<< ciao dolcezza… >> l’avrebbe riconosciuta fra milioni, River Song, l’aveva incontrata solo una volta alla Biblioteca e aveva combattuto con lei i vashta nerada, sembrava saper tutto di lui, perfino il suo vero nome, e aveva dato la vita per salvarlo, però lui gli aveva ricambiato il favore salvando il suo…spirito, la sua anima, i suoi ricordi, come poteva definirli? In un computer dove avrebbe potuto vivere una specie di vita. Lei gli ripeteva che si sarebbero rincontrati un giorno, perché erano viaggiatori del tempo, e inoltre River gli continuava a ribadire “I tuoi ultimi sono i miei primi, ed i miei primi sono i tuoi ultimi” per cui più lei tornava indietro più lui non sapeva chi fosse mentre lei sapeva invece qualcosa in più, questa cosa lo faceva rimanere a disagio, eppure da una parte gli piaceva.
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Il Dottore rimase parecchio scioccato dalle parole della donna, soprattutto dalla parte finale “amore mio” ma chi accidenti era, si chiese, odiava non sapere le cose, e questa storia del “ne dipenderà la tua vita futura?” gli dava parecchio fastidio, come se lui non sapesse difendersi da solo, non avrebbe preso ordini da nessuno se non da sé stesso. Lanciò il cacciavite in fondo alla stanza, fingendo che quel messaggio non gli interessasse, era un tale testardo che non avrebbe sprecato nemmeno un minuto con una persona che gli dicesse che cosa fare, questa cosa lo rodeva parecchio perché si fidava cecamente di sé stesso e nessuno al mondo gli avrebbe fatto dubitare che per una volta non sarebbe stato attento, così decise di girarsi dall’altra parte e di aspettare il messaggio seguente. Dormì un sogno inquieto pieno di strani mostri che volevano ucciderlo, e soprattutto gli ritornavano in mente i vecchi ricordi del suo pianeta, facevano male, davvero male, lui seduto sulla torre di Astronomia a guardare le stelle insieme al suo migliore amico il Maestro, loro due insieme che facevano a gara a chi per primo attraversasse quei campi rossi ricoperti di neve, suo fratello maggiore che gli rubava il cacciavite sonico per sapere a cosa servisse, tutti quei momenti così lontani e pieni di nostalgia lo costrinsero a svegliarsi con la fronte madida di sudore. Si mise a sedere sul letto, quando sentì un rumore improvviso come se fosse scoppiata una bomba, dopo pochi attimi le poche luci accese si fecero rosse e cominciarono a lampeggiare mentre l’allarme del TARDIS risuonava in tutte le stanze, significava una cosa sola, il TARDIS stava precipitando. Sentì un rumore di passi dietro di sé e un respiro affannato, si girò di scatto e vide un uomo poco più basso di lui, indossava degli stivali neri, dei pantaloni a sigaretta scuri, poi alzò lo sguardo, portava una giacca tweed con sotto una camicia bianca, e si potevano scorgere delle bretelle rosse coordinate col cravattino, finalmente guardò lo straniero in faccia, i capelli erano un ciuffo unico spostato a destra, aveva un mento imponente e dei piccoli occhi verdi infossati nel viso quadrato, non era male nei lineamenti, ma erano singolari, si chiese se l’arrivo di quell’individuo avesse portato il TARDIS a autodistruggersi
<< sono il Dottore, esatto, io sono te, noi siamo me, te se me…io sto parlando con me stesso? >> iniziò uno strano monologo quella figura semi nascosta nell’ombra, quel ragazzo era sé stesso, non lo riconosceva, questo voleva dire che lui sarebbe stata la sua ultima rigenerazione, questa notizia gli strinse lo stomaco, ecco perché il TARDIS stava facendo i capricci, lei odiava i paradossi e questo era davvero grosso
<< che cosa strana, bhe anche se lo faccio spesso, ma ora tu…cioè me del passato, devi assolutamente fare quello che ti ha detto River, so che prendi ordini solo da te stesso, e perciò ho trasgredito la mia prima regola…cioè la seconda, la prima è “il Dottore mente sempre”, ricomincio, ho trasgredito alla mia seconda regola “mai attraversare la propria linea temporale” solo per salvarmi la vita, ho commesso il tuo errore in passato, cioè oggi, cioè oggi ho commesso questo errore e ho aspettato il secondo messaggio, ho fatto come ha detto, ma loro mi hanno sparato al cuore, sono riuscito a sgattaiolare nel TARDIS per tornare qui e avvisarti di fare come ti ha detto River, tra poco morirò e non potrò rigenerarmi, ora devo scappare, Sexy non riesce a sopportare questo paradosso, addio >> disse tutto questo tutt’un fiato, e il Dottore non ebbe nemmeno il tempo di replicare, subito dopo che sé stesso era sparito il TARDIS era ritornata [1] come prima, quindi quello che aveva visto era davvero il suo futuro sé stesso, non era male, era più giovane, però non era ancora rosso, tredici rigenerazioni ed era stato giovane, vecchio, alto, basso, magro, in carne, biondo, moro, quasi pelato, riccio, con gli occhi verdi, blu, marroni e azzurri, ma mai, mai rosso, questa cosa lo rattristò un po’, ma dopo essersi preso qualche minuto si avviò verso la console del TARDIS, dove c’era Rose lì ad aspettarlo preoccupata. Lo squadrò con lo sguardo e poi tirandogli un pugno sul braccio gli disse
<< che cosa hai combinato questa volta? Stavo dormendo e sono partiti gli allarmi, sullo screen c’era scritto “attenzione: stiamo precipitando!” poi ad un certo punto tutto è ritornato normale >> lui la guardò con aria gentile, come faceva sempre con la sua Rose
<< esatto, prima c’è stato un problema, poi l’ho risolto, ora devo solo inserire le nuove coordinate >> rispose, tagliando la parte dei due Dottori, in fondo era come se l’avesse risolto lui il problema , anche se era lui il problema. Tirò qualche leva qua e là e premette un po’ di bottoni, dopo di che si diresse verso lo stabilizzatore giroscopico, cercò in tutti i modi di inserirlo, ma partivano scintille ovunque
<< avanti non fare così! Lo so che non ti piacciono le dimensioni parallele, ma un piccolo sforzo >> disse al TARDIS, Rose incuriosita gli chiese
<< stiamo andando in una dimensione parallela? Perché non ci siamo andati prima? >>
<< già, ho ricevuto un messaggio, dobbiamo andarci ora, ma sarà una cosa breve poi potremo andare a Barcellona, ma non la città, il pianeta. Per quanto riguarda il perché non ci siamo andati prima, è un po’ complicato da spiegare, il tempo è come una grossa palla vacillante che va e viene, fluttuante. Immagina un grosso tubo con degli sbocchi ai lati più piccoli, ecco il tubo grosso è il tempo effettivo, quello che appartiene al primordiale universo e tutti i tubi più piccoli sono gli universi paralleli, i signori del tempo tenevano i tubi più piccoli aperti così da passare da una parte all’altra, poi con la loro scomparsa è rimasto solo il tubo grosso >> rispose cercando di spiegare un argomento parecchio complicato, ma Rose aveva ancora quell’espressione incuriosita
<< ma noi stiamo andando in un universo parallelo, com’è possibile se i “tubi piccoli” sono stati chiusi? E per seconda cosa, te sei un signore del tempo, potresti aprirne uno >> chiese,
<< quante domande! Certo che ne potrei aprire uno, ma servirebbe un’energia tele che dovrei bruciare un sole anche solo per far apparire un ologramma dall’altra parte, lo farei solo per un motivo davvero importante >> rispose, saltando la prima domanda fingendo di non averla nemmeno sentita, ma di questa cosa Rose se ne accorse e perciò cominciò a scrutare l’uomo e a seguirlo in ogni suo singolo movimento, lui se ne accorse e sbottò
<< che c’è ? >>
<< non hai risposto alla prima domanda >>
<< perché non ne ho idea! Una c’è ma impossibile...improbabile….possibile all’85%...forse al 75% che....lasciamo stare >> tagliò corto e andò di nuovo a trafficare coi comandi, la ragazza capì che se ci fosse stata anche una piccola possibilità che avesse un’idea di certo non gliela avrebbe comunicata e perciò significava che si trattava del suo passato.
[1] TARDIS sarebbe una "ragazza" anche se con la traduzione in italiano hanno deciso di dargli un articolo determinativo maschile .-.