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Autore: Root    05/08/2014    5 recensioni
Nico non lo avrebbe mai ammesso con nessuno -specialmente non con Percy- ma portava la statuina di piombo di Ade sempre con sé.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nico di Angelo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Something To Hold Onto
Personaggi: Nico Di Angelo
Desclaimer: Tutto ciò cui mi sono ispirata appartiene solo ed unicamente a Rick Riordan
Note: E' la prima fic in assoluto che scrivo in questo fandom, per questo all'inizio non volevo postarla, ma alla fine ho deciso di farlo lo stesso. Spero di essere riuscita a rendere abbastanza bene Nico, che è assolutamente il mio personaggio preferito della saga :D Non sono esattamente sicura del risultato, ma sono comunque felice perché finalmente ho scritto qualcosa, dopo mesi di stallo. Credo che innalzerò a Rick Riordan una statua di bronzo celeste e oro imperiale per avermi fatto tornare l'ispirazione :D
Grazie a chi leggerà, giuro che la prossima volta scriverò qualcosa di meglio. :D


 

Nico non lo avrebbe mai ammesso con nessuno -specialmente non con Percy- ma portava la statuina di piombo di Ade sempre con sé. Non avrebbe saputo spiegare esattamente il perché, ma era sempre lì, segretamente al sicuro nella tasca della sua giacca da aviatore. Era l'unico oggetto, fatta eccezione per la sua spada, che Nico davvero non poteva abbandonare.
La piccola statuina era l'ultimo regalo di sua sorella, di Bianca; era praticamente il motivo per cui era morta. Nico la guardava e pensava a lei, pensava a come Bianca, anche in un momento pericoloso come quello in cui si trovava, aveva pensato a lui, al fatto che quella era l'unica che gli mancava per completare la sua collezione.
Questi pensieri gli facevano solo venir voglia di gettare la miniatura di suo padre il più lontano possibile da sé, come aveva fatto la prima volta che l'aveva vista, quando Percy gliel'aveva data, raccontandogli di come Bianca fosse morta da eroina.
Ma il giovane figlio di Ade non ce la faceva; anche quando le sue dita si chiudevano a pugno attorno alla statuina pronte a lanciarla via, finivano sempre, invece, per riportarla nella tasca, al sicuro, dove non poteva perderla.
E, alla fine, rimaneva sempre lì, Nico non se ne separava mai. Non ci pensava spesso, a dire il vero, ma non se ne dimenticava mai. Proprio come la sua spada di ferro nero dello Stige, non aveva bisogno di pensarci, o di sentirne il peso al suo fianco per sapere che era lì, come una consolazione -o un tormento- perenne.
Ogni tanto, però, Nico semplicemente, per nessuna ragione particolare, la tirava fuori dalla tasca, e se la rigirava tra le dita, pensando a nulla di preciso, facendo vagare la mente come se quella piccola statuina gli impedisse di concentrarsi e lo facesse scivolare da un pensiero all'altro senza possibilità di fermarsi.
Nico aveva gettato nello Stige tutta la sua collezione di Mitomagia e quella statuina di piombo di Ade era rimasta l'unica cosa che ancora gli ricordava, come in un sogno o in un'altra vita, come il tempo trascorso al Casinò Lotus, della sua vita prima scoprire di essere un mezzosangue, prima di incontrare Percy e prima di perdere Bianca, quando aveva ancora l'impressione di appartenere da qualche parte.
Una volta, Hazel lo aveva visto mentre, seduto sul tetto del tempio di Plutone al Campo Giove, la teneva tra le dita, senza guardarla, come se la statuina avesse bisogno, ogni tanto, di uscire dalla sua tasca e di prendere una boccata d'aria fresca. Non aveva molto senso, considerando che rappresentava Ade, dio degli Inferi, che probabilmente non usciva all'aria aperta da quando Nico a Bianca erano nati. Nico aveva visto suo padre diverse volte -decisamente più di quanto gli altri mezzosangue avessero visto i loro genitori divini- e poteva dire con certezza che la statuina di piombo non gli assomigliava molto. Di certo non incuteva lo stesso timore, né si riuscivano a vedere, nella sua veste, i volti inorriditi dei dannati.

“Cos'è quella?”, gli aveva chiesto Hazel.

Nico non aveva mai visto Ade nella sua forma romana ma, da come sua sorella glielo aveva descritto, la statuina non doveva somigliare molto neanche a Plutone.

“Un regalo”, aveva risposto lui semplicemente, rimettendosela in tasca.

E adesso mentre si trovava sull'Argo II, impegnato in un viaggio che sembrava senza speranza, sotto il peso della promessa di portare gli altri nell'Epiro, Nico si ritrovava sempre più spesso a fissare il mare che si apriva sterminato davanti a lui, con la statuina di piombo in mano, come se fosse la sua ancora di salvezza; forse, stringendola abbastanza, suo padre avrebbe accolto la sua preghiera e sarebbe giunto fin laggiù nelle antiche terre e li avrebbe aiutati.
Solo ogni tanto, Nico si permetteva di indugiare su quell'improbabile -o impossibile- possibilità, ma non ci sperava davvero.
E allora, con un ultimo sguardo alla miniatura, ricacciava indietro tutti i pensieri (Bianca, il suo passato, Percy, suo padre) e la rimetteva in tasca.

 

  
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