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Autore: jamesguitar    04/08/2014    5 recensioni
Cos'è, l'immaginazione?
Quello che molti pensano, è che non sia altro che pensieri confusi nella nostra testa, idee che non hanno un senso.
Io non credo a questa cosa. L'immaginazione è ciò che ci fa pensare ai nostri desideri, che siano profondi o no. Alle nostre incertezze, ai nostri sogni. Tu eri il mio sogno, Tristan Evans, e avevi occupato la mia mente.
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Ispirata alla canzone "High Hopes" dei The Vamps.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tristan Evans
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dedicata alla mia cara Bedjvergent, che ama Tristan alla follia.

High Hopes.
 
Camminavo di fretta nel campus, con le mani in tasca. Un cappuccio copriva i miei capelli bagnati dalla pioggia, ero zuppa dalla testa ai piedi mentre mi sbrigavo a raggiungere la mia camera.
Non riuscivo a toglierti dalla mia testa. Era un pensiero fisso, un'ossessione; e sapevo che potevo essere pazza, che ti avevo conosciuto solo ieri, ma i tuoi occhi mi avevano catturato in un istante.
Un attimo e ci ero caduta dentro, ero sprofondata in un mare di emozioni che non riuscivo a sradicare.

Sentivo l'acqua scivolarmi addosso mentre cercavo in tutti i modi di non pensare a te, perchè in quel momento non eri di certo la mia priorità, o almeno non avresti dovuto esserlo.
Quell'occhiolino, quel sorriso.
Ero certa che l'avrei ricordato per sempre.
Hai presente quando vedi una persona, quella persona inizia a piacerti, ti ispira qualcosa, e tu inizi a fantasticare su voi due insieme? Io si. Io si perchè era ciò che stava succedendo con te.

Immaginavo un futuro, e non un futuro complesso, no.
Immaginavo me e te con i nostri bambini castani e biondi, tu che giocavi con il maschietto e coccolavi la femminuccia.
Era stupido, ma ero fatta così: non riuscivo a non fantasticare, era ciò che mi riusciva meglio.
Quando capii che non sarei arrivata in camera senza beccarmi una polmonite, mi rifugiai sotto la sporgenza di una grondaia.
In quel momento realizzai quanto mi sentissi infreddolita, quanto avessi bisogno delle braccia di qualcuno a stringermi e a farmi sentire bene. Possibilmente le tue, ma non sarebbe mai accaduto.

Guardavo la pioggia gocciolare da tutte le parti, e pensavo.
Cos'è, l'immaginazione?
Quello che molti pensano, è che non sia altro che pensieri confusi nella nostra testa, idee che non hanno un senso.
Io non credo a questa cosa. L'immaginazione è ciò che ci fa pensare ai nostri desideri, che siano profondi o no. Alle nostre incertezze, ai nostri sogni. Tu eri il mio sogno, Tristan Evans, e avevi occupato la mia mente.
In qualsiasi pensiero c'eri tu, e non aveva senso, ma era così. I sogni non hanno senso, o no?

Nella vita, ero sempre stata solitaria. Una ragazza taciturna, che non amava stare in compagnia, ma preferiva tanti libri, delle cuffiette e un computer. Una ragazza che non faceva altro che seguire le sue passioni, e che le preferiva a qualsiasi contatto con persone, animali, qualsiasi cosa. Ero così isolata dal mondo, ma alla fine ero quella più aggiornata di tutti.

Non ero mai stata particolarmente brutta, ma neanche bella. Una ragazza con un fisico normale, capelli lunghi mori e occhi sempre aperti a sognare, non poteva essere considerata nessuna delle due cose.
Prima di 'conoscerti' -forse dovrei dire vederti- il mio sogno era ballare. Ballare per vivere, perchè era ciò che sapevo fare meglio.
Ma no, ero finita in un'università per volere dei miei genitori. Mi rattristavo al solo pensiero.
Comunque, ora avevo un altro sogno. Il mio sogno eri tu, Tristan Evans. Quel ragazzo biondo, alto, con occhi azzurri. Dio, se ti desideravo. Eri uno dei ragazzi più belli che avessi mai visto, e l'immagine di te che mi stringevi al tuo petto aveva tormentato i miei sogni, stanotte.

Stavo per smettere di pensare a te, quando qualcuno mi toccò il braccio, facendomi voltare. Trattenni il respiro. Eri tu.
«Non hai un ombrello, eh?» 
Ero incantata dalla tua voce, ma cercai di sembrare normale.
«Oh.. Ehm, no, come puoi vedere.»
Mi facesti un sorriso, che mandò a puttane il mio sistema nervoso.
«Io ce l'ho, vuoi un passaggio alla tua stanza?»
Ricambiai il tuo sorriso ammiccando, con il cuore che batteva all'impazzata e le gambe che tremavano.
«Grazie mille, sarebbe il massimo.»
Mi rifugiai tra le tue braccia con la scusa di ripararmi dalla pioggia, e quando mi stringesti un braccio per attirarmi a te, mi sentii letteralmente svenire.

«Io sono Tristan» mi dicesti. «Tu?»
Oh, sapevo bene il tuo nome. Eccome. Avevamo amici in comune, che non ti avevano parlato di me, ma che di certo mi avevano parlato di te, quando ero impazzita per il tuo sorriso di ieri.
«Mi chiamo Jenna»
«Piacere, Jenna»
Capii che non ti avevo detto dove si trovava la mia stanza troppo tardi, quando ci fermammo davanti a Starbucks e chiudesti l'ombrello, ormai riparati dalla tettoia del negozio.

Alzai gli occhi al cielo, ma un sorriso increspò le mie labbra.
«Nel caso non lo sapessi, non vivo da Starbucks.»
«Voglio offrirti un caffè, e non potrai impedirmelo.»
Accettai ed entrammo, perchè sinceramente avevo tutta l'intenzione di realizzare il mio sogno, quel mio sogno che comprendeva occhi azzurri e capelli biondi, e camminava di fronte a me.

Presi il mio solito frappuccino alla fragola e tu un semplice caffè macchiato, e poi ci sedemmo ad un tavolino accanto alla finestra.
Bevevo dal mio grande bicchiere fissando i tuoi occhi profondi, non ero spaventata. Anche se ero solitaria, non dovevo essere per forza timida.
«Allora..» facesti un sorriso, guardandomi a tua volta. «Che facoltà frequenti?»
«Giurispudenza» risposi, arricciando il naso. «Ma la odio. Tu?»
«Io frequento scienze politiche, ma la odio anch'io.»

Non mi eri sembrato un tipo molto studioso, ma non credevo che fossimo in una situazione così simile.
«Ah si?»
«Già. Io adoro la musica, suonare la batteria è ciò che voglio fare nella vita.. Ma i miei non la pensano come me.»
«Ti capisco. È la stessa cosa per me, con la danza.»
Ammiccasti, e nonostante parlassimo di un argomento un po' doloroso per me, mi sentii felice. Mi sentii capita.

«Quanti anni hai?» mi chiedesti.
Tante domande, ma era meglio del silenzio.
«19, tu?»
«Quasi 20. Siamo coetanei, quindi. Bene, dai.»
«Già.»
Adoravo il tuo sorriso, il modo in cui alzavi le sopracciglia e giocavi con il beccuccio del bicchiere, le tue labbra arricciate quando eri nervoso. 

«Sei carina.» sputasti ad un certo punto, facendomi arrossire.
«Grazie, anche tu.»
Mi sorpresi guardando le tue guance diventare rosse, e i tuoi occhi guardare il pavimento.
Eri bello anche così, come sempre. Anzi, forse eri meglio.
«Mi piace stare con te, sei.. Non lo so, sincera.»
«Sincera?» Non potevi accorgertene, ma ad ogni tua parola gentile mi sentivo svenire, e trattenevo il fiato nel modo più discreto possibile.

«Non hai paura di mostrare la vera te, e mi piace.»
Ti sorrisi, stringendo forte il mio frappuccino gelido.
«Se dovessi conoscere tutta la vera me, probabilmente ci vorrebbero anni e anni di conversazione.»
Ti appoggiasti con il gomito al tavolo, e mi guardasti negli occhi in modo profondo, come se stessi cercando qualcosa.
«Ne vale la pena?»
Fissai le tue labbra scandire quelle parole, e mi sentii paralizzata.
Deglutii.
«Io.. Si. Ma dovrai impegnarti parecchio.»
Ammiccasti, e poi ti appoggiasti allo schienale della sedia.
«Beh, ho grandi speranze di riuscirci.»
«Okay»

Non sapevo cos'altro dirti, era la nostra prima conversazione e già mi sentivo a mio agio, parlavamo di cose profonde, era come se ci conoscessimo da sempre.
«Okay cosa?»
«Okay hai grandi speranze. Buona fortuna, ciccio.»
Scoppiasti a ridere, e il mio cuore si fermò un secondo per ascoltare quel suono meraviglioso.

«Posso dirti una cosa pazza?» sbottasti ad un certo punto.
I tuoi occhi cercavano ancora una volta nel miei, era come se stessero scavando in attesa di risposte, di qualche segnale per qualcosa.
«Io sono pazza, quindi spara.»
Trattenesti il fiato un secondo, e poi diventasti rosso, mentre torturavi il tuo bicchiere di caffè.
«Da quando ti ho vista ieri, non faccio altro che pensare a te.»
Oddio.
«A me?»
«Si, a te. Ai tuoi occhi. Per questo mi sono fermato e ti ho portata qui. Volevo conoscerti meglio, e ora che l'ho fatto, credo che tu mi piaccia parecchio.»

Cosa?
Tu, Tristan Evans, pensare a me?
Tu, il mio sogno, escogitare un piano per portarmi da Starbucks?
Di sicuro era un altro dei miei stupidi sogni, perchè non era possibile, era come se il sole si fosse scontrato con la luna.
«Oh»
Ci fu un po' di silenzio in cui fissasti a terra, mentre io bevvi il mio frappuccino, senza sapere bene cose fare o dire.

«Scusa se sono stato così diretto.» dicesti poi, imbarazzato. «Non avrei dovuto, mi dispiace» ti alzasti e iniziasti a camminare verso la porta.
Ma cosa diavolo stavo facendo?
Ti raggiunsi proprio quando uscisti dal bar, e ti afferrai il braccio con una determinazione che non credevo di contenere.
«Tristan, aspetta.»
Ti voltasti e mi guardasti stupito.
Non sapevo cosa dire, mi ero bloccata, l'unica cosa di cui ero certa era che non volevo che te ne andassi.

«Cosa c'è?»
Annaspai cercando le parole giuste, con il cuore che batteva a mille.
«Anche io ti ho pensato. Potremmo rivederci, non pensi? Per conoscerci meglio.»
Ammiccasti e diventasti un po' rosso, per poi abbassare lo sguardo.
«Si Jenna, mi piacerebbe molto.»
Feci un piccolo sorriso e un mio cuore fece un balzo. Mi lasciasti un piccolo bacio sulla guancia e te ne andasti, come in un film, con la tua uscita trionfale.

Mi toccai la guancia e ti guardai andare via, pensando che forse il mio sogno, la mia grande speranza, non era poi così irraggiungibile.


 
#ANGOLOAUTRICE
Miei cari lettori, no, non sono morta.
Sono stata in continuo viaggio per tre settimane, ed ora che finalmente sto un po' al mare in pace, posso scrivere.
Ho scritto gran parte di questa os la notte prima di partire per londra, sul cellulare, e negli ultimi giorni la ho finita e corretta. Spero che possa piacervi, perchè a me non dispiace.
Poi vabbe, so che il banner è osceno, ma è il meglio che posso fare sul telefono, visto che non so scaricare nè tantomeno usare photoshop o gimp.
Lasciate una recensione, se vi va!
A non so quando,

-jamesguitar
  
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