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Autore: A lexie s    06/08/2014    1 recensioni
Spoiler per chi non segue la programmazione americana.
“E questo che faccio, che sto facendo. La sto distruggendo!”
Si disse che non poteva continuare a farlo, che doveva smetterla, dovevano smetterla. Non vedeva il suo vero sorriso da tempo, da prima di andarsene, e dire che quella era stata la sciocchezza più grande che avesse mai fatto. Quella ragazza pura, dalla risata cristallina e dallo sguardo dolce era stata sostituita da una ragazza eternamente incazzata con il mondo, e lui invece di aiutarla, invece di uscirne insieme, che faceva? Continuava ad incitarla ad essere più arrabbiata, come lo era lui.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caleb Rivers, Hanna Marin
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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This will destroy you

https://www.youtube.com/watch?v=YdqT3MDAG2w

“Ho sempre pensato che tu fossi la cosa più bella mai successa ad Hanna. E non è bello vedervi combattere così, qualunque sia il tuo problema. Una volta vi davate forza a vicenda e adesso… Io non capisco.” Le parole di Spencer continuavano a riecheggiare nell’aria. Caleb continuava a ripensarci, nonostante cercasse di non farlo, continuava a ripetersi che non stavano facendo nulla di male. Insomma, qualche drink non aveva mai ucciso nessuno, e loro ne avevano bisogno per riuscire a sopportare la giornata, per superarla.

La mano con la quale aveva picchiato Zach doleva ancora, sembrava quasi pulsare di dolore, ma forse lui preferiva concentrarsi su quello piuttosto che sui dolori nascosti della sua anima.

Andò a farsi una doccia per schiarirsi le idee, l’acqua però che solitamente aveva la capacità di rilassarlo, non gli suscitò nulla. Non portò via le sue paure e i suoi turbamenti, quelli continuavano a gridare dentro la sua testa, premendo per venir fuori.

Uscì e si asciugò rapidamente, indossò i primi indumenti che riuscì a prendere sotto mano. Un jeans sbiadito e una maglia nera, mise un paio di scarpe e decise di uscire a prendere un po’ d’aria. I capelli lasciati umidi, magari potevano rinfrescargli le idee e fargli comprendere dove stesse sbagliando.

Le strade erano tutte uguali, i colori erano tutti uguali, persino gli odori lo erano quando lei era distante. Si sentiva morto dentro, come se volesse correre ma non riuscisse a farlo, come se volesse urlare ma dalla sua bocca non uscisse nulla. Questa rabbia che gli faceva attorcigliare le budella e lo squarciava interiormente, sembrava diradarsi solo quando la sua Hanna era presente. Era giusto trascinarla a fondo con lui? Solo perché in quel momento era fragile, spaesata e noncurante del suo essere.

Si ritrovò vicino ad un piccolo parco, poco lontano da lui ai piedi di un grosso albero vi era un uomo. I vestiti sgualciti e luridi, il viso stravolto e una bottiglia di whisky in mano. I capelli lunghi gli ricadevano sulle spalle, fondendosi con la fitta barba che gli ricopriva il viso. Sembrava incosciente. Da lontano, vide una ragazza sorridente avvicinarsi, un cappellino nero celava i suoi capelli biondi corti e la giacca troppo grande nascondeva il suo corpo esile. Un sorriso sornione sul viso per celare il suo reale stato d’animo.

Un battito di ciglia leggero e tutto quello che aveva di fronte scomparve. Nessun uomo e nessuna ragazza. Solo il parco vuoto di fronte a lui, fatta eccezione per alcuni bambini che giocavano sugli scivoli.

“Soffro anche di allucinazioni adesso, bene.” Commentò sarcastico a se stesso. Si sedette più avanti, su una piccola panchina, le mani tra i capelli e un martellante doloro alla testa.

“E questo che faccio, che sto facendo. La sto distruggendo!” Si disse che non poteva continuare a farlo, che doveva smetterla, dovevano smetterla. Non vedeva il suo vero sorriso da tempo, da prima di andarsene, e dire che quella era stata la sciocchezza più grande che avesse mai fatto. Quella ragazza pura, dalla risata cristallina e dallo sguardo dolce era stata sostituita da una ragazza eternamente incazzata con il mondo, e lui invece di aiutarla, invece di uscirne insieme, che faceva? Continuava ad incitarla ad essere più arrabbiata, come lo era lui.

Trascorse su quella panchina tutto il resto del pomeriggio e quando i raggi del sole abbandonarono il cielo per fare posto ad una timida luna, decise che era l’ora di tornare a casa.

Lei era lì ad aspettarlo, la bottiglia in mano e un film in bianco e nero davanti.

“Forse dovresti buttare via quella roba” disse, togliendole la bottiglia dalle mani.

“Che succede?” Chiese la ragazza, un’espressione contrariata sul volto candido cerchiato da profonde occhiaie nere.

“Han, io ti sto facendo questo, vero?” Domandò Caleb, sedendosi sul divano e mettendosi le mani tra i capelli ormai asciutti.

Hanna si avvicinò e si sedette con lui, passandogli un braccio sulle spalle curvate dal peso della consapevolezza.

“Caleb, io davvero non capisco. Tu non stai facendo proprio nulla.” Lo rassicurò, accarezzandogli  lievemente la schiena, lui alzò gli occhi solo per specchiarsi nelle pozze azzurre della ragazza.

“Questo ti distruggerà, non è così? Ti sta già distruggendo, io lo sto facendo.” Ammise, abbassando lo sguardo.

“Non stai facendo nulla, io riesco benissimo a distruggermi da sola.” Proruppe lei, un sorriso amaro le attraversò il volto, poi si alzò svelta, come se volesse scappare.

“Aspetta” disse lui, bloccandole una mano con la sua. “Non lo vedi? Tutto questo ci trascinerà in basso. Io non voglio più farlo, non voglio più farti questo.” Concluse, lasciandola andare.

“Allora che vuoi fare? Lasciarmi di nuovo? Andare via.. Che vuoi fare, Caleb?” Urlò Hanna, rossa in viso, mentre continuava a sbattere furiosamente lo stivale sul pavimento.

“No, Han. Certo che no.” Sorrise alzandosi e appoggiandole le mani sulle spalle, si avvicinò piano lasciando scontrare il suo naso con quello della ragazza. La fronte appoggiata alla sua, occhi negli occhi.

“Voglio che torniamo a darci forza a vicenda, voglio che torniamo a sorridere insieme, ad affrontare il mondo insieme e non con una bottiglia in mano.” Sottolineò fissandola, e incatenando il suo sguardo. “Pensi di poterlo fare? Pensi che possiamo tornare ad essere come prima?” Concluse infine.

“Penso che le cose cambiano, Caleb” ammise la ragazza, “ma possiamo provarci” aggiunse poi, sorridendo e sfiorandogli il viso con la mano.
Lo rivedeva finalmente, il suo sorriso. Caleb pensò di non aver visto mai nulla di più bello e prezioso, e promise a se stesso che avrebbe fatto il modo di vederlo sempre. Si sarebbe preso cura di lei nel modo giusto, stavolta.

“Ti amo” sussurrò, prima di suggellare quella muta promessa sulle sue labbra.


 
  
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