Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
Ricorda la storia  |      
Autore: Daughter of the Darkness    05/08/2014    2 recensioni
Non so bene perché ho scelto di scrivere questa fan fiction. Dicono che la bravura di uno scrittore stia nel saper narrare anche di cose sulle quali non si è molto ferrati, cose che non si amano molto. Non mi ritengo uno scrittore, ma ho deciso comunque di cimentarmi, per vedere cosa uscisse. Ho avuto l'ispirazione e l'ho affidata in mano ad Elisabeth. Lei non è il mio personaggio preferito, non la odio ma neanche la amo e non mi sono mai fidata a scrivere qualcosa con lei protagonista. Eppure l'ho fatto, questo testo ne è la prova, spero vi possa piacere.
P.s: il titolo potrebbe cambiare, non mi soddisfa appieno.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri personaggi, Ciel Phantomhive, Elizabeth Middleford
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ti amo. Ti ho sempre amato con tutto il cuore.
Amore, cosa pensi di questo sentimento? Sicuramente lo credi effimero, una cosa che scompare con la stessa facilità con cui appare. Ma il mio amore non si è mai estinto, non ha mai vacillato. Neppure adesso. Leggerai questa lettera? Lo spero, ma non posso dire di esserne certa.
Mi ricordo ancora quel lieto attimo di quel caldo giorno di pasqua. Tu vincesti la competizione, se così possiamo chiamarla, ed io non mi aspettavo di meno da te. Con essa ottenesti anche l'uovo da me creato. Ero rimasta in piedi tutta la notte per farlo, la mattina avevo occhiaie talmente profonde che riuscii a malapena a coprirle con il trucco.Ma tu non te ne accorgesti comunque, o forse si e non lo dicesti. Mi ferii persino la punta di un dito e una goccia scarlatta macchiò il mio vestito. Provai dolore, sai? Una stilettata lieve ma acuta.
Tu però mangiasti quell'uovo svogliatamente, con i tuoi occhi velati di noia che guardavano dovunque tranne che nella mia direzione. Lo sbocconcellasti così come si fa con un cibo non gradito.
Eppure da piccolo eri così goloso, se vedevi un dolcetto ti ci fiondavi voracemente. Quando eri triste mi bastava un cioccolatino per rivedere il tuo volto dipingersi di gioia.
Mi ricordo anche di quella sera in cui partecipai al ballo del visconte Druitt,indossavo un vestito rosso quella notte, uno dei miei abiti più belli.
Quando ti vidi tra gli invitati il petto mi si inondò di gioia. Eri vestito come una donna, con una lunga parrucca e quel delizioso vestito a balze. Ammetto che ne rimasi sorpresa all'inizio, ma se fossi stato tu avrei fatto qualsiasi cosa, non mi importava. Anche se fosse sembrato che ballavo con una ragazza, anche se avessi sentito le maligne lingue delle nobildonne ondeggiare nelle loro labbra dipinte di rosso proferendo crudeli parole di sdegno... non avrebbe avuto importanza.
Pensai che fossi lì perché avevi in qualche modo saputo della mia partecipazione. Pensai, egoisticamente, che fossi lì per me. Ma poi vidi Sebastian prenderti con delicatezza la mano e portarti sulla pista da ballo, vi osservai danzare leggiadri, ti osservai danzare con qualcuno che non ero io. Quando poi mi affacciai alla terrazza, ti vidi allontanarti tra le sue braccia. Sentii un rumore di qualcosa che andava in frantumi, notai solo di sfuggita il nobile che avevo urtato nella distrazione scusarsi con me. Ai miei piedi un calice di vetro in mille pezzi, l'uomo di prima chino a raccogliere i cocci sparsi a terra. Ma sapevo, dentro di me, che non era quello il rumore che avevo percepito io.
Sto sembrando troppo malinconica, vero? Immagino di si, non è proprio il mio solito modo di pormi. Mi hai sempre visto come una bambina, mi sono sempre comportata come una bambina.
Urlando mentre saltellavo per le stanze, buttandomiti addosso quando meno te lo aspettavi, costringendoti ad indossare vestiti che ti ripugnavano, addobbando la tua casa senza permesso, persuadendoti a fare cose che non volevi. Ma sai, a volte ti abbracciavo solo per sentire se c'era veramente un cuore che batteva dentro quel corpo. Per capire se almeno una parte del vecchio te era rimasta.
Ti ricordi di quando eravamo piccoli? Ero io quella forte dei due, ti appoggiavi a me come un fratello minore. Ero io quella che ti difendeva e ti rendeva felice, cosa è cambiato da allora? Cosa ho sbagliato?
Quando rimasi a dormire a casa dei tuoi una volta, ci fu un tremendo temporale. Dormivamo in camere separate, ma ricordo che sentii qualcosa tirare le coperte del mio letto. Sporgendomi, vidi la tua esile figura guardarmi spaventata, mentre stringevi il lenzuolo tra le dita, i tuoi occhi umidi per le lacrime. Avevi paura dei tuoni e quella notte ti tenni compagnia, stringendoti a me ogni qualvolta tremavi.
Rimpiango di non averti detto di si, quel pomeriggio d'autunno. Stavamo guardando le foto del matrimonio dei tuoi genitori, seduti su un divano color cenere, le esili gambe che penzolavano ondeggiando e tu mi dicesti:
"Lizzy, sposiamoci anche noi da grandi. Voglio vederti indossare questo buffo vestito!"
Ricordo di aver alzato la testa con fare altezzoso, incrociando le braccia sul petto e rispondendoti:
"Vedremo se sarai degno della mia mano."
Avrei dovuto acconsentire. Non sarebbe cambiato molto, questo lo so. Ma dopo l'incendio mai più proferisti parole tanto dolci.
Quando fui trasformata in una bambola da quello strano individuo, era vero che non potevo muovermi. Ma questo non mi impediva di vedere e udire. Credetti di morire, perchè sentivo il cuore scoppiare. Se sia possibile morire in tal modo mi è tutt'ora ignoto, ma se così fosse stato ne sarei stata lieta. Questo perchè tu dimostrasti per la prima volta di tenere a me, venendomi a salvare.
Ma dopo quell'episodio tornai ad essere nuovamente una bambola. Non quella perfetta e importante della quale ti era importato,ma un giocattolo consunto con le parti rotte, un oggetto fastidioso che non trova posto sullo scaffale.
Poi c'era lui, il tuo maggiordomo. Presente sempre e comunque. Le frasi che mi riservavi sembrano quelle destinate ad un animale:
"Elisabeth, no." "Elisabeth, fermati!" "Elisabeth, smettila!"
Quante volte ti pregai di chiamarmi Lizzy, come ai vecchi tempi?
Ma invece a lui ti rivolgevi con rispetto, ogni tanto con una punta di sarcasmo, ma mai con lo sdegno che riserbavi per me. Ammetto che mi sentii gelosa. Nonostante Sebastian fosse sempre pronto a placare i tuoi scatti verso di me, come quando con leggerezza ruppi il tuo anello, non potevo fare a meno di odiarlo. Perchè lui, un servitore, sembrava più caro a te di me?
Non sai quanto mi rimase addosso il senso di colpa per quell'episodio, cercai in lungo e in largo un anello uguale o perlomeno simile. Finalmente lo avevo trovato, ma quando giunsi da te per donartelo, troneggiava sul tuo dito una copia perfetta, come se quell'altro non si fosse mai rotto.
Fallito, ancora una volta avevo fallito. Nascosi il pacchetto dietro la mia schiena, balbettai una scusa che tu non udisti nemmeno e fuggii via.
Sto cercando di non aver paura adesso, non posso farti vergognare ancora, resterò coraggiosa come si aspetterebbe dalla futura moglie del conte Phantomhive. L'acciaio del pugnale scintilla alla fredda luce della luna ed ammetto che quel riflesso mi inquieta. Ops, ho pianto un poco. Due o tre gocce hanno bagnato questa carta, mi spiace, pare che non sia riuscita a restare forte come avevo promesso. Non riesco proprio a renderti orgoglioso di me a quanto pare. Così inutile, così fastidiosa. Starai meglio senza di me. Ti mancherò? No, non credo. Sarebbe presuntuoso sperarlo da parte mia e mi sono macchiata di tale peccato troppe volte ormai.
Mi spiace. Ci ho provato, credimi, ho provato ad essere degna di te. Ma non si può essere ciò a cui non ci si avvicina neanche leggermente.
Sii felice, forse senza di me ci riuscirai.
Ti amo
Tua per sempre
Elisabeth Midford
 
Fu bello il funerale di Elisabeth Midford. Bello come era stata lei in vita. Ci fu un'austera marchesa il cui volto si dipinse per la prima volta con calde lacrime. Ci fu il marito della suddetta che pianse come un bambino. Ci fu il fratello della defunta che singhiozzò e poi urlò puntando il dito accusatore contro un giovane conte. Ci fu un demone in nero che cercò di calmarlo con frasi educate. Ci fu un pallido becchino che sorrise ambiguamente per tutto il tempo. Poi ci fu il viso di un'esile ragazzo dagli occhi cobalto che si avvicinò a quello della morta. Ci furono due paia di labbra che si incontrarono, ci fu un'unica frase pronunciata sommessamente:
"Addio, Lizzy"
Ci fu un maggiordomo che decise di stare in silenzio senza schernire, per quella volta.
Alla fine ci furono solo il gracchiare dei corvi, il sommesso frusciare del vento e l'aridità della terra.
Ma rimase anche una parola.
Parola non detta.
Parola che mai sarebbe stata pronunciata.
Parola che però tutti sapevano esserci, perfino quelli più orgogliosi.
Parola che non poteva essere nascosta, neppure da quel profondo silenzio, nella quiete del cimitero.
Perdonami.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler / Vai alla pagina dell'autore: Daughter of the Darkness