Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |       
Autore: SEA_Fangirls    04/08/2014    7 recensioni
La pace che regna tra il Campo Mezzosangue e il Campo Giove è solo apparente. Una nuova profezia arriva ad incrinare l'equilibrio.
.
Dal profondo della morte il pericolo arriverà
Per gettare il mondo in una crudele oscurità
Nel mezzo di una guerra persa
Ricorda che il cuore è protetto dalla maggiore forza
Oh Buio, non dimenticare chi sei
Perché il mondo potrebbe finire per un errore degli dei.
.
Al Consiglio degli Dei del solstizio d'inverno, Ade dichiara guerra ai suoi fratelli, disposto a sacrificare l'intero mondo, ad annientare l'equilibrio che vige fin dai tempi più antichi, pur di ottenere il potere che reclama. I semidei si troveranno divisi, costretti a seguire le scelte dei propri genitori, costretti a combattere quelli che fino al giorno prima erano amici.
Tuttavia, gli dei non sono la minaccia più grande.
[NO SPOILER BLOOD OF OLYMPUS]
Genere: Azione, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Gli Dèi, Jason Grace, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic


New Divide


Jason
 
Le ginocchia di Jason cedettero. Si accasciò a sedere in terra, le gambe di gelatina.
Perché, perché non poteva andare tutto bene per una buona volta? Perché, dopo che erano a stento riusciti a sopravvivere a Saturno, cioè, a Crono e a Gea, adesso dovevano rischiare di nuovo la vita a causa dei loro stessi genitori?
La paralisi attanagliò per un momento tutta la sala del trono. L’equilibrio era stato brutalmente spezzato. Una guerra tra dei. Forse la disgrazia più grande che avrebbe potuto colpire il mondo.
Ebe, che aveva fatto entrare ed accomodare i semidei, si affrettò a farli alzare in piedi e a condurli fuori dal palazzo.
Mentre veniva sospinto in avanti dalla folla in preda al panico, Jason si voltò in tempo per guardare i portali della Sala del Trono che si chiudevano e che lasciavano intravedere un ultimo spiraglio di ciò che stava accadendo all’interno. Zeus aveva evocato la folgore, pronto a scagliarla su Ade, mentre l’oscurità roteava intorno a quest’ultimo. Gli altri avevano uno sguardo atterrito e disperato.
I semidei si riversarono nei giardini del palazzo di Zeus e per un istante restarono impietriti e in silenzio. Da dentro non arrivava più alcun rumore. Jason non sapeva se fosse per il potere isolante delle mura o perché si era davvero calmato tutto.
Un momento dopo, scoppiò di nuovo il caos. Ognuno difendeva la propria posizione o il proprio genitore. A Jason non importava, o almeno, non gli importava più di quanto avrebbe voluto.  L’unica cosa che voleva era trovare Piper e Leo.
I semidei non erano tantissimi, ma erano talmente accalcati, occupati ad accapigliarsi e a litigare, che attraversare quel marasma era quasi impossibile.
Cominciò a farsi strada tra la gente a suon di spinte e gomitate. «Piper! Leo!» gridava, cercando di sovrastare il rumore prodotto da centoventi ragazzi sbraitanti.
Continuò ad avanzare alla cieca tra la folla, cercando di vedere oltre le teste delle persone e cambiando direzione ogni qual volta gli sembrava di sentire la voce di uno dei suoi amici.
Pestò un piede ad un Greco e ficcò per sbaglio un dito in un occhio a Dakota, che lo spintonò all’indietro. Andò a sbattere contro qualcuno e rovinò a terra, atterrandogli sopra. Si girò in fretta per chiedere scusa, ma, quando si voltò, si ritrovò davanti ad una faccia ben nota. Era caduto addosso a Percy. Il figlio di Poseidone respinse l’istinto di abbracciarlo e gridò:«Jason! Siano lodati gli… ah, non fa nulla. Dobbiamo cercare di calmarli, o qui succede un casino!».
«Va bene, ma aiutami a trovare Piper e Leo». Poi gli porse un braccio per aiutarlo a rialzarsi.
Farsi largo nella folla in due è ancora più difficile che in uno solo. Se solo fosse riuscito ad avere una visuale migliore… Fu allora che gli venne un’idea. Agguantò Percy per le spalle e si librò in aria. Salì di qualche metro, quanto bastava ad avere una visione completa di tutta la folla. Ci mise un attimo a individuare Leo e Piper. Erano finiti in uno dei punti più critici della lite, dove la gente intorno stava quasi per venire alle mani. Jason planò verso una colonna vicina a loro. Lui e Percy salirono sul basamento, come se fosse un palco, seguiti a ruota dagli altri due ragazzi.
Fu il figlio di Giove a prendere la parola per primo:«Semidei, ascoltatemi! Dobbiamo… dobbiamo smetterla… con… tutto questo…». Ma se possibile stavano facendo ancora più baccano di prima. I pochi che lo avevano sentito, sull’onda dell’euforia, gli stavano gridando contro, probabilmente insultandolo, anche se non riusciva a capirlo. Per un attimo, Jason temette di vedersi arrivare un mattone in testa di nuovo.
Anche Percy fece un tentativo di calmare gli animi:«Ragazzi smettetela! State peggiorando la situazione!» anche se questo ottenne effetti peggiori del primo.  
I semidei stavano cominciando a radunarsi intorno alla colonna, con aria decisamente contrariata. Un Romano, indicandoli gridò:«Quei bastardi stanno con Ade! Sono amici di Levesque e Di Angelo! Stanno con Ade, vi dico!». Un crocchio di semidei, che apparentemente appoggiavano Zeus, si fece avanti sgomitando e sguainarono i gladi. Alcuni ragazzi in prima fila, tra i quali anche Reyna, cercarono di bloccarli, ma invano. Stavano quasi per dare la scalata al basamento quando Piper, con un balzo agile, si parò davanti a Jason e urlò:«Adesso basta per amor del cielo! Mettete giù quelle armi, calmatevi e ascoltate quello che abbiamo da dire!».
Jason non si era neanche accorto che Piper stava usando la lingua ammaliatrice fin quando non si ritrovò a buttare a terra il suo gladio d’oro senza motivo. L’intervento, però, aveva avuto l’effetto desiderato. Adesso tutti tacevano e guardavano verso la colonna, un po’inebetiti. Percy sospirò di sollievo e disse:«Bene. Grazie Piper. Ora, ascoltatemi. Non possiamo fare così. Ci stiamo comportando esattamente come gli dei!». Dopo quest’ultima affermazione, mormorii di dissenso si diffusero tra la folla in ascolto. Per evitare che la situazione precipitasse di nuovo, il figlio di Poseidone si affrettò ad aggiungere:«Sì, lo so che sono i nostri genitori e che perciò gli assomigliamo. Ma stiamo peggiorando la situazione. Andiamo, è solo l’ennesimo litigio degli dei! Sarà… quanto? La milionesima volta che si dichiarano guerra e poi non fanno mai niente! Cerchiamo di ragionare e di far calmare le acque».
Per Jason, l’ottimismo e l’ingenuità dell’amico furono come una doccia fredda:«Percy… gli dei non si sono mai dichiarati guerra. Hanno minacciato tante volte, ma non l’hanno mai fatto davvero».
Il figlio di Poseidone sbiancò e deglutì a vuoto:«D... davvero? Beh… allora quanto sono inconcludenti…». Aveva cercato di usare la sua naturale insolenza per sdrammatizzare, ma le parole gli erano uscite di bocca a malapena. Si vedeva dalla sua faccia che quello era stato un brutto colpo. Jason stava per mettergli una mano sulla spalla quando un enorme boato gli scosse le ossa.
Qualcosa, forse una saetta scagliata da Zeus, aveva colpito il tetto del palazzo, facendone crollare una parte. I semidei arretrarono, in preda al panico.
Qualcos’altro però, oltre al rumore della lite interna, uscì dalla voragine nella cupola. Nella testa di Jason esplosero due voci urlanti che gli compressero improvvisamente le tempie. Per un attimo pensò che il suo cervello si sarebbe ridotto in poltiglia. Non si rese conto neanche di cadere in ginocchio finché, con uno sforzo immenso, non riuscì a socchiudere gli occhi.
La sua mente continuava a pulsare sotto quella confusione assordante. Sentì che qualcuno lo tirava su per un braccio e lo aiutava a rimettersi in piedi. La sua testa diede tre o quattro furiosi giri, dopodiché la terra sotto di lui tornò stabile e il mondo smise di muoversi come se fosse una trottola impazzita. Era stato Leo ad aiutarlo, e adesso lo scuoteva per le spalle. Le sue labbra si muovevano, ma con tutto quel chiasso nella sua testa non riusciva a capire cosa stesse dicendo. Anche Leo sembrava essere un po’ provato: stringeva gli occhi e aveva un’aria piuttosto intronata, ma non certo come quella che doveva avere lui. Ripeté più forte ciò che aveva detto, in modo che Jason riuscisse a discernere le sue parole dagli strilli che gli riempivano il cranio:«Ehi, amico, tutto bene?».
«No Leo, non va bene. Non va bene per niente». Barcollò fino alla colonna e lasciò scivolare la schiena contro il marmo, proprio accanto a Piper. Lei teneva la testa rovesciata all’indietro e stringeva i denti in una smorfia di dolore. Leo restò accanto ad entrambi, in piedi, massaggiandosi la testa. Poco più in là, sui gradoni del basamento, Annabeth, che sembrava stare piuttosto bene, assisteva un Percy abbastanza stralunato. Frank, dal canto suo era letteralmente stramazzato al suolo, e non c’era molto che Hazel o Nico potessero fare, visto che anche loro si trovavano in condizioni disastrose.
Jason strinse i pugni e si concentrò su quello che accadeva nel suo cervello: sì, le cose che producevano tutto quel rumore erano proprio due voci, ma a chi appartenevano? Si concentrò ancora di più, rischiando quasi di svenire per le fitte di dolore che questo gli procurava.
Le due voci avevano timbri diversi. Una era acuta e schioccante come un fulmine, mentre l’altra era profonda e grave come un tuono. La prima sembrava proprio la voce di Zeus. No, era la voce di Zeus:«Non mi sono mai piaciuti i Romani tanto quanto mi stanno piacendo ora! Seguili! Unisciti a me, al mio schieramento!».
Anche l’altra voce parlò:«Per quanto mi costi ammetterlo, Zeus questa volta ha torto. Ha lasciato agire la sua ira a discapito del suo giudizio! Non ascoltarlo! Scegli ciò che ti sembra giusto, non ciò che ti è conveniente! Che non si dica mai che mio figlio ha chinato il capo e si è fatto comandare da qualcuno!».
Mio figlio… quindi la seconda voce apparteneva a Giove. Le due personalità di suo padre gli stavano urlando in testa. Frank aveva accennato a una cosa simile che gli era accaduta l’anno prima, durante la missione per sconfiggere Gea.  Adesso che gli dei si erano dichiarati guerra era normale che le due nature si fossero divise di nuovo.
Intanto, Giove e Zeus continuavano a strillare dentro la sua testa:«Scegli! Scegli di unirti a me!».
«Devi scegliere, ma devi fare la scelta giusta!».
Jason non sapeva cosa fare. In realtà non aveva intenzione di schierarsi. Non prendeva le posizioni di nessun dio. Si erano appena dichiarati guerra a dispetto di tutto il mondo.
Provò a parlare agli dei, sottovoce:«E se rifiutassi di scegliere da che parte stare?».
Questa volta la voce di Zeus non replicò. Fu solo Giove a rispondere:«Tutto il mondo si schiererà, perché tutto il mondo dipende da noi. Anche tu. Che tu lo voglia o no, seguirai un dio. Ma almeno puoi decidere da che parte stare. Scegli con saggezza».
La testa di Jason si riempì dei boati dei tuoni e del rumore del vento, come se un uragano infuriasse nella sua scatola cranica.
Entrambi gli dei lanciarono un urlo di sfida, ma la voce di Zeus si fece più forte e sovrastò in un baleno quella di Giove. Poi tutto il rumore tacque di colpo. Il silenzio fu così improvviso da sembrare irreale. Le orecchie di Jason fischiarono e si sentì la testa più pesante di un macigno. Ma non c’era paragone con la situazione dell’istante prima.
Intorno a lui, anche gli altri cominciavano a riprendersi.
Sentì che Piper faceva scivolare delicatamente la propria mano sulla sua. Lui la strinse e le sorrise. La ragazza ricambiò il sorriso, anche se era un sorriso teso, preoccupato. Jason si chiese se anche a lei fosse successa la stessa cosa e, se sì, che cosa le avevano detto le due personalità di sua madre.
Dei mormorii concitati si diffusero tra i semidei. Chi aveva subito quello pseudo lavaggio del cervello era ancora troppo intontito, ma, man mano che prendeva coscienza di ciò che era successo, appariva sempre più impaurito.
Chi invece era restato a guardare, come i figli di Apollo e di Atena, era già totalmente in preda al panico.
Jason si alzò e aiutò Piper a fare lo stesso. Annabeth venne loro incontro a passo spedito:«Cos’è successo? Che vi hanno detto?».
Il figlio di Giove la guardò perplesso:«Come mai a te non è successo nulla?».
«Beh, suppongo che Atena non abbia permesso che Minerva prendesse il sopravvento. Ma che cosa vi hanno detto gli dei?».
La mano di Piper strinse più forte il polso di Jason e la ragazza disse:«Ci hanno chiesto di scegliere con chi schierarsi».
«Si, proprio come pensavo».
Jason intervenne:«Ma non dobbiamo schierarci per forza, no? Voglio dire, possiamo opporre resistenza e rifiutarci di prendere parte in questa guerra!».
Annabeth si fece cupa in volto e rispose:«No. Non possiamo».
«Perché no! Non l’abbiamo voluto noi! Non siamo responsabili delle scelte sbagliate dei nostri genitori!».
«Non sono solo i nostri genitori! Sono i nostri dei! Non possiamo andare contro il loro volere! E poi, se anche tu provassi a resistere, chi ti appoggerebbe? Non abbiamo scelto noi questa guerra, ma adesso ci siamo dentro!».
«Perché non dovrebbero appoggiarmi?».
«Non capisci, vero? Questa è anche la nostra guerra. I movimenti degli dei hanno sempre influenzato i movimenti del mondo, quindi i nostri. Non siamo pedine del loro gioco, se è questo che intendi.  Questo è tanto il loro gioco quanto il nostro».
Jason avrebbe voluto replicare, dare sfogo a tutto il suo lato ribelle, ma non trovò niente da dire. Annabeth aveva ragione. Se anche avessero provato ad opporre resistenza, molto probabilmente avrebbero finito per farsi la guerra comunque.
Ormai la crepa c’era. Adesso stava tutto del decidere su quale versante di essa stare.
I battibecchi e i litigi ricominciarono ad infuriare tra la gente. Nico continuava a difendere Ade. Aveva sguainato la spada di ferro nero dello Stige e teneva debita distanza tutti i sostenitori di Zeus che provavano ad attaccarlo. Negli ultimi tempi Percy gli aveva dato lezioni di scherma, accrescendo così il suo talento naturale. Adesso riusciva a tener testa persino a Jason stesso.
Teneva la spada puntata dritta davanti a sé. Hazel, al suo fianco, teneva la mano sull’elsa della sua arma, pur senza sguainarla.
«Siete pazzi a dare ragione a Zeus. È un tiranno! Cos’ha mai fatto per voi?» urlava Nico.
«Di certo molto di più di quello che ha fatto Ade!» sbraitò un ragazzo Romano.
Le loro spade si incrociarono per un momento. Jason si scagliò verso di loro e si mise in mezzo:«Basta voi due! C’è una guerra alle porte e voi combattete adesso?».
Il Romano tentò una finta a sinistra, per schivare il figlio di Giove, ma non servì a molto.
«Togliti di mezzo Grace! Voglio solo dare una lezione a questo graecus».
«Questo graecus è mio amico, e io sono ancora il tuo pretore. Quindi lascialo stare e vai a renderti utile».
Il Romano rinfoderò il gladio e mugugnò:«E poi tu dovresti essere dalla nostra parte… traditore».
Jason non se ne curò e si voltò verso Nico:«Tutto bene?».
«Sì, ma me la sarei cavata anche da solo».
«Ah, beh, se lo dici tu…».
Jason sorrise, ma il suo barlume di allegria cadde nel vuoto. Nico lo scrutava con uno sguardo indecifrabile, con il mento appoggiato su una mano, come se stesse pensando a qualcosa che lo rendeva serio. Poi disse:«Sai, forse quel Romano aveva ragione. A che gioco giochi, Grace?».
La frase appena pronunciata dal figlio di Ade fu per Jason come un dardo dritto nella schiena:«Cercavo solo di aiutarti! Sai, non è che perché siamo in guerra dovremmo smetterla di essere amici».
«Questo è tutto da vedersi». Detto questo, Nico si voltò e si confuse tra la folla.
Il figlio di Giove tornò sconsolato verso il basamento della colonna.
Seduti lì c’erano ancora Piper e Leo. Non parlavano tra di loro, si limitavano a fissare il vuoto. Gli bastava essere vicini.
Molto spesso Jason si era sentito geloso, ma non perché credeva che Piper e Leo fossero qualcosa di più che amici. Era geloso perché loro due avevano un legame speciale che lo escludeva, e che sembrava insuperabile. A volte la sua relazione con Piper impallidiva di fronte all’amicizia della ragazza con Leo.
Andò a sedersi in mezzo a loro.
Dopo un iniziale silenzio, che sembrò durare un’eternità, Piper chiese, con voce un po’tremante:«Tu da che parte stai Jason?».
Ecco di nuovo quella domanda alla quale non sapeva dare una risposta. Non si ancora deciso, benché dovesse e, in un certo senso lo volesse.
Così decise di essere il più sincero possibile:«Zeus è stato un idiota ad accusare Ade senza prove. Ma Ade ha dichiarato guerra senza neanche pensarci troppo, infischiandosene della sorte del mondo».
Gli occhi di Piper si illuminarono:«Allora scegli Poseidone! Afrodite ed Efesto sono con lui, quindi anche io e Leo! Vieni con noi!».
«Per cosa? Tentare di fermare una guerra facendole la guerra?».
«Poseidone cerca di riportare la pace».
«E come credi che lo farà? Con manifestazioni non violente stile Greenpeace? Non penso proprio».
«Allora cosa farai?»
«Non lo so».
Tra di loro calò di nuovo il silenzio. Tuttavia, nella testa di Jason c’era ancora una voce, ma non era quella di un dio. Era la sua. E continuava a ripetere la stessa frase: “Da che parte stai? Da che parte stai? Da che parte stai?”.
Avrebbe tanto voluto seguire Piper e Leo e combattere al loro fianco, ma sapeva che Poseidone non era la scelta giusta. Sentiva il bisogno di schierarsi attivamente, di difendere le sue idee.
Se avesse scelto Poseidone avrebbe combattuto a fianco dei suoi amici, ma sarebbe stato un’ipocrita. Combattere per un ideale che non è il tuo è molto difficile, e Jason lo sapeva bene.
Mise le braccia intorno alle spalle dei suoi amici e li strinse a sé. Leo aveva un’espressione mogia e arrabbiata. Avrebbe proprio avuto bisogno del suo umorismo irritante questa volta. Ma la cosa di cui aveva più bisogno in quel momento era tempo per pensare. Giove gli aveva detto di scegliere con saggezza, ma come poteva farlo quando le uniche tre piste possibili erano tutto meno che sagge?
Aveva bisogno di tempo, ma il tempo era l’unica cosa che non poteva avere.
In quel momento, infatti, le porte del palazzo si spalancarono. Ne uscì Ade, il volto arrabbiato, il passo fiero e sprezzante, circondato dalle ombre e seguito da altri tre degli dei maggiori: Ares, che gli aveva già fornito inconfutabilmente l’appoggio; Demetra molto probabilmente per stare vicina alla figlia Persefone ed Era, che si era opposta a suo marito, il re degli dei, per difendere la causa che riteneva giusta.
La congrega di dei si fece largo nel giardino, fino a raggiungere i cancelli. Subito dopo di loro uscì Poseidone, il viso stravolto e la barba e i capelli ingrigiti di colpo. Agitò il pugno ed urlò a qualcuno ancora dentro il palazzo:«Non vi seguirò in questa follia! Farò tutto ciò che è necessario per fermarvi, costi quel che costi!». Schierati con lui c’erano Afrodite, Efesto e Apollo.
Infine, sulla soglia del portale, apparve Zeus in persona. Alle sue spalle c’erano gli dei restanti, quelli che continuavano ad appoggiarlo: Atena, Ermes, Dioniso e Artemide.
Tutti e tre i Pezzi Grossi guardavano verso i semidei come fossero una torta di cui ognuno si voleva accalappiare il pezzo più grosso. Perché gli dei, per combattersi l’un l’altro, avevano comunque bisogno di un esercito. E chi meglio dei loro stessi figli?
Ade fu il primo a parlare:«Non cercherò di convincere né obbligare nessuno di voi a seguirmi. Non sono come i miei fratelli. Perciò sono sicuro che chi si schiererà con me mi sarà leale. Non ci saranno né spie né disertori, perché dovranno vedersela con me. Consideratevi avvisati. Adesso, chiunque voglia battersi al mio fianco si alzi e venga qui».
Nico fu il primo. Hazel esitò, come se aspettasse qualcuno. Quel qualcuno era Frank. Si vedeva che il figlio di Marte aveva sofferto la decisione e che seguiva Ade un po’a malincuore. Jason ebbe un moto di preoccupazione per l’amico.
Si alzarono uno ad uno i figli di Ares e di Demetra, molti dei Romani e anche qualche figlio di divinità minori.
Adesso si trovava di fronte ad un bivio.
Gli ritornarono in mente frasi delle discussioni precedenti: “E poi tu dovresti essere dalla nostra parte… traditore”. “Scegli con saggezza”. “Zeus è un tiranno! Che cos’ha mai fatto per voi?”.
Cos’aveva mai fatto per lui? Niente. Invece Ade, che cosa aveva fatto per lui? Meno di niente.
C’era qualche dio che avesse mai fatto qualcosa per lui? Sì. E per quanto quel qualcosa fosse stato lungo e sofferto, lo aveva portato a salvare il mondo più volte, conoscere i suoi amici più cari e ritrovare se stesso.
Poteva anche essere un figlio di Giove, ma era il paladino di Era. La più bisbetica e vendicativa tra gli dei, ma l’unica che lo avesse mai aiutato.
In quel momento capì che per ogni persona la saggezza risiede in un luogo diverso. Per lui, stava nel cuore. E le scelte fatte con il cuore erano le migliori che avesse mai fatto in tutta la sua vita.
Così, senza nemmeno rimuginare troppo sulla decisione appena presa, si alzò in piedi e camminò verso il gruppo di dei e semidei riunito in fondo al giardino.
Sentiva le voci dei suoi amici e di Piper chiamarlo, ma sembravano lontane e di scarsa importanza. Se avesse seguito Poseidone o Zeus non sarebbe mai più stato in pace con se stesso. Sarebbe stato accanto alle persone che amava di più al mondo, ma non avrebbe combattuto per ciò che riteneva giusto, o almeno,più giusto tra tutto.
Tuttavia, mentre camminava verso Ade, il suo nome fu chiamato da qualcuno che non poté ignorare:«Cosa credi di fare ragazzo?».
Jason si voltò e vide Zeus ancora sulla soglia del palazzo, le braccia conserte e lo sguardo ancora più minaccioso. Il ragazzo rispose spavaldo:«Mi unisco al mio schieramento».
«Ma tu sei mio figlio. Ti devi unire a me».
«Io non sono tuo figlio. Sono figlio di Giove. E Giove mi ha detto di scegliere con saggezza. Questa è la mia decisione».
«Sei uno stolto».
«Vorrà dire che ne pagherò le conseguenze per conto mio».
«Oh, sì che lo farai, perché non si può voltare le spalle così al re degli dei. Io ti maledico! Che tu possa provare cosa significa essere traditi! E che tu possa essere tradito da una persona di cui ti fidi! Che questa ti conduca al fato peggiore che possa esistere!».
Un fulmine si abbatté sulla testa di Jason. Fu come se tutti gli atomi del suo corpo fossero separati l’uno dall’altro. Per un attimo non pensò più a nulla, non sentì più nulla, non fu più nulla. Poi, quando l’elettricità fu assorbita dal terreno e la luce abbagliante scomparve, tutto si ricompattò insieme, e cadde a terra come se fosse fatto di piombo.
Piper corse immediatamente da lui, fregandosene dell’ira di Zeus. Jason si rimise in piedi. A dire la verità si sentiva normalissimo.
Prese la testa di Piper fra le mani e la baciò. Si chiese se la maledizione fosse vera, se sarebbe stata proprio lei a tradirlo. Poi decise che non aveva importanza, perché nonostante tutto non avrebbe mai perso la fiducia in lei e nei suoi amici.
«Ti amo Piper, abbi cura di te».
Detto questo si voltò, ed andò in contro ad Ade, al suo nuovo schieramento, al suo nuovo destino. 
________________________________________________________________________________________________
Spazio autrici: 
scusate per l'ora indecente alla quale abbiamo postato, ma domani (o meglio, oggi) partiamo e ce ne andiamo al mare per una settimana. Prima di partire volevamo postare il capitolo a tutti i costi, visto che, tra pigrizia, esami del patentino, un gigantesco blocco dello scrittore della povera Adele e uno strano rituale a noi sconosciuto chiamato "vita sociale", era più di un mese che non aggiornavamo.
Vi volevamo rendere partecipi di un'altra novità: questa storia avrà dei banner per ogni capitolo. Intanto abbiamo pubblicato quello del primo capitolo. Per gli altri dovrete aspettare un po'.
Il titolo di questo capitolo (bella la parola capitolo, eh?) è tratto da New Divide, dei Linkin Park.
Leggete e recensite
-SEAs
  
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: SEA_Fangirls