Capitolo
1
“Sono
stanchissima,” sospira Rachel, lasciandosi cadere sul divano
di fianco a me.
“Giornata
pesante al lavoro?” le chiedo, alzando gli occhi dal mio
libro.
“Puoi dirlo
forte. Oggi avevo un doppio turno e non abbiamo avuto un attimo di
tregua. I
clienti continuavano a farci richieste e si trattava quasi sempre delle
stesse
canzoni. Pensa che abbiamo dovuto trattenere Santana dal picchiare un
cliente
quando ci ha chiesto di cantare per la quinta volta I
will always
love you.”
“Dovevate
aspettarvelo, dopotutto oggi è San Valentino,” le
dico, sorridendo al pensiero
di quello che stava per fare Santana.
“Già, oggi è
la festa degli innamorati e noi non abbiamo uno straccio di ragazzo con
cui
festeggiare.”
“Potevi
sempre continuare ad uscire con quel Brody.”
“Ma se eri
tu il primo a cui non piaceva,” dice alzando gli occhi al
cielo, “e poi lo sai
che girano delle voci su una sua presunta storia con la July e con un
altro
paio di insegnanti della Nyada.”
“Magari per San
Valentino ti avrebbe proposto un po’ di sesso di
gruppo,” la prendo in giro, cercando
di ritrovare il segno sul mio libro.
“Ah ah. Ma a
proposito di gruppo…che ne diresti di una bella uscita con i
ragazzi stasera?”
dice mettendo su un sorrisetto furbo.
“E chi
sarebbero questi ragazzi?”
“I ragazzi
del lavoro, sai Jack, Santana, Dani…Blaine”
dice, abbassando il tono di voce sull’ultimo nome.
“Mi chiedono
spesso di te. Sai, anche se non lavori più con noi potresti
passare a trovarci
qualche volta,” continua poi, cercando di distrarmi.
“Quindi tu
stasera vorrestifare un uscita di gruppo. Non è solo una
scusa per presentarmi
quel Blaine?”
“Certo che
no, anche se uscendo insieme sarebbe scortese non presentarsi. Poi se
vi
doveste piacere potresti sempre farmi un segno e
noi…”
“Rachel,” la
interrompo, chiudendo definitivamente il mio libro e alzandomi in
piedi.
“Quante volte devo dirti che non devi organizzarmi
appuntamenti?”
“Ma Kurt,
sono sicurissima che Blaine ti piacerebbe, e poi sei uscito con
pochissimi
ragazzi da quando sei a New York.”
“Se non vado
errato me li hai presentati quasi tutti tu, e guarda con che risultati.
Ti
sembra che io stia ancora uscendo con qualcuno di loro? E poi non mi
risulta
che tu sia uscita con molti ragazzi.”
“No, ma…io…”
“Basta Rachel,
facciamo un patto: quando tu ti deciderai a chiarire con quello stupido
di mio
fratello, allora io accetterò di uscire con i ragazzi che mi
vuoi presentare.”
Lei apre la bocca per dire qualcosa, ma poi la richiude e abbassa lo
sguardo.
Forse ho un po’ esagerato. Poso il libro sul tavolino e mi
siedo vicino a lei.
“So che può
sembrare stupido,” dice lei a bassa voce “ma ci
sono tante cose irrisolte tra
noi. E poi c’è la distanza, io qui ho la scuola e
il lavoro e le prove del
musical…”
“Lo so,” le
dico, poggiandole una mano sul ginocchio.
“Ma so che
un giorno ce la faremo. Primo o poi sarà il nostro
momento,” aggiunge poi,
rialzando la testa. “Lui diventerà un bravissimo
professore e io sarò una
grande star. Un giorno verrà alla prima del mio spettacolo e
mi aspetterà
all’uscita con un mazzo di fiori. A quel punto ci guarderemo
negli occhi e sarà
come se questi anni non fossero mai passati, come se non ci fossimo mai
lasciati. È questo il motivo per il quale non esco molto con
i ragazzi, mi
sento in colpa perché è come se avessi
già una relazione.”
“Questo è
anche il motivo per cui io non voglio uscire con tutti questi
ragazzi,” le dico
dopo qualche secondo di silenzio.
Lei mi
guarda confusa.
“Non voglio
sedermi in un ristorante sforzandomi di trovare un argomento di
conversazione,”
continuo allora io. “Credo nell’amore a prima
vista. Voglio incontrare una
persona per caso e sentirmi attratto da lui e scoprire che abbiamo
qualcosa in
comune; voglio un’impacciata richiesta di appuntamento e
voglio avere la
certezza che hai tu. La certezza di amarlo e di voler passare tutta la
mia vita
con lui.”
Rachel mi
guarda un attimo, poi si alza e mi poggia una mano sulla spalla.
“D’accordo,
prometto di non provare più a organizzarti appuntamenti al
buio. Però tu
dovresti uscire un po’ più di casa per incontrare
questo principe azzurro.”
“Ci penserò,
ma oggi non sono proprio in vena,” le dico sprofondando nel
divano. “E poi ho
ancora da studiare.”
“Okok, per
questa volta passi, ma la prossima non voglio sentire ragioni, a costo
di
trascinarti in un locale con il tuo pigiamino e i capelli
arruffati.”
“Strega,” le
grido, mentre si dirige verso il bagno. Lei mi lancia un bacio prima di
chiudersi la porta alle spalle. Poco dopo sento il rumore
dell’acqua della
doccia e prendo il mio libro per ricominciare a studiare.
Circa un’ora
dopo, una Rachel messa in tiro mi compare davanti.
“Allora,
come sto?” mi chiede facendo una piroetta.
“Benissimo,
soprattutto considerando come ti conciavi un paio di anni fa.”
Lei mi fa
una linguaccia e poi prende il cappotto dall’appendiabiti.
“Sei proprio sicuro
di non voler venire?”
Chiede
quando è ormai sulla porta.
“Sicurissimo.
Finirò questo capitolo, poi farò il mio rituale
di idratazione e andrò a
letto.”
“Ok nonno,”
mi saluta lei. “Non aspettarmi alzato.”
“Stai certa
che non lo farò.”
Quando
rimango finalmente solo mi concentro sul capitolo. Non ci metto molto a
finirlo,
poi mi dirigo nella mia stanza e mi preparo per andare a letto. Una
volta sotto
le coperte però il sonno tarda ad arrivare, così
accendo il portatile e metto Moulin Rouge.
Chiudo gli occhi mentre i
protagonisti cantano Came what may
ed
è l’ultima canzone che sento.
La
mattina
dopo la sveglia suona alle sei, anche se non ho lezioni fino al
pomeriggio. Da
quando sono alla Nyada sono ancora più attento con il
mangiare sano e ogni
mattina mi sveglio presto per fare i miei esercizi.
Dopo una
intensa mezz’ora di attività vado in bagno per una
bella doccia, ma quello che
vedo mi fa completamente dimenticare il motivo per il quale sono
lì. C’è un
ragazzo addormentato nella vasca da bagno. È completamente
vestito, ma i suoi
abiti sono sporchi e stropicciati. I suoi capelli sono arruffatissimi e
le
braccia sono abbandonate fuori dalla vasca in una posizione che non
sembra per
niente comoda.
Rimango
qualche altro attimo a fissarlo, è carino. Però
penso che sia strano che Rachel
abbia portato un ragazzo a casa dopo il discorso di ieri. Alla fine
esco dal
bagno senza fare rumore e mi dirigo in camera di Rachel.
La trovo
profondamente addormentata e, stranamente, vestita.
“Rachel, Rachel,”
la scuoto piano. Dal momento che non sembra funzionare la scuoto
più forte.
“Mmm, che
c’è?” mugugna lei.
“Mi dispiace
disturbarti, ma dovrei fare la doccia e il tuo amico ha deciso di
andare a
dormire nella vasca.”
“Cosa? Chi?”
Chiede smarrita, poi sembra capire e si alza in piedi velocemente.
“Vieni ad
aiutarmi.”
La seguo in
bagno e la aiuto a far alzare il ragazzo dalla vasca. Lui biascica
qualcosa
senza senso mentre si regge a fatica in piedi. Non apre nemmeno gli
occhi.
“Su, qualche
altro passo e siamo arrivati al divano,” gli dice Rachel
cercando di dirottarlo
in quella direzione.
Mi sembra
strano che non voglia portarlo in camera sua, ma poi penso che non
voglia che
le vomiti nel letto, così continuo a sostenerlo
finché non arriviamo al divano.
Le ginocchia del ragazzo toccano il divano e lui si lascia subito
cadere a peso
morto. Rachel allora raccoglie una coperta da terra e gliela poggia
addosso.
“Allora,
devi dirmi qualcosa?” chiedo alla mia amica dopo che ci siamo
allontanati dal
divano.
“Si, Blaine
ha dormito qui,” dice lei con semplicità.
Rimango
sorpreso per un attimo e mi volto verso il divano lanciando un occhiata
al
ragazzo che ha cominciato a russare.
“Così quello
è Blaine?” chiedo.
Lei
annuisce.
“Il Blaine
che volevi presentarmi?
Annuisce di
nuovo.
“Quello che
a tuo avviso è perfetto per me?” lei sbuffa e mi
fa ancora cenno di si.
“E dimmi, è
stato il fatto che sia un alcolizzato a fartelo pensare? O hai capito
che
eravamo perfetti insieme perché è più
basso di me e non potrebbe rubarmi i
vestiti?” le chiedo sarcasticamente.
“Vedo che
oggi ti sei svegliato simpatico,” mi dice, facendomi il
broncio. “Blaine è un
bellissimo ragazzo, anche se non è molto alto; inoltre
è la prima volta che lo
vedo ridotto in questo stato. A inizio serata era normale, ma ad un
certo punto
ha ricevuto una chiamata e ha cominciato a bere. Alla fine era talmente
ubriaco
da non ricordarsi nemmeno il suo indirizzo, così
l’ho portato a dormire qui
visto che eravamo i più vicini al locale,” dice
tutto d’un fiato.
“OK.
L’importante è che ora il bagno sia libero. Se
permetti, vado a farmi una bella
doccia o farò tardi a lavoro.”
“D’accordo.
Io torno a dormire,” risponde con uno sbadiglio.
Arrivato in
bagno mi accorgo che c’è un telefono sul
pavimento. Deve essere di Blaine. Lo
raccolgo e lo poggio sul lavandino, prima di entrare nella vasca e
rilassarmi
sotto il getto caldo dell’acqua. Una volta lavato e vestito,
mi dirigo in
cucina e preparo una bella colazione abbondante, anche
perché probabilmente
salterò il pranzo, e poi posso lasciare qualcosa anche per
Rachel e Blaine. Mangio
velocemente perché ormai si è fatto tardi, poi
prendo la mia tracolla ed esco
per andare a lavoro.
Alla
redazione di Vogue la mattinata passa velocemente. Ormai non sono
più un
semplice stagista, ma il segretario personale(e stipendiato) di
Isabella.
Questa promozione mi ha permesso di lasciare l’altro lavoro,
ma anche così è
difficile far combaciare tutti gli orari.
Poco prima
di pranzo Isabella mi dice che posso andare a casa, così
timbro il cartellino e
vado a prendere la metropolitana.
“Rachel,
sono tornato,” urlo non appena metto piede in casa. Mi blocco
di colpo perché
quello che mi sta fissando dal divano non è certo Rachel. Mi
ero completamente
dimenticato di Blaine.
“Ciao,”
saluta timidamente.
“Ciao”
rispondo,non sapendo bene cosa dire.“Ehm,
dov’è Rachel?”
“È sotto la
doccia,” mi risponde. “E a proposito di questo,
credo di dovermi scusare.”
Lo guardo
interrogativo.
“Rachel mi
ha detto che mi sono fatto trovare nella tua vasca,”
chiarisce. “Mi dispiace,
sai di solito non bevo e non mi comporto così.”
“Non
preoccuparti,” rispondo. “Quando Santana abitava
qui e beveva un po’ troppo,
finiva per infilarsi nel mio letto e cercava anche di buttarmi
giù. E poi è
sempre meglio trovare te che non un ragno nella vasca,”
aggiungo, ma non penso
che mi abbia sentito perché sta ridendo.
All’improvviso però si blocca e porta
una mano alla fronte.
“Ah, la mia
povera testa. Giuro che non berrò mai più
così tanto,” dice strizzando gli
occhi.
“Ti prendo
un’aspirina,” gli dico, dirigendomi verso gli
stipetti della cucina. Prendo un
paio di aspirine, riempio un bicchiere d’acqua e glieli
porto.
“Grazie,”
dice, prima di buttare giù le pillole e metà del
bicchiere d’acqua.
A quel punto
restiamo entrambi in silenzio senza sapere cosa dire. Per fortuna,
Rachel esce
dal bagno proprio in quel momento.
“Ehi Blaine,
ti ho lasciato tutto nel bagno, quando vuoi puoi andare a fare la
doccia,”
dice. Poi nota la mia presenza. “Sei già
tornato?”
“Si,
Isabella non aveva più bisogno di me.”
“Beh allora
io vado in bagno,” dice Blaine alzandosi dal divano.
“Fa pure con
comodo,” gli dice Rachel mentre lui si allontana.
“Allora, cosa ne pensi?” mi
chiede, dopo che la porta del bagno si è chiusa.
“Non è molto più carino quando
è sveglio? Hai notato il colore dei suoi occhi?”
“L’unica
cosa che ho notato è la puzza di alcool che
trasudava,” le rispondo,non volendo
darle soddisfazione anche se li ho notati e come.
“È vero, ha
esagerato un po’, ma ho scoperto cos’è
successo che lo ha sconvolto così
tanto,” si blocca e mi guarda, aspettando che gli faccia
qualche domanda, ma resto
impassibile anche se muoio dalla voglia di sapere cosa gli è
successo.
“Ok, te lo
dico lo stesso,” riprende lei pochi secondi dopo. La conosco
troppo bene. “A
quanto pare ieri l’ha chiamato il suo ex. A quanto ho potuto
capire è un
bastardo che lo ha solo usato, e ora ha chiamato per avvertirlo che ci
sarà
anche lui al matrimonio del fratello di Blaine.”
“Non
capisco,” le dico “può essere
fastidioso, ma non così scioccante.
“Aspetta,
non è finita. Lui l’ha chiamato per dirgli che lo
rivuole e Blaine era talmente
sconvolto che si è inventato di avere un fidanzato che lo
avrebbe accompagnato,
ma non ha nessuno. Non si sa bene come, la notizia è
arrivata subito alla sua
famiglia e suo fratello gli ha mandato un messaggio per dirgli che ha
aggiunto
un posto, ma che avrebbe dovuto avvertire prima. Così ora
lui è rimasto
fregato, farà una figuraccia con la sua famiglia e
finirà tra le grinfie
dell’ex che, a quanto pare è
irresistibile,” sciorina Rachel, che non vedeva
l’ora di condividere le informazioni.
“Devo
ammettere che si è cacciato proprio in un bel guaio. Sembra
la trama di una telenovela
argentina!” dico, alzandomi dal divano mentre continuo a
pensare alla sua
situazione. “Magari può chiedere a qualche suo
amico di accompagnarlo e fingere
di essere il suo fidanzato. Così avremmo il colpo di
scena,” scherzo poi,
dirigendomi verso la mia stanza.
“Kurt
Hummel, sei davvero un genio!” esulta lei alzandosi in piedi
a sua volta.
“Rachel,
stavo solo scherzando,” provo a fermarla io. Ormai
è troppo tardi però, Rachel
Barry è in modalità combattimento e sta andando a
bussare alla porta del bagno
per informare Blaine del piano.
Scuoto la
testa sconfortato e vado in camera per cambiarmi per la scuola. Sul mio
comodino il portatile è ancora aperto su una scene di Moulin
Rouge. Non so
quando durante la notte devo averlo bloccato. Sto per chiudere la
finestra
quando sento qualcuno che si schiarisce la voce.
“Scusa
l’intrusione,” dice Blaine scostando la tenda che
mi fa da porta. Ha i capelli
bagnati e indossa dei vestiti che mi sembrano familiari e che gli
stanno
decisamente grandi. “Rachel mi ha dato questi vestiti, ma
come puoi vedere mi
vanno leggermente grandi. MI ha detto di chiederti se hai delle spille
o
qualcosa del genere per aggiustarli un po’.”
Gli lancio
un occhiata e poi mi dirigo al mio armadio. “Tieni, prendi
questi,” gli dico
porgendogli dei vestiti che penso possano stargli bene. “Per
sistemare quelli
che hai addosso ci vorrebbe una macchina da cucire e almeno una
mezz’ora di
tempo.”
“Grazie,”
dice sorridendo, e devo ammettere che ha proprio un bel sorriso.
“Puoi
cambiarti qui,” gli dico prima che esca dalla stanza,
“tanto stavo uscendo.”
Lui mi
ringrazia ancora mentre io esco dalla stanza.
Appena metto
un piede fuori dalla porta quasi sbatto contro Rachel.
“Che ci fai
appostata qui dietro?”
“Niente,
volevo solo sapere se Blaine aveva pensato a qualcuno a cui chiedere il
favore,
ma dov’è?” mi
chiede.
“Si sta
provando dei miei vestiti,” dico, “quelli che gli
avevi dato erano enormi.”
“Ci credo,
erano di Finn.”
“Come sto?”
chiede Blaine uscendo dalla mia camera e trovandoci praticamente dietro
la
porta.
“Bellissimo,”
dice Rachel mentre io lo squadro da capo a piedi.
Gli ho dato
dei miei vecchi vestiti e anche se gli vanno un po’ lunghi
devo dire che
l’effetto nel suo complesso non è niente male.
Ci metto un
po’ ad accorgermi che gli altri due mi stanno guardando.
“Stai bene,”
mi affretto a dire imbarazzato, mentre Rachel ride sotto i baffi.
“Comunque
ora è meglio che vada. Ho approfittato anche troppo della
vostra ospitalità e
tra un’ora ho anche lezione.”
“Figurati, è
stato un piacere per noi ospitarti,” dice Rachel, mentre ci
incamminiamo verso
l’ingresso.
“Allora ci
vediamo stasera al lavoro” dice lui, quando siamo ormai sulla
porta. “E Kurt, è
stato un piacere conoscerti, grazie ancora per i vestiti, te li
riporterò il
prima possibile,” aggiunge, guardandomi negli occhi.
Maledetta Rachel, devo
ammettere che sono davvero dei begli occhi.
“Ciao
Blaine,” saluta ancora Rachel mentre lui sta scendendo le
scale. “Mi
raccomando, fammi sapere quando trovi un
accompagnatore.”
Quando
Blaine scompare alla vista, Rachel chiude la porta e ci lasciamo cadere
entrambi sul divano.
“A cosa
pensi?” le chiedo, non essendo abituato al suo silenzio.
“Che avevi
torto,” risponde, guardandomi seria. “Anche se
è più basso di te, Blaine può
rubarti lo stesso i vestiti."
La guardo
per un attimo e poi scoppiamo entrambi a ridere.
Ciao a tutti. Questa è la prima fanfiction che pubblico nel fandom di glee, è da un pò che sono indecisa se pubblicarla, ma alla fine mi sono decisa.
Spero tanto che vi piaccia, se vi va fatemi sapere che ne pensate. Un bacio, alla prossima.