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Autore: applestark    06/08/2014    0 recensioni
A.U. ; Probabile OOC;
Un anno dopo la fine del liceo. Scott, Stiles e Lydia si sono trasferiti a San Diego per il college, e finalmente le cose sembrano essere tornate alla normalità.
Per Dianne White, invece, la gioventù è appena cominciata, lì al college con i suoi nuovi amici. Tuttavia, una minaccia incombe nuovamente sui ragazzi, e Dianne dovrà fare i conti con ciò che realmente è la sua nuova vita, la sua nuova comitiva, e soprattutto dovrà fronteggiare i pericoli nei quali incorre ogni volta che il suo cuore perde un battito per Scott McCall, un licantropo.
Enjoy ;)
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lydia Martin, Nuovo personaggio, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo quattro

Like a child
 
Quando tornai a casa dopo l’intensa giornata scolastica, trovai Lydia  sull’uscio della porta, ben vestita, profumata e con uno splendido rossetto color ciliegia sulle labbra.
La squadrai dalla testa ai piedi facendo un fischio, e lei mi sorrise sicura di se.
-Dove vai? Esci senza di me?- ci scherzai su, mentre entravo in casa.
-Sbaglio o devi fare la maestrina oggi pomeriggio?-
Alzai gli occhi al cielo. –Lydia!-
-E dai Bambi, credi che non abbia capito come guardi Scott?-
Bambi. Mi aveva affibbiato un nuovo soprannome! Non riuscii a trattenere una risata, e poi la spinsi delicatamente fuori alla porta.
-Tu dove vai?- chiesi ancora, curiosa, e con lo sguardo scorsi una certa Jeep in lontananza.
-Esco con Stiles-
-Stiles?-  alzai la voce, contenta come una fangirl alla vista della sua ship preferita.
-Si, con lui…beh andiamo al cinema. Non farti strane idee in testa!-
La sicurezza negli occhi verdi di Lydia vacillò un poco, quindi sorrisi dolcemente e lasciai che lei andasse verso l’auto. Insomma, a Stiles quella ragazza piaceva da secoli, forse era arrivato il momento che lei aprisse gli occhi.
Rimasi qualche attimo ferma sull’uscio della porta, e tornai dentro solo dopo che la rossa e Stiles mi ebbero fatto un colpo di clacson.
Sinceramente, dopo ciò che avevo udito al telegiornale avevo un po’ paura.
Chiusi a chiave la porta dell’appartamento e andai in bagno a farmi una doccia. In California faceva caldo, nonostante fosse settembre, ed io ero tutta sudaticcia.
Dopo essermi lavata andai in camera mia ed indossai un paio di shorts in jeans e un top a spalline turchese, un po’ scollato sul davanti e con un diamante proprio al centro. Mi piaceva un sacco.
Ai piedi indossai dei sandali, visto che saremmo rimasti in casa. E, insomma, a Scott servivano semplicemente delle…ripetizioni. Io non gli piacevo e lui non piaceva a me. Semplice.
Pensavo quelle cose quasi ad autoconvincermi, e nel frattempo pettinai i capelli che stavano iniziando a crescere. Li avevo tagliati prima di partire per la Spagna, in modo da essere più facili da gestire rispetto alla lunga chioma castano chiaro di prima.
Sulle labbra misi nuovamente il mio affezionato burro di cacao e poi mi misi in cucina ad aspettare che Scott arrivasse.
Dopo circa un’ora e mezza pensai che avesse un’idea di “pomeriggio” differente dalla mia.
Erano le sette e un quarto e di lui nemmeno l’ombra. Pensai di chiamarlo, ma non avevo nemmeno il suo numero di cellulare quindi dovevo stare lì in attesa.
Cinque minuti dopo il suono del campanello mi fece scattare in piedi, in preda al panico.
Ero una fifona, perché quel genere di cose, quando ero sola a casa, mi terrorizzavano sempre.
Mi passai una mano tra i capelli per sistemarli e poi andai ad aprire.
Di fronte a me, Scott , sempre accompagnato da quel sorriso sincero del primo incontro.
Indossava una semplice t-shirt grigia e un paio di jeans, ma io lo trovavo molto carino.
-Buonasera Dianne, scusa per il ritardo…- disse, portandosi una mano dietro la nuca.
-Tranquillo, entra pure-
Così fece, e dopo aver chiusi la porta alle mie spalle, mi avvicinai a lui.
-Come stai?-
Dicemmo all’unisono, e poi io abbassai lo sguardo.
“Sembra la scena patetica di un film patetico” pensai, prima di rivolgergli nuovamente la parola.
-Io sto bene. Tu?-
-Anche io, grazie. Kira…mi ha detto che ti ha conosciuta-
-Si, si, oggi a lezione abbiamo parlato-
-Lo so! Cioè me l’ha detto-  spiegò lui, mettendosi le mani nelle tasche dei pantaloni.
-Vi frequentate, tipo.-
Probabilmente non l’avrei dovuto dire, ma a volte la mia ingenuità risiedeva proprio nel dire cose sbagliate al momento sbagliato.
-Si. Cioè…noi… siamo amici però in…-
Spalancai gli occhi, perché non capivo.
-In senso… cioè.. Dianne…noi-
Continuavo a non comprendere. Io non ero ferrata con il leggere tra le righe!
-Siamo amici in Quel senso-
-Quel senso?- balbettai, avvampando improvvisamente.
Scott guardò altrove, alla ricerca di un diversivo che però non c’era.
Oh cavolo, Kira e Scott erano… scopamici! Avevo sentito quella parola in qualche film, ed era un concetto alquanto disgustoso per me.
-Scott, eri venuto qui per ripetere vero?- farfugliai, prendendogli il braccio e trascinarlo nella camera mia e di Lydia.
-Certo. Scusa, io non so perché l’ho detto-
-Tranquillo.- sussurrai, bloccandomi un attimo e lasciandogli andare il braccio.
-E’ solo che per me sei parte del gruppo. Lo sanno Stiles, Lydia… ed ora anche tu-
Eccolo, quel sorriso sincero e lo sguardo da bambino. Mi veniva voglia di prendergli le guanciotte tra le mani.
-Sono felice allora.- risposi, e sentii che il mio battito stava accelerando. Non mi ero mai sentita parte di niente e nessuno, e quelle sue parole erano piacevoli.
Ad ogni modo il momento smielato finì in fretta, perché Scott estrasse dal suo zaino un libro enorme di algebra e una matita.
-Oh, bene, iniziamo!- esclamai, strofinando le mani tra di loro e facendo un attimo mente locale.
Iniziai a sfogliare il libro e Scott mi spiegò tutti i suoi dubbi e le sue incertezze, in modo che sapevo dove poterlo aiutare.
L’esame di matematica nel suo corso di laurea era importante, ed era anche l’unico, quindi aveva bisogno di superarlo e poi sarebbe stato più o meno tranquillo.
Iniziai le mia spiegazioni un po’ da secchiona, con quel tono da saccente che assumevo involontariamente quando spiegavo qualcosa, e presi a gironzolarmi tra le mani il mio evidenziatore lilla.
La cosa che mi rendeva soddisfatta era che Scott stesse capendo, perché anche le espressioni più complicate lui riusciva a svolgerle. Con lentezza, ma ci riusciva.
A volte dovevo intervenire, correggendolo, ma nel compenso era piuttosto bravo.
Quasi un’ora dopo, alzò lo sguardo dal libro e si voltò a guardarmi dritto negli occhi. Io ero proprio vicina, piegata verso di lui con il gomito sulla scrivania, in modo da poterlo seguire meglio.
Mi guardava e basta, senza parlare, e se avessi visto quella scena da film avrei detto che quello era proprio il momento che precede un bacio.
Ma sapevo che nel mio caso, non sarebbe stato così.
-Possiamo smettere? Sono un po’ stanco, e confuso- disse alla fine, parlando sottovoce.
Rimasi un secondo impallata a guardarlo, con le narici che avevano fatto l’abitudine del suo buon odore così vicino a me, ma poi dovetti allontanarmi un po’.
-Si, certo. Possiamo continuare la prossima volta-
-Va bene. E… sei bravissima-
Iniziai a chiudere i libri e sistemare tutto sulla scrivania, senza guardarlo.
-Grazie- risposi, e lui accennò una risata.
-Perché ridi?-
-Così! Non lo so perché lo faccio-
-Bene-
Calò un po’ di silenzio, che venne subito spezzato da Scott, che aprì la bocca per parlare.
-Hai mai pensato di diventare professoressa?-
-Certo che no! Odio insegnare!- risposi convinta.
-Allora lo stai facendo solo per me?-
Mi lanciò uno sguardo lievemente malizioso, infatti scossi la testa e socchiusi gli occhi.
-Lo faccio perché sei parte del gruppo. Lo farei con Lydia, con Stiles… capisci?-
Come risposta non era male. Un attimo dopo mi alzai e gli feci cenno di seguirmi in cucina.
Lui continuava a sorridere, ed io volevo capire perché! Tuttavia, non gli domandai niente.
-Scott, io sono pessima in cucina. Ma sono affamata, e anche tu visto che il tuo stomaco continuava a brontolare… ti va la pizza?-
Mi ero fermata al centro della cucina, con una mano appoggiata sul tavolo e l’altra pronta ad afferrare l’Iphone per telefonare.
-Io dico che è perfetto!- rispose lui, andando a sedersi sul divano di fronte alla piccola televisione.
Io composi il numero e chiamai a una pizzeria di San Diego, ordinando due pizze.
Finita la comunicazione, andai a sedermi accanto a lui.
-Allora, da dove vieni?- domandai, curiosa di conoscere un po’ di storia del “gruppo”.
-Beacon Hills, una cittadina qualunque della California. Ho conosciuto al liceo Stiles e Lydia-
-Oh. Capito-
Annuii, infondo non c’era niente di speciale da raccontare. Forse dovevo fidarmi della rossa, e pensare che a pranzo davvero aveva solo bisogno di parlare in privato con Stilinski.
 
 
Quando arrivò la pizza, io e Scott ci eravamo sdraiati sul divano (ognuno con la testa appoggiato su un lato di verso, ovviamente) a guardare Grey’s Anatomy.
Quello era il mio telefilm preferito, e nemmeno a lui dispiaceva. Solo ogni tanto, spostando lo sguardo su di lui, l’avevo trovato con gli occhi socchiusi.
Mi sentivo strana, come in subbuglio, perché per me quello era il massimo dell’intimità con un ragazzo.
Ci sedemmo sul divano per mangiare direttamente dal cartone e bere coca cola dalle lattine, e chaicchierammo tutto il tempo del più e del meno.
Musica, telefilm, cibo, niente di troppo personale ne di troppo specifico.
Io mi sentivo tranquilla, in sua presenza, come se potessi fidarmi di lui senza alcun problema.
Ed era una sensazione strana, perché lo conoscevo solo due giorni.
-Posso sapere cosa ti ha detto Kira?-
-Abbiamo parlato solo un secondo, Scott-
Scrollai le spalle.
-E va bene. Allora, proseguiamo con Grey’s Anatomy okay?-
Il suo tono era dolce e accomodante, ed io mi sentivo bene, almeno fino a quando non accesi la televisione.
Di nuovo le Breaking News di San Diego e la stessa cronista della mattina, solo che si trovavano sul retro del nostro college.
Immediatamente mi alzai, con gli occhi sgranati, ma Scott mi si avvicinò con calma, posandomi un braccio intorno alle spalle.
-Shh, fammi sentire- disse, con lo sguardo fisso sulla televisione.
Era stato trovato il cadavere di Hanna Steward, una studentessa della nostra università, frequentante il corso di Ingegneria come me.
Aveva uno squarcio sulla gola e inquadrarono semplicemente la scena del delitto, con l’asfalto dei parcheggi tutto sporco del sangue di quella giovane innocente.
La cronista giornalista diceva “Si ipotizza un serial killer, o un animale selvaggio. Caccia all’uccisore.”
-Oddio Scott- dissi, con la voce tremolante, ma lui non si mosse.
Potevo solo sentire i suoi muscoli tesi, e poi mi lasciò andare per prendere il cellulare e chiamare Stiles.
Ne lui ne Lydia rispondevano, visto che nel cinema non c’era mai campo.
-Io devo andare Dianne. Non ti succederà nulla, stai tranquilla.- sibilò Scott, avvicinandosi a me e scompigliandomi i capelli con una mano, che poi posò sulla mia spalla.
-O-okay. A domani-
-Vai a dormire- si raccomandò, e poi lo vidi uscire dalla porta dell’appartamento, e mi sentii un attimo una bambina piccola che non può sapere le cose, e deve andarsene a letto.
E così feci.
Chiusi a chiave la porta, buttai i cartoni della pizza e poi andai a mettermi sotto le coperte per cercare di dormire.
 
Erano circa le due di notte quando sentii i passi di Lydia e poi il tonfo di lei che si gettava sul letto.
Avevo un sonno molto leggero a causa dello spavento, quindi mi girai su di un lato ed aprii gli occhi.
-Lydia, come stai?- chiesi con la voce impastata, e lei mi fece un sorriso rassicurante.
-Sto bene, tranquilla. Io e Stiles ci siamo baciati. Un bacio vero- sussurrò, ed io le feci segno “okay” con la mano.
-Ne parliamo domani- aggiunsi, e poi mi misi a pancia sotto per continuare a dormire.
Mi domandavo per quale motivo fossero state assassinate due ragazze proprio quando io mie ero trasferita, quasi a farmi pentire di essermi trasferita in California.
 



Ho visto che ci sono cinque persone che seguono la storia,  quindi volevo ringraziarvi.
Baci,

_stargirl
  
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