Lauren, la sorella, con gli occhi pieni di lacrime e uno sguardo spento. Calum gli fece un cenno con la testa, e lui seguì la direzione, vedendo oltre la finestra di vetro, il corpo inerme della ragazza, sotto delle lenzuola bianche e con dei fili attaccati alle braccia. La cosa che fece crollare Ashton, furono i suoi occhi chiusi.

Si precipitò contro la porta, ma Lauren lo fermò, cercando di tirarlo indietro ma con scarsi risultati, essendo una diciottenne contro un uomo di vent'anni. Le andarono in soccorso i ragazzi, che lo tirarono indietro facendo spostare la ragazza, e sbattendolo contro il muro, mentre lui cercava di liberarsi in ogni modo possibile e delle lacrime silenziose iniziarono a scendere dai suoi occhi, percorrendo la strada lungo le guance e arrivando poi alla bocca.

Continuava a dimenarsi e ad urlare, ma non riusciva a scappare dalla presa dei suoi amici, che lo tenevano fermo dalle spalle, mentre Lauren, spaventata, se ne rimaneva in disparte con le mani davanti al viso e bagnate dalle lacrime.

Poco più tardi, quando riuscirono a calmare il ragazzo, chiese loro cosa fosse successo e fu Lauren a dargli la notizia.

Lisa era in macchina e stava guidando per arrivare a casa dei suoi genitori, dove in quel momento l'unica ad essere in casa era la sorellina Lauren, sola a causa di un impegno molto importante dei genitori. L'aveva chiamata per avvisarla, e Lisa prontamente le aveva detto che sarebbe andata da lei, non volendo farla rimanere sola in casa.

Lungo il tragitto, mentre ascoltava una delle sue canzoni preferita alla radio, non notò un bambino che si era allontanato troppo dalla madre e che in quel momento stava attraversando la strada, tagliando il percorso a Lisa. Lei, appena lo vide, suonò il clacson, ma il bambino rimase fermo a guardare l'auto. Capendo che non si sarebbe spostato, cercò di cambiare strada, girando tutto il volante a sinistra e cercando di frenare. Non notò però l'enorme camion che in quel momento stava andando proprio verso quella direzione e che in pochi secondi colpì l'auto, facendo capovolgere l'auto e facendo chiudere gli occhi di Lisa, per sempre.

L'unica cosa che ora Ashton riusciva a fare, era rimanere fermo, seduto a guardare un punto fisso e a ripensare a tutto ciò che era successo. Il suo sguardo si spostò su uno dei cuscini del divano, e preso dai ricordi lo prese tra le mani, rigirandoselo e accennando un lieve sorriso sulle labbra.

 

Non so se mettere questo qui oppure nella nostra camera”.

Ashton sentì la voce cristallina di Lisa, mentre girato di spalle stava tirando fuori dagli scatoloni alcuni oggetti, guardandosi intorno per vedere dove poterli posizionare.

I due si erano appena trasferiti in una casa tutta loro, volendo avere un posto solo per loro due, dove poter stare in pace senza i problemi del mondo.

Quando udì le sue parole, il riccio si voltò verso la sua ragazza, vedendola in piedi e ferma vicino al divano con in mano due cuscini con sopra il disegno di Titti ed il gatto Silvestro.

Non riuscì a trattenere una risata, che in pochi secondi si fece sentire in tutta la stanza, facendo così anche sorridere Lisa che in quel momento stava abbassando le mani.

Cosa c'è da ridere?”, chiese la ragazza dai lunghi capelli neri, mentre faceva uscire anche lei una risata dalle proprie labbra, contagiata dal ragazzo.

Lui scosse la testa, iniziando ad avvicinarsi a lei con passi lenti, fino ad arrivarle davanti e abbassando poi leggermente la testa data la differenza di altezza tra i due. Allungò poi una mano per prendere uno dei due cuscini tenuti dalla ragazza, ed iniziò a rigirarselo tra le dita, non riuscendo a trattenere un'altra risata.

Ma questi quando li hai presi?”, chiese alzando il viso per guardarla, facendo incrociare i loro occhi.

Lei si strinse nelle spalle, guardando il cuscino che teneva tra le mani prima di lasciarlo con poca eleganza sul divano. “L'altro giorno io e Michael siamo usciti e abbiamo visto questi bellissimi cuscini.”, spiegò lei, scrollando nuovamente le spalle e guardando il ragazzo di fronte a sé “Praticamente, ci stavano chiedendo di prenderli e noi l'abbiamo fatto. Siamo dolcissimi, non trovi?”, continuò poi, facendosi scappare un'altra risata.

Quel suono era musica per le orecchie di Ashton. Era sicuro che avrebbe potuto passare giornate intere ad ascoltare la meravigliosa risata della ragazza.

Sei sicura di avere vent'anni?”,chiese poi, guardandola con un sopracciglio incarnato.

Lei fece la finta offesa, incrociando le braccia sotto il seno e facendo la lingua al ragazzo, prima di dargli le spalle, tornando a svuotare gli scatoloni e mettendo sui davanzali degli oggetti che prima si trovavano nella sua vecchia casa.

Lui rimase per pochi attimi fermo, ad osservarla mentre si muoveva tranquillamente per la stanza a volte danzando e a volte canticchiando qualche canzone. Non riusciva a credere che esistesse per davvero una ragazza così.. così stupenda, splendida e unica.

La guardava, mentre i suoi capelli neri svolazzavano, legati in una coda alta per non averli davanti al viso. Guardava la semplice maglia bianca che indossava, leggermente sporca per via della polvere tolta e quei pantaloncini della tuta grigi. Non portava scarpe, lei amava girare a piedi nudi per la casa, sentendo il contatto con il pavimento.

Più Ashton la guardava e più faceva fatica a realizzare che fosse sua, solo sua.

Lentamente si avvicinò a lei, fino a posare le mani sui suoi fianchi, facendola voltare nella sua direzione e facendo poi comparire un'enorme sorriso sulle labbra. La ragazza ricambiò subito il sorriso, portando le braccia a circondare il suo collo e inclinando leggermente il viso, mentre osservava il viso del ragazzo, ammaliata dalla sua bellezza.

Tutti e due rimasero immobili in quella posizione, escludendo il mondo fuori, come se fossero rinchiusi in una bolla del loro amore, senza i problemi della vita quotidiana.

 

 

Era il giorno del funerale, oggi il corpo di Lisa, chiuso dentro una bara di legno sarebbe stato nascosto sotto strati di terra.

Sembrava che il mondo intero si fosse fermato, come se tutto si fosse congelato, togliendo il respiro a tutti.

Il cielo era scuro, delle grandi nuvole grige scurivano il posto, facendo diventare il luogo ancora più triste di quando non lo fosse già.

Tutti erano vestiti di nero, o almeno così pareva ad Ashton perché ormai per lui era tutto nero. Dalla morte di Lisa, lui vedeva solo nero, quel colore che distrusse tutti gli altri colori, prendendosi tutto lo spazio nel corpo del ragazzo.

Ora Ashton era seduto in prima fila, con Lauren alla sua sinistra, seguita poi dai suoi genitori e altri parenti. Gli altri ragazzi erano in file più distanti, indietro rispetto a lui, non volendo assistere in prima fila. Anche Ashton avrebbe tanto voluto essere dietro insieme a loro, ma Lauren l'aveva praticamente supplicato e lui non se l'era sentita di deluderla.

L'aveva sempre considerata una sorella, minore, l'aveva protetta lui da quel maniaco che una sera aveva cercato di violentarla, lui l'aveva tirata su di morale insieme a Lisa.

Anche se era solo una diciottenne, aveva molta forza in colpo quella ragazzina e Ashton ne era rimasto sorpreso. L'aveva sempre ammirata.

E adesso, eccola lì mentre a passi lenti si avvicina all'albero, mentre ha gli sguardi di tutti puntati addosso. Appena arrivata all'albero, si volta lasciando uno sguardo su ognuno dei presenti, passandosi la lingua tra le labbra e sospirando.

Ashton la guarda, mentre lei si scosta una ciocca di capelli, portandosela dietro l'orecchio, mentre con entrambe le mani tiene il foglio che ha scritto per questo giorno, un foglio pieno di lacrime cadute durante la sua scrittura. La guarda mentre si passa il dorso della mano sotto gli occhi, raccogliendo le lacrime cadute in silenzio, sporcandosi con il mascara nero, prima di alzare lo sguardo nuovamente, lasciando il foglio stretto in una mano.

“Mia sorella odiava vedere la gente triste”, inizia poi, senza leggere nessun foglio. Parlando con il cuore.

“Per questo, credo che sarebbe molto delusa da noi, nel vederci qui, tristi, a piangere. Lei amava la felicità, lei amava i sorrisi, amava la vita.. una vita che però le è stata tolta bruscamente. Non meritava questa morte, lei meritava di vivere felice, meritava una vita stupenda con un bellissimo marito accanto e dei figli, che sarebbero di sicuro stati orgogliosi di poter chiamare lei mamma.”, continuò, guardando Ashton, perché lei parlava di lui, lei era sicura che lui sarebbe stato il marito perfetto per sua sorella.

“Lei è stata la sorella migliore del mondo, sono sicura che nessuno avrebbe mai potuto batterla. Nessuno potrebbe mai battere la sua risata, il suo sorriso, la sua voglia di vivere.. la sua dolcezza. Lei era dolce, simpatica era la ragazza dei sogni.

C'è sempre stata con me quando i miei genitori non c'erano, cosa che accadeva molto spesso”, e i diretti interessati, la sentirono, sentirono la frecciata che mandò loro la ragazzina, delusa. “Ed ora, io mi chiedo chi ci sarà con me, chi ci sarà a salvarmi dalla solitudine, chi ci sarà a farmi sorridere anche nei momenti peggiori? Io non credo di poter andare avanti senza di lei, anzi sono sicura che non ce la farò mai, ma ci proverò. Lei vorrebbe questo da me, ed io farò di tutto per non deluderla, per renderla fiera di me, ovunque lei ora sia.”

Alzò poi lo sguardo, portandolo verso il cielo, guardando quelle nuvole scure, pronte a lasciar cadere le lacrime contro quel giorno. Un giorno orribile.

“Ti renderò fiera di me, Lisa, ti giuro che farò di tutto per far si di non deluderti.”, continuò poi, rivolta verso la sorella, che dall'alto l'ascoltava.

Finito, tornò a sedersi vicino ad Ashton, non prima di aver lasciato uno sguardo gelido ai genitori, che rabbrividirono a quella vista.

Poggiò la mano sulla spalla di Ashton, incitandolo, perché lei sapeva come lui che ora toccava al ragazzo. Ora doveva andare vicino a quell'albero e doveva parlare. Doveva esprimere i suoi pensieri a troppa gente.

Con una grande lentezza si alzò, stringendo per pochi attimi la mano della ragazza, lasciandola poi e dirigendosi verso l'albero, rimanendo per pochi secondi fermo a guardarlo, prima di voltarsi e trovarsi sotto lo sguardo di tutte le persone.

Lui abbassò lo sguardo, osservando le proprie mani 'Non piangere, non devi piangere. Devi rimanere forte.', si disse, prima di alzare lo sguardo.

“Tutti noi conoscevamo Lisa come la ragazza solare, il raggio di sole delle nostre giornate. Lei era in grado di far sorridere la persona più triste del mondo, riusciva a regalare un po' di felicità a tutti.

Lei non era una ragazza qualsiasi, lei era unica, unica in tutto. Unica in gusti musicali, nel modo di vestire, nel modo di parlare, nel modo di essere. Nessuno era come lei.

Ricordo, quando la conobbi. Eravamo al primo anno di liceo ed eravamo tutti spaventati.. tutti tranne lei. Lei sorrideva a tutti e non vedeva l'ora di iniziare e di fare conoscenza. Ricordo che dal primo giorno lei catturò la mia attenzione. Avevo così tante ragazze, anche più grandi, che provavano in ogni modo a corrompermi, ma io avevo occhi solo per lei. Avevo occhi solo per quella ragazza dai capelli neri che sorrideva al mondo.

Lei non si è mai fatta abbattere da niente: sorrideva sempre, con o senza la presenza dei genitori”, altra frecciatina a loro, ma ad Ashton non interessava “Quando prendeva un brutto voto, quando il suo programma preferito venne chiuso, quando tutti i suoi vestiti vennero sbranati dal suo cane”, non riuscì a non accennare una piccola risata, appena soffiata, e con piacere notò che anche Lauren aveva un piccolo sorriso sulle labbra.

“Lei era il sole del mio mondo. Grazie a lei ho capito che c'è un motivo per vivere la vita a pieno, c'è un motivo per continuare a cercare di far avverare i propri sogni. Lei mi ha dato un motivo per vivere, ed ora lei non ha più occasione di farlo.”, un singhiozzò uscì dalle sue labbra.

“Ricordo quando Lisa imparò a suonare la chitarra con Calum, o quando portò Michael a tingersi per la milionesima volta i capelli oppure quando Luke la buttò vestita in piscina e lei si vendicò con una polvere pruriginosa nella doccia. Luke non riuscì a dormire per una settimana”, i tre diretti interessati accennarono un sorriso nel ricordare quei momenti e luke si passo una mano sul braccio, come per rievocare le prurito.

“Ricordo quando mentre suonavo la batteria, le mi venne in braccio, sedendosi sulle mie gambe e prendendo le mie mani con le sue, iniziando a muovere le bacchette sui tamburi. Faceva veramente schifo a suonare la batteria, ma era così bello sentirla ridere mentre ci provava.

So già che mi mancherà vederla ballare un balletto improvvisato sulla prima canzone che capita, o sentirla cantare per la casa. Quando cantava ricordava un angelo cosa... cosa che ora è veramente.

Lei ora è un angelo, e so già che da lassù”, alzò un dito, indicando il cielo “Lei ora ci starà guardando e ci starà mandando tutti a quel paese, odiandoci nel vederci piangere. Ed io quindi ti chiedo scusa, amore mio”, questa volta alzò anche la testa, imitando Lauren poco prima “Ma io non credo di essere abbastanza forte per continuare a sorridere, senza di te. Senza di te io non ho un vero motivo per sorridere al mondo, come facevi tu. Quindi, perdonami.”, finì, lasciandosi sfuggire delle lacrime silenziose.

Tornato a sedersi, rimase con lo sguardo fisso sulle proprie scarpe per tutto il resto della cerimonia, non sentendo neanche gli altri discorsi.

 

 

Ashton si trovava sul davanzale della sua casa con Lisa, ormai solo sua, con gli avambracci poggiati sulla ringhiera e le mani congiunge tra di loro. Guardava il tramonto poco visibile, per via dei palazzi ma soprattutto per via delle nuvole che ricoprivano ancora il cielo da quella mattina.

Dopo il funerale di qualche ora prima, era andato via senza salutare e nessuno. Semplicemente, si era alzato in piedi e aveva oltrepassato Lauren e i suoi genitori, facendosi l'argo tra le persone che cercavano di fermarlo per parlargli. Lui dava spintoni, non chiedendo neanche scusa alla gente. Non gli interessava niente, voleva solo andare via.

Troppo perso nei pensieri, non sentì la presenza di altre tre persone vicino a lui, fino a quando una mano non si posò sulla sua spalla, facendolo sobbalzare.

“Scusa”, la voce profonda di Luke “Non volevo spaventarti”, continuò il ragazzo, poggiandosi anche lui con gli avambracci sulla ringhiera, imitato poco dopo anche da Calum e Michael.

“Vi ho già detto che..”

“Vuoi rimanere solo”, finì per lui la frase Calum.

“Esatto”, disse il riccio semplicemente, annuendo con la testa “Quindi..”

“Non puoi aspettarti che noi ti lasceremo solo ad affrontare tutto questo”, a quanto pare non volevano proprio farlo parlare, perché Michael lo zittì.

Ashton sbuffò, portando le mani a coprirsi il viso, non avendo più neanche la forza di controbattere.

Tutti e quattro rimasero immobili, mentre i ricordi iniziarono a farsi strada nelle loro menti.

Michael non la poteva dimenticare.

 

Rosa? Seriamente? Michael, devi dirmi qualcosa? Sei diventato gay e non me l'hai detto”, chiese Lisa mentre incrociava le gambe sotto di se, seduta su un pouf del salone da parrucchiere.

Michael era accanto a lei, comodamente seduta sulla poltrona bianca e con in mano una rivista di musica, trovata lì vicino.

Nel sentire le parole della ragazza, alzò lo sguardo, strizzando gli occhi e lasciandole uno sguardo severo, prima di darle addosso la rivista scoppiando a ridere.

La ragazza si parò il viso con entrambe le mani, togliendole poco dopo e scoppiando a ridere insieme a lui, portando poi la mano tra i capelli del ragazzo, scompigliandoglieli.

Non sono gay, Lisa, voglio solo provare”, disse poi.

Va bene, ma se ti prendono per il culo, non dire che non ti avevo avvertito”, rispose lei, alzando le mani in segno di resa, non riuscendo a trattenere un'altra risata.

Lo terrò a mente”, annuì il ragazzo, osservandola.

Michael ammirava Lisa per il suo essere sempre allegra. Era felice che lei fosse entrata nelle loro vite, illuminandole. Era sicuro che lei fosse la ragazza perfetta per Ashton. Sin da quando lui l'aveva descritta per la prima volta ai tre, Michael aveva capito che fosse una ragazza speciale e, quando lo conobbe, poté confermare le sue teorie.

Aveva chiesto molte volte alla ragazza di colorarsi con lui i capelli, ma lei si era sempre rifiutata, aggiungendo poi un “Scusa, ma io non rovino i miei capelli e poi, potrei perderli a forza di colorarli. Cosa che succederà molto presto a te, se non la smetti”, e tutte le volte Michael rideva, anche se consapevole di ciò.

Non poteva farci niente però, amava colorarsi i capelli, perché era il suo modo di esprimersi, il suo modo di essere e per questo Lisa lo adorava.

Aveva sempre pensato che il suo modo di farsi vedere fosse stravagante, ma che lo descrivesse nel modo giusto. Ognuno aveva il suo modo per farsi conoscere e per Michael, oltre alla musica, erano i capelli colorati.

 

Anche Calum era immerso nei propri pensieri. Non riusciva a dimenticare le giornate passate con Lisa ad insegnarle a suonare la chitarra.

 

Ci sono! Scusa il ritardo, ma la visita a mia nonna è durata più del previsto”, si scusò entrando nel garage Lisa.

Calum, che stava controllando le corde della chitarra, alzò la testa per portare lo sguardo alla ragazza appena arrivata, sorridendole.

Tranquilla, devo finire di accordarla”, rispose il moro, facendo un cenno alla chitarra “Allora, come sta tua nonna?”, chiese poi, mentre ritornava all'opera.

Lisa si avvicinò a lui, sedendosi a terra e mordendosi il labbro inferiore “Bene, per ora, ma non credo che andrà avanti ancora per molto. Credo che ormai la sua vita sia finita..”, mormorò lei, abbassando per pochi attimi lo sguardo, prima di riportarlo a lui, accennando un sorriso.

Scosse la testa, non volendo rattristirsi per questo.

Come vanno le prove con i ragazzi?”, chiese per cambiare argomento.

Calum sorrise, alzando per un attimo lo sguardo su di lei “Vanno alla grande, solo che non sappiamo ancora come chiamarci”, si rattristò un po'.

Lisa prontamente portò la mano sulla spalla di Calum, incoraggiandolo con un sorriso.

Dai, Calum, lo troverete. Nel momento meno opportuno, sono sicura che un nome vi verrà in mente.”, gli disse, e Calum non poté fare a meno di sorridere, lasciando andare la chitarra vicino a se, poggiandola con delicatezza e portando poi le mani sui fianchi della ragazza, avvicinandola a sé e facendola sedere sulle proprie gambe, prima di abbracciarla forte.

Hai sempre la risposta pronta”, mormorò vicino al suo orecchio, tenendola stretta tra le braccia.

Lei passò un braccio dietro il suo collo, alzando il viso per guardarlo, sorridendo come sempre.

E' la verità”.

 

Luke si passò frustrato le mani tra i capelli, mordendosi il labbro inferiore con grande forza, fino al sentire il sangue dentro la bocca.

 

Luke era sdraiato sul letto, la luce della camera spenta, avvolto nel buio totale. Teneva stretto un cuscino contro il petto e teneva gli occhi chiusi.

Non voleva sprecare altre lacrime, ma non riusciva a fermarle, non riusciva a smettere di piangere.

La porta della camera si aprì lentamente, facendo arrivare uno spiraglio di luce dritto in faccia al ragazzo, che velocemente gli diede le spalle.

Qualcuno entrò in camera, chiudendo poi la porta ed avvicinandosi al letto, sedendosi poi sul bordo.

Luke?”, la voce di Lisa si fece spazio nel silenzio della stanza.

Luke sbuffò, rimanendo fermo “Lasciami solo, Li”, rispose.

No”, disse subito, avvicinandosi di più al biondo, fino a poggiare la mano sulla sua spalla.

Parlane con me, ti prego”, sentiva preoccupazione nella voce della ragazza, ma notava anche che stava facendo di tutto per nasconderla.

Sospirando, si allungò per accendere la lampada sul comodino, prima di voltarsi, incastrando gli occhi azzurri in quelli marroni della ragazza, che in quel momento le stavano trasmettendo sicurezza e tranquillità.

Cos'ho che non va?”, chiese infine alla ragazza.

Lei aggrottò la fronte, non aspettandosi quella domanda.

Niente. Perché me lo chiedi?”.

Cos'ho in meno di altri ragazzi?”, continuò come se lei non avesse aperto bocca “Perché non ha scelto me? Perché ha preferito lui a me?”.

E li Lisa capì. Dopo essersi passata la lingua tra le labbra, si sdraio accanto a lui, incitandolo con le mani ad avvicinarsi a lei, facendogli poi poggiare il viso nell'incavo del collo.

Tu non hai niente che non va, Luke”, iniziò a parlare, ma venne interrotta dal biondo.

Invece si. Se non avessi niente lei mi avrebbe scelto, ed invece non l'ha fatto”, disse, scoppiando in lacrime.

Lisa non rispose, rimase ferma, muovendo semplicemente le mani lungo la sua schiena e sul suo viso, lasciandogli un bacio sulla fronte.

Era solo due anni più grande del ragazzo, ma lo sentiva lo stesso come un fratellino minore, e si sentiva in diritto di aiutarlo e stargli accanto.

Odiava vedere il biondo in quello stato, odiava vederlo piangere per una ragazza che di sicuro non lo meritava affatto.

Luke, sai che c'è una leggenda che dice che ognuno di noi ha un filo rosso, e questo filo rosso ci lega alla nostra anima gemella. Non ti devi arrendere Luke. Sei lei non ti ha scelto, vuol dire che non era la ragazza all'altra estremità del tuo filo. Devi solo aspettare, e un giorno la persona giusta arriverà. Arriverà quando meno te lo aspetti, travolgendoti la vita e facendoti trovare la vera ragione per sorridere.”

 

Nessuno dei quattro ragazzi fermi, appoggiati a quella ringhiera riusciva ad accettare la morte di Lisa. Lei c'era sempre stata per loro, li aveva aiutati in ogni occasione, si era sempre preoccupata per loro.

Ed ora? Cosa sarebbe successo senza quel raggio di luce?

“Lei era la nostra fan numero uno”, mormorò Calum, guardando lo strada sotto di loro. “Diceva che eravamo bravissimi, che saremmo diventati qualcuno un giorno. Aveva promesso di esserci, quel giorno”.

“Anche lei sarebbe potuta diventare qualcuno. Era una cantate straordinaria”, parlò Michael, portando lo sguardo su Calum che, per pochi secondi, ricambiò lo sguardo, prima di tornare a guardare giù.

“Non ha potuto mantenere la promessa. Qualcuno ha voluto prendersela per sé, portandola via da noi”, continuò Luke.

“Ovvio, era troppo perfetta. Anche Dio, o qualsiasi cosa ci sia là, l'ha voluta non riuscendo a resisterle”, disse Michael, prima di passarsi la lingua sulle labbra.

“La volevano tutti”, continuò, accennando una risata “Ed invece era solo nostra”.

“Ora invece, in cinque secondi è sparita, lasciandoci soli”, mormorò Luke.

“In cinque secondi di estate”, parlò per la prima volta Ashton.

Tutti e tre i ragazzi portarono la loro attenzione al riccio, annuendo con il capo.

Ormai Lisa non c'era, più. Ormai era stata portata via da loro, non ci sarebbe più stata la sua presenza fisica, ma tutti e quattro erano sicuri che ci sarebbe stata con il cuore.

Lisa aveva promesso loro che non li avrebbe mai lasciati soli, e avrebbe mantenuto la promessa, guardandoli dall'alto.

 

ANGOLO AUTRICE:

okay, è la prima volta che pubblico qualcosa in questa sezione.

Questa è un OS su Ashton. E' abbastanza deprimente, credo, ma dopo aver ascoltato Amnesia tutto il giorno credo che una cosa del genere sia abbastanza ovvia. 

Sinceramente, non so cosa dire,quindi meglio se sto zitta. Lasciate una recensione e ditemi cosa ne pensate e.. non so.

Baci.

  
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