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Autore: Mudie    06/08/2014    2 recensioni
[Mezzo Gijinka (i Pokémon si vedono a vicenda come umane, gli umani le vedono solo come Pokémon) / Horsea - Dratini / Dedicata ad Akemi_Kaires, che oggi compie gli anni!]
Dratini vive da sola in un lago nella Zona Safari di Kanto, quando una piccola Horsea comincia a fare parte della sua vita.
Dal testo:
“Non sono semplici pinne” rise l'altra, facendo arrossire la nuova arrivata “Sono anche delle ali, servono per quando salto... mi fanno andare molto in alto, quasi a toccare il Sole”.
“Oh, davvero? Le mie pinne servono solo a contrastare le correnti degli oceani, anche se devo sempre farmi aiutare... dove sono finita?” chiese ancora un po' impaurita.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Note dell'Autrice: Questa fic è dedicata ad una persona che conobbi qui nel sito: Akemi_Kaires. I due Pokémon siamo proprio noi due, io la piccola Horsea e lei la dolce Dratini. Tanti auguri, sorellona. L'ho scritta per esternare il sentimento di amicizia che provo nei tuoi confronti, e per dimostrarti che la lontanza non conta se ci vogliamo veramente bene. Ti ringrazio per tutti i tuoi insegnamenti che mi hanno fatto migliorare come scrittrice. Spero che gradiate il mio ritorno dopo tanti mesi di assenza, lasciate un commento se vi va.




La lontananza non cancella un sogno

 

Le emozioni vanno sempre condivise.
Un cuore non può reggere il peso della solitudine.

 

Volteggiava nella fredda acqua invernale, sospinta dalle correnti prodotte dai fiumi sotterranei. Fiori e alghe di diversi colori crescevano rigogliose, nonostante il sottile strato di ghiaccio superficiale.
In quel lago regnava un silenzio assoluto, solo frammenti di conversazioni si potevano udire da qualche Allenatore di passaggio; nessun Pokémon però abitava insieme a lei là sotto: era completamente sola. Strinse le ginocchia al proprio petto, cingendole poi con le braccia; la folta chioma l'avvolgeva, come se fosse un bozzolo. Scostò alcune ciocche dagli occhi, ma qualche ciuffo però volle continuare ad essere libero di danzare tra le leggere onde subacquee.
Il sole filtrava dal velo ghiacciato, creando giochi di luce ed ombra sulle rocce sul fondo. Osservò la propria sagoma sulla sabbia: un corpo sinuoso, capelli lunghi e lisci, piccole alette ai lati della testa.
Era l'ennesima giornata di noia. Un urlo però la distolse dai suoi pensieri: un altro Pokémon era caduto in acqua, infrangendo sia il gelo che la pace. Era una creatura piccola, ma con occhi grandi e vispi, dalla aveva una pettinatura particolare, corta e a punta ai lati, con un paio di pinne sui fianchi e squame di un blu chiaro, simile al suo.
Chi sei?” chiese nuotando verso di lei “Ti sei fatta male?”.
“Tranquilla, s-sto bene! S-sono Horsea” balbettò, per poi tossire un poco di inchiostro nerastro. Si stava tenendo a debita distanza dall'altra ragazza, sembrava essere leggermente intimorita.
“Io sono Dratini” sorrise, avvicinandosi lentamente alla nuova arrivata “Come mai sei qui?”.
“Vivevo vicino alla barriera corallina poco lontano da Aranciopoli, ma ero completamente sola. Alcuni uomini mi hanno catturato, e mi hanno portato qui” abbassò lo sguardo.
Dratini percorse qualche altro metro, fino ad arrivare davanti a lei. Era un esserino così piccolo, ma allo stesso tempo dolcissimo.
“Hai delle pinne particolari, non sei di acqua salata” osservò Horsea, rapita dalla bellezza di quelle estensioni bianche sul suo capo.
“Non sono semplici pinne” rise l'altra, facendo arrossire la nuova arrivata “Sono anche delle ali, servono per quando salto... mi fanno andare molto in alto, quasi a toccare il Sole”.
“Oh, davvero? Le mie pinne servono solo a contrastare le correnti degli oceani, anche se devo sempre farmi aiutare... Dove sono finita?” chiese ancora un po' impaurita.
“Sei in un lago, verso la fine della Zona Safari. Qui gli Allenatori vengono per catturare Pokémon rari” spiegò, allargando le braccia per mostrare l'ambiente circostante.
“Ma siamo solo io e te qui sotto...” constatò lei, guardandosi intorno dubbiosa.
“Significa che siamo rarissime!” concluse sorridendo “Vieni dai, ti mostro la tua nuova casa”.
Da quel giorno le due ragazze diventarono amiche, inseparabili compagne di avventura. Viaggiavano di grotta in grotta attraverso cunicoli strettissimi ed inesplorati, per poi arrivare in caverne spettacolari: alcune dai colori iridescenti, altre piene di alghe fosforescenti. Iniziarono a conoscersi come le loro pinne, raccontandosi l'un l'altra ogni piccolo segreto, sogno, o aspirazione.
“Sai, io un giorno riuscirò a vincere gli tsunami” sorrise Horsea, ammirando il cielo notturno da sotto la superficie dell'acqua.
“Io invece volerò nel cielo” disse, nuotando sempre più in alto, per poi ritornare dalla sua amica.
“Ma tu vivi sott'acqua!” ridacchiò la prima.
“E tu sei una fifona!” le diede uno spintone scherzoso. La piccola creatura, presa alla sprovvista, tossì la sostanza di colore scuro.
Horsea le raccontava delle enormi distese di acqua marina, di quanto i Tentacool fossero insopportabili e di come più di una volta era stata travolta dalla forza delle onde. Dratini invece le parlava di tutti gli Allenatori che erano passati vicino alla sua vecchia dimora, alcuni di questi erano dei veri allocchi.
Coltivarono un'amicizia che pochi Pokémon potevano vantare: si aiutavano quando avevano delle difficoltà, si dividevano il cibo quando mancava, ogni più piccola paura spariva quando erano vicine.
Un giorno però tutto cambiò: le due amiche si dovettero separare. Due Allenatori  le catturarono, facendole allontanare l'una dall'altra. Un addio triste, senza che si potessero dire nulla di confortante, senza alcuna promessa sul futuro. Dratini fu catturata da un Allenatore che voleva assolutamente un drago nella sua squadra, mentre Horsea da una Coordinatrice che si voleva esibire nella Coppa Adriano.
I mesi passarono e loro mutarono di forma, di forza, ma i loro pensieri e i loro cuori rimasero gli stessi: conservavano un dolce ricordo della loro amicizia. Viaggiarono per numerose regioni e il lago, che era stato la loro casa, era oramai una vaga reminiscenza. Custodivano gelosamente in loro un desiderio: rincontrarsi ancora una volta, ma gli anni si susseguirono uno dopo l'altro e questa voglia divenne sempre meno presente nelle loro menti, fino a quasi scomparire. Nonostante tutto, ogni tanto pensavano l'una all'altra, per caso, senza un motivo preciso, ed un sorriso nostalgico compariva sui loro volti. Forse un giorno si sarebbero riviste, un giorno lontano probabilmente.

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“Kingdra, la vittoria sarà nostra!” urlò un ragazzo, scagliando in aria una Suball.
“Dragonite, facciamo vedere di che pasta siamo fatti!” gridò una ragazzina, lanciando una Ultraball.
I due Pokémon scesero in campo. La prima era elegante e bella: le sue pinne laterali erano impreziosite da frammenti di coralli di colore azzurro. Aveva uno sguardo sicuro, mentre nuotava con leggiadria a pelo d'acqua. La seconda volteggiò nell'aria, sbattendo le sue vigorose ali. Le scaglie arancioni sul suo corpo risplendevano, sprigionando potenza da ogni poro. La lunga, sciolta chioma era sistemata di un due code affusolate, simili ad antenne.
I due Pokémon si squadrarono, pregustandosi già l'imminente vittoria.
“Kingdra, attenzione a quel Tentacruel!” esclamò l'Allenatrice, vedendo che il Pokémon piovra si stava dirigendo proprio verso di loro.
La ragazza saltò indietro, sputando un po' di liquido nerastro ed arrossendo visibilmente. Lasciò passare il Tentacruel, che se ne andò via irritato. D'improvviso, Dragonite sbarrò gli occhi. Non poteva credere che fosse veramente lei, eppure quella reazione e quell'imbarazzo le erano familiari.
“Horsea?” chiese dubbiosa, ignorando gli ordini del suo allenatore.
“N-Non può essere... Dratini!” esclamò lei, correndo ad abbracciare la sua vecchia amica.
Non parlarono più per tutto l'incontro, i loro occhi però trasmettevano emozioni che da tempo avevano dimenticato. Ritrovarono in loro sentimenti persi e dolci ricordi. Si scambiavano attacchi che si eguagliavano in potenza, avvicinandosi e allontandosi quasi ritmicamente, come se fosse un'antica danza, ora riscoperta. Mostrarono l'una all'altra ciò che in quel periodo di lontananza avevano appreso, attraverso tecniche nuove e mosse da vere professioniste. Non riuscirono a scalfirsi: le offensive che sfoderava una perdevano la loro efficacia di fronte alla difesa dell'altra. L'incontro continuò per molto tempo, senza alcuna goccia di sudore o affaticamento. Non riuscivano a smettere di scontrarsi, ma non vi era rabbia o tristezza, solamente passione. Si sorridevano a vicenda:  i loro sogni si erano finalmente avverati. 

“Guarda Dratini, ora posso davvero cavalcare le correnti”.
“Guarda Horsea, ora posso davvero volare, posso davvero toccare il Sole”.

   
 
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