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Autore: NicoDiAngelo_    04/08/2014    3 recensioni
Annabeth. Nico. Un incontro, un bacio, la rabbia e la confusione. La scelta è solo di Percy.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Annabeth Chase, Nico di Angelo, Percy Jackson, Sally Jackson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Percy girovagava mano per la mano con Annabeth per le affollate strade di New York, cercando di pensare a qualcosa che non fosse quello che ormai era diventato un chiodo fisso nella sua testa: Nico. Si ritrovava a pensare a lui, alle mani del ragazzo che sfioravano le sue casualmente per poi ritrarle imbarazzato, agli occhi neri che incrociava distrattamente mentre Annabeth gli parlava di chissà quale grande opera di architettura. Piccoli gesti ma che per Percy significavano tanto. Ma sapeva che tutto ciò era sbagliato e se lo ricordava ogni volta che incontrava lo sguardo sveglio della ragazza bionda al suo fianco. 
-Percy, mi stai ascoltando?- La voce di Annabeth gli arrivò al cervello velocemente e lui sobbalzò. 
-Sì, sì come dici tu va bene.- Lei lo guardò torva come faceva spesso, ma in quel periodo erano davvero tante, troppe, le volte in cui lo sorprendeva a pensare ad altro. Ma il suo sguardo si addolcì subito dopo lasciandogli un bacio sulla guancia. 
-E va bene Testa d'Alghe. Torniamo a casa.- Percy sorrise forzatamente. Erano due giorni che Sally Jackson gli aveva permesso di invitare la sua ragazza a casa e farla rimanere la notte. Imboccarono una stradina vicino ad una gelateria e si guardarono intorno. Percy rimase stupito di vedere una figura scura, minuta, un po' più bassa di lui. I capelli neri e corti erano scompigliati, dalla maglietta a maniche corte nera spuntavano due braccia incredibilmente bianche. 
-N... Nico- sussurrò. Si avvicinarono di più e poggiò una mano sul braccio. 
-Ma che diavolo ti prende, amico?!- sbottò questo all'improvviso. Percy scosse la testa. L'immagine muto all'istante. Il ragazzo in questione non aveva la pelle chiara e nemmeno i capelli arruffati. Bensì un gran cespuglio di riccioli biondi gli ricadevano sulla maglietta azzurra. 
-Scusami, ti avevo preso per un'altra persona.- tentò di spiegare. Ma il ragazzo era già scomparso dietro l'angolo. 
-Ehi, tutto bene?- squillo Annabeth. Aveva osservato tutta la scena e non ne era rimasta sorpresa. Il suo ragazzo era ormai un bel po' di tempo che sembrava distante, perso nei suoi pensieri. Più volte aveva notato che si rintanava in uno strano silenzio, quasi come scomparisse il mondo tutto intorno a lui. Voleva sapere cosa gli succedeva ma allo stesso tempo non voleva sembrare oppressiva. Quando Percy le rispose con un cenno del capo, lei capì che non era il caso di continuare la discussione. Se ci fosse stato qualcosa di sbagliato nel loro rapporto, di certo glielo avrebbe detto. Arrivarono sulla soglia di casa Jackson e Sally li accolse sorridente. 
-Ragazzi, ho preparato una torta è in cucina.- Annabeth la ringraziò cordialmente per poi lasciare la mano di Percy che aveva stretto per tutto il tempo, come potesse perderlo, come se potesse abbandonarla. Ma lui fece un gesto che ad Annabeth mancava davvero tanto. Le strinse un braccio con le sue lunghe dita sottili e la attirò a sé. La strinse forte al suo petto e poi la baciò. Dentro la ragazza, tante farfalle iniziarono a volare nello stomaco. Si lasciò trasportare da quel momento. Niente e nessuno poteva dividerli. Poi Percy la liberò dalla sua stretta e lei si diresse nella sua camera. 

- - - 

Nico era nella sua camera. In televisione non c'era nulla. Continuava a rigirarsi il telefono tra le mani, aspettando un messaggio, una chiamata, un qualunque segno di vita. O forse sarebbe dovuto essere lui a fare la prima mossa? Era strano da dire, ma Nico aveva paura. Era innamorato per la prima volta nella vita. Ma possibile che doveva proprio prendersi una cotta per un diciannovenne dichiaratamente etero e fidanzato? Le cose stavano esattamente così: la prima volta che aveva visto Percy, aveva 11 anni. Erano passati cinque anni e da un profondo odio per aver permesso a suo padre di riprendersi sua sorella, pian piano era diventato un sentimento di ammirazione. Poi capì veramente. Aveva 13 anni. Era davvero affascinato da quel ragazzo dagli occhi verdi, dal suo carattere, dai suoi modi di fare. Ne era innamorato. Ed era difficile accettarlo. Non avrebbe mai potuto averlo. Ma lui continuava a sperare. Un figlio di Ade che sperava nell'amore. Suonava così strano. Fu un momento di pazzia, ma lo fece. 
"Vediamoci tra mezz'ora al parco vicino casa tua, dove c'é la fontana con cui giochi sempre. Sii puntuale. Ti aspetto."
Le sue dita si muovevano veloce sullo schermo del telefono. Scorrendo la rubrica velocemente, trovò il nome di Percy. Indugiò un momengo sul tasto invia. Chiuse gli occhi. Mandò il messaggio. Si distese sul letto con le mani chiuse intorno al cellulare sul petto. Chiuse gli occhi. Si morse il labbro. Aveva sbagliato, era stato un gesto affrettato. Ma ormai era andata. Il suo petto vibrò e lo schermo si accese. Nico ebbe un sussulto, poi osservò il messaggio. C'era scritto solo un semplice 
"Okay."
Ma gli bastava. Eccome se gli bastava. Aveva solo mezz'ora per decidere cosa mettere e cercare di domare i suoi capelli. Ma dopo venticinque minuti, mandò tutto al diavolo ed uscì con la sua solita maglietta nera e i suoi soliti capelli disordinati. Direzione: Percy Jackson. 

- - - 

Percy raggiunse Annabeth, che si era addormentata. Sorrise e si sedette al suo fianco. Lei disse qualcosa di incomprensibile nel sonno, le accarezzò i capelli biondo cenere e scese lungo la guancia. Qualcosa stava cambiando nel loro rapporto, ma non sapeva bene cosa. Annabeth era una gran bella ragazza, e al contrario dei soliti standard, pur essendo bionda era anche molto intelligente. La scatola elettronica nella tasta dei suoi jeans, emise un suono stridulo e per un momento Percy fu preso dal panico: non aveva nessuna intenzione di svegliare la sua ragazza. "Quante volte devo ripetermelo che devo cambiare suoneria?" si rimproverò tra sé e sé. Lesse il messaggio più volte prima di risponderlo. "Nico. Fontana. Wow." pensò. Rispose con un semplice okay. Si diresse in bagno, aprì il rubinetto e lasciò che il fresco getto d'acqua gli schizzasse sulle mani. Si sentì subito rigenerato. Guardò il suo riflesso nello specchio. Nonostante l'acqua, era leggermente scuro sotto gli occhi verdi, che emanavano sempre la stessa luce. Da quanto non dormiva? Due? Tre giorni? Ma non era mica colpa sua se non riusciva ad addormentarsi. Si girava e rigirava nel letto, senza riuscire a rilassare il proprio corpo. Passò la mano ancora umida tra i suoi capelli neri. Alzò lo sguardo verso l'orologio. Era in ritardo. D'altronde, quando mai non lo era? Uscì di casa prendendo le chiavi al volo senza fare troppe cerimonie. Il parco era dietro casa sua, ma si avvicinò comunque con calma. Vide Nico seduto sul bordo della fontana e le sue labbra si incurvarono in un sorriso. Gli andò in contro e l'altro, con poco entusiasmo, si alzò. 
-Testa d'Alghe. Pensavo mi avessi dato buca.- c'era una strana freddezza nella sua voce, non era la solita. Percy comunque lo guardò mantenendo il sorriso. 
-Quante volte devo dirti di chiamarmi Percy?- 
-Ma lei può farlo. Non é verò?- il viso di Percy si spense. Lo guardò fisso negli occhi. Nico aveva messo troppo disprezzo mentre pronunciava quel 'lei'. Cercò di cambiare discorso. 
-Di cosa volevi parlarmi?- 
-Volevo parlare di Annabeth.- 
-Di Annabeth?- 
-Sì.- 
-E cosa ci sarebbe da dire?- 
-Cosa ci sarebbe da dire?- Nico ripeté ridendo. 
-C'è da dire che vedo come mi guardi. È lo stesso modo in cui io guardo te. Allora dimmi, per una fottuta volta, tu mi ami?- sputò le ultime tre parole come se ne sarebbe potuto pentire il momento stesso in cui le pronunciava. Percy si sentì bollire. Gli pulsava una tempia, le vene sul collo in evidenza. L'acqua della fontana iniziò ad agitarsi, anche se quel giorno non c'era vento. Rimase in silenzio e allora Nico continuò. 
-Perchè se non lo fai, voglio che tu me lo dica. Ora.- A Percy non piaceva l'arroganza con cui gli stava parlando. 
-Non ti amo.- disse, la voce bassa, lo sguardo fisso a terra e la mascella contratta. 
-No, no. Guardami e dimmelo.- Percy alzò lo sguardo, gli occhi furenti. 
-Io... IO NON TI AMO, NICO!- L'acqua ricadde con un tonfo sordo nella fontana. Percy scattò all'indietro mantenendo lo sguardo fisso sul ragazzo. Se non lo amava, allora, perchè lo pensava? Perchè lo guardava nello stesso modo in cui Nico lo faceva? Poi successe tutto in un attimo. Nico e Percy si ritrovarono stretti l'uno all'altro, le labbra ormai unite, le loro lingue erano intrecciate. Le mani di Percy andavano a bloccare il viso dell'altro, mentre Nico aveva le mani incastonate nei capelli scuri del figlio di Poseidone. Si staccarono dopo essersi studiati a vicenda. Percy fece due passi indietro. Cosa diavolo era successo? Non lo sapeva. Gli era piaciuto? Molto. Anche troppo. Non aveva mai capito di desiderare quel bacio così tanto prima di aver agito. Nico lo guardò confuso. Percy scosse la testa. Gli diede le spalle e tornò a casa.

Due settimane dopo. 

Percy provò a telefonare a Nico più volte, ma senza risultati. Qualunque modo di contattarlo, era inutile. Era strano a dirlo, ma gli mancava. Dopo quel bacio, aveva capito cosa voleva. Nico era tutto quello di cui aveva bisogno. Ma era ormai rassegnato. Così, quel giorno a mare, si girò verso Annabeth che lo chiamava. 
-Amore, arrivo tra due minuti.- aveva detto. Le aveva lasciato un veloce bacio sulle labbra e lei aveva sorriso. 
-Okay.- disse e si diresse verso la macchina. Percy guardò il mare. Raccolse una conchiglia sulla spiaggia. Incise sopra una P e una N con un piccolo cuore che univa le due lettere. 
-Papà, se riesci a farglielo ricevere- disse, -fa che mi chiami.- Lanciò la conchiglia il più lontano possibile osservando il punto in cui cadeva. Poi si girò, entrò in macchina e baciò Annabeth. Poi con sguardo triste sussurrò: -Ti amo, Sapientona.-

*********
Okay, quindi ciaaaao. 
Non so cosa dirvi.
Ehm...
No, non lo so proprio. 
Va bene, allora spero solo che vi sia piaciuta.
*group hug*

  
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